Uranio impoverito vittime del dovere è uno dei problemi che coinvolge i militari che hanno subito danni alla salute a causa dell’esposizione. Le vittime vanno tutelate. Questa è la missione dell’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e del suo presidente, l’Avvocato Bonanni, che mette a disposizione un servizio di assistenza medica e tutela legale gratuita.
L’assistenza legale dell’ONA permette di ottenere il riconoscimento della causa di servizio. Con questo riconoscimento sussiste anche il diritto a determinate prestazioni, come la pensione privilegiata e l’equo indennizzo.
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Causa di servizio, vittime del dovere e risarcimento
La causa di servizio è la riconducibilità della lesione dell’integrità psicofisica ad attività di servizio. Per le attività di cui all’art. 1, co. 563, L. 266/05, si ha diritto al riconoscimento dello status di vittima del dovere. Gli equiparati a vittime del dovere sono coloro che hanno svolto servizio in condizioni ambientali e operative eccedenti l’ordinarietà (art. 1, co. 564, L. 266/2005, e art. 1 del d.p.r. 243/2006).
L’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito, dato l’impiego dei nostri militari nei territori dove erano stati utilizzati, ha causato esposizioni a radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. L’esplosione dei proiettili all’uranio impoverito ha polverizzato carri armati e strutture. Anche i materiali di amianto e contenenti amianto, se colpiti da proiettili ad uranio impoverito, si polverizzano. Queste nanoparticelle di metalli pesanti e fibre di amianto sono state inalate dal personale impiegato nelle missioni, che ha subito danni alla salute.
Tutti coloro che durante le missioni sono stati vittime di radiazioni e di nanoparticelle ed hanno subito un danno biologico e hanno diritto alla tutela legale. La tutela legale di queste vittime consiste nelle prestazioni previdenziali e nel risarcimento del danno.
Uranio impoverito e i danni alla salute: i servizi dell’ONA
L’Osservatorio Nazionale Amianto assiste e tutela le vittime dell’uranio impoverito. Il personale civile e militare delle Forze Armate ha diritto alle prestazioni previdenziali e al risarcimento, se il danno è la conseguenza di esposizioni a sostanze nocive.
Le radiazioni, le nanoparticelle di metalli pesanti e le fibre di amianto sono il risultato dell’esplosione di proiettili all’uranio impoverito. Queste esposizioni si sono verificate nei luoghi in cui sono stati utilizzati proiettili ad uranio impoverito.
Tutti coloro che sono vittime di neoplasie o di altre patologie, come il linfoma di Hodgkin, per motivi di servizio e per esposizione nei luoghi dove sono stati utilizzati proiettili ad uranio impoverito, possono rivolgersi all’ONA e chiedere l’assistenza medica e legale. Il servizio di assistenza medica e legale è gratuito. Il pool di legali che si occupa della tutela dei diritti delle vittime, è coordinato dall’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
Uranio impoverito: la strage dei nostri militari in missione
I proiettili ad uranio impoverito sono stati utilizzati in diversi teatri di guerra. L’Esercito USA li ha utilizzati con gli aerei anticarro A10 americani.
In Bosnia (1995), Kosovo (1998) e Iraq (1991 e 2003) sono stati utilizzati proiettili ad uranio impoverito. I nostri militari, impiegati nelle missioni di pace, ignari del rischio, hanno svolto servizio in luoghi che erano stati appena bombardati con questi proiettili.
Sono circa 8.000 le vittime tra coloro che hanno compiuto missioni all’estero. I deceduti per infermità di servizio, sono circa 400. Ne dà conferma la Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati in materia di uranio impoverito.
Nella Relazione Finale del 07.02.2018, vi è la prova dei danni alla salute. Sono stati registrati:
- leucemia (236 ammalati e 97 deceduti);
- tumori del sistema linfatico (27 ammalati e 3 morti);
- linfomi (846 ammalati e 91 deceduti);
- neoplasie del sangue (22 ammalati di cui 3 deceduti);
- neoplasie dei tessuti molli (118 ammalati, di cui 21 deceduti).
