Ambiente: la tutela ambientale e i rischi per la salute

Il degrado dell’ambiente è una tematica che coinvolge la nostra salute. Abbiamo visto, in occasione della Pandemia da Covid-19 quanto l’inquinamento abbia condizionato il progredire della malattia e i suoi sintomi.

In questa utile guida vediamo nel dettaglio cosa significa ambiente e in che modo esso è tutelato dalla nostra Costituzione. Scopriamo anche cosa significa salvaguardare l’ambiente e promuovere un ambiente salubre e in equilibrio.

In particolare ci soffermeremo sulla presenza di cancerogeni e sostanze nocive che mettono a repentaglio la salute ambientale e la nostra. Tra questi c’è senza dubbio l’amianto, uno dei cancerogeni più aggressivi che continuano a degradare l’ambiente in cui viviamo.

L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e il suo presidente, l’Avvocato Bonanni, sono in prima linea nella difesa dell’ambiente e nella tutela delle vittime esposte a pericolosi cancerogeni. A loro è rivolto il servizio di consulenza gratuita fornito dall’associazione.

consulenza ambiente
INDICE

Ambiente definizione
Quanti ambienti naturali ci sono sulla Terra?
Danni all’ambiente e salvaguardia
Ambiente: natura, fauna e flora
Salvaguardia ambientale e l’ONU
G20 di Napoli e COP26 a Glasgow
Ambiente e amianto

Tempo stimato di lettura: 18 minuti

Ambiente: un bene protetto dalla Costituzione

Come già accennato nell’introduzione di questo articolo l’ambiente è un bene protetto dalla nostra Costituzione, nello specifico dagli artt. 9 e 117.

L’art. 9 della Costituzione Italiana è stato aggiornato nel 2022 e dà una definizione di ambiente e anche tutela ambientale definizione: 

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali“.

Perciò, secondo la legge, sono automaticamente sottoposte a vincolo paesaggistico aree come le coste dei laghi e dei mari (fino a 300 metri dalla riva), dei fiumi (per 150 metri), le aree montane sopra i 1.600 metri per le Alpi e 1.200 per gli Appennini e gli altri rilievi, i ghiacciai, i parchi, i boschi e le foreste, le zone umide, i vulcani e le aree archeologiche.

L’art 117 elenca le materie in cui lo Stato ha legislazione esclusiva e tra esse figura la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.

La tutela delle aree protette in Italia

Tuttavia, in Italia, una svolta nella tutela dell’ambiente è arrivata anche con la legge per le aree protette del 1991. Le funzioni di un’area protetta sono la conservazione e il ripristino degli ecosistemi naturali, comprendendo le testimonianze culturali e storiche, la ricerca scientifica, l’attività educativa, lo sviluppo locale sostenibile e la valorizzazione di forme di turismo compatibili con l’ambiente.

Grazie alla legge 394/91 il territorio protetto in Italia è passato in dieci anni dal 3 al 10 % del territorio nazionale. Ai cinque parchi nazionali storici, istituiti prima del 1968, si sono aggiunti 23 parchi nazionali, 20 aree marine protette e 101 aree protette istituite dalle Regioni, oltre a numerose aree istituite da altri enti locali, per un totale di 727 aree. A queste aree protette bisogna aggiungere le 50 zone umide di importanza internazionale, riconosciute ai sensi della Convenzione di Ramsar.

Definizione ambiente: che cos’è?

Diamo una definizione ambiente chiara e condivisa. La parola ambiente viene dal latino ambiens, che significa “andare intorno, circondare”, ovvero tutto ciò che sta intorno o che circonda qualcosa.

Dal punto di vista dell’ecologia in effetti l’ambiente è l’insieme dei fattori fisici e biologici che circondano l’organismo o una popolazione di individui o una comunità biotica (biocenosi).

