L’avvoltoio è una animale in pericolo critico in Italia, ma negli ultimi decenni la tendenza si è invertita. Ora restano nella Penisola 3 delle 4 specie europei. Sono minacciati, però, in tutto il mondo per diverse ragioni, tra cui il bracconaggio, ma anche il disturbo dei siti riproduttivi e le modificazione delle pratiche di allevamento.
Tutelare l’ambiente e le specie che vi abitano è fondamentale per salvare il nostro pianeta. Preservare le varie specie è fondamentale per la salute di tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo.
L’avvoltoio è un rapace che si nutre di carogne. Al mondo ne esistono 23 specie divise in avvoltoi del vecchio mondo (grifoni e gipeti) e del nuovo mondo (condor).
La caratteristica che contraddistingue tutti i tipi è la testa calva e priva di piume. Questo aiuta a mantenere la testa pulita mentre mangia e svolge un ruolo importante nella termoregolazione.
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L’avvoltoio è chiamato uccello “spazzino”
Gli avvoltoi, o anche uccelli “spazzini” raramente attaccano animali vivi o sani. Qualche volta cacciano piccole bestiole o attaccano animali feriti o malati. Interi stormi sono stati avvistati anche sui campi di battaglia così come nella sepoltura celeste. Un rito ancora praticato in Tibet, durante il quale i morti vengono scuoiati e fatti a pezzi perché gli avvoltoi possano cibarsene. È uno dei metodi più ecologici per la zona per liberarsi dei cadaveri, perché i terreni sono rocciosi e spesso ghiacciati.
Poiché le carogne sono una risorsa rara in natura, quando l’avvoltoio mangia si riempie di cibo finché il suo gozzo non è pieno. Dopo fa fatica a volare e resta a terra il tempo di digerire.
L’importanza dell’attività dell’avvoltoio
Soprattutto nelle zone più calde del pianeta il lavoro di pulizia dell’avvoltoio è fondamentale. Grazie all’acido molto corrosivo contenuto nello stomaco l’animale può digerire in modo sicuro carcasse putride e infette da tossine botuliniche, batteri del colera suino e batteri dell’antrace. Nessun altro animale può farlo, neanche gli altri spazzini. Rimuove così i batteri dall’ambiente senza rimanere contrarre alcuna patologia.
Avvoltoi sterminati da farmaci e carcasse avvelenate
Nulla possono, però, con i veleni introdotti dall’uomo. Un tragico esempio è stato quello avvenuto negli anni ’90. In pochi mesi la popolazione degli avvoltoi dell’Asia meridionale, principalmente in India e Nepal, è stata decimata e si è ridotta fino al 90%. Gli esperti hanno spiegato che i decessi sono stati causati da residui del farmaco veterinario Diclofenac presente nelle carcasse di animali, letale per questi uccelli. In seguito a questa drammatica moria il governo indiano ne hanno vietato l’utilizzo sugli animali domestici.
Nel 2007 14 grifoni sono morti dopo aver mangiato su una carogna avvelenata. In Sardegna tutti i gipeti rilasciati con un progetto ambizioso sono stati uccisi in poco tempo.
Il 20 giugno 2019, invece, 468 grifoni africani, 17 avvoltoi testabianca, 28 capovaccai pileati, 14 avvoltoi orecchiuti e 10 grifoni del Capo (in totale 537 avvoltoi), oltre a 2 aquile rapaci, sono stati trovati morti nel nord del Botswana. Il sospetto è che siano morti dopo essersi nutriti dei cadaveri di 3 elefanti africani avvelenati dai bracconieri. I cacciatori di frodo avrebbero evitato così che gli uccelli rivelassero la loro posizione.
Gli avvoltoi sono infatti un grande aiuto per i ranger dei parchi, poiché volano in cerchio sulle carcasse dei grandi animali. Segnalano così la loro posizione alle forze dell’ordine. L’avvoltoio si riproduce deponendo un singolo uovo a covata. Anche per questo perdere oltre 400 individui in una sola settimana è stato un colpo devastante per la specie.
