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venerdì, Febbraio 7, 2025

Psicologi militari, potranno svolgere la libera professione

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La Corte costituzionale ha equiparato gli psicologi militari ai medici militari e, come questi ultimi, potranno svolgere la libera professione al di fuori dell’orario di lavoro. “Entriamo finalmente nel ‘rinascimento culturale’ di questa professione per anni ostracizzata dalle nostre amministrazioni!”, così ha commentato la sentenza l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto. Bonanni da anni si occupa anche delle vittime del dovere che oltre a contrarre le più disparate malattie sono sottoposte a forti stress emotivi.

Psicologi militari, possono esercitare come i medici

La sentenza storica, in questo caso, è la numero 98 del 18 maggio scorso. L’equiparazione arriva in deroga al principio di esclusività vigente per i dipendenti della pubblica amministrazione, al pari di quanto già previsto per i medici.

La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 210, comma 1, del Codice dell’ordinamento militare, nella parte in cui non affianca ai medici militari, anche gli psicologi militari, tra i soggetti a cui non sono applicabili “le norme relative alle incompatibilità inerenti l’esercizio delle attività libero professionali, nonché le limitazioni previste dai contratti e dalle convenzioni con il servizio sanitario nazionale”.

Il Consiglio di Stato aveva sottoposto la questione alla Corte nel febbraio 2022. L’Ordine degli psicologi del Lazio e 2 psicologi militari avevano presentato ricorso contro una decisione del Tar del Lazio che aveva rigettato la loro richiesta di svolgere la libera professione.

La Corte costituzionale elimina la discriminazione

La Corte Costituzionale è quindi intervenuta in modo autorevole sul tema mettendo la parola fine a quella che era percepita chiaramente come una discriminazione. La professione dello psicologo militare è quanto mai essenziale per affrontare anche lo stress al quale sono sottoposti i militari. A causa delle condizioni di rischio cui sono sottoposti non solo i veterani, ma anche i dipendenti civili.

Un esempio sono le forti condizioni di stress delle missioni, anche quelle di lotta alla criminalità, piuttosto che interventi in territori come Bosnia, Kosovo e Iraq, per esempio. Qui sono stati utilizzati proiettili all’uranio impoverito e i militari sono stati sottoposti a vaccini contaminati. L’Ona ha dimostrato che è necessario anche un trattamento di sorveglianza sanitaria, per riscontrare in tempo utile le contaminazioni da metalli pesanti, per esempio.

I rischi dell’amianto sulla salute anche dei militari

L’amianto è un altro fattore di rischio che può causare diverse gravissime malattie. I danni, però, possono essere anche soltanto psicologici per chi è stato esposto nel corso del servizio. Sono stati tanti a veder ammalarsi e poi morire i propri colleghi per le fibre di questo minerale. Al dolore della perdita degli amici si affianca molto spesso la paura di dover seguire lo stesso destino. A volte fanno fatica a dormire, altre hanno timore di uscire, altre ancora interrompono i loro rapporti con familiari e amici.

Si tratta degli esposti per esempio nella Marina Militare, l’amianto era presente sugli arsenali e sulle unità navali (si pensi alla Vittorio Veneto e alle sue condizioni di contaminazione, anche fino ai tempi recenti). La strage non ha colpito solo i militari, ma anche i loro familiari. Le patologie asbesto correlate vanno dal mesotelioma al tumore del polmone, tumore alla laringe, alla faringe, alle ovaie e al colon, asbestosi e placche pleuriche e hanno colpito anche le mogli che hanno lavato le tute e le uniformi dei loro congiunti. Questa situazione riguarda anche l’Esercito Italiano e l’Aeronautica Militare.

L’Osservatorio Vittime del Dovere ha per tutti questi motivi istituito il servizio di assistenza medico legale e di assistenza psicologica delle vittime del dovere.

Attività clinica principale attività degli psicologi militari

L’avvocatura dello Stato in sede di discussione ha tentato di difendere la norma in esame, sostenendo anche che “gli psicologi, in ambito militare, esercitano funzioni di assistenza clinica e terapeutica in casi molto limitati, essendo deputati per lo più al reclutamento e alla formazione del personale, ovvero all’attività investigativa”. L’attività clinica, sostengono invece gli interessati, è la principale attività degli psicologi militari.

Per la Consulta poiché entrambi i professionisti (che hanno presentato il ricorso al Tar), medici e psicologi militari, “erogano prestazioni volte anche alla tutela dell’integrità psichica. E, oggi, rientrano nell’unitaria categoria del personale militare abilitato all’esercizio della professione sanitaria. Essi vanno equiparati sotto il profilo della facoltà di svolgere la libera professione”. Questo a prescindere dall’eventuale diversità di ruoli e di progressione di carriera. “Non emergono ragioni – si legge ancora nella sentenza – che giustificano il riconoscimento della predetta facoltà esclusivamente ai medici militari”.

Psicologi militari, la norma viola principio di uguaglianza

Le due fattispecie, medici e psicologi militari, “rispondono alla medesima ratio derogandi. E manca una giustificazione ragionevole e sufficiente a circoscrivere la norma censurata solamente ad una di essa, quella dei medici appunto”. Per questo “deve ritenersi sussistente la violazione del principio di uguaglianza di cui all’articolo 3 della Costituzione”.

La Corte costituzionale restituisce pari dignità allo psicologo militare rispetto al medico. Autorizza quindi a tutti i professionisti del settore di esercitare la libera professione, naturalmente fuori dell’orario di lavoro e seguendo le regole dell’amministrazione. Questo permetterà agli psicologi militari di acquisire nuove esperienze con vantaggi per entrambi gli ambiti, civile e militare.

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