La cura tumore al polmone si differenzia in base allo stadio della neoplasia e alle condizioni di salute del paziente.
Le terapie per trattare questa patologia sono comunemente chirurgia, radioterapia e chemioterapia. Il paziente può sottoporsi a uno di questi trattamenti oppure a una terapia combinata. La scelta della combinazione dei trattamenti dipende dalla tipologia di tumore, dalla sede, dalla gravità e dal grado di diffusione.
L’insorgenza del tumore del polmone dipende da più fattori di rischio, che possono agire in sinergia. Infatti, oltre al fumo di sigarette, un altro agente cancerogeno è l’amianto. L’INAIL inserisce il cancro del polmone nella Lista I delle patologie asbesto correlate la cui origine lavorativa è elevata.
Per questo l’Osservatorio Nazionale Amianto-ONA, insieme al presidente l’Avvocato Ezio Bonanni, tutela tutte le vittime di questa neoplasia offrendo un servizio di consulenza gratuita medica e legale.
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Tumore al polmone: cause e fattori di rischio
Il tumore al polmone è una delle prime cause di morte negli Stati industrializzati. Rappresenta, infatti, il 15% di tutte le diagnosi di tumore negli uomini e il 12% nelle donne.
Pur essendo una neoplasia multifattoriale, tra le principali cause del cancro del polmone vi è anche l’amianto, come conferma l’ultima monografia IARC. Ogni anno, circa 70.000 decessi in tutto il mondo sono causati dal tumore polmonare dovuto esclusivamente alle esposizioni a polveri e fibre di asbesto.
Per questo è importante bonificare i siti contaminati e garantire la salubrità dell’ambiente. L’ONA ha quindi creato l’App Amianto per agevolare la segnalazione dei cittadini e incentivare la bonifica. Infatti evitare l’esposizione è l’unico modo per salvaguardare la propria salute (prevenzione primaria). Purtroppo, però, ancora oggi è elevata la presenza di materiali contenenti asbesto negli edifici pubblici, come testimonia la pubblicazione dell’Avvocato Bonanni “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia -Ed.2022“.
Oltre l’amianto, altri composti inorganici sono la causa di questa neoplasia, come arsenico, cromo, cadmio e nickel.
La causa principale del tumore al polmone è, però, il fumo di sigarette. Tuttavia questo fattore di rischio può agire in sinergia con l’inquinamento atmosferico, agenti tossici di origine industriale e gas radon. I lavoratori più esposti a questo pericolo sono coloro che fanno parte delle ferrovie e delle raffinerie, gli autisti di camion e autobus, e i vigili urbani. Per questo è importante garantire la sicurezza del luogo lavorativo in questi settori e far sì che chi è impiegato possa essere sottoposto a sorveglianza sanitaria (prevenzione secondaria).
Tumore al polmone: come si cura e quale terapia scegliere?
La scelta della terapia del tumore al polmone si differenzia in base alle caratteristiche del carcinoma, in particolare:
- tipo istologico;
- stadio della neoplasia.
Per esempio, per le vittime di tumore al polmone agli stadi I e II il trattamento più adottato è quello chirurgico radicale. Talvolta la chirurgia è accompagnata dalla chemioterapia neoadiuvante, che ha il fine di ridurre le dimensioni del tumore prima dell’intervento.
L’approccio chirurgico è adottato anche per il trattamento di tumori al polmone allo stadio III A, spesso associato con la chemioterapia e la radioterapia.
Infine agli stadi avanzati (III B e IV) la terapia scelta non è la chirurgia perché, in questa fase, il tumore ha spesso già creato delle metastasi in altre parti del corpo. Invece il trattamento prescelto è la combinazione radiochemioterapica.
Adenocarcinoma e microcitoma: cure e terapie
Il tumore al polmone può essere a piccole cellule (microcitoma) o non a piccole cellule (adenocarcinoma). In base alla tipologia di neoplasia si differenzia il tipo di trattamento terapeutico da adottare.
Per i pazienti di microcitoma sono consigliati 4-6 cicli di chemioterapia oppure la combinazione di chemioterapia (6 cicli) e radioterapia. Quest’ultima opzione terapeutica è utile quando il tumore è limitato a un solo polmone ed è associato a linfadenopatie localizzate. Raramente per i tumori a piccole cellule è efficace l’intervento chirurgico.
