L’utilizzo di eternit cemento amianto fu tale da identificare l’amianto con l’eternit. Con questo termine si identifica sia il brevetto, quindi la società Eternit (multinazionale dell’amianto), sia i prodotti di fibrocemento.
Purtroppo, in Italia, fino al divieto di utilizzo, fu proprio il cemento amianto il prodotto con il quale si sono diffuse queste fibre.
I cinque stabilimenti di Eternit Italia sono: Casale Monferrato, Rubiera, Cavagnolo, Napoli Bagnoli e Siracusa. Questi sono focolai di malattie asbesto correlate. Non solo, ma in tutta Italia sono ancora circa un milione i siti contaminati.
L’Osservatorio Nazionale Amianto si occupa di tutelare tutte le vittime esposte a eternit. Grazie al suo presidente, l’Avvocato Bonanni, si offre assistenza legale e assistenza medica.
Indice
Eternit e processo Eternit: l’impegno dell’ONA
Che cos’è l’eternit? Il brevetto dell’eternit fibrocemento amianto è stato coniato dal marchio Eternit, multinazionale della famiglia Schmidheiny. Quindi è iniziata la produzione in Italia, prima nello stabilimento di Casale Monferrato, e poi tutti gli altri.
La città di Casale Monferrato è stata duramente provata da queste lavorazioni, non solo per l’elevata incidenza di malattie professionali asbesto correlate. Infatti, l’utilizzo di amianto nella città, compreso il polverino (scarto di amianto), e la fuoriuscita delle fibre dallo stabilimento si sono rivelate micidiali.
Infatti, l’inquinamento ambientale da fibre di amianto sta provocando, a Casale Monferrato, non meno di 40 casi di mesotelioma ogni anno. I dati epidemiologici e le risultanze processuali, confermano le rilevazioni dell’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto.
L’inquinamento da eternit ambientale è un dato allarmante. Il processo eternit, con il quale vi fu l’imputazione per l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, è iniziato con l’accusa di disastro ambientale.
L’ipotesi della Procura di Torino fu quella di disastro ambientale ai sensi dell’art. 434 c.p., definito poi in Cassazione con la prescrizione. Infatti, la Suprema Corte ha ritenuto che il termine prescrizionale decorresse dalla chiusura dello stabilimento.
Pertanto con Cassazione, I sezione penale, sentenza 7941/2015, prescrive il reato di disastro ambientale.
Eternit: il brevetto e la produzione di cemento amianto
Nel 1901, l’inventore e imprenditore austriaco, Ludwig Hatschek, brevetta un materiale composto da cemento e amianto e decide di chiamarlo eternit, dal latino aeternitas che significa eternità. Il termine eternità viene spesso associato all’amianto proprio per sottolineare la sua resistenza e durevolezza.
Nel 1902, l’imprenditore Alois Steinmann decide di acquistare la licenza per avviare la produzione di eternit. L’anno dopo, nel 1903, fonda la Schweizerische Eternitwerke AG a Niederurnen. Da quel momento in poi la parola eternit è stata poi associata sempre all’amianto.
Nel 1911 nelle fabbriche comincia la produzione di lastre e tegole, nel 1928 comincia quella dei tubi e nel 1933 comincia la produzione delle lastre ondulate. Determinando così la grande diffusione del materiale cancerogeno.
L’Eternit, la Fibronit e altre società in Italia
La multinazionale Eternit approda in Italia e fonda il primo stabilimento a Casale Monferrato. Successivamente vengono aperti altri quattro stabilimenti, ovvero, quello di Napoli Bagnoli, Cavagnolo e Priolo Gargallo. Nel frattempo, viene creata anche la Fibronit, da Broni a Bari e Massa Carrara.
L’ONA e l’Avv. Ezio Bonanni si sono impegnati, nel tempo, per poter portare a termine le bonifiche, compreso il sito di Broni. Anche la Fibronit è una delle aziende responsabili della morte di centinaia di lavoratori. Il processo Fibronit si è snodato in più articolazioni e l’Avv. Ezio Bonanni ha avuto in Cassazione la condanna definitiva per il caso Bari.