Se lo guardiamo dal punto di vista antropocentrico il significato però cambia, e anche di molto. L’ambiente che circonda l’uomo infatti è l’insieme delle condizioni sociali, morali, culturali, storiche ed economiche in cui vive e che contribuiscono a definirlo.

Grazie all’esponenziale sviluppo tecnologico l’uomo la civiltà è diventata sempre meno dipendente dai fattori fisici e biologici dell’ambiente. Pensiamo per esempio alle nostre grandi città costruite nel deserto o alla nostra capacità di coltivare aree desertiche o un tempo paludose.

In generale, però, l’ambiente può essere definito come un sistema complesso di fattori fisici, chimici e biologici, di elementi viventi e non viventi e di relazioni in cui sono immersi tutti gli organismi che abitano il Pianeta. Sono due le risorse che rendono un ambiente ricco e stabile:

  • diversità biologica o biodiversità, cioè la varietà di organismi e specie che popolano un ecosistema, che lo rende più stabile perché capace di reagire alle alterazioni che possono intervenire;
  • acqua.

Alienazione dell’uomo dall’ambiente

L’uomo ha finito con l’essere quasi del tutto alienato dall’ambiente ecologico che lo circonda. Uno scollamento che va di pari passo con lo sviluppo tecnologico ed il benessere, ovvero l’accesso alla tecnologia.

Gli enormi danni che la specie Homo Sapiens ha causato e continua a causare all’ambiente risiedono in parte proprio in questa alienazione tra uomo e ambiente e nelle accresciute capacità tecnologiche di modificare l’ambiente.

In particolare, dopo la Rivoluzione industriale, l’intensità con cui sono state utilizzate le risorse naturali ha creato vari problemi ambientali, tra cui l’inquinamento. Inoltre, producendo oggetti artificiali e consumando risorse, l’uomo immette nell’ambiente rifiuti. Per questo è necessario che l’essere umano cambi il modo di usare le risorse naturali.

L’ambiente è a rischio: habitat minacciati

La salute dell’ambiente e in generale dell’intero pianeta è a rischio. Siamo arrivati ad un punto piuttosto critico in cui risulta minacciato il benessere dell’uomo e la sua salute, nonché di tutte le altre forme di vita. Bisogna agire in fretta ed in modo incisivo perché potrebbe non esserci un’altra possibilità.

In ecologia sentiamo spesso parlare di habitat minacciati. Con il termine habitat si intende l’ambiente specifico in cui una data specie vive. Sono molte le specie a rischio ed includono flora e fauna perché molti sono gli habitat che scompaiono o che subiscono stravolgimenti tali da causare l’estinzione delle specie che li vivono. La causa della distruzione degli habitat è da rintracciare nelle attività dell’uomo.

Rete Natura 2000 e gli habitat a rischio in Europa

L’Europa possiede numerose aree naturali protette che sopravvivono accanto a zone altamente antropizzate e modificate dalla presenza dell’uomo. In altre parole l’ambiente è fortemente frammentato. Dunque, se da un lato alcuni habitat sono fortemente minacciati, la frammentazione degli habitat impedisce a molte specie gli spostamenti per accaparrarsi le risorse alimentari e per espletare determinate funzioni sociali o migratorie.

L’Europa ha risposto al problema della distruzione degli habitat attraverso la direttiva Uccelli e la direttiva Habitat che forniscono gli strumenti per l’applicazione e creazione da parte dei singoli stati di zone di interesse protezionistico (ZIP) e siti di interesse comunitario (SIC).

Tali direttive si occupano di creare dei veri e propri corridoi ecologici individuando aree protette anche laddove è presente l’attività antropica. Proprietà private e aree coltivate con l’agricoltura tradizionale forniscono infatti rifugio a numerose specie viventi e in quanto tali vengono salvaguardate con la creazione di ZIP e SIC.

Quanti ambienti naturali ci sono sulla Terra?

