Anticorpi monoclonali per la lotta contro il cancro

Gli anticorpi monoclonali sono farmaci intelligenti sviluppati per legare con elevata affinità alle cellule del tumore. Questi farmaci rappresentano uno strumento altamente innovativo nel campo della medicina e dell’oncologia moderna, perché permettono di curare un gran numero di patologie. Tra queste, anche le patologie asbesto correlate. In particolar modo il mesotelioma pleurico in fase metastatica, il tumore che si sviluppa tra le membrane che avvolgono e sostengono i polmoni.

L’Osservatorio Nazionale Amianto sostiene la ricerca affinché il cancro possa divenire una malattia curabile, come tutte le altre malattie. Per questo motivo ha istituito uno sportello online, dove le vittime dell’amianto o i loro familiari possono rivolgersi per chiedere maggiori informazioni. Unisciti alla lotta contro l’amianto killer e sostieni la ricerca.

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Indice

  • Che cosa sono gli anticorpi monoclonali?

  • Punti di controllo immunologici

  • Effetti collaterali del trattamento


  • Tempo di lettura: 14 minuti

    Anticorpi monoclonali: cosa sono e come vengono impiegati

    Gli anticorpi molecolari sono molecole prodotte in laboratorio a partire da un clone di cellule chiamate linfociti B. Queste cellule sono i globuli bianchi del sistema immunitario ed hanno la funzione di difesa verso gli organismi patogeni. Per difenderci, i globuli bianchi producono anticorpi, ovvero molecole che riconoscono in maniera specifica tutto ciò che è estraneo al nostro organismo.

    I farmaci monoclonali presentano una particolare conformazione a forma di “Y”. In particolare, hanno la biforcazione che lega in maniera specifica l’antigene estraneo, e l’altra estremità che invece attiva le cellule del sistema immunitario. Queste molecole possono essere riprodotte in laboratorio grazie a particolari tecniche di DNA ricombinante che permettono il sequenziamento dell’informazione genetica. Una volta individuata la mutazione che causa i tumori, i ricercatori la utilizzano come base per la produzione di anticorpi specifici.

    Grazie all’ingegneria genetica e alle tecniche di DNA ricombinante, gli anticorpi monoclonali sono impiegati in moltissimi protocolli di cura e diagnostici. Infatti, alcuni anticorpi monoclonali sono impiegati per l’identificazione di particolari antigeni, oppure svolgono un’azione antinfiammatoria o immunosoppressiva. In alcune situazioni, gli anticorpi monoclonali prevengono anche il rigetto di un organo dopo il trapianto.

    Come si creano nuovi anticorpi monoclonali

    Gli anticorpi monoclonali sono molecole di origine murina, umana e umanizzata. In particolare, gli anticorpi murini sono anticorpi che derivano dai linfociti B estratti dalla milza del topo e fusi con gli antigeni estranei. Da questo incontro sono prodotti i nuovi anticorpi necessari a riconoscere e neutralizzare gli agenti patogeni (virus, batteri e proteine). Sono detti chimerici tutti quegli anticorpi ibridi, realizzati per metà da cellule del topo e metà con cellule di origine umana.

    Infine, ci sono gli anticorpi monoclonali umanizzati e umani. Mentre i primi sono anticorpi che derivano principalmente da cellule umane, i secondi hanno origine esclusivamente umana. Tuttavia, sia gli anticorpi murini, umani e umanizzati sono prodotti con le stesse tecniche di bioinformatica. Una volta fornito il codice genetico per istruire i linfociti B, sono necessari almeno 12 mesi per completare il ciclo di produzione e purificazione molecolare.

    Medicina di precisione e anticorpi monoclonali

    Sempre più spesso si sente parlare di medicina di precisione, quella branca della scienza medica che perfeziona i protocolli di cura sulle patologie delle persone. Così gli anticorpi monoclonali sono ottimi alleati della medicina di precisione. Questo perché, le molecole legano le mutazioni delle cellule del tumore, motivo per il quale sono definiti “farmaci intelligenti”.