I farmaci chemioterapici d’elezione nel trattamento del cancro al polmone a piccole cellule sono Cisplatino e Carboplatino. Spesso vengono associati anche altri farmaci, come l’Etoposide.
Al contrario, per i pazienti di adenocarcinoma la chirurgia rappresenta sicuramente l’opzione terapeutica principale. Successivamente il paziente si sottopone alla chemioterapia per debellare le eventuali cellule cancerogene restanti.
Qualora il tumore al polmone a non piccole cellule non fosse operabile, la chemioterapia viene associata alla radioterapia al torace per una maggiore efficacia.
I farmaci chemioterapici più utilizzati sono i derivati del platino, che possono essere associati a Docetaxel, Gemcitabina, inibitori della topoisomerasi (Irinotecan), Paclitaxel e Vinorelbina. In particolare la Gemcitabina è somministrata nel trattamento di pazienti malati di cancro al polmone in stadio avanzato o metastatico.
Cura tumore al polmone: quando scegliere la chirurgia?
L’intervento chirurgico rappresenta il trattamento più usato in caso di carcinoma polmonare non a piccole cellule, senza metastasi in altre sedi, e se la malattia è allo stadio iniziale.
Invece la chirurgia non viene utilizzata come terapia se si riscontra:
- diffusione extra-polmonare della neoplasia;
- vicinanza del tumore alla trachea;
- altre condizioni patologiche importanti.
Prima di eseguire l’intervento, si devono eseguire test di funzionalità polmonare. Questi esami determinano se la quota di polmone restante dopo l’intervento può essere sufficiente ad assicurare un adeguato apporto di ossigeno e una corretta funzione respiratoria. Nel caso in cui i risultati indichino che l’asportazione del tumore può compromettere la funzione polmonare, l’intervento al polmone non è praticabile.
Per asportare il tumore al polmone, si possono eseguire diversi tipi di operazione:
- resezione a cuneo, che esporta una parte del polmone e si utilizza quando il tumore non è esteso;
- lobectomia, in cui si esporta un lobo o una parte di esso e si esegue quando il tumore è di piccole dimensioni e con localizzazione periferica;
- pneumonectomia, dove il polmone viene asportato interamente, dato che il tumore si è esteso sull’intera superficie.
Una neoplasia, che si sviluppa in un altro organo, può poi diffondersi ai polmoni. In questo caso viene asportata a livello polmonare solo dopo la rimozione del tumore primitivo del polmone.
La chirurgia può essere associata anche alla chemioterapia. Questo trattamento terapeutico si può somministrare prima dell’intervento chirurgico per ridurre la massa tumorale (chemioterapia neoadiuvante). In alternativa si può ricorrere alla chemioterapia dopo l’intervento per aumentare le chance di sopravvivenza della vittima (chemioterapia adiuvante).
Radioterapia come cura del tumore al polmone
Un’altra terapia scelta per la cura del tumore al polmone sia non a piccole cellule sia a piccole cellule è la radioterapia.
È scelta come trattamento terapeutico se:
- il paziente rifiuta il trattamento chirurgico;
- non può essere effettuato l’intervento per la presenza di una patologia più grave;
- sono presenti metastasi alle strutture adiacenti, come i linfonodi.
La radioterapia è in grado di rallentare la progressione e la diffusione della malattia, soprattutto se scelta in combinazione con la chemioterapia.
Tuttavia un recente studio, “Markers Useful in Monitoring Radiation-Induced Lung Injury in Lung Cancer Patients: A Review“, riporta come la radioterapia ai polmoni deve affrontare alcune restrizioni legate alla radioresistenza e alla tossicità del trattamento, che si manifestano nel danno polmonare indotto da radiazioni (RILI).
Chemioterapia: tipologie e modalità di somministrazione
La chemioterapia trova impiego nel trattamento dell’adenocarcinoma ma, soprattutto, del microcitoma. Questo trattamento, infatti, è in grado di prolungare l’aspettativa di vita anche in pazienti che presentano il tumore al polmone in stadio avanzato. Senza trattamento, la sopravvivenza in media è soltanto di 6-12 settimane. Invece, grazie alla chemioterapia, la sopravvivenza aumenta a 9 mesi per le vittime di carcinoma polmonare non a piccole cellule con metastasi in altre sedi dell’organismo.
