L’immunoterapia con Nivolumab è stata recentemente approvata per bloccare la proliferazione cellulare in alcune forme di tumore. Infatti, i pazienti oncologici che si sottopongono a terapia con anticorpi monoclonali ottengono enormi benefici e spesso anche la guarigione dalla neoplasia. Si tratta di una nuova tecnica terapeutica, di recente approvazione, che supera di gran lunga i risultati attesi con i protocolli di cura tradizionali. Con l’immunoterapia il sistema immunitario sviluppa le difese per proteggere l’organismo in caso di recidive. Inoltre, grazie alla combinazione di più protocolli di cura, i pazienti ottengono benefici maggiori. I tumori che rispondono all’immunoterapia passiva sono: il melanoma in fase avanzata, il carcinoma polmonare non a piccole cellule in fase metastatica, il carcinoma a cellule renali, il linfoma di non Hodgkin, il carcinoma squamoso della testa e del collo in forma metastatica ed il carcinoma uroteliale.
Tuttavia, vi sono moltissime forme di tumore ancora in sperimentazione con i farmaci antitumorali. Infatti, solo in Italia, i malati di cancro sono oltre 2 milioni e 250 mila persone, ovvero il 4% della popolazione italiana. In particolare, l’Osservatorio Nazionale Amianto stima che i malati di tumore che sopravvivono dopo una diagnosi di tumore sono circa 3,6 milioni. Per questo motivo, è stato ribadito più volte l’importanza di tornare ad investire nella ricerca oncologica. Questo perché, grazie alle nuove cure, gli effetti collaterali sono ridotti al minimo e la resa del protocollo è massima.
Immunoterapia di tipo passivo per la lotta contro il cancro
L’immunoterapia passiva per la lotta contro il cancro rappresenta il più recente protocollo di cura realizzato per la lotta ai tumori. Si tratta di una pratica di medicina di precisione che sfrutta alcune informazioni presenti nelle cellule del tumore in modo tale da personalizzare al massimo il trattamento ed aumentare la resa della terapia. In particolare, l’immunoterapia passiva mira a modulare la risposta del sistema immunitario contro le cellule del tumore.
Questo perché, durante il processo di trasformazione delle cellule, il tumore acquisisce dei comportamenti tali da sfuggire alla sorveglianza sanitaria. Oltre all’evasione nei confronti delle cellule del sistema immunitario, i tumori si caratterizzano per ulteriori segni distintivi, quali: proliferazione incontrollata, invasione degli organi e tessuti vicini, acquisizione dell’immortalità cellulare e induzione dell’angiogenesi.
Con l’immunoterapia, pertanto, ci si prefigge di sconfiggere i tumori sfruttando le potenzialità intrinseche del sistema immunitario. In particolare mediante l’aumento della capacità delle cellule del sistema immunitario a presentare particolari antigeni alle altre cellule della sorveglianza. In questo modo, l’attivazione e la proliferazione dei linfociti, in seguito al riconoscimento dell’antigene tumorale, aumenta l’attività citotossica del sistema immunitario. La modulazione delle cellule del sistema immunitario può avvenire mediante l’utilizzo di differenti molecole. Tra queste, le citochine, i vaccini anti-tumorali, la terapia genica mediante le car T e gli anticorpi monoclonali come Nivolumab.
Immunoterapia con anticorpo monoclonale Nivolumab
L’anticorpo monoclonale Nivolumab, commercializzato con il nome di Opvidio, è stato approvato per la prima volta dalla Food and Drug Administration il 22 Dicembre 2014. Rappresenta il capostipite degli anticorpi monoclonali umani. La molecola è diretta contro un particolare recettore del sistema immunitario, il cui ruolo è quello di spegnere le risposte antitumorali. Si tratta del recettore PD-1, un recettore tipicamente espresso sulla superficie dei linfociti nel momento in cui dovrebbero attaccare le cellule del tumore. Il legame di questo recettore con l’anticorpo monoclonale Nivolumab permette di ripristinare l’attività antitumorale dei linfociti stessi.
La sua approvazione si è basata sugli eccellenti risultati restituiti durante la fase di sperimentazione. L’anticorpo, infatti, ha dimostrato un’attività di gran lunga superiore rispetto agli altri protocolli di cura, e la sua somministrazione è risultata efficace per un gran numero di pazienti. L’anticorpo Nivolumab può essere somministrato in combinazione con altri anticorpi monoclonali o con altri protocolli di cura.
