L’amianto identifica, in realtà, una serie di minerali, che hanno struttura fibrosa, tale da provocare infiammazione e cancro. Sono identificati anche con il termine asbesto, e in realtà si distinguono nei serpentini, tra i quali il crisotilo, e negli anfiboli (dal greco αμφίβολος e dal latino amphibolus che significa ambiguo).
Questi ultimi (actinolite, amosite, crocidolite, tremolite e antofillite) hanno maggiore capacità di provocare cancri. L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto è l’associazione che rappresenta le vittime dell’amianto. Questa lunga, tragica, esperienza ha suggerito che soltanto con la prevenzione primaria e quindi con la bonifica si può mettere fine a questa epidemia. Come chiarito dall’Avv. Ezio Bonanni, è fondamentale la prevenzione primaria, oltre a quella secondaria e terziaria.
Tutti i cittadini possono aderire all’ONA e comunque contribuire alla tutela della salute, prima di tutto mantenendo l’integrità dell’ambiente. Infatti, la contaminazione degli ambienti di vita e di lavoro è alla base del danno alla salute.
Inoltre, l’associazione svolge un ruolo di supporto tecnico, di assistenza medica e di tutela legale. Per poter chiedere la tua consulenza legale gratuita puoi contattare direttamente il numero verde 800 034 294, oppure chiedere una consulenza scritta attraverso il form.
In questo giornale è possibile restare costantemente aggiornati sulla materia e gli sviluppi giudiziari, consultando la categoria news amianto.
Che cosa sono i minerali di amianto?
Con questo termine, asbesto sinonimo, sono indicati quei minerali fibrosi che hanno la capacità di dividersi, in longitudine, in fibre sempre più sottili. La classificazione dei minerali di amianto (art. 247 del Dlgs. 81/2008) è priva di esaustività. Infatti ci sono tanti altri minerali che non sono contemplati nel dettato normativo, eppure sono fibrosi e dannosi per la salute.
Tra questi, possiamo ricordare la fluoro-edenite, la quale, pur non rientrando nella classificazione normativa, ha la stessa struttura fibrosa, anfibolica. Tant’è vero che, nella città di Biancavilla, alle falde dell’Etna, ha mietuto vittime (mesotelioma e altre malattie asbesto correlate).
Per questi motivi, tutti i minerali fibrosi, con capacità di distinzione in fibre sempre più sottili, dovrebbero essere ricompresi in questa classificazione. Infatti, solo così sarebbe possibile una tutela adeguata e completa, anche ai fini delle bonifiche e delle tutele sanitarie e giuridiche.
Amianto: la fibra killer e i danni alla salute
La salute è il bene più prezioso (art. 32 Cost.), e l’amianto è un killer implacabile, che uccide senza pietà. Infatti, possono bastare poche fibre per uccidere, anche se è fondamentale la c.d. dose cumulativa.
Quindi il rischio è in proporzione all’entità dell’esposizione, per cui è fondamentale, ridurla al minimo, se non evitarla.
Gli organi bersaglio delle fibre di amianto
L’amianto induce prima infiammazione e poi cancro, tra i diversi organi del tratto respiratorio e gastrointestinale (ultima monografia IARC). Tutti i minerali, compreso il crisotilo sono cancerogeni, a prescindere dalla dose.
Secondo i tempi di latenza, le fibre provocano prima infiammazione (asbestosi, placche pleuriche e ispessimenti pleurici), e poi cancro. Tra le neoplasie provocate dalle fibre di amianto, il mesotelioma, il tumore del polmone, della laringe e delle ovaie, e di altri organi.
L’INAIL, sulla base della monografia IARC, ha distinto le patologie asbesto correlate in tre liste. Quelle della Lista I (mesotelioma, tumore del polmone, laringe, ovaie, asbestosi, placche e ispessimenti), debbono essere sempre riconosciute. Poi ci sono quelle della Lista II e III, per le quali, l’onere della prova è invece a carico del lavoratore.
Poi ci sono tutte le altre, che non sono inserite nella lista e nelle tabelle, ma che comunque sono provocate dall’amianto.
La presenza di asbesto amianto in Italia
Le fibre di amianto asbesto, detto anche eternit, sono altamente inquinanti. Poiché l’Italia è stato il secondo produttore e utilizzatore di amianto, fino all’entrata in vigore della L. 257/92, proseguono le esposizioni.