La somministrazione del trattamento chemioterapico avviene a cicli. Ogni ciclo si compone di giorni in cui viene assunto il farmaco e di un periodo di riposo seguente, che dura fino alla ripresa del successivo ciclo. L’intervallo tra due cicli è importante perché permette al corpo di riprendersi dagli effetti collaterali e di tenere sotto controllo i livelli di tossicità nel sangue. La durata della chemioterapia è variabile, ma generalmente dura da 3 a 6 mesi, con la somministrazione di 3-4 a 6-8 cicli di trattamento.
La chemioterapia antineoplastica può essere di vari tipi:
- neoadiuvante è effettuata prima di un intervento chirurgico;
- adiuvante viene attuata dopo l’operazione chirurgica;
- esclusiva è somministrata come terapia unica;
- palliativa viene utilizzata per contenere i sintomi del tumore al polmone o ritardarne la crescita e prolungare la sopravvivenza.
Inoltre il trattamento chemioterapico è definito di prima linea quando è somministrato ai pazienti con malattia metastatica, che non hanno mai effettuato una chemioterapia. Invece si definisce di seconda linea il trattamento successivo a quello di prima linea, che viene iniziato al momento della progressione della malattia. Possono poi susseguirsi altri trattamenti di terza e quarta linea, utilizzando farmaci chemioterapici differenti.
Cura tumore al polmone: farmaci chemioterapici
La chemioterapia è un trattamento che prevede la somministrazione di specifici farmaci chemioterapici. Il meccanismo di queste sostanze impedisce la moltiplicazione cellulare, provocando la morte delle cellule cancerose (azione citotossica). Dato che le cellule tumorali si riproducono molto più rapidamente di quelle normali, la chemioterapia riesce a bloccare o rallentare lo sviluppo del cancro e a ridurre la massa tumorale. Proprio per questo motivo è efficace soprattutto contro i tumori che hanno una veloce crescita.
Tuttavia, l’azione di questi farmaci ha effetti anche su alcuni tipi di cellule sane soggette a rapida replicazione, come quelle dei bulbi piliferi, del sangue e che rivestono le mucose dell’apparato digerente.
Alcuni farmaci antitumorali utilizzati nella cura del tumore al polmone sono Alectinib, Atezolizumab, Brigatinib, Carboplatino, Ceritinib, Cisplatino, Crizotinib, Dabrafenib, Durvalumab, Etoposide, Gemcitabina, Gefitinib, Erlotinib, Afatinib, Osimertinib, Nintedanib, Nivolumab, Pembrolizumab, Pemetrexed, Taxolo, Taxotere, Trametinib, Vinorelbina.
Questi farmaci possono essere somministrati per via orale, cutanea o per via endovenosa.
In generale, la terapia è basata sul platino e i suoi derivati (Cisplatino e Carboplatino), combinati con altri agenti antiblastici. I farmaci attivi sono la Mitomicina-C, gli alcaloidi della vinca, l’Etoposide e l’Ifosfamide. Poi, negli anni ’90 sono stati aggiunti anche Gemcitabina, Vinorelbina, i taxani (Paclitaxel e Docetaxel) e gli inibitori della topoisomerasi (Irinotecan e Topotecan).
Immunoterapia e altre terapie mirate
Come cura del tumore al polmone sono utilizzate spesso terapie mirate, che prevedono l’utilizzo di farmaci come agenti biologici. Questi colpiscono specificamente i tumori polmonari.
Infatti studi recenti hanno identificato la presenza di determinate proteine all’interno delle cellule cancerogene. Queste proteine sono coinvolte nella proliferazione tumorale e delle metastasi. Per alterare questa espressione proteica si somministrano specifici farmaci chemioterapici, come Bevacizumab, Gefitinib, Erlotinib, Afatinib, Crizotinib, Vemurafenib e Dabrafenib. Rappresenta uno strumento innovativo nel campo della medicina e dell’oncologia la terapia con gli anticorpi monoclonali. Questi farmaci, come il Tremelimumab, sono sviluppati per legare con elevata affinità alle cellule dei vari tipi di tumore polmonare.