    Le mutazioni genetiche influenzano il comportamento delle cellule del tumore. Spesso, queste mutazioni sono condivise tra le varie neoplasie, di conseguenza i tumori condividono molte caratteristiche comuni. La scoperta e l’individuazione di queste anomalie ha permesso alla ricerca di sviluppare dei protocolli di cura mirati e condivisibili tra malattie di origine diversa, riaccendendo la speranza a molti pazienti. Ad oggi, gli anticorpi monoclonali approvati per la cura del tumore sono solamente dodici e possono essere distinti sulla base del bersaglio molecolare.

    Mutazioni geniche, anticorpi monoclonali e tumori

    Gli anticorpi monoclonali in oncologia possono colpire una precisa mutazione genetica responsabile del tumore o del comportamento neoplastico. In particolare, le mutazioni genetiche nient’altro sono che variazioni che si verificano a livello del patrimonio genetico durante la replicazione cellulare o per esposizione ad agenti cancerogeni come l’amianto. Di conseguenza, le mutazioni sono responsabili delle alterazioni della funzione originaria di una proteina che favorisce il comportamento anomalo delle cellule del tumore.

    Una volta identificata la mutazione o i prodotti della mutazione, vengono preparati i nuovi anticorpi monoclonali diretti proprio verso queste mutazioni o loro prodotti. Le mutazioni maggiormente riscontrate nei tumori sono quelle che permettono:

    • la crescita e differenziazione neoplastica;
    • la rapida divisione cellulare;
    • l’espressione di recettori che ricevono segnali di sopravvivenza cellulare;
    • l’espressione di molecole che permettono la formazione di nuovi vasi sanguigni che sostengono la crescita della massa tumorale.

    Trastuzumab per la mutazione del gene HER2

    Il gene HER2 codifica per un recettore espresso dalle cellule epiteliali umane. Questo recettore lega il fattore di crescita epiteliale, responsabile della crescita cellulare. In questo modo, le cellule epiteliali umane regolano il proprio ciclo di vita, sostituendo le cellule più vecchie con quelle di nuova formazione. Alcuni tumori, come il tumore alla mammella ed il cancro allo stomaco, presentano la mutazione del gene HER2. Per questo motivo, le cellule presentano più copie del recettore che amplifica in maniera esponenziale il segnale di crescita per queste cellule.

    Per la mutazione del gene HER2 è stato approvato l’anticorpo monoclonale Trastuzumab. Questo anticorpo è un farmaco contro tutti i tumori di questo tipo in grado di legare con elevata affinità i prodotti della mutazione del gene HER2. In questo modo, i segnali di crescita sono bloccati e le cellule del tumore vanno incontro a morte. IL protocollo di cura prevede che l’anticorpo venga somministrato per endovena, mediante un’infusione che dura dai 30 ai 60 minuti. Per approfondire la scheda delle caratteristiche dell’anticorpo.

    Panitumumab per la mutazione del gene RAS

    Il gene RAS codifica per una proteina coinvolta nella segnalazione intracellulare che permette la crescita e la divisione cellulare. Per questo motivo, la mutazione del gene RAS è responsabile dell’insorgenza di un gran numero di neoplasie poiché le cellule sono continuamente stimolate a dividersi. Prima di procedere con la terapia, la mutazione del gene RAS deve essere determinata in laboratorio con adeguata strumentazione, idonea ad identificare l’alterazione genica. Gli studi confermano che questa mutazione è tipica del tumore colon-retto in forma metastatica, sia per la popolazione adulta che per quella pediatrica.

    Per questa mutazione è stato realizzato l’anticorpo monoclonale Panitumumab. L’anticorpo lega la proteina RAS delle cellule del tumore in modo tale che venga sottratta dalla via di segnalazione. La terapia prevede la somministrazione per endovena del farmaco, con un tempo di somministrazione di 90 minuti per ciclo. Inoltre, il trattamento deve essere effettuato sotto la supervisione di un medico specializzato. Consulta la scheda delle caratteristiche del prodotto.

