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mercoledì, Settembre 11, 2024

Nave Vittorio Veneto carica di amianto in rovina al porto di Taranto

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La nave Vittorio Veneto, della Marina Militare, carica di amianto, dismessa nel 2007, è stata almeno dal 2013 abbandonata al porto di Taranto. Non solo la Vittorio Veneto nave ammiraglia non è mai stata bonificata, ma non sarebbero state mai attuate neanche le misure necessarie a ridurre l’esposizione delle fibre di asbesto all’esterno e nell’acqua.

Nave Vittorio Veneto “rischio per l’incolumità pubblica”

Una situazione che si è protratta per anni e che ora anche il giudice per le indagini preliminari Benedetto Ruberto, ha riconosciuto “un rischio per l’incolumità pubblica”. Per questo, dopo due esposti in Procura, anche di un volontario dell’Osservatorio nazionale amianto, assistito dall’avvocato Ezio Bonanni, il gip ha disposto che il pm iscriva nel registro degli indagati 8 alti ufficiali della Marina Militare che nel tempo sono stati responsabili del natante.

Fino al 2021 l’imbarcazione è stata sempre ormeggiata al molo 25 della banchina Torpediniere sita nel Mar Piccolo di Tranto. In primo luogo, dice il gip, “anche la posizione dell’imbarcazione accresceva il rischio di contaminazione: la vicinanza al centro cittadino, l’esposizione alle intemperie, l’azione corrosiva dell’acqua marina, l’accertato stato di apertura dei portelli di ventilazione e la massiccia presenza di amianto (sia all’interno che all’esterno dell’imbarcazione), erano indici sintomatici della concreta situazione di pericolo perfezionatasi ai danni della popolazione tarantina”.

Aggiunge il giudice che, “anche se ad oggi non è stato comprovato alcun evento dannoso, la concreta situazione di pericolo per la pubblica incolumità, a causa della presunta condotta omissiva di completo abbandono della nave”, appare integrare l’ipotesi di reato di disastro ambientale.

All’interno 1200 chili di amianto

Già nel 2016 era stato effettuato un sopralluogo che aveva stimato che all’interno ci fossero almeno 1200 chili di amianto. La Marina Militare era, quindi, a conoscenza del pericolo. Inoltre, nel 2018 la nave era stata saccheggiata, con l’aumento della dispersione delle fibre che possono viaggiare anche a centinaia di metri di distanza. Eppure nulla è stato fatto negli anni per contenere gli eventuali danni.

Per la seconda volta la Procura della Repubblica di Taranto aveva chiesto l’archiviazione, ma il gip non è stato d’accordo. L’Ona si costituirà parte civile in un eventuale procedimento penale. L’avvocato Bonanni ha anticipato che proseguiranno comunque le azioni civili.

“La Vittorio Veneto – ha dichiarato l’avvocato Bonanni – con il suo carico di morte, è stata una bara per i militari della Marina. Ne sono deceduti a migliaia. Finalmente quella che fu la nave ammiraglia della Marina Militare Italiana è stata demolita. Andiamo avanti nella nostra battaglia perché speriamo che finalmente anche la base dei militari di Taranto possa essere definitivamente bonificata”.

Amianto nei cantieri navali

Le aziende italiane hanno impegato per anni, fino al 1992 anno della messa al bando dell’amianto, la fibra killer nella costruzione di navi. Gli operai hanno usato l’asbesto nei cantieri navali. Per le coibentazioni delle strutture delle unità navali e delle condotte dei fluidi per la sue proprietà ignifughe, di fonoassorbimento e antirombo. Eppure, denuncia sempre il presidente Ona, la Marina militare continua a negare la presenza del minerale. Così come la veridicità delle diagnosi di mesotelioma, come pure il nesso causale.

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