In sostanza, appena dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia è stato tra i maggiori utilizzatori e produttori di amianto. Ciò accadeva anche grazie alla cava di Balangero, poi acquisita anche dalla stessa famiglia Schmidheiny.
Eppure, il rischio amianto, ovvero la lesività delle fibre di asbesto, era ben nota, fin dall’inizio del secolo scorso. Tanto è vero che, con R.D. 442/1909, queste lavorazioni erano state dichiarate insalubri. Con la L. 455/1943, l’asbestosi, e cioè la fibrosi di amianto, è stata inserita nelle tabelle INAIL.
In questa situazione, e nonostante la ricerca scientifica in Italia, l’amianto ha trovato largo utilizzo in tanti settori. Nel 1955, Richard Doll ha pubblicato “Mortality from lung cancer in asbestos workers”, che ha dimostrato la capacità cancerogena dell’amianto, con unanime consenso scientifico.
Eternit lobby assassina e la violazione delle regole cautelari
Già nel 1959, poi nel 1960, ci furono le prime pubblicazioni di Chris Wagner. Gli studi di Wagner evidenziavano il rischio mesotelioma anche per coloro che abitavano nei dintorni delle miniere.
Nel 1964, l’Accademia delle Scienze ha organizzato a New York una conferenza sugli “effetti biologici dell’amianto”. Nel corso della conferenza fu confermata la cancerogenicità dell’amianto anche per le sierose. Infatti, al mesotelioma è stata sempre associata l’esposizione ad amianto.
Nonostante ci fosse la consapevolezza della lesività dell’amianto, comunque delle sue capacità cancerogene, già ben prima degli anni ’60, vi fu un aumento della produzione.
La prova del danno amianto e la sua messa al bando
Le prove che l’amianto potesse rivelarsi una sostanza tossica e pericolosa risalgono già agli anni ’60. Infatti, alcune ricerche condotte in quegli anni hanno dimostrato che le polveri d’amianto fossero alla base dell’insorgenza di gravi patologie come asbestosi e mesotelioma pleurico.
Nonostante ciò, sia Eternit che Fibronit hanno continuato la loro produzione in maniera indisturbata, almeno fino al 1986, anno poi, della loro definitiva chiusura.
Per oltre 25 anni, le case produttrici di amianto hanno messo in pericolo la vita dei loro operai senza pensare in alcun modo alle conseguenze.
Poi finalmente nel 1992 fu approvata la Legge 257. La Legge 257/92 mette al bando l’amianto e chiede la chiusura di tutti gli stabilimenti Eternit presenti in Italia. Ad oggi, però, ci sono ancora circa 40 milioni di tonnellate di amianto che non sono state neppure bonificate.
Il ruolo di ONA APS nella lotta contro Eternit e amianto
Come è noto, le fibre di amianto sono pericolose per la salute umana e questo si sa dagli inizi degli anni ’60. Le fibrille di amianto hanno un’elevata capacità di frammentazione dovuta spesso agli sbalzi di temperatura. Quando le fibre si sfaldano, le particelle si riducono in polvere e in questo modo diventano facilmente inalabili o ingerite dall’uomo.
L’amianto è una sostanza patogena e altamente cancerogena responsabile di diverse malattie fibrotiche. Ciò è confermato anche nella monografia IARC.
Tra le patologie asbesto correlate più comuni ricordiamo: ispessimenti pleurici, placche pleuriche e asbestosi.
Inoltre, l’esposizione a fibre di amianto determinano l’insorgenza anche di neoplasie come: tumore al polmone, tumore alla laringe, tumore alla faringe, cancro allo stomaco, cancro al colon e tumore alle ovaie.
La situazione d’emergenza è illustrata dall’Avv. Ezio Bonanni in “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed.2022”. In tale occasione, il Presidente ONA ha nuovamente sottolineato i rischi potenziali e reali di questo minerale. Già da tempo, l’ONA APS, in collaborazione con il team legale di Ezio Bonanni, lavora costantemente per bandire l’amianto da ogni struttura esistente in Italia. Inoltre, il suo impegno si focalizza anche sulla possibilità di accesso a indennità e risarcimenti per le vittime esposte ad amianto.