Dal punto di vista ecologico si distinguono numerosi ambienti naturali suddivisibili a loro volta in categorie più piccole. Le due macro categorie principali includono gli ambienti acquatici (marini, salmastri e di acque dolci) e gli ambienti terresti (ipogei, come le grotte, ed epigei).

Dal punto di vista climatico ci sono l’ambiente mediterraneo, quello continentale e desertico e dal punto di vista dei paesaggi gli ambienti di bosco temperato, steppa, tundra, savana, deserto e ghiacciai. Tutti contengono al loro interno dei sub ambienti.

Danni all’ambiente e salvaguardia

Una corretta salvaguardia ambientale si occupa di proteggere l’ambiente riducendo l’impatto delle attività umane su di esso. Si occupa di arginare o mitigare i danni e alcune criticità che minacciano l’ambiente e la nostra salute. Qui di seguito vediamo alcuni degli elementi principali per una corretta salvaguardia ambientale e i danni principali di cui si deve tenere conto per applicarla.

Rischio a causa della perdita di biodiversità

La perdita di biodiversità minaccia l’ambiente e di conseguenza la salute dell’uomo. Per biodiversità si intende la varietà delle specie viventi che popolano un dato ecosistema. Tutte le specie che vivono in un determinato ecosistema intrattengono tra di loro relazioni molto profonde.

L’equilibrio di un ambiente è influenzato da queste relazioni e dal loro equilibrio. Un ambiente povero di biodiversità è un ambiente fragile e scarsamente resiliente. Risulta infatti facilmente attaccabile e una volta attaccato necessita di più tempo per ristabilire l’equilibrio. Le Liste Rosse IUCN costituiscono l’inventario del rischio di estinzione a livello globale delle specie appartenenti alla flora e alla fauna. A mettere in pericolo la biodiversità è anche il traffico illegale di animali selvatici. Tra le specie animali più a rischio ci sono:

Cambiamento climatico e riscaldamento globale

Il cambiamento climatico va sempre di più nella direzione di un riscaldamento globale. Si tratta probabilmente del problema più grave per l’ambiente in grado di mettere a repentaglio la vita sul pianeta.

Stiamo assistendo già ad una preoccupante intensificazione dei fenomeni metereologici estremi i cui effetti provocano anche gravi danni a breve termine (alluvioni, inondazioni). Lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento delle acque, il cambiamento del ciclo dei venti e dell’acqua mettono a repentaglio i nostri centri urbani e la vita stessa sulla Terra.

Il riscaldamento globale è causato principalmente dalle attività antropiche. Causato dall’aumento dell’anidride carbonica che provoca l’effetto serra, dalla deforestazione, dalla cementificazione e dal degrado del suolo e dal suo inaridimento.

L’impatto dell’inquinamento sull’ambiente

L’inquinamento, in tutte le sue forme, minaccia la nostra salute a breve e lungo termine e minaccia quella delle altre specie viventi. Quello atmosferico e quello idrico e marino minacciano la salubrità delle nostre acque nonché la vita negli ambienti marini, attraverso l’inquinamento marino da plastica. L’inquinamento termico minaccia la biodiversità e causa la distruzione degli habitat.

La stima dell’OMS per le morti da inquinamento ambientale è allarmante: i dati parlano di 4,2 milioni di decessi all’anno. In questo contesto assistiamo ad un continuo aumento delle malattie neoplastiche e delle malattie croniche, in particolare di quelle che coinvolgono il sistema respiratorio.

Gli effetti sull’ambiente del consumo di carne

La carne ha un’impronta ambientale e climatica molto più ampia rispetto agli alimenti di origine vegetale. Inoltre può essere associata a effetti negativi sulla salute.

Il consumo medio di carne a persona è quasi raddoppiato negli ultimi 50 anni, passando da 23 kg circa all’anno nel 1961 a 43 kg nel 2014. Un tale incremento ha fatto sì che anche l’industria di produzione di proteine animali sia cresciuta esponenzialmente.

