L’orso polare è un mammifero semi acquatico che vive tra il ghiaccio e la neve presenti lungo le coste gelide dell’estremo nord. Il suo nome scientifico è “Ursus Maritimus”, ovvero “orso del mare”, infatti questa specie trascorre la maggior parte del suo tempo in acqua.
L’Osservatorio nazionale amianto (Ona), è in prima linea nella tutela dell’ambiente e della salute. In primo luogo il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, assiste le vittime dell’amianto e di altri cancerogeni, le vittime del dovere, e i loro familiari. L’associazione si preoccupa di diffondere buone pratiche per salvaguardare il nostro Pianeta e di sensibilizzare sull’argomento anche le istituzioni politiche. Per liberare il territorio italiano dall’amianto ha anche creato una App per la segnalazione dei siti contaminati.
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Caratteristiche fisiche del “gigante bianco”
Tornando all’orso polare possiamo dire che il corpo di questo splendido animale è caratterizzato da una folta e morbida pelliccia bianca, o color crema, che gli permette di mantenersi al caldo anche in presenza di temperature molto basse. Anche la presenza di un consistente strato di grasso, sotto la sua pelle, è un ulteriore elemento essenziale per la sua sopravvivenza. La maggior parte di questi esemplari, infatti, vive nel circolo Polare Artico, in Alaska, in Siberia e in Groenlandia.
Essendo un abile nuotatore, l’orso polare è ricoperto da un lungo pelo idrorepellente. Quest’ultimo oltre a proteggerlo dal gelo delle temperature artiche, gli permette di far scivolare via più facilmente l’acqua dal suo corpo. E’ dotato anche di zampe molto larghe e rotonde, adatte ad avere presa sul ghiaccio durante gli spostamenti, mentre quelle anteriori sono parzialmente palmate e adatte al nuoto.
Questo animale, è anche dotato di cinque artigli (per ogni zampa) affilati, ricurvi e non retrattili, adatti alla caccia e alle arrampicate sugli iceberg durante gli inseguimenti delle prede.
L’orso polare al vertice della catena alimentare
L’orso polare, infatti, è uno tra i più grandi predatori carnivori del pianeta e si trova al vertice della catena alimentare nella sua area di sopravvivenza. Il suo manto bianco è in grado di mimetizzarsi accuratamente tra la neve ed i ghiacciai dell’ambiente circostante, e ciò gli consente di aver maggiore successo durante la caccia. Il gigante bianco trascorre la sua giornata prevalentemente dove l’acqua è bassa o dove è più probabile trovare animali, infatti, una delle sue zone preferite è sulla superficie delle banchise polari, postazioni ideali per riuscire a trovare foche e uccelli marini.
C’è da dire che l’orso polare non teme il freddo. Gelo e ghiaccio sono il suo habitat ideale e questo esemplare riesce a sopravvivere, alimentandosi e riproducendosi senza alcun problema.
L’orso polare a rischio, classificato come specie vulnerabile
Da qualche anno a questa parte, però, è stato categorizzato come “vulnerabile” e inserito nella “lista rossa” dello IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). Infatti l’orso polare è uno degli animali in pericolo di estinzione. È considerato ormai una specie protetta a causa di gravi minacce ambientali: come il surriscaldamento climatico e l’inquinamento ambientale. Queste minacce non solo colpiscono direttamente l’orso polare ed il suo habitat, ma riducono inevitabilmente la crescita della fauna presente in quelle zone, portando all’esasperazione la ricerca di cibo per gli orsi.
In definitiva, la sopravvivenza di questa specie è in grave pericolo. Negli ultimi anni ci sono stati molti episodi di morti improvvise dovute a vari fattori. Gli ambientalisti confermano che ad oggi il numero di questi animali si aggira intorno ai 26.000 esemplari!
Cosa sta succedendo all’orso polare?
Le notizie sulle condizioni ambientali degli ultimi anni parlano chiaro.
L’orso polare è ad alto rischio di estinzione e per questo è diventato uno dei simboli cardine di questo scenario terrificante.
Purtroppo è già diminuito il numero degli esemplari ancora in vita di questo mammifero. Secondo alcuni studi, infatti, questo predatore un tempo signore delle zone artiche, sta scomparendo velocemente.
Esaminando alcuni dei fattori più visibili del suo cambiamento, si può notare che il suo aspetto, con il tempo, si è modificato drasticamente.
Il peso di questo animale infatti, in condizioni normali, oscilla tra i 350 ed i 700 kg, in quanto l’orso polare è famoso per essere uno tra i mammiferi più grandi e con più grasso corporeo sul nostro pianeta. Ma a causa delle violente modifiche avvenute nel suo habitat e con la progressiva diminuzione della fauna di cui si nutrono, gli orsi polari oggi fanno fatica a cibarsi e risultano denutriti.
Il WWF, l’organizzazione internazionale di protezione ambientale,denuncia la continua minaccia che sta progressivamente distruggendo l’habitat dell’orso polare giorno dopo giorno e afferma che:
“Salvare l’ecosistema dell’Artico è una delle sfide più difficili e impegnative che ci troviamo ad affrontare. I problemi del clima sono nel nostro programma di conservazione sin dall’inizio degli anni ’90 con le campagne per le regioni artiche, le battaglie per l’uso dell’energia rinnovabile e partecipando ai dibattiti e alle decisioni a livello internazionale.”