Utilizzo dell’eternit cemento amianto fibrocemento in Italia
L’eternit in Italia è stato il sinonimo della multinazionale della famiglia Schmidheiny e, al tempo stesso, dell’eternit cemento amianto. Per questi motivi, cemento asbesto e fibrocemento o eternit sono sinonimi. Indicano tutti questa particolare tecnica di lavoro.
Il maggior utilizzo di minerali di amianto in Italia si è verificato proprio con il suo impiego in edilizia, cioè con i prodotti della fabbrica Eternit e di altri stabilimenti similari.
Tant’è vero che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’uso del cemento con amianto e delle onduline amianto, tra cui quello per i tetti, è aumentato. Nel complesso, l’aumento di uso di amianto è stato vertiginoso.
L’utilizzo in edilizia è stato massivo, compreso nei tetti, nelle coibentazioni e negli impianti. Si stimano, infatti, circa 3.748.550 tonnellate di fibra grezza estratte dalla miniera di Balangero (in Piemonte) e circa 1.900.885 tonnellate di materiale utilizzato per la produzione di fibrocemento con amianto.
L’Eternit si è diffuso in maniera esponenziale e tantissime aziende hanno cominciato a utilizzarlo soprattutto nella produzione di coperture per tetti ma anche per condutture di acqua potabile.
L. 257/1992 e messa al bando dei prodotti in cemento-amianto
L’amianto sinonimo di asbesto ed eternit è stato messo al bando in 62 Stati in tutto il mondo. Tra questi troviamo l’Arabia Saudita, Argentina, Australia, Cile, Croazia, Gabon, Giappone, Honduras, Islanda, Kuwait, Norvegia, Seychelles, Uruguay, oltre a quelli dell’Unione Europea. Tuttavia, nonostante il bando, la produzione di eternit continua a superare i 2 milioni di tonnellate nel mondo.
Anche l’amianto in Italia era molto diffuso. Tuttavia sono solo 6 le regioni che hanno censito la presenza di amianto nel territorio. Di queste 6, solo il Piemonte, la Provincia Autonoma di Trento e la Valle d’Aosta hanno concluso le procedure. Le altre 3, ovvero, Campania, Emilia Romagna e Marche hanno registrato solo gli edifici pubblici e le imprese.
Mentre tutte le altre, quindi, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Puglia, Sardegna, Sicilia, Veneto e la Provincia Autonoma di Bolzano, risultano ancora molto indietro con la procedura.
Le mappature parziali, ad oggi, hanno evidenziato la presenza di amianto in 370.000 strutture. Le coperture in amianto e eternit rivestono 58.000.000 di metri quadrati (214.469 edifici privati, 50.744 edifici pubblici, 20.296 siti industriali, 18.945 onduline amianto).
Eternit: produzione di amianto compatto
La pericolosità dell’amianto sinonimo anche di asbesto dipende dal suo grado di friabilità. In linea di massima, però, l’amianto tende a logorarsi nel tempo, per via di usura e variazioni atmosferiche.
Per questo motivo, è fondamentale effettuare una bonifica, a prescindere dalla tipologia di amianto di cui si dispone. A seconda dell’indice di friabilità, le strutture in amianto possono essere compatte o friabili.
L’amianto compatto è l’amianto a basso indice di friabilità, per via del potere aggrappante delle fibre. Però, con il passare del tempo, anche quello compatto rischia di logorarsi, soprattutto a causa di agenti atmosferici o usura data dal tempo.
L’amianto compatto si trova spesso nelle coperture, in tubazioni, canne fumarie, in serbatoi e cassoni dell’acqua.
Mentre l’amianto friabile è quello solitamente più pericoloso perché le particelle sono facilmente disgregabili e diventano volatili in poco tempo. L’amianto friabile si trova spesso in pavimentazioni, pannelli divisori, pareti, coibentazioni e controsoffitti.
Procedura di segnalazione presenza cemento amianto eternit
Chiunque sia in possesso di un immobile o per qualche ragione si ritrovi a gestirne uno, come per esempio un amministratore condominiale o un dirigente scolastico, è obbligato a controllare che non vi sia traccia di amianto o eternit.