Nella Relazione Finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati si afferma anche:
“Dalla una prima lettura dei dati si ritiene di dover evidenziare le patologie tumorali riguardanti il sistema linfopoietico e i tessuti molli, che sono interessati da interazioni con il processo di immunizzazione vaccinale”.
La Commissione Parlamentare d’Inchiesta ha, quindi, accertato il ruolo di sinergia svolto dalle modalità di vaccinazioni.
La Commissione Parlamentare d’Inchiesta ha rilevato questi “casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all’estero … e somministrazione di vaccini … utilizzo di proiettili all’uranio impoverito …”.
L’assistenza dell’ONA alle vittime dell’uranio impoverito
L’ONA, Osservatorio Nazionale Amianto, ha denunciato l’inadempimento dell’obbligo di tutela della salute e dell’incolumità psicofisica del personale in missione, in Bosnia (1995) e in Kosovo (1998) e, ancora, in Iraq (1991 e 2003).
L’Avv. Ezio Bonanni è intervenuto alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta il 06.12.2017 e ha denunciato la violazione degli obblighi di cui all’art. 2087 c.c. e di cui alla Legge 11.07.1978 n. 382 contenente “Norme di principio sulla disciplina militare” .
Il D.P.R. 18.07.1986 n. 545 (approvazione del regolamento di disciplina militare), all’art. 21, co. 2, sancisce l’obbligo dei superiori di:
- curare le condizioni di vita e di benessere del personale;
- assicurare il rispetto delle norme di sicurezza e di prevenzione per salvaguardare l’integrità fisica dei dipendenti.
Il personale civile e militare impiegato in queste missioni è stato privato dell’informazione e formazione, per i rischi specifici, compresi quelli legati ad altri cancerogeni, tra i quali l’amianto.
La tragica situazione dei nostri militari in missione è dovuta anche all’uso di vaccini multipli somministrati poco prima della partenza per le missioni. Questi erano anche vaccini contaminati con metalli pesanti.
L’uranio depleto: che cos’è e perché è dannoso
Per il termine uranio impoverito traduzione dall’inglese è Depleted Uranium (uranio depleto). È lo scarto del procedimento di arricchimento dell’uranio nelle centrali nucleari.
L’UI, per il basso costo e per l’enorme stock – nel 2002 si calcolavano circa 1milione e 200mila tonnellate di materiale accumulato nei depositi in oltre quarant’anni – è usato sia nelle munizioni anticarro sia nelle corazze dei cingolati.
Armi uranio impoverito sono state utilizzate nei proiettili, per bombardamenti, in vari teatri di guerra, quale combustibile nelle centrali nucleari e principale elemento detonante nelle armi nucleari. L’uranio è un metallo pesante che è estratto in piccole quantità dalle rocce, suolo, acqua.
L’uranio è costituito da tre isotopi radioattivi: isotopo uranio 235 (235U, 234U e 238U) e l’isotopo 238, che ne costituisce il 99,27%. È processato per ricavare l’uranio arricchito. La miscela di 235U e uranio 238 è il combustibile delle centrali nucleari e il principale elemento detonante delle armi nucleari. L’uranio impoverito è lo scarto del procedimento di arricchimento dell’uranio.
Proiettile uranio impoverito: le potenzialità distruttive
Il proiettile all’uranio impoverito penetra all’interno del carro armato o delle strutture colpite. Ha capacità piroforiche. Si accende spontaneamente appena è a contatto con l’aria.
La deflagrazione produce la fiammata che supera i 3mila gradi centigradi. Tutto ciò che è intorno e all’interno delle strutture è ridotto in nanoparticelle, come se fossero un aerosol.
Queste nanoparticelle sono composte da metalli pesanti: mercurio (Hg), il cadmio (Cd), l’arsenico (As), il cromo (Cr), il tallio (Tl) ed il piombo (Pb).
L’esposizione a nanoparticelle di metalli pesanti provoca problemi ai reni e alle ossa, disordini neurocomportamentali e dello sviluppo, ipertensione, diabete, neoplasie e altri danni alla salute.