Un’altra terapia utilizzata per sconfiggere il cancro al polmone è l’immunoterapia. I farmaci immunoterapici consentono al sistema immunitario del paziente di combattere il cancro e sono Nivolumab, Pembrolizumab, Durvalumab, Ipilimumab e Atezolizumab. Questi possono essere usati al posto dei medicinali chemioterapici d’uso comune, in combinazione con essi o dopo la mancata risposta alla chemioterapia convenzionale.
Fino al 2017 l’immunoterapia veniva utilizzata solo come terapia di seconda linea. Adesso, invece, è un approccio terapeutico di prima scelta per la cura del cancro ai polmoni dato che aumenta le chance di sopravvivenza. Ciò è dimostrato, per esempio, dai risultati di uno studio riguardante la somministrazione di Pembrolizumab alle vittime di adenocarcinoma (NSCLC). Le analisi hanno mostrato che, se i malati esprimevano elevati livelli (più del 50%) del marcatore PD-L1, una proteina su cui agisce Pembrolizumab, e non erano mai stati trattati con chemioterapia, nel 29,6% dei casi la persona era in vita a 5 anni dalla diagnosi.
Efficacia della terapia: remissione e guarigione
L’efficacia del trattamento terapeutico non si dimostra solamente con la totale guarigione. Infatti il paziente può rispondere al trattamento ma una parte delle cellule tumorali sopravvive. In questo caso si parla di remissione parziale.
Si ha, invece, una remissione completa quando non ci sono più tracce di tumore rilevabili. Un paziente può definirsi guarito solo se la remissione totale si mantiene per diversi anni.
Diritti delle vittime di tumore al polmone
I lavoratori che contraggono il tumore del polmone a causa di esposizione ad agenti cancerogeni sul luogo di lavoro hanno diritto al riconoscimento di malattia professionale.
Una volta ottenuto questo riconoscimento si ha accesso alle prestazioni INAIL. L’ente infatti prevede un indennizzo del danno biologico e una rendita, se il grado invalidante è superiore al 16%. Nello specifico, per le vittime di esposizione ad amianto, in aggiunta alla rendita si ha diritto anche al Fondo Vittime Amianto.
Le vittime di malattie asbesto correlate di origini professionali possono ottenere anche i benefici contributivi (ex art. 13, co. 7, L. 257/1992). Grazie alla maggiorazione contributiva, pari al 50% del periodo di esposizione, si può accedere al prepensionamento. Se si è già in pensione, invece, si avrà diritto alla rivalutazione pensionistica, utilizzando sempre il coefficiente 1,5. Infine, chi, nonostante l’accredito contributivo, non raggiunga il diritto alla pensione, può fare domanda per la pensione inabilità amianto.
Gli appartenenti alle Forze Armate e Comparto Sicurezza, che hanno contratto una patologia, come il cancro polmonare, per causa di servizio, hanno diritto a prestazioni aggiuntive. Queste sono l’equo indennizzo, la pensione privilegiata e il riconoscimento dello status di vittima del dovere, con i relativi benefici.
Infine si può richiedere l’integrale risarcimento dei danni al datore di lavoro. Infatti la vittima ha diritto al ristoro dei danni patrimoniali (danno emergente e lucro cessante) e non patrimoniali (biologico, morale ed esistenziale).
Assistenza ONA per le vittime di tumore al polmone
L’ONA fornisce alle vittime di cancro ai polmoni un servizio di assistenza legale e medica.
Grazie a un team di medici volontari, coordinati dal Dottor Cianciosi, si fornisce assistenza medica a chi è stato diagnosticato il tumore polmonare, dando tutte le informazioni sulle terapie più adeguate e sui centri specializzati.
Lo studio legale dell’Avvocato Bonanni, invece, tutela le vittime dal punto di vista legale (prevenzione terziaria), guidandole nelle diverse fasi al fine di salvaguardare tutti i loro diritti e quelli dei loro familiari.
È possibile richiedere la consulenza gratuita chiamando il numero verde o compilando il form.