L’allevamento di animali da macello è responsabile, da solo, del 15% del totale di tutte le emissioni di gas a effetto serra di origine antropica (anidride carbonica, metano, protossido di azoto). Inoltre, il settore è responsabile anche della perdita di biodiversità, perché foreste e aree incontaminate diventano terreni a uso agricolo, in cui coltivare mangimi da destinare al consumo animale. Questo settore ha anche un impatto negativo sulle risorse idriche. Infatti quasi un terzo del consumo d’acqua è impiegato per l’allevamento di animali da carne.

Non va poi dimenticato che l’eccessivo consumo di carne provoca gravi problemi alla salute, come conferma lo studio “Meat consumption, health, and the environment“. Infatti può causare il cancro del colon-retto e complicazioni cardiovascolari. I responsabili di queste conseguenze sull’organismo sono il ferro, largamente contenuto nella carne, e i nitrati usati nella lavorazione degli insaccati.

Ambiente: natura, fauna e flora

L’ambiente biologico e fisico è popolato da specie viventi che appartengono al regno animali, al regno vegetale e ai funghi. Tra gli animali le specie più minacciate dai danni all’ambiente, dal riscaldamento globale e dalla distruzione degli habitat sono le specie più specializzate. Quelle cioè che sono più selettive quanto a risorse alimentari e che riescono a sopravvivere solo in determinati habitat.

Le specie più opportunistiche invece riescono ad adattarsi ad habitat diversi e alle risorse alimentari ad essi collegate. Lo stesso discorso vale per le specie floristiche. Esse hanno bisogno di determinate caratteristiche del suolo e del clima per riprodursi. Lo sfruttamento del suolo, la diminuzione degli invertebrati che contribuiscono alla formazione del suolo e l’aumento incontrollato di altre specie viventi, come per esempio daini e cinghiali che si cibano dei germogli (a cui mancano i predatori naturali), ne minacciano la sopravvivenza.

La salvaguardia ambientale e l’ONU

Il concetto di salvaguardia ambientale nasce negli anni Settanta con il movimento ambientalista. In questo decennio si tenne anche a Stoccolma la Conferenza delle Nazioni Unite per l’Ambiente, la prima sul tema della problematica ambientale legate alle politiche di sviluppo. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite istituì l’UNEP (United Nation Environment Programme), un’agenzia deputata a promuovere e coordinare l’azione ambientale con particolare riferimento allo sviluppo sostenibile.

La Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo di Rio de Janeiro portò gli Stati membri alla sottoscrizione di numerosi documenti. Questi documenti erano orientati a salvaguardare la natura quali, attraverso la Convenzione sul cambiamento climatico (UNFCCD) e quella sulla diversità biologica (CBD).

Purtroppo, ancora oggi, le stesse Nazioni Unite agiscono in modo timido, incapaci di essere risolutive.

Agenda 2030 dell’ONU: cos’è?

Nel 2015 con l’Agenda 2030 dell’ONU gli obiettivi di salvaguardia climatica sono diventati elementi fondamentali di un piano più ampio. Gli stati che aderiscono all’ONU si sono infatti impegnati a mettere a punto un piano per il miglioramento delle condizioni di vita sul pianeta entro il 2030.

A sostegno degli obiettivi di salvaguardia ambientale ci sono quelli per uno sviluppo sostenibile, includendo una serie di politiche per garantire un’equità delle risorse economiche e sociali a tutti gli individui. Il concetto di sostenibilità si basa sull’assunto di garantire alle generazioni lo stesso accesso alle risorse che ha avuto a disposizione la generazione precedente. In questo contesto rientrano tutte le politiche che riguardano l’utilizzo delle risorse e le energie rinnovabili.