    Cetuximab per la mutazione del fattore di crescita epidermico

    Il fattore di crescita epidermico (EGFR, Epidermal Growth Factor Receptor), è un fattore responsabile della differenziazione e proliferazione cellulare. Quando si verificano mutazioni per il fattore di crescita epidermico, quest’ultimo promuove comportamenti neoplastici come la metastatizzazione, l’angiogenesi e la morte cellulare delle cellule. Queste mutazioni sono tipiche dei tumori della testa e del collo, nonché del colon-retto in fase metastatica.

    Per queste patologie è stato sviluppato l’anticorpo monoclonale Cetuximab. La terapia con Cetuximab è risultata efficace anche nel trattamento della popolazione pediatrica. In questo modo, un gran numero di pazienti ha ottenuto un netto miglioramento dello stile di vita. La via di somministrazione per questo farmaco è endovena ed il tempo di infusione dipende dalla gravità della patologia. Tuttavia, il trattamento non deve superare la durata di 120 minuti. Per approfondire le reazioni correlate all’infusione.

    Bevacizumab per contrastare l’angiogenesi tumorale

    L’angiogenesi tumorale è quel processo che prevede la formazione di nuovi vasi sanguigni necessari per apportare nutrimento ed ossigeno ai vari tessuti. Un gran numero di tumori sviluppa la capacità di promuovere l’angiogenesi a livello della massa di cellule neoplastiche. In questo modo si permette alle cellule tumorali di accrescersi e ricevere nutrimento. Tuttavia, la formazione di nuovi vasi sanguigni costituisce anche un’ottima via di disseminazione delle cellule tumorali. Tramite il torrente ematico, le cellule tumorali abbandonano il sito del tumore per raggiungere nuovi organi e metastatizzare.

    Bevacizumab rappresenta l’anticorpo monoclonale in grado di contrastare il processo di angiogenesi delle cellule tumorali. Il legale dell’anticorpo con alcuni segnali rilasciati dalle cellule del tumore impedisce la formazione di nuovi vasi sanguigni. In questo modo, l’anticorpo priva la massa tumorale delle risorse necessarie per continuare la replicazione e divisione cellulare. La terapia con l’anticorpo Bevacizumab, spesso, è combinato con altre terapie, quali la chemioterapia o altri anticorpi monoclonali.

    Così facendo, l’effetto sinergico dei farmaci permette di raggiungere risultati maggiori nei pazienti affetti da carcinoma. Infatti, ad oggi, il farmaco è somministrato per diverse forme di carcinoma:

    • del colon e del retto in forma metastatica;
    • mammario metastatico;
    • polmonare non a piccole cellule;
    • renale in stadio avanzato e/o metastatico;
    • ovarico di tipo epiteliale;
    • alle tube di Falloppio;
    • peritoneale primario;
    • della cervice.

    Per approfondire la scheda tecnica dell’anticorpo.

    Rituximab per la cura dei tumori ematologici

    I tumori ematologici sono tumori che colpiscono principalmente le cellule del midollo osseo, del sistema linfatico e del sistema immunitario. Queste cellule si originano tutte da una stessa cellula progenitrice, multipotente, che grazie a stimoli diversi si differenzia in cellule aventi funzioni diverse. Alcuni tumori del sangue, tuttavia, presentano l’espressione alterata di un antigene particolare antigene che influenza il funzionamento del sistema immunitario. Si tratta della proteina CD20, un antigene presente sulla superficie dei linfociti B.

    L’anticorpo monoclonale Rituximab è in grado di legare con elevata affinità la proteina CD20. In questo modo, il legame tra l’anticorpo e la proteina CD20, permette al sistema immunitario di attaccare le cellule tumorali e distruggerle. L’unica forma di tumore a beneficiare del nuovo anticorpo è il linfoma non-Hodgkin, sia in monoterapia che in terapia di combinazione con chemioterapia e radioterapia. Tuttavia, sono in corso diverse ricerche per valutare l’effetto della terapia su diversi tumori ematologici. Per approfondire la scheda tecnica del farmaco.