L’orso polare, animale solitario
Secondo alcune stime, l’organizzazione del WWF, afferma che l’orso bianco è un mammifero difficile da monitorare, in quanto vivendo a densità molto basse ed in regioni disabitate non è facile tenerlo sotto controllo.
In ogni caso, gli ultimi dati ci dicono che nelle regioni artiche sopravvivono ancora circa 26.000 specie, divise in 19 sottopopolazioni.
Nonostante l’orso polare sia il più grande carnivoro sul nostro pianeta, queste minacce influiscono considerevolmente sulle abitudini e sull’aspetto fisiologico dell’animale. Entro il 2050 è stimato che potrebbe scomparire fino al 30% della popolazione di orsi bianchi rimasta sulla terra.
Il cambiamento climatico e lo scioglimento dei ghiacciai
Conosciamo bene i gravi rischi che il nostro pianeta sta correndo a causa dei numerosi cambiamenti climatici. Gli orsi bianchi, come abbiamo già accennato, vivono nei paesi che circondano il circolo Polare Artico: Canada, Siberia, Alaska, Groenlandia, Norvegia.
“Durante la stagione invernale, le temperature nell’Artico si aggirano generalmente intorno a – 34°, e possono arrivare fino a – 69°. Anche la temperatura dell’acqua è gelida, raggiungendo fino a – 2°, il punto di congelamento dell’acqua di mare”.
La temperatura media terrestre, purtroppo, sta facendo riscontrare un’impennatacostante negli ultimi tempi, con effetti drammatici per la fauna esistente. A maggior ragione, durante il periodo estivo, il fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai sarà ancora più rapido.
Questa problematica è a dir poco preoccupante. L’effetto serra, che ci tormenta ormai da anni, continuerà a far crescere la temperatura del pianeta terrestre a ritmi velocissimi, e la conseguenza di tutto questo porterà alla distruzione dell’ecosistema.
Lo stop per la pandemia si è rivelato poco utile
Durante il periodo della pandemia globale, si sperava in una effettiva ripresa dell’ambiente. Sfortunatamente lo stop del traffico quotidiano, dello smog delle fabbriche e dei danni causati dalla nostra specie è stato quasi inutile. La verità è che il pianeta non può sopportare ancora per molto la quantità spropositata di danni che la nostra specie gli sta causando!
Alcuni scienziati ipotizzano che se questo tasso continuerà ad avanzare, entro il 2075, ci sarà un ritiro definitivo della calotta polare.
Si presume, quindi, che nell’immediato futuro l’orso polare potrebbe estinguersi definitivamente.
Le trivellazioni petrolifere
Tra le cause principali, oltre il cambiamento climatico ed il riscaldamento globale, troviamo anche le trivellazioni petrolifere.
La vita degli orsi polari è messa a repentaglio soprattutto dalle multinazionali dei combustibili fossili, che sono tra i principali responsabili dei cambiamenti climatici e del rapido scioglimento dei ghiacci artici.
“Le regioni artiche sono inoltre sempre più spesso interessate dall’estrazione di minerali, petrolio e gas con attività industriali che mettono a serio rischio l’ambiente dell’orso polare e delle altre specie artiche.”
La costante minaccia delle trivelle e delle piattaforme petrolifere potrebbe causare la fuoriuscita di petrolio, altamente tossico per le acque dell’artico e per la sussistenza degli animali con un conseguente impatto a dir poco devastante.
La somma di queste condizioni sta limitando notevolmente il territorio vitale degli orsi polari, contribuendo alla scomparsa progressiva dell’ecosistema.
Gli studi sui rischi che colpiscono l’orso polare
Uno studio pubblicato dalla rivista “Nature Climate Change” ha lanciato l’allarme sulla sorte tragica a cui potrebbero sopperire questi mammiferi.
L’aumento della temperatura media globale e dal conseguente scioglimento dei ghiacci polari, secondo gli esperti dell’Università di Toronto, nel giro di 80 anni ha portato alcune specie viventi a limiti pericolosi di sopravvivenza.
Stephen Molnar, dell’Università di Toronto, spiega che gli orsi polari necessitano del ghiaccio marino per cacciare le loro prede. Gli orsi in mancanza di questa preziosa risorsa sono costretti a spostarsi per lunghe tratte, bruciando energie essenziali per il periodo del letargo e faticando per procacciarsi il cibo necessario per loro e per i cuccioli.
Se gli orsi polari saranno privati del loro habitat naturale, della calotta glaciale e della fauna di cui di nutrono saranno spacciati. Sebbene questi animali siano una specie fisicamente forte, tendono a non adattarsi ai grandi cambiamenti, per cui il rischio di morire di fame è decisamente alto.
Secondo l’“Unione internazionale per la conservazione della natura”(IUCN), l’orso bianco rappresenta il simbolo dei cambiamenti climatici essendo una delle specie più a rischio di estinzione sul nostro pianeta.