Danni alla salute per le vittime uranio impoverito
Il personale civile e militare delle Forze Armate in servizio nei Balcani (Bosnia, Kosovo e Serbia) bombardati dalla NATO, rispettivamente nel 1995 e nel 1999, con proiettili all’uranio impoverito, al rientro in Italia hanno manifestato i danni subiti.
Molti di loro hanno manifestato tutta una serie di neoplasie, molte delle quali tumorali. La “Sindrome dei Balcani” ha già provocato circa 400 decessi e 4000 ammalati nel personale civile e militare delle nostre Forze Armate. Ciò è stato accertato dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta presso la quale è stato audito anche l’Avv. Ezio Bonanni.
Il meccanismo patogenetico dell’uranio impoverito
Il bioingegnere Antonietta Gatti, coordinatore della Comunità Europea degli studi sulle nanopatologie e invitata a far parte della Commissione Uranio Impoverito alla Camera, con l’ausilio di uno speciale microscopio elettronico (primo in Italia a Modena) ha dimostrato il bioaccumulo di “materiale esogeno non bio-compatibile” negli organi dei militari che sono rientrati dopo le missioni in teatri di guerra, in cui sono stati utilizzati proiettili all’uranio impoverito. È stato dimostrato, con unanime consenso scientifico che la forma sferica è legata all’ingestione e all’inalazione per esposizione in zone bombardate con proiettili all’uranio impoverito.
Le nanoparticelle “una volta in circolo nel sangue, o nei tessuti umani, non le toglie più nessuno e ci sono tante possibilità che possano scatenare delle patologie”. La solubilità delle particelle determina la velocità con la quale l’UI o altri materiali pesanti prodotti dalla fusione, passino dai polmoni, dal tratto gastrointestinale, o dalle ferite, nel sangue.
Entro le 24 ore dalla contaminazione, circa il 70% dell’UI solubile viene espulso con le urine, senza depositarsi in tessuti, organi oppure ossa. Le particelle non solubili intrappolate nei polmoni vi rimangono per anni. Il rene è l’organo più sensibile alla sua tossicità.
Uranio impoverito e il riconoscimento di vittima del dovere
Il personale civile e militare delle Forze Armate che in seguito a missioni in Italia ed all’estero ha subito danni alla salute, in seguito all’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e per esposizione multipla ad altri agenti cancerogeni, ha diritto alla costituzione delle prestazioni di vittima del dovere.
In caso di decesso, i familiari della vittima di esposizione ad uranio impoverito, hanno diritto al riconoscimento della qualità di vittima del dovere.
Le vittime dell’uranio impoverito, e, nel caso di loro decesso, i superstiti, identificati con l’art. 3, L. 466/80, hanno diritto alle seguenti prestazioni previdenziali:
- speciale elargizione;
- assegno vitalizio;
- speciale assegno vitalizio;
- esenzione del pagamento del ticket per prestazioni sanitarie;
- assistenza psicologica a carico dello Stato;
- incremento della retribuzione pensionabile del 7,5%;
- aumento figurativo di 10 anni di versamenti contributivi;
- esenzioni dall’IRPEF delle prestazioni;
- collocamento obbligatorio con precedenza;
- borse di studio esenti da imposizione fiscale.
Inoltre l’Avv. Ezio Bonanni, di fronte al trattamento discriminatorio di coloro che sono riconosciuti con lo status di vittime del dovere per esposizione ad uranio impoverito, ha sempre sostenuto il diritto di ottenere le stesse prestazioni riconosciute alle vittime del terrorismo.
Ciò è rilevante, sia per l’entità delle prestazioni sia per il trattamento dei figli non nel carico fiscale.
Risarcimento dei danni uranio impoverito
I dipendenti civili e militari delle Forze Armate e del Comparto Sicurezza che, in seguito a missioni in Italia ed all’estero, ovvero nell’esecuzione della loro attività di servizio, hanno contratto infermità per esposizione ad uranio impoverito, cioè hanno inalato o ingerito nanoparticelle di proiettili all’uranio impoverito, di metalli pesanti e di fibre amianto, hanno diritto al riconoscimento di vittima del dovere.