Infatti, nonostante la messa al bando, sono ancora presenti 40mila di tonnellate di materiali contenenti amianto in Italia, in circa 3.000 applicazioni. Risultano contaminati molti edifici pubblici, tra cui scuole e ospedali. Ci sono ancora in Italia oltre un milione di siti e micrositi con amianto.
Nel corso del 2021 si conferma un trend in aumento di malattie asbesto correlate, con almeno 7.000 decessi. Quindi, è fondamentale accelerare le bonifiche dei siti contaminati e rafforzare le tutele sanitarie e previdenziali.
L’Avv. Bonanni ha presentato i nuovi dati epidemiologici, in particolare della regione Lombardia, al convegno “Rischio amianto: prevenzione del danno e tutela delle vittime”, che si è tenuto il 30 maggio 2022, al Salone Valente del Tribunale di Milano.
Per questi motivi, l’ONA ha approntato una serie di strumenti, tra i quali l’APP amianto, che permette ai cittadini di segnalare le aree a rischio e di creare una mappatura. Per poter segnalare un sito contaminato, dopo aver inserito i propri dati, potranno essere aggiunte fino a 5 foto e la geolocalizzazione.
Infatti le tutele dell’ONA riguardano prima di tutto la prevenzione primaria, che si sostanzia nell’evitare ogni forma di esposizione. Poi porta avanti la prevenzione secondaria, cioè incentivare la sorveglianza sanitaria di chi è esposto nei luoghi di lavoro per condurre a una diagnosi precoce e cure tempestive. Infine la prevenzione terziaria permette la tutela dei diritti delle vittime e dei loro familiari.
La produzione di asbesto amianto nel mondo
Nonostante la dimostrata capacità cancerogena dell’amianto, l’utilizzo di minerali di asbesto prosegue in diversi Paesi del mondo. Secondo l’OMS, sono ancora 125milioni i lavoratori esposti ad amianto.
“Currently, about 125 million people in the world are exposed to asbestos at the workplace”.
In più stima circa 107.000 decessi ogni anno. Ma considera solo tre malattie asbesto correlate (asbestosi, mesotelioma e tumore al polmone) e solo quelle di origine lavorativa. A questo dato vanno aggiunte tutte le vittime delle altre patologie asbesto correlate e quelle dovute ad esposizione ambientale. Infine manca anche il censimento delle vittime appartenenti a quei paesi che fanno ancora largo uso del minerale, come gli “stati canaglia”: Cina, Unione Sovietica e India.
Per fortuna, però, negli ultimi anni, anche grazie all’impegno delle associazioni, la produzione di amianto è diminuita. Tuttavia, soltanto Unione Europea, Arabia Saudita, Argentina, Australia, Cile, Croazia, Gabon, Giappone, Honduras, Kuwait, Seychelles e Uruguay, hanno messo al bando l’amianto.
Invece in altri Paesi, come gli Stati Uniti, la normativa è contraddittoria. Infatti, il divieto sussiste solo con riferimento a nuovi utilizzi di materiali di amianto. Inoltre, nel 2018, è stato rivalutato l’utilizzo di amianto nell’edilizia. In realtà, però, avendo portato le condanne a risarcimenti del danno molto elevati, nella maggior parte dei casi si evita comunque l’uso dell’amianto. Infatti anche negli Stati Uniti l’uso di questi minerali di asbesto è diminuito del 99%.
L’estrazione e il consumo di amianto nel mondo
Ancora nel 2020 risultano prodotti i seguenti quantitativi di amianto (in tonnellate): in Russia 720,000, in Kazakhstan 227,000, in Cina 120,000, in Brasile 71,200 e in Zimbabwe 8,000.
Risulta che siano stati utilizzati e lavorati nel 2020 le seguenti quantità di amianto (in tonnellate) secondo International Ban Asbestos Secretariat (IBAS) – Voice of the global ban asbestos network: in India 310,000, in Cina 243,000, in Russia 126,000, in Uzbekistan 117,000 e in Indonesia 86,200.
