L’inquinamento marino da plastica è una delle tipologie di inquinamento più gravi con conseguenze per l’ecosistema marino che si ripercuotono anche sull’acidificazione delle piogge e su tutta la catena alimentare.
In questa guida, coordinata dall’Avv. Bonanni, scopriamo nel dettaglio cos’è l’inquinamento marino da plastica e quali sono le conseguenze e i rimedi da mettere in atto al più presto per fermare l’inquinamento da plastica.
Inoltre l’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto sostiene la tutela dell’ambiente e della salute. Per questo ha messo a disposizione dei cittadini un servizio di consulenza gratuita.
INDICE
–Inquinamento dei mari da plastica –L’inquinamento dei mari –Possibili soluzioni e proposte concrete –Politiche contro l’inquinamento marino da plastica Tempo stimato di lettura: 7 minuti |
Inquinamento da plastica
La plastica è un prodotto sintetico a lunga conservazione formato da polimeri. Tra i prodotti dell’attività umana è uno di quelli che si degrada meno velocemente. Per essere completamente degradato sono necessari infatti centinaia di anni. Alcuni oggetti in plastica vengono prodotti per essere utilizzati solo per alcuni minuti. Pensiamo alle buste di plastica e agli involucri per alimenti. Una volta utilizzati però rimangono sul nostro pianeta per centinaia di anni, causando gravi danni all’ambiente.
La plastica è contenuta in quasi tutti i prodotti che utilizziamo nella nostra vita quotidiana. Se osserviamo attentamente ci accorgiamo infatti che è presente, anche in minima parte, quasi ovunque. Si calcola che negli ultimi 65 anni ne sono state prodotte 8300 milioni di tonnellate.
Cosa sono le microplastiche?
Cosa sono le microplastiche? Una volta abbandonata senza essere opportunamente incenerita o riciclata la plastica si degrada in particelle sempre più piccoli, da pochi centimetri a pochi micron. La microplastica è presente ovunque, negli Oceani e in cima all’Everest. La microplastica infatti si disperde nell’aria, entra a far parte dell’acqua potabile e nella catena alimentare degli animali acquatici e dell’uomo.
La plastica infatti è in grado di “risalire” la catena alimentare a partire anche dagli organismi più piccoli, come il plancton ed oggi è chiaro come essa faccia parte ormai della nostra dieta. Questo fatto dimostra ancora di più il legame tra ambiente e salute.
Se il mondo scientifico è in accordo su microplastiche e nanoplastiche ingerite attraverso l’alimentazione, l’acqua potabile e l’utilizzo di imballaggi di plastica per alimenti, i reali effetti di ciò sulla salute non sono ancora stati indagati a fondo. Pochissime ricerche hanno infatti finora studiato la capacità delle nanoplastiche di attraversare le barriere epiteliali delle vie aeree, del tratto gastrointestinale e della pelle per ridurre l’attuale incertezza nella valutazione del rischio per la salute umana.
L’inquinamento dei mari
Si calcola che dai 4 ai 12 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari di tutto il mondo ogni anno, causando l’80% dell’inquinamento del mare.
I 4/5 dei rifiuti di plastica nel mare entrano sospinti dal vento o trascinati dagli scarichi urbani e dai fiumi. Il resto è prodotto direttamente dalle navi che solcano i mari che siano esse pescherecci, votate al trasporto oppure navi da crociera votate al turismo.
La plastica che finisce in mare mette in pericolo l’intero ecosistema marino, le spiagge e la salute umana. L’oceano infatti ha un grande potere autodepurante sia per la composizione dell’acqua marina sia per la sua massa. Essa consente un’efficace diluizione e ossigenazione. Ciò non significa però che gli oceani siano in grado di depurare le tonnellate di plastica che sono costretti ad ingerire. In alcuni punti degli Oceani si sono create vere e proprie isole di rifiuti di plastica galelggianti che hanno la dimensione di uno stato.
In aggiunta, nei mari chiusi e lungo le coste la diffusione di sostanze inquinanti può provocare danni sia all’ecosistema marino sia alla salute dell’uomo, tanto che in alcune zone è vietata la balneazione.
Le fonti di inquinamento nel mare non si riducono alla plastica. Le fonti più importanti dell’inquinamento delle acque marine sono gli scarichi urbani e industriali di sostanze organiche: attaccati da microrganismi che consumano ossigeno, questo finisce per essere tolto agli altri organismi marini. In alcuni casi gli scarichi urbani e industriali contengono anche sostanze non degradabili, come metalli pesanti e sostanze radioattive, che avvelenano l’acqua provocando la moria di pesci.
Come funziona l’inquinamento marino da plastica?
