Terapia CAR T per la cura dei tumori

La terapia con cellule CAR-T è una terapia recentemente approvata per la cura dei tumori. Si tratta di un protocollo di cura avanzato, frutto di alcuni progressi scientifici nel campo della ricerca e della biotecnologia cellulare e molecolare. Il protocollo di cura utilizza particolari cellule del sistema immunitario, chiamati linfociti T. Queste cellule vengono istruite per riconoscere e combattere le cellule del tumore. I linfociti T sono prelevati dai pazienti oncologici e successivamente modificati in laboratorio, grazie alle tecniche di DNA ricombinante. Questa recente ed innovativa tecnica di laboratorio biomedico, come vedremo, sta pian piano rivoluzionando il campo della medicina oncologica.

Infatti, i nuovi protocolli di cura, come l’immunoterapia passiva mediante la somministrazione di anticorpi monoclonali e la terapia con le cellule CAR T, rappresentano delle terapie innovative. Queste, oltre ad essere molto più precise rispetto i precedenti protocolli di cura sono maggiormente tollerate da chi le riceve. Inoltre, le terapie a bersaglio molecolare hanno percentuali di successo maggiori rispetto ai protocolli di cura tradizionali (chemioterapia e radioterapia). Tuttavia, il loro recente ingresso tra le terapie oncologiche richiede maggiori studi per poter aumentare la platea di soggetti idonei alla cura. Infatti, ad oggi, la terapia con le cellule CAR T è ristretta ad un numero esiguo di patologie e persone.

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Medicina di precisione: nuova frontiera in oncologia moderna

La ricerca medica degli ultimi anni ha compiuto enormi passi avanti nel ramo dell’oncologia moderna. Si tratta di una scienza che sta diventando sempre più precisa nella lotta contro i tumori, poiché sfrutta le informazioni che si trovano all’interno del tumore. Infatti, con la medicina di precisione i protocolli di cura diventano sempre più personalizzati, sulla base della caratteristiche del tumore e quindi sulla patologia della persona. In questo modo, i malati oncologici in cura ottengono un beneficio clinico maggiore, e sempre più spesso la risoluzione della patologia.

Le terapie a bersaglio molecolare sono terapie in cui particolari molecole diventano il fulcro del protocollo di cura. Infatti, se con le precedenti terapie l’azione antitumorale dei farmaci è di tipo aspecifica, con la medicina di precisione i farmaci sono progettati per essere diretti contro specifici bersagli. Il bersaglio molecolare, solitamente, è rappresentato da un recettore espresso sulla superficie di particolari cellule o recettori utilizzati dalle cellule del tumore per la replicazione cellulare. In alcuni casi, però, i protocolli non agiscono solo a livello del recettore ma a livello del ligando. In questo modo, il recettore è privato della sua molecola così che le cellule non possono avviare la segnalazione intracellulare e quindi raggiungere immortalità.

I pazienti candidabili alla terapia sono individuati grazie ad esami diagnostici. Il medico oncologo, o l’equipe medica, effettuano sul paziente esami clinici e di strumentazione diagnostica a livello della sede del tumorale. In alternativa, la fattibilità del protocollo può essere valutata anche tramite un campione di sangue prelevato direttamente in prossimità della neoplasia. In questo modo, l’individuazione e determinazione di particolari mutazioni genetiche permettono all’equipe medica di optare per il miglior piano terapeutico.

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La terapia con le Car T: cellule e gli effetti collaterali

Il protocollo della terapia con le cellule CAR-T è stato somministrato per la prima volta nel 2012. L’equipe medica che si stava occupando di una neoplasia infantile che non rispondeva più alle terapie classiche, in collaborazione con l’Università della Pennsylvania, ha sperimentato il nuovo protocollo con una bambina di 7 anni. Questa pratica è risultata particolarmente efficace nei confronti della neoplasia, così da ampliare gli studi e perfezionare sempre più il protocollo. Si tratta di una tecnica di medicina di precisione, allo stesso modo dell’immunoterapia mediante il blocco dei checkpoint immunologici. I bersagli molecolari di queste terapie si trovano direttamente sulle cellule del tumore. Così facendo, gli organi sani del corpo non subiscono gli effetti citotossici della terapia e le reazioni avverse al protocollo sono contenute.

Il funzionamento delle cellule CAR T si distingue dalle altre terapie. La particolarità di questo trattamento risiede proprio nel fatto che le cellule sono istruite, post modificazione in laboratorio, a riconoscere e combattere le cellule del tumore. Le terapie con le cellule CAR T (dall’inglese “Chimeric Antigen Receptor T cell therapies”) sono biotecnologie altamente innovative, tutt’ora in fase di sperimentazioni per un gran numero di tumori. La terapia prende il nome di CAR T poiché utilizza specifiche cellule immunitarie dotate di un particolare recettore, il recettore chimerico CAR. I recettori chimerici riconoscono alcune proteine presenti sulla superficie delle cellule trasformate ed attivano una potente ed efficace risposta immunitaria.