Ciò comporta la costituzione delle prestazioni previdenziali, che sono un mero indennizzo, con conseguente ulteriore diritto all’integrale risarcimento dei danni, sia non patrimoniali (danno biologico, morale ed esistenziale) sia quelli patrimoniali (danno emergente e lucro cessante).
Infatti Colui che ha subito la lesione dell’integrità psicofisica ha accusato la sofferenza fisica e morale, che si aggiunge allo sconvolgimento esistenziale e al pregiudizio patrimoniale per danno emergente e lucro cessante.
Anche la stessa lucida consapevolezza di dover morire, in seguito all’insorgenza di patologie causate dal servizio, per particolari condizioni ambientali e operative o per utilizzo di proiettili all’uranio impoverito, costituisce una sofferenza tale da aver diritto al risarcimento del danno catastrofale.
In caso di decesso, tutti i diritti maturati si trasmettono agli eredi legittimi oppure, in caso di testamento, a quelli indicati dalla vittima.
Onere della prova: sentenza Cassazione 7409/2023
La sentenza 7409/2023 della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, ha chiarito alcuni aspetti riguardante l’onere della prova per le vittime di uranio impoverito.
“Il militare interessato a percepire la speciale elargizione di cui al D.P.R. n. 90 del 2010, richiamato art. 1079 non è tenuto a dimostrare l’esistenza di un nesso eziologico fra esposizione all’uranio impoverito (o ad altri metalli pesanti) e neoplasia. Siffatto accertamento è necessario ove l’interessato svolga una domanda risarcitoria, ossia assuma la commissione, da parte dell’Amministrazione, di un illecito civile consistente nella colpevole esposizione del dipendente ad una comprovata fonte di rischio in assenza di adeguate forme di protezione, con conseguente contrazione di infermità.
In tale ipotesi, invero, grava sull’assunto danneggiato dimostrare, inter alia, l’effettiva ricorrenza del nesso eziologico (ossia la valenza patogenetica di siffatta esposizione), sia pure in base al criterio del più probabile che non. Laddove, invece, l’istanza tenda alla percezione della speciale elargizione, si verte in un ben diverso ambito indennitario (…) nel secondo caso la mera dimostrazione di aver affrontato – senza che ciò integri colpa dell’Amministrazione – particolari condizioni ambientali od operative, connotate da un carattere straordinario rispetto alle forme di ordinaria prestazione del servizio, che siano la verosimile causa di un’infermità“.
Inoltre, la sentenza ribadisce come “il risarcimento del danno compete a chiunque e dipende nel quantum dall’effettivo danno riportato, mentre la speciale elargizione spetta solo ai soggetti individuati dalla legge ed è quantificata a monte in misura predeterminata. Il fatto che, allo stato delle conoscenze scientifiche, non sia acclarata l’effettiva valenza patogenetica dell’esposizione all’uranio impoverito non osta, dunque, al diritto alla percezione dell’indennità“.
Vittime uranio impoverito e risarcimento dei danni
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha istituito il Dipartimento Vittime del Dovere e il Dipartimento di tutela delle vittime dell’uranio impoverito e dei vaccini contaminati. Il coordinatore di questo nuovo dipartimento dell’ONA è Lorenzo Motta.
L’ONA ha ottenuto significativi risultati nella tutela di coloro che hanno subito danni in seguito a missioni in Italia e all’estero, come per il Maresciallo Luigi Sanna e Luigi Sorrentino.
Recentemente anche il Tribunale di Roma, Sez. Civile, sentenza 567 del 2023, ha condannato il Ministero a risarcire i danni subiti dai familiari del luogotenente Di Vico Leopoldo. In caso di incertezza, i diritti delle vittime devono essere sempre riconosciuti secondo il criterio del “più probabile che non“.
I diritti dei familiari vittime uranio impoverito
I familiari delle vittime dell’uranio impoverito hanno diritto alla costituzione delle prestazioni previdenziali di vittime del dovere, rispettivamente in qualità di coniuge e orfani di vittime del dovere oppure in favore dei genitori o dei fratelli, con gli stessi diritti della vittima primaria.