La plastica nel suo processo di biodegradazione passa per diversi stati e dimensioni. Scambiata per pesce o per plancton viene ingerita dagli esseri viventi mettendone a repentaglio la salute. Polimeri di plastica si trovano in tutti i mari del mondo, dai ghiacci artici ai mari chiusi.
Come funziona l’inquinamento marino da plastica? Bottiglie, imballaggi, reti da pesca, sacchetti, fazzoletti, mozziconi e qualunque altro oggetto in plastica una volta finito in acqua si spezza in frammenti più piccoli per azione dell’erosione dell’acqua e delle correnti.
Questi frammenti possono raggiungere dimensioni microscopiche inferiori ai 5 mm di diametro e costituiscono una fra le principali cause di morte per soffocamento di molti pesci ed uccelli marini quando vengono scambiati per cibo.
Secondo gli studi più recenti sono 115 le specie marine a rischio, dai mammiferi agli anfibi, passando per i volatili. Le cause di morte sono soffocamento e ingestione, ma anche intrappolamento e ferite.
Possibili soluzioni e proposte concrete
Una volta individuate per inquinamento marino cause e conseguenze, occorre ideare delle soluzioni a questo problema. Le soluzioni e i rimedi per ridurre il problema dell’inquinamento marino da plastica non possono non passare per la riduzione della produzione e consumo di plastica.
Il consumatore stesso non deve sottovalutare il rapporto plastica e ambiente e tra la plastica e l’inquinamento atmosferico oltre che ambientale. Deve optare per prodotti con meno imballaggi, per borse in stoffa, batterie ricaricabili ecc…
La parola d’ordine è riusare e recuperare: scegliere il vuoto a rendere, il vetro al posto della plastica, inventare nuovi utilizzi per un oggetto che ha perso la sua funzione, acquistare quanto più possibile prodotti che non contengono plastica. Vasetti per lo yogurt in vetro o in carta riciclata, imballaggi per alimenti prodotti dagli scarti di mais, scatole della pasta interamente in carta e senza inserti in plastica.
Adottare la raccolta differenziata e farlo con attenzione aiuta a garantire un corretto riciclo della plastica.
Oltre all’azione dei singoli, negli ultimi anni abbiamo assistito a progetti interessanti come The Ocean Cleanup, come #RethinkPlastic del network Plastic Oceans e a numerose attività di sensibilizzazione.
Anche l’ONA ha istituito l’Osservatorio Nazionale dei rifiuti per far fronte a questa emergenza che interessa molti territori del nostro Paese. L’associazione è ideata dall’ONA per arginare la contaminazione dei luoghi di vita e di lavoro.
Politiche contro l’inquinamento marino da plastica
L’Italia ha rimosso dal mercato i cotton fioc prodotti con bastoncini di plastica sostituendoli con bastoncini biodegradabili, a partire dal 2019. Gli stati europei tra cui l’Italia hanno abolito l’uso delle shopper in plastica sostituendole con quelle biodegradabili, ma ancora molto c’è da fare.
Ripulire i fiumi, tra le principali fonti di rilascio di materiali plastici nelle acque salate di mari ed oceani (inquinamento acque marine e inquinamento degli oceani), dovrebbe essere nell’agenda degli stati a livello internazionale.
Purtroppo una recente risoluzione dell’Enviromental Assembly delle Nazioni Unite sul tema dell’inquinamento marino da plastica è stata rimandata al mittente da parte di Stati Uniti, Cina ed India, che figurano tra i maggiori produttori mondiali di rifiuti plastici.
Le politiche contro l’inquinamento marino da plastica incontrano le resistenze di interessi economici e industriali contrari a che vengano ridotti produzione e consumo di plastica. La strada per cambiare tali assetti e diminuire i rifiuti in mare e l’inquinamento idrico (inquinamento in mare e inquinamento oceano) è ancora in salita.
Assistenza ONA e il suo ruolo per l’ambiente
L’ONA e l’Avvocato Bonanni hanno tra i loro obiettivi quello della difesa dell’ambiente. Solo vivere e lavorare in un luogo salubre permette di tutelare la salute dei cittadini. Purtroppo però rifiuti di plastica, inquinamento ed esposizione ad agenti cancerogeni, come l’amianto, sono dannosi per l’uomo.
Il primo passo è bonificare i siti contaminati ed evitare ogni tipo di esposizione (prevenzione primaria). Per agevolare la segnalazione di aree a rischio l’ONA ha creato l’App Amianto.
Inoltre l’associazione offre assistenza medica e tutela legale a coloro che hanno contratto una malattia professionale, dovuta all’esposizione a cancerogeni. Per avere maggiori informazioni si può contattare il numero verde o compilare il form.