Le cellule CAR T: ingegneria e terapia oncologica

La terapia con le cellule CAR T si serve di cellule ingegnerizzate in laboratorio, prelevate direttamente dal soggetto oncologico. In particolare, le fasi di ingegnerizzazione di queste cellule per la terapia oncologica richiedono una procedura molto complessa, che spesso coinvolge diverse figure professionali. Innanzitutto, le cellule da ingegnerizzate sono prelevate dal soggetto che riceve la cura. Infatti, l’equipe medica del centro trasfusionale autorizzato provvederà a prelevare un’adeguata quantità di linfociti T dalla persona. Una volta prelevati, i linfociti T sono prima congelati e successivamente inviati presso il laboratorio che si occuperà dell’ingegnerizzazione.

In laboratorio, i linfociti T sono dotati del recettore chimerico CAR. Questo recettore possiede la capacità di legare con elevata specificità le molecole espresse sulla membrana delle cellule tumorali. Una volta ingegnerizzate le cellule, sono fatte moltiplicare per creare un numero adeguato di cloni di cellule prima di essere inoculate. La preparazione delle cellule CAR T richiede dalle 3 alle 4 settimane affinché vengano ingegnerizzate di una quantità sufficiente di linfociti T, in grado di attaccare e distruggere le cellule tumorali.

L’infusione delle cellule prevede un procedimento simile alla trasfusione di sangue. In particolare, l’infusione rappresenta un momento particolare per il paziente. Quest’ultimo si sottopone ad un lungo processo di preparazione prima di ricevere la terapia. Per questo motivo, al momento dell’inoculo e del funzionamento del protocollo partecipano diverse figure professionali. Inoltre, dopo l’infusione il soggetto oncologico rimane sotto stretta osservazione per qualche ora o, se necessario, anche qualche giorno.

Destinatari della terapia genica con cellule CAR T

Le terapie con le cellule CAR T rappresentano la prima forma di terapia genica approvata per il trattamento dei tumori ematologici, ovvero dei tumori del sangue. In particolar modo, il protocollo di cura si è mostrato efficace per il trattamento della leucemia linfoblastica di tipo B e di alcune forme aggressive del linfoma non-Hodgkin. Queste patologie, solitamente, non rispondono ai protocolli di cura tradizionali, e non possono essere asportate tramite operazione chirurgica. Tuttavia, anche i tumori pediatrici, caratterizzati da maggiori probabilità di ricaduta ottengono maggiori benefici con il nuovo protocollo di cura.

Un elevato tasso di successo è stato riscontrato in tutti quei pazienti soggetti a molteplici ricadute, che hanno quindi ottenuto un aumento della sopravvivenza ed una maggiore probabilità di guarigione per il 40% dei casi. Tuttavia, non tutti i pazienti hanno ottenuto miglioramenti della patologia con il nuovo protocollo di cura. Motivo per il quale, è molto importante che il medico oncologo valuti al meglio le condizioni fisiche del paziente e le caratteristiche del tumore. Solo in questo modo sarà possibile definire il rapporto tra rischio e beneficio. Infatti, prima di procedere con la terapia è importante procedere alla valutazione del quadro clinico complessivo del paziente e diagnosticare eventuali patologie associate. Infine, è necessario assicurarsi che le condizioni del paziente siano stabili fino al momento dell’infusione delle cellule CAR-T.

La terapia con infusione delle cellule CAR T

La terapia CAR-T è indicata per la cura dei pazienti che non hanno mai risposto alla chemioterapia. Sono risultati idonei anche coloro che presentano forme di recidiva dopo un trapianto di cellule staminali. Inoltre, prima di iniziare la terapia, i soggetti oncologici devono essere accuratamente valutati dal personale medico. Questo perché la terapia con le CAR T è sconsigliata a coloro che hanno disfunzioni renali, epatiche e cardiache, che possono compromettere lo stato di salute della persona. Rispetto alle terapie convenzionali, la terapia con le cellule CAR-T permette di ottenere un processo di guarigione completo anche per coloro che sono affetti da neoplasia in fase avanzata.

Infatti, la terapia ha un’efficacia del trattamento molto elevata. La maggior parte di coloro che hanno ricevuto il trattamento è ancora viva e libera da malattia. In particolare, durante gli studi clinici che hanno permesso l’approvazione e l’autorizzazione all’immissione in commercio del farmaco, è emerso che:

  • 81% dei pazienti che ha ricevuto la terapia CAR-T ha ottenuto una remissione completa della leucemia;
  • 80% dei pazienti che ha ottenuto una remissione completa di malattia è ancora libero da malattia 6 mesi dopo l’infusione della terapia CAR-T;
  • 76% dei pazienti che ha ricevuto la terapia CAR-T era ancora in vita a distanza di un anno dal trattamento.