Per il coniuge e gli orfani non a carico fiscale sono insorte, però, in precedenza alcune controversie, poiché le Amministrazioni hanno negato per lungo tempo a coloro che non erano nel carico fiscale del deceduto il diritto ad ottenere le prestazioni previdenziali di vittima del dovere.
Infatti a volte gli orfani delle vittime dell’uranio impoverito, pur avendo ottenuto il riconoscimento dello status, si sono viste negare i loro diritti previdenziali. L’ONA e il Presidente, l’Avv. Ezio Bonanni, hanno portato avanti la loro battaglia per far sì che queste prestazioni previdenziali fossero riconosciute anche agli orfani non nel carico fiscale del genitore vittima del dovere per esposizione ad uranio impoverito. E adesso, finalmente ci sono stati significativi risultati.
Le nuove tutele per i figli non a carico
In alcuni casi i Ministeri, soprattutto il Ministero della Difesa, hanno rigettato le domande dei figli di vittima del dovere non a carico fiscale al momento del decesso del familiare, qualora la prestazione fosse erogata anche al coniuge.
Questa tesi si è fondata sull’art. 6 della L. 466/1980 e su SS.UU. 22753/2018. Tuttavia questi precetti sono sempre risultati infondati. A seguito dell’impegno dell’Avv. Ezio Bonanni e più in generale dell’ONA, si è giunti a fare qualche passo avanti intanto con Cass., Sez. Lav., 11181/2022, che ha ribadito come l’espansione del diritto ai figli non conviventi sia dovuta solo in caso di assenza del coniuge superstite.
L’Avv. Ezio Bonanni è riuscito ad ottenere la liquidazione delle prestazioni di vittima del dovere anche per coloro che non erano a carico del deceduto, ponendo in evidenza, tra l’altro, anche la natura criminale dell’evento, ovvero la riconducibilità della morte della vittima ad una violazione di legge che a tutti gli effetti integra il reato di omicidio colposo (art. 590 c.p.).
Ciò è aggravato dalla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, in quanto i nostri militari e in generale gli appartenenti alle Forze Armate sono stati privati di tutte le misure di sicurezza di cui invece era dotato il personale degli Stati Uniti d’America e degli altri Stati della NATO.
Tuttavia, significativi traguardi sono stati raggiunti con la più recente giurisprudenza. In particolare con l’ordinanza della Suprema Corte di Cassazione, Sez. Lav., n. 8628/2024, che ha rimesso gli atti alle Sezioni Unite, che adesso dovranno pronunciarsi sulla sussistenza o meno del diritto per gli orfani non nel carico fiscale, nella speranza di ottenere una maggiore tutela.
Diritto al risarcimento danni per orfani e superstiti
Gli orfani non a carico hanno, comunque, diritto al risarcimento dei danni. Oltre alla liquidazione pro quota di quanto maturato dalla vittima primaria, iure hereditario, hanno diritto al risarcimento del danno iure proprio, cioè i pregiudizi che questi orfani hanno subito direttamente.
L’Avvocatura dello Stato cerca di ottenere la compensatio lucri cum damno. Tenta di sostenere che, le somme erogate a titolo di riconoscimento dello status di vittima del dovere, risarciscano tutti i danni subiti. Addirittura sostiene che le somme erogate a titolo di previdenza siano superiori a quanto dovuto per risarcimento del danno iure proprio.
L’ONA e l’Avv. Ezio Bonanni raccomandano di dedurre in modo puntuale l’entità dei danni che ogni singolo famigliare ha subito per effetto della malattia professionale o della morte del loro congiunto, in seguito ad esposizione ad uranio impoverito.
Uranio impoverito nei Balcani e nella Guerra del Golfo
L’uranio impoverito era contenuto nei proiettili utilizzati nei Balcani, teatro di pericolose missioni dei militari italiani, che privi di informazioni e formazione e in assenza di protezione, hanno svolto servizio. Quindi hanno inalato nanoparticelle di uranio impoverito e di metalli pesanti e anche di polveri e fibre di amianto, utilizzato nelle costruzioni e nei sistemi d’arma.