    Anticorpi monoclonali e punti di controllo immunologici

    Recentemente sono stati scoperti due punti di controllo responsabili dell’accensione e spegnimento del sistema immunitario presi di mira delle cellule del tumore. Questa scoperta rappresenta uno dei maggiori risultati raggiunti nel campo dell’immunoterapia e in quello dell’oncologia. Si tratta dei “checkpoint immunitari”, ovvero due recettori espressi dalle cellule responsabili della protezione dell’organismo: i linfociti T. Questi recettori, quando legano particolari molecole, interrompono la funzione delle cellule del sistema immunitario o amplificano la risposta.

    Secondo alcuni studi, un gran numero di cellule tumorali utilizza i checkpoint immunologici per eludere il sistema di sorveglianza. Infatti, le cellule tumorali possono esprimere sulla propria superficie delle molecole in grado di legare questi recettori. Per questo motivo sono stati elaborati nuovi farmaci in grado di legare sia i checkpoint immunitari che le molecole espresse dalle cellule tumorali. Così facendo, gli anticorpi monoclonali mantengono attiva la risposta immunitaria contro le cellule del tumore.

    Ipilimumab è il primo anticorpo monoclonale

    L’anticorpo monoclonale Ipilimumab è il primo anticorpo monoclonale ad aver ricevuto l’approvazione in Europa e poi in Italia. La sua approvazione è risultata positiva per un gran numero di patologie. Tra queste il melanoma non operabile in fase metastatica, il melanoma pediatrico ed il carcinoma a cellule renali. Tuttavia, la somministrazione combinata dell’anticorpo con Nivolumab permette di raggiungere benefici maggiori per alcune neoplasie:

    Il protocollo di cura prevede l’infusione del farmaco con un trattamento dalla durata di 90 minuti circa, intervallato da un periodo di pausa di tre settimane tra una dose e l’altra. Per approfondire, consulta la scheda tecnica del farmaco.

    Tremelimumab: l’ultimo anticorpo monoclonale

    Per il momento, l’anticorpo monoclonale Tremelimumab rappresenta l’ultimo anticorpo ad aver ricevuto l’approvazione. Questi anticorpi sono stati brevettati dalla casa farmaceutica AstraZeneca su specifiche mutazioni individuate nel carcinoma epatocellulare. Il successo riscontrato durante la fase di sperimentazione ha incoraggiato nuove ricerche per la somministrazione combinata di Tremelimumab con l’anticorpo Durvalumab. Attualmente, la somministrazione combinata è in via di sperimentazione per il:

    • mesotelioma pleurico in fase metastatica;
    • melanoma in stadio metastatico;
    • carcinoma del polmone, epatico, della vescica e della testa e del collo.

    Per approfondire, consulta l’informativa del farmaco.

    Nivolumab per la monoterapia e terapia di combinazione

    Nivolumab è l’anticorpo monoclonale maggiormente utilizzato per la cura di un gran numero di pazienti oncologici. Come Ipilimumab, l’anticorpo restituisce ottimi risultati per diverse neoplasie. Inoltre, i due anticorpi sono stati testati in combinazione per ottenere un effetto sinergico in varie patologie. Questi anticorpi sono utilizzati per la cura del:

    • il melanoma in fase avanzata;
    • il carcinoma polmonare non a piccole cellule in fase metastatica;
    • il carcinoma a cellule renali;
    • il linfoma di Hodgkin classico;
    • il carcinoma squamoso della testa e del collo in forma metastatica e recidiva;
    • il carcinoma uroteliale localmente avanzato non resecabile o metastatico.

    Anche alcuni tumori del sangue hanno ottenuto benefici con l’anticorpo Nivolimab. Infatti, la somministrazione combinata con l’anticorpo Cabozantinib ha permesso un miglioramento della salute per i pazienti affetti da Linfoma di Hodgkin classico. Per approfondire la scheda tecnica di Nivolumab.

    Pembrolizumab per curare molti tumori solidi e del sangue

    Pembrolizumab rappresenta il secondo anticorpo monoclonale anti cancro ad aver ricevuto l’approvazione per un gran numero di patologie. La terapia con l’anticorpo ha permesso alle persone affette da melanoma avanzato non operabile di ottenere miglioramenti della salute. Risultati analoghi sono stati raggiunti anche in pazienti affetti da tumore del sangue, come il linfoma di Hodgkin, e numerose forme di carcinoma:

    • polmonare metastatico non a piccole cellule;
    • squamoso avanzato della testa e del collo;
    • uroteliale metastatico;
    • gastrico e gastroesofageo;
    • cervicale;
    • epatocellulare avanzato;
    • cellule di Merkel;
    • polmonare metastatico a piccole cellule;
    • esofageo;
    • alla vescica metastatico non muscolare ad alto rischio.