Un’ulteriore organizzazione per la tutela dell’orso polare, la “Polar Bears International”, ha esaminato il limite di resistenza relativi al consumo energetico di questi animali. Il team ha dimostrato che gli esemplari più giovani di orso polare sono i più a rischio, essendo maggiormente esposti alle minacce.
Steven Amstrup, capo scienziato della “Polar Bears International”, dice che le future mamme orso non avranno abbastanza grasso corporeo per riuscire a sfamare i piccoli di orso e di conseguenza la situazione già di per sé difficile, sarà ben peggiore per i cuccioli. Secondo questi ricercatori, in determinate aree dell’Artico questo fenomeno potrebbe essere già iniziato.
È possibile tutelare l’orso polare ed il suo habitat?
La risposta è certamente sì.
Ormai è chiaro che l’habitat dell’orso bianco è seriamente compromesso, come sostiene anche il WWF. Però è possibile avere delle accortezze per far sì che le conseguenze siano meno catastrofiche per noi e per l’ambiente.
Sostenere una condotta che sia volta il più possibile all’ecologia, al rispetto del nostro pianeta e di tutti gli esseri che la abitano è già un piccolo passo avanti.
Ad oggi, fortunatamente, esistono molte associazioni no profit in grado di salvaguardare l’ecosistema e il sostentamento degli animali, come la tutela dell’orso polare.
Questo animale si ritrova vittima di un cambiamento climatico malsano, che distrugge il suo ambiente, le sue abitudini ed il suo benessere.
Le industrie petrolifere e di estrazione del gas, stanno rivolgendo sempre più la loro attenzione verso l’Artico. Queste iniziative di industrializzazione sono altamente impattanti sull’ambiente e contribuiscono alla produzione di sostanze nocive.
Le cause del surriscaldamento globale
Di seguito un elenco delle maggiori cause del surriscaldamento globale:
- Emissioni di CO2: dovute prevalentemente alle attività industriali e agli altri gas. Secondo alcuni ricercatori, la calotta polare artica si sta sciogliendo a vista d’occhio. Più del 4% del suo volume è stato perso a causa di queste emissioni.
- Combustione di carboni fossili: essa genera acidi di vario tipo che si posano sulla terra incidendo negativamente sull’ambiente circostante.
- Deforestazione: la continua espansione urbana, la creazione di nuove strutture e l’abbattimento di alberi e terreni fertili riduce la presenza di ossigeno e aumenta l’anidride carbonica.
Come abbiamo già detto, è il fenomeno legato allo scioglimento dei ghiacciai la minaccia più insidiosa per la sopravvivenza dell’orso polare. Esso determina la scomparsa dell’habitat naturale del gigante bianco e la conseguente difficoltà nel reperire le risorse di sostentamento. Purtroppo questa situazione costringe gli orsi a ricercare nutrimento nelle città e nelle zone più frequentate dall’uomo, creando non pochi disagi.
Durante il lockdown, dovuto alla pandemia da Coronavirus, è stato registrato il maggior numero di questi animali nelle zone abitate. Questi esemplari sono riusciti ad “invadere” i centri urbani e in mancanza di animali adatti al loro nutrimento si sono cibati di spazzatura, notizia ancora più sconfortante.
Cosa possiamo fare per salvare il pianeta
“Sono tantissime le azioni quotidiane che possiamo fare per ridurre il nostro impatto sul pianeta: inquinando meno, ridurremo il rischio dello scioglimento dei ghiacciai e potremo contribuire a salvare l’orso polare dall’estinzione. Possiamo anche decidere di festeggiare la giornata mondiale dell’orso polare facendo un bellissimo gesto: per esempio adottando un orso polare con il WWF!”
Tutti possiamo fare la nostra parte per aiutare gli orsi polari a sopravvivere. Se ogni nazione fosse disposta ad agire creando interventi atti alla salvaguardia degli animali e del pianeta in generale, a quest’ora la situazione sarebbe meno drastica ed il mondo meno inquinato.
Questo declino ambientale può essere arrestato. Tuttavia ci sono alcune semplici azioni che tutti possiamo intraprendere per aiutare a contrastare l’effetto serra, come ad esempio:
- Fare attenzione all’alimentazione, mangiando meno carne e più vegetali;
- Diminuire l’uso dell’automobile andando in bicicletta o a piedi;
- Ottimizzare i consumi dei dispositivi elettronici;
- Acquistare prodotti locali;
- Riciclare il più possibile, riducendo il consumo di plastiche e imballaggi inquinanti.
Gli orsi polari rischiano di scomparire del tutto entro il 2100, a causa dei tragici effetti del surriscaldamento globale. Le iniziative per aiutare e sostenere queste specie sono molteplici, ma se non iniziamo subito a metterle in atto, molto presto potremo dire addio all’habitat di questi animali che si vedranno incastrati in una trappola mortale senza uscita.
Assistenza ONA e tutela dell’ambiente
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha tra i suoi obiettivi la tutela dell’ambiente. Inoltre fornisce un servizio di assistenza gratuita per le vittime di agenti cancerogeni, come l’amianto.