In particolare, la combinazione della terapia con l’operazione chirurgica, la chemioterapia, la radioterapia o altri farmaci monoclonali (immunoterapia), permette ai pazienti oncologici di ottenere benefici maggiori. Ad esempio, alcuni tumori del sangue hanno ottenuto benefici in seguito alla somministrazione combinata di Nivolumab con l’anticorpo Ipilimumab.
Somministrazione e posologia di Nivolumab nell’immunoterapia
Per individuare i soggetti candidati all’immunoterapia con l’anticorpo monoclonale Nivolumab è necessario analizzare preventivamente le caratteristiche del tumore. I pazienti, prima di iniziare la terapia si sottopongono a test diagnostici. Se il paziente risulta positivo per l’espressione del PD-L1, allora il medico procedere alla prescrizione della terapia. In particolare, l’anticorpo monoclonale Nivolumab è somministrato per infusione in vena, mediante una modalità definita “goccia a goccia“, oppure attraverso una cannula introdotta nella vena del braccio o della mano. La somministrazione dell’anticorpo varia in base al tipo di protocollo (monoterapia o terapia di combinazione). Solitamente, l’infusione ha la durata di circa un’ora per ciclo terapeutico.
La somministrazione dell’anticorpo monoclonale Nivolumab con immunoterapia è:
- combinata con il farmaco Ipilimumab per la cura del melanoma, carcinoma polmonare non a piccole cellule in fase metastatica, mesotelioma pleurico maligno non operabile, linfoma di Hodgkin e per il carcinoma a cellule renali,
- combinata con la chemioterapia a base di cisplatino per il carcinoma polmonare non a piccole cellule, per il carcinoma squamoso della testa e del collo;
- monoterapia per la cura del melanoma, del carcinoma polmonare in fase metastatica, del carcinoma a cellule renali che non rispondono ad altre terapie, per il linfoma di Hodgkin nelle forme recidive, per il carcinoma uroteliale non resecabile, e per il carcinoma squamoso della testa e del collo.
Per quanto riguarda la posologia, invece, il farmaco Nivolumab deve essere somministrato ogni due settimane, con posologia di 240 mg. In alternativa, il farmaco può essere somministrato ogni 4 settimane con posologia di 480 mg. La posologia del farmaco deve essere sempre correlata al tipo di protocollo. Non può essere mai maggiore nel caso di combinazione del protocollo di cura e, soprattutto, non può essere mai maggiore rispetto alla prima dose del farmaco. Per approfondire la scheda tecnica di Nivolumab.
Effetti collaterali dell’immunoterapia con Nivolumab
Gli effetti collaterali dell’immunoterapia si differenziano dalle reazioni avverse degli altri protocolli di cura oncologici perché più tenui e meno invasivi. Si tratta di reazioni che rappresentano i chiari segni dell’attivazione del sistema immunitario. Infatti, la somministrazione di anticorpi monoclonali non causa particolari effetti collaterali, proprio per la loro azione mirata nei confronti delle cellule del tumore. Va tenuto presente che gli effetti collaterali dipendono anche dalla combinazione con altri trattamenti e dalla sensibilità al principio attivo. Per questo motivo, le reazioni alla terapia non sono le medesime per i soggetti che ricevono il trattamento, ma sono fortemente influenzate dalle condizioni di salute del paziente, dallo stadio della neoplasia.
Tuttavia, i pazienti che si sottopongono a immunoterapia riferiscono:
- astenia, ovvero sensazione di stanchezza;
- diminuzione dell’appetito;
- anemia e leucopenia, ovvero la riduzione del numero di piastrine e di globuli bianchi e rossi nel sangue,
- reazione allergica, con prurito, rialzo termico, brividi, rossore localizzato al volto, senso di vertigini, cefalea, mancanza di respiro e stato d’ansia;
- nausea e vomito, con intensità modeste;
- endocrinopatie, con disturbi della tiroide, insufficienza surrenalica, ipofisite, diabete mellito e chetoacidosi diabetica.
Ulteriori informazioni per l’immunoterapia Nivolumab
Prima di iniziare il trattamento con l’anticorpo monoclonale Nivolumab è di fondamentale importanza stabilire un colloquio con l’oncologo che seguirà la terapia. Quest’ultimo dovrà preparare psicologicamente e fisicamente il paziente al trattamento, illustrando gli eventuali effetti avversi e permanenti della terapia. Ad esempio, l’utilizzo di corticosteroidi sistemici e immunosoppressori potrebbero interferire con l’attività di modulazione del sistema immunitario. Come conseguenza, il paziente potrebbe non beneficiare degli effetti positivi della terapia sulla massa tumorale.