La situazione in Italia denunciata dall’Avvocato Bonanni
In Italia la strage dovuta all’amianto prosegue date le poche bonifiche effettuate sul territorio. Questa situazione di emergenza è denunciata dall’Avvocato Bonanni in “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed.2022“. Questa pubblicazione è un duro atto d’accusa per l’incapacità dimostrata dall’Italia di affrontare il problema. È possibile visionare la Conferenza di presentazione del libro: “Gli atti della conferenza: come la ricerca scientifica può sconfiggere i tumori da amianto“.
Perfino il testo normativo elaborato dalla Commissione Amianto del Ministero dell’Ambiente, dell’allora Ministro Costa, non è stato mai portato all’attenzione del Consiglio dei Ministri. Oggi, questo testo di legge amianto è ancora in un cassetto. Ma intanto si continua a morire di malattie asbesto correlate e continuano le esposizioni. Questa la denuncia dell’Avv. Ezio Bonanni, riportata dall’inchiesta del 12.02.2022 di “Il Fatto Quotidiano”. Si auspica l’utilizzo dei fondi del PNRR per la bonifica amianto.
Amianto e disastro ambientale: i casi di Ilva ed Eternit
In Italia interi territori e molte città sono ancora contaminati. In molti casi il rischio si esposizione è correlato all’utilizzo industriale dell’amianto in grandi stabilimenti. Tra questi, uno dei casi più emblematici è quello dell’ILVA di Taranto.
Ma la produzione di cemento amianto ha provocato un disastro ambientale anche a Casale Monferrato e a Broni. Un vero e proprio fenomeno epidemico che continua a colpire anche le popolazioni di queste città e dei territori circostanti. Qui i casi di mesotelioma pleurico e decessi superano anche di 40 volte quelli del resto d’Italia.
L’elevato numero di vittime ha imposto lo svolgimento di numerosi processi. Ciò è avvenuto, per esempio, per il caso Eternit. Il primo procedimento del processo Eternit, detto “Eternit I”, è terminato in Cassazione con la prescrizione, dopo le condanne in 1° e in 2° grado.
L’Avv. Ezio Bonanni, componente del Collegio di difesa delle vittime, è ora impegnato negli altri procedimenti. Alla sbarra è chiamato ancora il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, il quale deve rispondere di questa strage, in quanto amministratore dell’Eternit.
Esposizione ad asbesto amianto ambientale e lavorativa
Anche la sola esposizione ambientale è pericolosa per la salute umana, come ha rimarcato più volte l’ONA. Infatti, non esiste una soglia al di sotto della quale il rischio si annulla. Tutte le esposizioni sono lesive per la salute.
Per questo è importante tutelare la salubrità dell’ambiente e contrastare all’inquinamento ambientale. Così si può raggiungere l’obiettivo di bloccare definitivamente l’insorgere delle malattie asbesto correlate.
Inoltre, una serie di attività lavorative si stanno dimostrando a rischio esposizione ad amianto. In questi campi è anche dimostrato un progressivo aumento di mortalità per patologie fibrosanti a carico delle sierose.
I dati epidemiologici aggiornati sono riportati dal Secondo Rapporto Mesotelioma ONA e dal VII Rapporto ReNaM.
La maggior incidenza dei casi di malattie asbesto correlate si verifica nei settori produttivi. In particolare le vittime sono appartenenti al settore dell’edilizia, della cantieristica navale e del trasporto ferroviario. Inoltre, un’elevata incidenza di malattie asbesto correlate si verifica tra coloro che hanno svolto servizio nelle Forze Armate. I casi riscontrati sono soprattutto tra coloro che sono stati imbarcati nelle unità navali della Marina Militare Italiana.
Perfino le scuole e gli ospedali debbono essere ancora bonificati. Più di 2400 scuole, 800 biblioteche e centri di studio, 250 ospedali e 300.000 km di tubature di acqua contengono materiali in asbesto.
In particolare si è approfondito il rischio amianto negli ospedali nella terza puntata di ONA News: “Amianto negli ospedali, ammalarsi dove ci si cura“. Invece il primo appuntamento con ONA News ha trattato, invece, del pericolo che ancora si corre nelle scuole: “Amianto nelle scuole, un pericolo ancora presente“.
La messa al bando dell’amianto: Legge 257 del 1992
In Italia, nel periodo dal 1946 fino al 1992, sono state utilizzate e lavorate 3.748.550 tonnellate di asbesto.
Con la Legge 257 del 1992 (Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto killer), è stato introdotto il divieto di estrazione, lavorazione e produzione di amianto e di prodotti contenenti amianto. Ne è stata altresì impedita la commercializzazione, ma senza il divieto di uso dei prodotti già realizzati.