Come previsto dall’art. 2051 c.c., il proprietario o gestore di quell’immobile deve provvedere anche al monitoraggio dello stabile stesso.
Nel caso in cui dovesse rilevarne la presenza, deve allertare immediatamente le autorità competenti, tra cui la ASL. A segnalazione ricevuta, l’intervento ASL prevede l’invio sul luogo un esperto che accerti lo stato di friabilità del minerale, compilando un certificato di “valutazione del rischio”.
Se l’amianto è particolarmente friabile, è necessario procedere con la bonifica, che prevede la rimozione e lo smaltimento delle lastre di amianto. Se, invece, ci troviamo di fronte ad amianto ancora in buone condizioni, è possibile fare sì una bonifica, ma richiedendo semplicemente un incapsulamento. I diversi metodi di bonifica sono:
Ogni forma di danno recato agli inquilini, deve essere risarcito dal proprietario o gestore, che ne risulta così direttamente responsabile.
Come comportarsi in caso di acquisto di immobile con amianto?
Durante una compravendita, è possibile ritrovarsi a dover acquistare un immobile contenente amianto. Non è detto che il proprietario o venditore ne sia al corrente, perché l’amianto si trova spesso anche nelle tubature o nelle canne fumarie.
Se l’acquirente di un immobile viene a conoscenza della presenza di amianto nello stabile che ha appena acquistato, può decidere di mantenere l’acquisto ma richiedere una riduzione del costo, come prevede la sentenza n.15742 del 23.06.2017 della Corte di Cassazione, sez. II.
Nel caso in cui il venditore sia a conoscenza della presenza di amianto e omette volutamente di comunicarlo all’acquirente, la vendita può essere annullata.
Tutela tecnica per la bonifica amianto cemento
Anche nel caso di cemento amianto si deve procedere alla bonifica e messa in sicurezza. Si afferma, infatti, il principio della prevenzione primaria, che presuppone di evitare ogni forma di esposizione anche a basse dosi. Infatti, per il mesotelioma, il rischio sussiste anche in dosi basse.
L’unico strumento per vincere le malattie asbesto correlate è quello di evitare ogni forma di esposizione, come ribadito dall’Avv. Ezio Bonanni e confermato anche dalla revisione del Consensus di Helsinki del 2014.
ONA APS offre un servizio di assistenza gratuita, sia tecnica che legale, per procedere con eventuali segnalazioni e richieste. L’amianto, infatti, deve essere sempre segnalato, a prescindere dallo stato in cui versa. È stata istituita l’APP Amianto per segnalare i siti contaminati e il portale per la Segnalazione Malattie Amianto – Repac.
Per coloro che sono stati esposti ad amianto, comprese le fibre di crisotilo del cemento amianto e del fibrocemento asbesto, è necessaria la sorveglianza sanitaria. Solo con la prevenzione secondaria è possibile la diagnosi precoce e, quindi, i migliori risultati terapeutici.
I processi a carico dei responsabili dell’Eternit
L’Italia è l’unica nazione nella quale si è tentato e si tenta di rendere giustizia alle vittime con l’utilizzo del procedimento penale. Infatti, oltre al processo Eternit I, per il quale la Cassazione ha dichiarato la prescrizione, sono in corso una serie di altri procedimenti.
Il processo Eternit I
Negli stabilimenti della multinazionale Eternit, 5 in Italia (Bagnoli, Cavagnolo, Rubiera, Siracusa e Casale Monferrato), si è utilizzato, per la maggior parte, amianto crisotilo. Questo minerale è stato estratto dalla cava di Balangero sita nei pressi dello stabilimento. Per un periodo, questa miniera fu pure di proprietà della multinazionale Eternit e della famiglia Schmidheiny.
Inoltre, negli stabilimenti della multinazionale Eternit, si utilizzava anche amosite e crocidolite, che erano importati e che arrivavano via treno o via nave. Attraverso il porto di Genova arrivavano per Casale Monferrato, da Napoli per quanto riguarda Bagnoli.