Già nel periodo in cui ci fu il conflitto nel Golfo, e poi quello nei Balcani, con le missioni dei nostri militari e del personale del Ministero della Difesa, erano noti gli effetti dell’uso di armamenti all’uranio impoverito e gli effetti sulla salute.
Il Governo degli Stati Uniti aveva dotato i suoi militari di adeguati strumenti di protezione, per evitare i danni alla salute dell’esposizione a nanoparticelle o a uranio impoverito. Inoltre, durante i conflitti sono stati abbattuti anche edifici costruiti con amianto e con componenti in amianto, con conseguente aerodispersione di polveri e fibre e nanoparticelle e sinergismo tra amianto e uranio.
Nella fabbricazione di proiettili DU è determinante anche una percentuale di plutonio che, insieme all’uranio, all’atto dell’esplosione sviluppano una piccola reazione atomica. Questa reazione eleva la temperatura del punto di contatto del proiettile, per esempio con la corazza di un carro armato, a circa 2500°. La corazza del blindato fonde e il proiettile riesce a penetrare all’interno e, dopo l’impatto, una parte di uranio si dissolve nell’aria.
I proiettili da 30 mm all’uranio impoverito sono in dotazione agli aerei americani A-10: ogni quattro proiettili normali o al tungsteno, le quattro mitragliatrici rotanti dei velivoli sparano un proiettile DU.
Uranio impoverito e radiazioni pericolose
Il manuale USA di addestramento descrive così la natura della radioattività: “la radioattività è l’emissione spontanea di particelle o di energia (radiazioni ionizzanti) da un atomo instabile, risultante nella formazione di un nuovo elemento. La radiazione ionizzante è costituita di particelle alfa, beta e raggi gamma. Gli effetti sulla salute delle radiazioni ionizzanti dipendono dal tipo di particelle e se queste sono penetrate o no nel corpo umano”.
Le radiazioni alfa sono le più ionizzanti ma hanno scarsa portata. Quando la particella alfa penetra nel corpo umano, i tessuti interni assorbono l’energia causando una distruzione massiccia delle cellule vicine alla particella. Le radiazioni beta e gamma sono invece meno dannose per il corpo umano.
Tra le conseguenze dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e della contaminazione che ne è la conseguenza, vi sono stati anche degli eccessi di casi di leucemia. Questa patologia ha colpito principalmente coloro che sono stati impiegati nelle missioni.
L’uranio, poiché è primariamente un emettitore di particelle alfa, se contenuto anche solo in una scatola di plastica diventa innocuo. Per questo motivo i militari americani che operano all’interno dei carri armati M-1 con corazza all’uranio impoverito, se non colpiti da altri proiettili, non presentano gravi patologie.
Infatti, la versione Heavy Armor dei blindati statunitensi è dotata di una corazzatura di uranio impoverito incorporata in acciaio, che aumenta di molto la sua resistenza, paragonabile a 590mm di acciaio omogeneo.
Il problema dello smaltimento uranio impoverito
È possibile smaltire l’uranio impoverito come rifiuto radioattivo di basso livello, se convertito in composti di ossido di uranio chimicamente stabili, come il biossido di uranio (UO2) e l’ossido di triuranio (U3O8), entrambi simili alla forma chimica dell’uranio naturale.
L’ossido di uranio può essere smaltito in strutture di smaltimento autorizzate. Lo smaltimento uranio impoverito nei pozzi fu proposto, per la prima volta, nell’anno 1995.
Uranio impoverito vittime del dovere: ONA news TV
L’ONA e l’Avv. Ezio Bonanni hanno istituito ONA news TV. La trasmissione garantisce l’informazione e la formazione necessaria alle vittime amianto e uranio impoverito. In particolare approfondisce questo tema in “Uranio Impoverito: la dura battaglia dei militari italiani“. Inoltre tutte le novità sono raccolte nella categoria vittime del dovere news.
Consulenza gratuita per le vittime di uranio impoverito
Chi ha subito dei danni a causa dell’esposizione all’uranio impoverito può richiedere la consulenza gratuita legale e medica chiamando il numero verde o compilando il form.