Infatti la messa al bando dell’amianto è riferita solo alle nuove produzioni e non contiene l’obbligo di rimuovere l’amianto già posto in opera.
Questa condizione ha determinato e determina un notevole ritardo nella bonifica e messa in sicurezza dei luoghi contaminati.
Bonifica asbesto amianto: quali sono gli obblighi previsti?
Nonostante la messa al bando, nel nostro Paese non vi è l’obbligo di rimozione amianto. Tuttavia la bonifica svolge un ruolo fondamentale per prevenire i danni alla salute, che si manifestano già con la semplice esposizione eternit.
Quindi è doveroso comunicare alle autorità sanitarie (ASL) la presenza del manufatto contenente amianto o del presunto sito contaminato.
La comunicazione avviene tramite la compilazione del modulo e l’inoltro agli uffici competenti. A questo punto tecnici specializzati si occuperanno di effettuare un sopralluogo al fine di valutare l’indice di aerodispersione delle fibre di amianto e la percentuale di rischio. Per le operazioni di bonifica è fondamentale rivolgersi a una ditta di professionisti regolarmente iscritti all’Albo Gestori Ambientali.
Tecniche bonifica: incapsulamento come rimedio provvisorio
La tecnica di bonifica dell’incapsulamento(D.M. 20/08/1999, in relazione al D.M. 06.09.1994) è la forma più economica e meno rischiosa per la bonifica dei materiali di asbesto.
Questo metodo di bonifica consiste nell’utilizzo di un liquido aggrappante per ricoprire le superfici di materiali di amianto. Ciò impedisce il rilascio delle fibre. Infatti il liquido ingloba queste fibre e non permette che si propaghino nell’ambiente di vita e di lavoro.
Questa soluzione limita il rischio di esposizione. Tuttavia questo metodo di bonifica è uno strumento provvisorio. Decorsi alcuni anni, il liquido perde la sua capacità aggrappante e le fibre tornano a disperdersi negli ambienti, con il rischio di essere inalate.
La bonifica asbesto amianto con il confinamento
La tecnica del confinamento è più efficace e sicura. Prevede l’installazione di una barriera che separi i materiali di asbesto (D.M. 06/09/1994 e D.M. 20/08/1999).
Anche questa soluzione di bonifica non è però definitiva. Infatti il rischio di propagazione delle fibre, sebbene limitato, può tornare in caso di eventi disastrosi, come i terremoti.
La rimozione dell’amianto: tecnica di bonifica definitiva
Solo la rimozione dell’amianto e dei materiali contaminati amianto è lo strumento certo e definitivo, che riduce il rischio zero.
Infatti, rimuovere e smaltire in discarica i rifiuti di amianto è l’unico modo in grado di tutelare la propria salute. Ogni rischio è ormai definitivamente scongiurato, in assenza del materiale contaminante.
Questa tecnica ha però costi più onerosi. Tuttavia è possibile rimanere aggiornati su eventuali bandi per agevolare le operazioni di bonifica tramite la categoria “Bandi bonifica News“.
Necessità del bando globale di asbesto amianto
Il trend dei casi di malattie amianto è in aumento, per l’eccessivo utilizzo dei minerali di asbesto e il ritardo delle bonifiche. La Legge 257 del 1992, infatti, non ha imposto l’immediata bonifica. Per cui, nei luoghi di lavoro, le esposizioni alla fibra killer sono continuate anche dopo il 1992.
A livello globale, anche l’OMS è intervenuta in tal senso nella sua pubblicazione “Asbestos: elimination of asbestos-related diseases“. L’OMS ha disposto il bando globale dell’asbesto o amianto con una raccomandazione:
“L’eliminazione delle malattie legate all’amianto dovrebbe avvenire attraverso le seguenti azioni di salute pubblica:
- riconoscendo che il modo più efficace per eliminare le malattie legate all’amianto è interrompere l’uso di tutti i tipi di amianto;
- sostituire l’amianto con materiali più sicuri;
- sviluppare meccanismi economici e tecnologici per stimolarne la sostituzione;
- adottare misure per prevenire l’esposizione all’amianto in loco e durante la rimozione dell’amianto;
- migliorare la diagnosi precoce, il trattamento, la riabilitazione sociale e medica delle malattie legate all’amianto;
- creare i registri delle persone con esposizioni passate e/o attuali all’amianto.“
L’ONA ha rivolto un appello all’OMS affinché tali indicazioni diventino degli obblighi di legge, per tutelare la salute e l’ambiente. Le lobby dell’amianto hanno finora fatto pressione sull’OMS perché queste indicazioni non diventassero un obbligo volto a vietare l’estrazione, la lavorazione e la commercializzazione dell’amianto.