L’anticorpo monoclonale Nivolumab non è raccomandato durante la gravidanza o in donne in età fertile, a meno che il beneficio clinico non sia superiore al potenziale rischio. Alcuni studi condotti sulla sicurezza del farmaco rivelano fenomeni di tossicità nel feto. Per questo motivo, gli oncologi consigliano l’utilizzo di metodi contraccettivi efficaci, e di attendere almeno 5 mesi dall’ultima somministrazione del farmaco prima di intraprendere una gravidanza. Anche durante l’allattamento è sconsigliata la terapia con l’anticorpo monoclonale. Sebbene non sia noto se il farmaco sia escreto nel latte materno, l’oncologo solitamente consiglia di sospendere l’allattamento o la terapia, tenendo in considerazione il beneficio dell’allattamento per il bambino e il beneficio della terapia per la donna.
Sulla fertilità, invece, non sono stati condotti studi per valutare l’effetto della terapia con Nivolumab. Per questo motivo, non è noto l’effetto dell’anticorpo monoclonale sulla fertilità maschile e femminile. Inoltre, l’assunzione del farmaco potrebbe alterare lievemente la capacità di guidare veicoli e di usare macchinari.
Malattie asbesto correlate come il tumore del polmone
L’approvazione dell’anticorpo monoclonale Nivolumab apporta un cambiamento radicale nella sfera delle patologie asbesto correlate. Si tratta di patologie che insorgono per esposizione a polveri e fibre di amianto, un minerale roccioso che per molti anni è stato estratto ed utilizzato in maniera smodata. L’Italia è stato uno dei paesi che ha utilizzato il minerale in una moltitudine di settori, ad iniziare da quello edile, industriale, dei trasporti, etc. Tuttavia, la scoperta della sua cancerogenicità (come ribadito anche nell’ultima monografia IARC), ha portato alla cessazione di qualsiasi attività collegata. Infatti, l’amianto è un minerale fibroso, la cui aerodispersione causa differenti patologie, quali:
- asbestosi polmonare;
- placche pleuriche;
- ispessimenti pleurici;
- mesotelioma (differenziato in: pleurico, peritoneale, pericardico e della della tunica vaginale del testicolo);
- tumore del polmone (distinto in: adenocarcinoma polmonare e microcitoma);
- cancro della laringe;
- tumore alle ovaie;
- tumore della faringe;
- cancro dello stomaco;
- tumore del colon-retto;
- tumore dell’esofago.
L’Osservatorio Nazionale Amianto, insieme al suo Presidente, l’Avv. Ezio Bonanni, offre assistenza a coloro che ricevono la diagnosi di tumore per amianto. Il fenomeno di epidemiologico dell’amianto è stato descritto nella pubblicazione del Presidente ONA – “Il Libro bianco delle morti di amianto in Italia (Ed. 2022)“. All’interno del testo è possibile approfondire tematiche quali, l’utilizzo dell’amianto, la pericolosità del minerale killer e la tutela medica e legale in caso di patologia.
Nivolumab per la cura del tumore del polmone
Nivolumab è un farmaco rivoluzionario per la cura del tumore del polmone. In particolare, ci riferiamo al tumore del polmone non a piccole cellule (adenocarcinoma) e al mesotelioma pleurico maligno, in stadio metastatico e non resecabile. Queste due patologie si caratterizzano per il particolare grado invalidante al momento della diagnosi. Si tratta di patologie che insorgono anche 30 / 40 anni dalla prima esposizione a polveri e fibre di amianto. Solitamente, al momento della diagnosi le persone ricevono una diagnosi infausta e resistente ai protocolli di cura tradizionali.
Con l’approvazione del farmaco Nivolumab, cambia l’approccio terapeutico per queste due neoplasie. Si tratta di una vera e propria rivoluzione nel campo oncologico poiché, finalmente, cambia l’approccio terapeutico rimasto invariato per più di 16 anni. Grazie a Nivolumab i malati oncologici ottengono miglioramenti significativi della sopravvivenza globale e guarigione dal tumore con bassissime probabilità di sviluppare recidive. Questi risultati rappresentano per l’Europa un nuovo punto di partenza per la ricerca oncologica in grado di restituire nuove speranze alle vittime.
Assistenza ONA e immunoterapia con Nivolumab
L’Osservatorio Nazionale Amianto offre assistenza medica e assistenza legale gratuita alle vittime dell’amianto. Per entrare in contatto con l’Associazione basta compilare il form con tutte le informazioni richieste, oppure telefonare al numero verde 800 034 294. Inoltre, è possibile inviare un messaggio tramite whatsapp. Un team di medici e legali professionisti sarà pronto a rispondere alle tue domande.