Effetti collaterali della terapia con le cellule CAR T

Il protocollo di cura con le cellule CAR T, come avviene anche per gli altri protocolli di cura oncologici, determina effetti collaterali. Questi ultimi possono manifestarsi anche con basso grado di tollerabilità e causare problemi gravi alla salute. Tra le reazioni avverse di tipo “grave”:

  • la sindrome del rilascio delle citochine: una condizione che comporta l’insorgenza di febbre, abbassamento della pressione arteriosa, aumento del battito cardiaco, etc.;
  • la piastrinopenia e leucopenia, ovvero la riduzione di globuli bianchi e rossi, poiché, la terapia con le cellule CAR T, oltre a colpire in maniera specifica le cellule tumorali, comporta anche la distruzione dei linfociti B e dei globuli bianchi più in generale;
  • encefalopatite, con relativa emicrania, sonnolenza e confusione mentale;
  • alterazione dello stato di coscienza;
  • infezioni batteriche e virali.

Queste reazioni, in realtà, sono state riscontrate in un numero davvero esiguo di persone. Inoltre, la gravità degli effetti collaterali può essere mitigata mediante la sospensione del trattamento e/o l’assunzione di specifici farmaci. Per questo motivo, le terapie con le cellule CAR T devono essere effettuate mediante stretto controllo di una equipe medica. Solo in questo modo è possibile tenere sotto controllo gli effetti collaterali della terapia e migliorare le condizioni di vita del paziente.

Sfide aperte per il futuro: cosa ci riserva la medicina

Nell’ultimo ventennio, nel campo della ricerca oncologica sono stati raggiunti obiettivi importantissimi per la lotta contro il cancro. In particolar modo, la scoperta dell’ingegnerizzazione dei linfociti T ha aggiunto un nuovo protocollo di cura per diverse neoplasie. A causa del suo recente ingresso nell’oncologia medica, la terapia con le CAR T ha ancora moltissime sfide aperte per il futuro. Innanzitutto il protocollo necessita di essere perfezionato così da garantire una guarigione completa per un gran numero di neoplasie.

Ad esempio, si pensa che tra qualche anno, le CAR T possano essere applicate anche a tutti quei pazienti affetti da tumori solidi. Attualmente, in Italia sono attive solo 11 sperimentazioni della terapia con le CAR T, estese prevalentemente ai pazienti con tumori del sangue. Attualmente non esiste un database che consente di monitorare tutte le sperimentazioni con il farmaco in Europa, ma gli oncologi sono certi che i destinatari della terapia possano aumentare nel tempo. Infine, una delle sfide più importanti da raggiungere per la terapia è quella di migliorare sicuramente il protocollo di sicurezza per i malati oncologici.

Assistenza psicologica per le persone malate di cancro

Quando una persona riceve la diagnosi di una patologia infausta, si forma in lei un senso di rabbia, inadeguatezza e depressione, etc. Questi ed altri aspetti possono incidere irreversibilmente sulla sfera psicologica della persona. Per questo motivo è indispensabile fornire supporto a tutti i malati oncologici, supportandoli in prima persona. Tuttavia, la diagnosi di tumore ha un impatto importante anche sui familiari e stretti congiunti della vittima. Infatti, l’assistenza psicologica deve essere garantita anche ai familiari e alle persone più vicine al soggetto affetto.

L’assistenza psicologica permette non solo al paziente ma anche ai suoi familiari di acquisire gli strumenti necessari per gestire il delicato periodo della malattia e permette di apprendere tecniche per riconoscere e gestire la negatività del periodo. L’assistenza psicologica si svolge mediante colloqui individuali, sia con il paziente che con i familiari o le persone a contatto con il soggetto oncologico. La figura professionale ha il compito di individuare l’emozioni negative ed i comportamenti a rischio, che potrebbero determinare un peggioramento del decorso della patologia.

Tuttavia, il colloquio può essere svolto anche in forma collettiva, in presenza del paziente e della famiglia, così da fornire informazioni utili ad entrambi. Ad esempio, quali sono gli effetti collaterali della terapia, il suggerimento dello stile di vita da adottare e le informazioni utili per affrontare il periodo più buio della malattia.

Servizio di assistenza medica e legale gratuita

L’Osservatorio Nazionale Amianto, insieme al suo Presidente, l’Avv. Ezio Bonanni, offrono assistenza a tutte le vittime del tumore. Solo in Italia vi sono circa 2 milioni e 250 mila persone affette da neoplasia. Per questo motivo è stato istituito uno sportello online al quale le vittime o i loro familiari possono rivolgersi. Per rivolgersi allo sportello online basta contattare il numero verde 800 034 294, oppure inviare un messaggio via whatsapp. In alternativa, compilare il modulo di richiesta contatti nella pagina.

Un team di medici e volontari sarà a vostra completa disposizione per una consulenza medica gratuita e assistenza legale gratuita.

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