Amianto: l’Europa ci obbliga alla rimozione entro il 2025
Sulla base del regolamento UE 2016/1005, tutti gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno provvedere alla rimozione dei “prodotti” di amianto entro il 1 luglio 2025. Così, anche lo Stato italiano dovrà finalmente accelerare sulle bonifiche.
Infatti, l’epidemia di malattie asbesto correlate è dovuta, oltre alle elevate esposizioni, anche al ritardo nelle bonifiche. Solo così si potrà garantire la tutela dell’ambiente e salute, nel rispetto dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e uno sviluppo sostenibile.
Amianto: risoluzione del Parlamento Europeo del 03.10.2023
Il Parlamento Europeo ha preso atto dell’epidemia di malattie asbesto correlate. Infatti, il 78% delle malattie professionali, in Europa, è causato dall’asbesto. Questo dato è fondamentale perchè conferma le tesi dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
“abbassare il livello a 0,002 fibre di amianto per cm³, escluse le fibre sottili, o a 0,01 fibre di amianto per cm³, incluse le fibre sottili”. Così le modifiche alla direttiva comunitaria in materia di amianto (148/2009/CE).
Quindi, ciò che a suo tempo era stato dimostrato dall’Avv. Ezio Bonanni e da lui ribadito nel ricorso alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (agosto 2008), trova fondamento. Infatti, finalmente, anche le istituzioni comunitarie, all’evidenza dell’epidemia, hanno adottato i migliori strumenti che sono quelli della prevenzione primaria.
In questo modo, è lo stesso impianto della normativa comunitaria a subire una radicale trasformazione, per la “protezione dei lavoratori dell’amianto”. Solo in via nominale, possiamo ora richiamare la vecchia direttiva 477/83/CEE, e la prima stesura della 148/2009/CE.
Prosegue, quindi, il percorso della legislazione comunitaria, dopo la risoluzione del Parlamento Europeo (ottobre 2021). Infatti, proprio l’articolo 168 TFUE protegge la salute, e così le ulteriori tutele di cui agli artt. 153 e 156 TFUE, contro gli infortuni e le malattie professionali. Anche con riferimento all’art. 191 TFUE, circa la tutela dell’ambiente, proprio la legislazione comunitaria costituisce il primo presupposto per la tutela rispetto al rischio amianto. In ogni caso non si può sorvolare sul principio di precauzione che impone di rimuovere qualsiasi rischio potenziale.
La tutela contro il rischio amianto è estesa anche alle esposizioni ambientali, anche se, come detto, la stragrande maggioranza dei casi è dovuta ad esposizione lavorativa. Infatti, sono dovuti ad esposizione ambientale solo una frazione dal 5 al 20% dei casi di mesotelioma (Istituto Superiore di Sanità -ISS).
Amianto: indennizzo INAIL per malattie asbesto correlate
La tutela giuridica, in caso di malattia professionale asbesto correlata, è ancorata al sistema sancito dall’art. 38 Cost. Infatti, qualsiasi lavoratore, vittima di infortunio e malattia professionale, può fare domanda di indennizzo INAIL. Così i loro familiari in caso di decesso dell’assicurato.
L’abnorme uso di minerali di asbesto in Italia, fino all’entrata in vigore della L. 257/92 e il ritardo della bonifica, continua ad alimentare l’epidemia. Ancora nel 2021, sono più di 10.000 coloro che si sono ammalati di queste malattie e 7.000 coloro che sono deceduti.
Sulla base della rilevanza della dose cumulativa, e del dato epidemiologico, più dell’80% di queste vittime si è ammalata per motivi di lavoro. Quindi, si pone il problema dell’indennizzo INAIL. Nel Testo Unico (1124/1965), si pone la tutela dei lavoratori vittime di malattie asbesto correlate, ad eccezione di alcuni lavoratori del pubblico impiego non privatizzato.