Curiosità un po’… rivoltanti ma utili
Quando vengono minacciati o anche soltanto avvicinati gli avvoltoi del Nuovo Mondo rigurgitano il cibo. Non “proiettano vomito” per difendersi da chi li sta attaccando, ma per alleggerire il carico dello stomaco e facilitare il volo per fuggire. Il residuo del pasto vomitato può distrarre un predatore, così l’uccello può allontanarsi.
Sempre gli avvoltoi del Nuovo Mondo si urinano sulle gambe. È un sistema che utilizzano sia come mezzo di igiene che per la termoregolazione. L’acido urico uccide i batteri accumulati camminando sulle carcasse e agisce anche come raffreddamento evaporativo. Non sono affatto, quindi, animali sporchi come spesso si è portati a pensare, ma la natura li ha dotati di diversi escamotage per assolvere il loro compito.
Le minacce che mettono a rischio la specie
L’avvoltoio è a rischio su tutto il pianeta. In particolare in Africa e in Eurasia. Tra le cause ci sono l’avvelenamento, come abbiamo spiegato, ma anche l’urto di questi animali contro le pale eoliche o contro i fili dell’alta tensione.
Secondo uno studio del 2016 “delle 22 specie di avvoltoio, nove sono in pericolo critico di estinzione, tre sono in pericolo, quattro sono prossime alla minaccia e sei sono a rischio minimo“.
La presenza della specie avvoltoio in Italia
Come spiega il Wwf, fino alla metà del secolo scorso, tutte e 4 le specie di avvoltoi europei si riproducevano nel nostro Paese, oggi dopo la scomparsa dell’ultimo nido dell’avvoltoio monaco, avvenuta in Sardegna nel 1961, restano le altre tre.
Due sono in forte ripresa – gipeto e grifone – e la terza – il capovaccaio – in serio pericolo di estinzione. Questo grazie alla lotta al bracconaggio e ai progetti di ripopolamento.
Il gipeto si era estinto sulle Alpi nel 1913 e poi alla fine degli anni ’60 in Sardegna, l’avvoltoio monaco anche lui nel 1961. Il grifone restava in Sardegna con pochi esemplari. Anche il capovaccaio era rimasto isolato in poche aree della sud Italia e in Sicilia.
Negli anni ’80 furono liberati sulle Alpi decine di individui del gipeto e sull’Appennino e in Sicilia del grifone. Le due specie si sono riprodotte e sono sopravvissute ripopolando le aree destinate.
Pochi sono, invece, gli individui di avvoltoio monaco in Italia, mentre la popolazione di capovaccaio continua a diminuire, nonostante i molti sforzi di conservazione. Nel 2019, però, una coppia di capovaccaio ha iniziato a riprodursi in Sardegna, dove non era mai stato presente prima. Una grande soddisfazione per chi si occupa di questa specie.
Il capovaccaio a rischio estinzione
L’avvoltoio capovaccaio è di nuovo a forte rischio estinzione nel nostro Paese. Negli anni ’70 se ne contavano 71 coppie, mentre sono oggi soltanto 10.
È noto perché rientra tra le poche specie di uccelli che utilizzano utensili. Prende infatti i sassi con il becco e li lancia sulle uova di struzzo per romperle. Le uova più piccole vengono prese direttamente con il becco e lanciate a terra.
La sopravvivenza degli avvoltoio è legata ad un sottile filo, basta poco per invertire la tendenza.
L’importanza per la tutela dell’ambiente per l’ONA
La tutela dell’ambiente rientra nella missione dell’Ona – Osservatorio nazionale amianto, attraverso il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni. In primo luogo con la lotta all’asbesto, per la quale l’Ona ha creato anche una App per la segnalazione dei siti contaminati. Ma anche a tutti gli agenti cancerogeni, come l’uranio impoverito.
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