G20 di Napoli e COP26 di Glasgow

Quest’anno, con la presidenza italiana del G20, il G20 dedicato esclusivamente all’ambiente si è svolto a Napoli. Si è parlato di contrasto al cambiamento climatico, di accelerazione della transizione ecologica, di azioni necessarie per rendere i flussi finanziari coerenti con gli obiettivi dell’accordo di Parigi e di una ripresa economica sostenibile ed inclusiva grazie alle opportunità offerte in campo energetico da soluzioni tecnologiche innovative, l’implementazione delle città intelligenti, resilienti e sostenibili.

COP26, la cui presidenza è stata condivisa da Italia e Gran Bretagna, ha visto una battuta d’arresto imposta da India e Cina circa la decarbonizzazione. Oltre 40 Paesi si sono impegnati a smettere di utilizzare energia derivata dal carbone entro il 2030 (la scadenza è posticipata al 2040 per i Paesi in via di sviluppo). Tuttavia Cina, India, Stati Uniti e Australia non figurano tra i firmatari. Questo risulta grave dato che la Cina da sola è la prima al mondo per numero di centrali a carbone costruite e in costruzione.

Al contrario l’Italia si è impegnata a decarbonizzare il Paese prima degli altri Stati europei. I progetti in atto sono però fonte di dibattito, in quanto prevedono il passaggio delle centrali alimentate a carbone al gas. Il gas è un altro combustibile fossile e il passaggio da esso alle fonti rinnovabili non appare ancora chiaro. Il piano è quello per ora di implementare una transizione graduale e affidarsi al gas, che nel futuro potrà considerarsi una sorta di back up energetico, per tamponare l’instabilità delle fonti rinnovabili.

Gli altri obiettivi perseguiti alla COP26

Tra gli altri obiettivi su cui si è concordato in occasione della COP26 c’è anche il tema della deforestazione. I leader di 100 Paesi, tra cui Cina e Brasile, hanno promesso di porre fine alla deforestazione entro il 2030. Inoltre l’India ha dichiarato il suo impegno a raggiungere la neutralità nelle emissioni entro il 2070.

Infine, nell’ambito delle emissioni inquinanti, un altro impegno preso da oltre 100 Paesi è quello che vede la riduzione del 30% delle emissioni di metano entro il 2030. Tuttavia i tre maggiori emettitori di metano al mondo (Cina, Russia e India) non hanno firmato.

Amianto tra degrado ambientale cause

Il tema dell’amianto è strettamente connesso a quello della salvaguardia ambientale. Nel nostro paese, complice un ritardo nella bonifica, sono ancora presenti 40 milioni di tonnellate di amianto. Esse sono diffuse in edifici pubblici e privati e comprendono scuole ed ospedali.

Le fibre di amianto sono sottili e, una volta disperse nell’ambiente, sono facilmente inalabili. Provocano gravi infiammazioni (come asbestosi, placche pleuriche e ispessimenti pleurici) e cancro. Attraverso il processo della cancerogenesi evolvono infatti in neoplasie alcune delle quali piuttosto aggressive e ad esito quasi sempre infausto, come i mesoteliomi.

L’ONA e la salvaguardia ambientale

La tutela dell’ambiente, nella specifica definizione giuridica di ambiente, incarna la necessità di salvaguardia dei diritti come singoli e come collettività.

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto si occupa di prevenzione rispetto al rischio amianto e altri agenti cancerogeni che minacciano la salute e l’ambiente.

Una corretta tutela della salute si basa sulla prevenzione primaria che si occupa di evitare le esposizioni dannose a 360° grazie alla bonifica dei siti contaminati e ad una attenta valutazione del rischio. Per questo l’ONA ha istituito l’App Amianto.

Inoltre, per far fronte all’emergenza rifiuti che, in molti territori, sta causando gravi danni all’ambiente, si è creato l’Osservatorio Nazionale dei Rifiuti. L’associazione è nata per arginare la contaminazione dei luoghi di vita e di lavoro.

Infine, alle vittime di agenti cancerogeni offre assistenza medica e tutela legale. Per avere maggiori informazioni è possibile chiamare il numero verde o compilare il form.

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