Infatti, le vittime di malattia professionale, e anche le loro famiglie, possono mantenere un livello di sostentamento grazie a questo strumento di tutela. Nella tutela indennitaria rientrano tutte le malattie, anche quelle non tabellate. Infatti il discrimine è legato soltanto all’onere della prova.
Malattie asbesto correlate riconosciute: Lista I
La Lista I è quella per la quale sussiste la presunzione legale di origine e cioè si presume il nesso causale. In sostanza l’onere della prova è a carico dell’INAIL. Il lavoratore può invocare la sussistenza della malattia e la presenza dell’agente eziologico. Nel nostro caso le fibre di asbesto.
Quindi, tra le patologie asbesto correlate, ci sono le malattie della Lista I, che in quanto tali, debbono essere indennizzate.
La Lista I INAIL comprende le seguenti malattie fibrotiche:
Poi ci sono le malattie neoplastiche:
- Mesotelioma pleurico;
- Tumore del polmone;
- Mesotelioma peritoneale;
- Cancro della laringe;
- Mesotelioma della tunica vaginale del testicolo;
- Tumore delle ovaie;
- Mesotelioma pericardico.
Malattie asbesto correlate delle Liste II e III
Tutte le altre neoplasie sono invece inserite rispettivamente nella Lista II:
Mentre la Lista III contempla solo il tumore dell’esofago. In questo caso l’origine professionale è ritenuta possibile per l’esposizione ad amianto.
Per queste ultime, quindi, pur essendoci molte pubblicazioni, che le fanno rientrare in quelle asbesto correlate, non vi è ancora pieno riconoscimento.
Amianto: le altre malattie asbesto correlate
Le fibre di amianto, con il flusso linfatico e sanguigno, si diffondono in tutto il corpo umano, e provocano prima di tutto infiammazione e poi cancro. Quindi, il fatto stesso di inalare o ingerire fibre cancerogene, costituisce di per sé un danno alla salute.
La capacità lesiva delle fibre di amianto sussiste sempre e comunque, anche se, come abbiamo più volte ribadito, in proporzione all’entità e al tipo di minerale. Infatti, sono più lesive le fibre di amosite e crocidolite, rispetto a quelle di crisotilo, queste ultime pur sempre cancerogene.
Dopo diverse segnalazioni, e al risultato della letteratura scientifica, e studi epidemiologici, è emerso che, anche altri organi sono il bersaglio delle fibre. Quindi, diverse neoplasie hanno nell’amianto una chiara causa, quantomeno a titolo concausale.
Così i tumori del cervello, colecisti, apparato emolinfopoietico, tra cui le leucemie, laringe-lingua, mammella, pancreas, prostata e tiroide. In questi ultimi periodi, anche il tumore del rene è associato all’esposizione ai minerali di amianto. Al rene tumore, si aggiunge quello al testicolo, alla vescica, e in ogni caso dell’apparato uroteliale.
Oltre alle dimostrazioni scientifiche date dal Prof. Giancarlo Ugazio, ci sono altri studi che confermano la correlazione tra queste patologie e l’asbesto, in particolare per quanto riguarda le neoplasie che colpiscono la vescica e il sistema urinario:
- “Urinary apparatus tumours and asbestos: The Ramazzini Institute caseload” di Lauriola, Bua, Chiozzotto, Manservisi, Panetta, Martorana e Belpoggi;
- “Epidemiology and etiology of bladder cancer” di Johansson e Cohen;
- “Cancer Epidemiology and Prevention“;
- “Epidemiology and prevention of bladder cancer“, a cura di Negri e La Vecchia;
- “An update review of the literature: risk factors for bladder cancer with focus on occupational exposures” di Olfert, Felknor e Delclos.
Amianto e malattie degenerative
Inoltre, ci sono tutta una serie di altre ricerche che identificano le fibre di asbesto alla base delle malattie degenerative, come la miocardiopatia, il morbo di Alzheimer e l’autismo. Anche la Sclerosi Laterale Amiotrofica può essere annoverata tra le patologie per le quali è rilevante l’esposizione a fibre di asbesto.
Tutela legale delle vittime di asbesto amianto
L’epidemia tra i lavoratori è dovuta alla tardiva entrata in vigore del divieto di utilizzo dell’amianto (aprile 1993) e dei lunghi tempi di latenza.