Nel corso degli anni, sono stati migliaia i lavoratori esposti ad amianto e deceduti per malattie asbesto correlate. Oltre a loro, anche i familiari e gli abitanti dei quartieri limitrofi hanno messo a rischio la loro vita.
Il processo avviato per fare luce sulla vicenda ha preso il nome di Processo Eternit I ed ha visto come protagonista Stephan Ernest Schmidheiny.
L’imprenditore svizzero è stato condannato a 18 anni di carcere dalla Corte d’Appello di Torino per il disastro ambientale provocato dall’amianto negli stabilimenti Eternit in Italia e nei territori limitrofi.
Eternit bis: processi ancora in corso
Successivamente prosciolto in via definitiva per intervenuta prescrizione del reato, Schmidheiny è rimasto unico imputato nel Processo Eternit-bis per l’ipotesi di reato di omicidio di 392 persone, di cui 62 dipendenti dello stabilimento Eternit di Casale Monferrato e di 330 residenti delle zone limitrofe, tutti deceduti a causa di mesotelioma per l’esposizione ad inquinamento da amianto ambientale.
Il processo penale si svolge dinanzi alla Corte di Assise del Tribunale di Novara il 27 novembre. ONA si è impegnata per assistere tutti coloro che chiederanno di costituirsi parte civile.
Il processo Eternit bis è stato diviso in 4 tronconi. Il 23 marzo 2022 c’è stata l’ultima udienza al Tribunale di Napoli relativa allo stabilimento di Bagnoli. L’imputato è accusato dell’omicidio volontario di 6 operai e 2 familiari. I pm hanno chiesto 23 anni e 11 mesi di reclusione. La prossima udienza, in cui è prevista la sentenza, è del 6 aprile 2022.
A Torino, invece, dove l’accusa è di omicidio colposo, in primo grado l’imprenditore è stato condannato a 4 anni di reclusione. Condanna riformata dalla Corte di Appello, il 16 febbraio 2023, a 1 anno e 8 mesi. Soltanto per l’omicidio colposo di una delle vittime Giulio Testore, operaio dello stabilimento di Cavagnolo morto per un mesotelioma da amianto. I giudici di secondo grado hanno, invece, assolto Schmidheiny per la morte di Rita Rondano, perché il fatto non sussiste.
Tutela legale delle vittime dell’eternit
Eternit non vuol dire soltanto la multinazionale, bensì, quel cemento amianto/fibrocemento eternit, che ha provocato e continua a provocare molti morti.
Infatti, il settore edile, è quello nel quale vi è un più alto numero di casi di mesotelioma (3.002 casi, pari al 15,5% dei casi totali in Italia). Ciò è confermato anche dal VII Rapporto Mesoteliomi ReNaM INAIL.
Quindi, la tutela legale è estesa anche a coloro che si sono ammalati in altri ambiti per le successive lavorazioni dei materiali in amianto, in particolare le onduline.
In caso di malattia professionale dovuta all’amianto, sussiste il diritto all’indennizzo INAIL o all’erogazione della rendita. Alla rendita va poi aggiunta la prestazione del Fondo Vittime Amianto nella misura del 15%.
Inoltre le vittime di malattie asbesto correlate, riconosciute dall’INAIL, hanno diritto ai benefici contributivi (art. 13, comma 7, L. 257/92).
Grazie a queste maggiorazioni con il coefficiente di 1,5, si ha accesso al prepensionamento e alla rivalutazione della propria pensione. Se, nonostante l’accredito di questi contributi, non si accede al diritto alla quiescenza, si può richiedere la pensione d’invalidità amianto.
Qualora la vittima faccia parte delle Forze Armate o del Comparto Sicurezza, può richiedere il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere. In questo caso ha quindi diritto a prestazioni aggiuntive.
Infine, oltre ai danni indennizzati dall’INAIL, coloro che sono esposti hanno diritto all’integrale risarcimento dei danni.
Consulenza gratuita per le vittime e i familiari
L’ONA e l’Avvocato Bonanni mettono a disposizione per le vittime e i loro familiari un servizio di consulenza gratuita legale e medica.
Per avere maggiori informazioni è possibile chiamare il numero verde o compilare il form.