In caso di danni da amianto, le vittime e i familiari hanno diritto alle prestazioni previdenziali e risarcitorie. Prima di tutto ci sono i benefici contributivi per esposizione ad amianto (art.13 comma 7 legge 257/92) e l’indennizzo INAIL.
Inoltre, sussiste il diritto all’integrale risarcimento dei danni, compresi quelli differenziali e complementari. In caso di decesso, queste prestazioni spettano ai familiari della vittima.
L’assistenza legale dell’ONA assicura a tutte le vittime e ai loro familiari la salvaguardia dei loro diritti. La tutela legale dell’ONA è una delle attività di maggior valore sociale dell’associazione vittime amianto.
Il team di legali, guidati dall’Avv. Ezio Bonanni, ha raggiunto eccellenti risultati in merito all’ottenimento di rendite, indennizzi previdenziali, riconoscimento dello status di vittime del dovere e risarcimento dei danni
Come ottenere l’indennizzo INAIL per le vittime
Come sopra abbiamo già chiarito, in caso di danno biologico da amianto, in caso di esposizione professionale, può essere attivata la tutela INAIL. La procedura presuppone la certificazione di malattia professionale e il suo inoltro all’INAIL.
In questo modo, l’INAIL attiva l’istruttoria medico legale, e nel caso di riconoscimento, eroga l’indennizzo INAIL, al netto della c.d. franchigia INAIL. Infatti, l’ente previdenziale, indennizza il danno biologico solo dal 6%. Quindi, in sintesi, le prestazioni sono erogate in base al grado invalidante:
- se è inferiore al 6%, non sussiste il diritto all’indennizzo INAIL, perciò il risarcimento malattia professionale è totalmente a carico del datore di lavoro;
- dal 6 al 15% è dovuto il solo indennizzo del danno biologico;
- dal 16%, è dovuta la rendita INAIL.
Tutela medica e legale in caso di rigetto INAIL
Nel caso in cui l’INAIL dovesse rigettare la domanda amministrativa, il reparto medico legale dell’ONA può svolgere un ruolo importante. Infatti, avverso il provvedimento INAIL, sia che rigetti, sia che renda un punteggio inadeguato, è possibile il ricorso ex art. 104 del DPR 1124/65.
Così l’INAIL si pronuncia in seconda istanza. In caso di ulteriore rigetto, è possibile attivare la tutela giudiziaria. In questi casi si propone il ricorso al Giudice del lavoro, sulla base dell’art. 442 del codice di procedura civile.
L’indennizzo del Fondo Vittime Amianto
Tutti coloro che hanno ottenuto il riconoscimento di malattia professionale asbesto correlata, hanno diritto a delle prestazioni aggiuntive come il Fondo Vittime Amianto. Questo equivale al 15% della rendita INAIL.
Questa prestazione è stata introdotta con l’art. 1, commi 241/246, della L. 244/07, e nel tempo è stato integrato. Infine, con l’art.1 comma 356, della L. 178/2020, l’entità della prestazione è stata, per legge, fissata nel 15% (Fondo Vittime Amianto 2021).
Le tutele del Fondo Vittime Amianto, per i mesoteliomi, sono state estese anche alle vittime di esposizione ambientale. In questo caso le vittime mesotelioma per esposizione ambientale, potranno azionare la tutela INAIL depositando la domanda per ottenere la liquidazione una tantum. L’importo erogato alle vittime di mesotelioma ambientale è di €10.000.
Benefici contributivi e prepensionamento amianto
I lavoratori esposti ad amianto, per più di 10 anni e in concentrazioni superiori alle 100 ff/ll, hanno diritto ai benefici contributivi. Le maggiorazioni contributive consistono nella moltiplicazione del periodo di esposizione ultradecennale con il coefficiente 1,5, come stabilito dall’art. 13, co. 8, L. 257/92.
Chi ha subito dei danni biologici, anche minimi, può chiedere tale aumento contributivo, utile ad accedere al prepensionamento. Per chi fosse già in pensione, invece, è utile per la rivalutazione dell’entità dei ratei, come stabilito dall’art. 13, co. 7, L. 257/92. In questo modo, vi è il diritto all’adeguamento dei ratei della pensione, e, al tempo stesso, l’accredito delle differenze su i ratei medio tempore maturati, con conseguente liquidazione delle somme dovute.
Inizialmente, l’INPS si era ostinata a sostenere che l’accredito delle maggiorazioni contributive per le esposizioni ad amianto fosse subordinata al riconoscimento anche di un grado di invalidità almeno pari al 6%. La Corte di Cassazione, Sez. Lavoro, sentenza n. 30438/2018, ha, invece, accolto le tesi dell’Avv. Ezio Bonanni che si fondano sul tenore letterale della norma, che non richiede alcun grado di invalidità minima.
Diritto alla pensione di inabilità: aggiornamenti
I lavoratori malati di amianto, in seguito alla mobilitazione dell’ONA, hanno ottenuto di essere immediatamente collocati in pensione, grazie alla pensione inabilità amianto.
Infatti l’art. 1, co. 250, L. 232 del 2016 è stato riformato. Perciò tutti coloro che hanno ottenuto dall’INAIL o da qualsiasi altro ente di assicurazione il riconoscimento di malattia professionale hanno diritto al pensionamento. Questo diritto prescinde dall’inserimento in una delle tabelle delle infermità diagnosticate.
Infatti l’art. 41-bis della legge 58 del 2019 ha ampliato la tutela di tutte le vittime. Per cui, l’originario comma 250 è stato integrato con i commi 250-bis e 250-ter all’art. 1 della L. n. 232/2016. L’INPS ha quindi introdotto nuove disposizioni, aggiornando i termini per il deposito della domanda amministrativa INPS. Il termine è il 31.03.2022. Se non rispettato la domanda verrà esaminata l’anno successivo, a partire da aprile.
Il diritto alla pensione di invalidità amianto si ha a prescindere dall’età anagrafica e dall’anzianità contributiva. Sono richiesti soltanto 5 anni di anzianità contributiva, di cui 3 negli ultimi 5 anni antecedenti la domanda amministrativa.
Per avere un chiarimento sulle linee guida da seguire per l’inoltro della domanda è possibile consultare l’editoriale dell’Avvocato Bonanni: “Prepensionamento, pensione invalidità amianto per le vittime“. Inoltre occorre ricordare che la pensione d’invalidità non è cumulabile con la rendita INAIL.
Asbesto amianto: riconoscimento di vittima del dovere
L’amianto ha causato vittime anche nel settore delle Forze Armate e Comparto di Sicurezza. Chi si ammala per causa di servizio ha diritto al riconoscimento dello status di vittima del dovere. Ciò dà accesso a prestazioni aggiuntive, come l’equo indennizzo e la pensione privilegiata.
L’utilizzo di asbesto nelle unità navali e nelle basi a terra della Marina Militare Italiana aveva provocato, già nel 2015, 570 casi di mesotelioma. Lo denuncia la relazione finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati.
Risarcimento dei danni per le vittime e i superstiti
Nella maggior parte dei casi i danni da amianto sono legati alle esposizioni lavorative. Infatti, sono proprio i luoghi di lavoro le sedi di più elevata esposizione. Per questo è importante porre attenzione alla sicurezza sul lavoro.
I lavoratori vittima di patologie asbesto correlate hanno diritto all’integrale risarcimento dei danni. Infatti, oltre al danno biologico e a quello per diminuite capacità di lavoro indennizzati dall’INAIL, ci sono altri danni che devono essere risarciti.
I danni risarcibili sono quelli patrimoniali (danno emergente e lucro cessante) e non patrimoniali (biologico, morale, esistenziale, catastrofale, tanatologico). Il ristoro di questi pregiudizi è a carico del datore di lavoro.
L’associazione svolge un servizio di assistenza e consulenza legale per permettere alle vittime e ai superstiti, in caso di decesso, di ottenere la tutela dei propri diritti.
Segue, soprattutto grazie all’avvocato Bonanni, anche tutte le novità relative alla legislazione sul tema e alla giurisprudenza. Una delle ultime sentenze di Cassazione, del 2022, dispone, per esempio, che il danno morale, compresa la paura di ammalarsi di patologie asbesto correlate, va risarcita anche quando non sussiste il danno biologico.
Servizio di assistenza legale dell’ONA
Per restare sempre aggiornati è possibile consultare il Giornale dell’Amianto. Se si desidera avere informazioni, invece, è disponibile il numero verde 800 034 294 dell’associazione o il form.