    Per approfondire la scheda tecnica di Pembrolizumab.

    Durvalumab per gli antigeni sulle cellule del tumore

    L’anticorpo monoclonale Durvalumab è il primo anticorpo monoclonale in grado di legare gli antigeni espressi dalle cellule del tumore ad esser stato approvato. Si tratta del ligando del recettore che spegne le risposte immunitarie delle cellule deputate alla sorveglianza. Alcuni studi hanno rivelato come alcune forme di tumore si nascondono al controllo immunitario tramite l’espressione in superficie di determinate molecole. In particolare, il carcinoma uroteliale in stadio metastatico utilizza questa strategia per sfuggire al controllo.

    La terapia con l’anticorpo monoclonale Durvalumab ha ricevuto l’approvazione anche nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule di tipo non operabile e metastatico. Perciò può essere usato per la cura del tumore al polmone di questo tipo. Per approfondire la scheda tecnica di Durvalumab.

    Atezolizumab per la cura dei carcinomi

    L’anticorpo monoclonale Atezolizumab, presenta un meccanismo di azione simile a Durvalumab. Il farmaco è stato approvato sulla base degli ottimi risultati raggiunti in un gran numero di pazienti affetti da differenti neoplasie. Ad esempio, pazienti affetti da carcinoma uroteliale in stadio metastatico e carcinoma polmonare non a piccole cellule, hanno ottenuto un miglioramento della sopravvivenza.

    Solo più recentemente, l’anticorpo è stato approvato per il carcinoma mammario non resecabile o metastatico. Tuttavia, sono in corso ulteriori sperimentazioni per valutare l’efficacia del farmaco in altre forme di cancro. Per approfondire la scheda tecnica di Atezolizumab.

    Avelumab per i tumori pediatrici

    L’anticorpo monoclonale Avelumab è l’anticorpo più recente ad essere entrato in commercio. La somministrazione di questo farmaco ha mostrato benefici in pazienti con età superiore ai 12 anni, affetti da diverse forme di neoplasia. Infatti, attualmente, la terapia è indicata per coloro che sono affetti da carcinoma a cellule di Merkel in stadio metastatico e da carcinoma uroteliale metastatico.

    Una caratteristica importante di questo anticorpo è proprio l’elevato profilo di tollerabilità rispetto gli altri farmaci. Infatti, attualmente, è l’unico anticorpo la cui somministrazione può superare la durata di due anni. Per approfondire la scheda tecnica di Avelumab.

    Anticorpi monoclonali effetti collaterali della terapia

    Gli anticorpi monoclonali potenziano le risposte immunitarie con meccanismi simili. Tuttavia, modulare le risposte immunitarie può rappresentare una lama a doppio taglio. Se da una parte le cellule immunitarie combattono le neoplasie, dall’altra i meccanismi di difesa arrecano danni anche alle cellule sane dell’organismo. Questo perché, durante l’iperattivazione, le cellule del sistema immunitario possono sviluppare delle difese anche verso cellule diverse dal tumore. Così facendo, si sviluppano forme di autoimmunità che nel peggiore dei casi comportano la sospensione del trattamento.

    Complessivamente, gli effetti collaterali dell’immunoterapia sono per la maggior parte di entità lieve. Infatti, potremmo riassumere così gli effetti collaterali non gravi: rash cutaneo, febbre, debolezza, brividi di freddo, irritazioni delle mucose, diarrea, colite ed epatotossicità. Questi sintomi sono tutti chiari segni dell’attivazione del sistema immunitario e possono essere mitigati modificando la dose farmaceutica.

    Tra gli effetti indesiderati gravi, invece, vi sono: infiammazione delle membrane dei polmoni e delle componenti dell’occhio, insufficienza renale, pancreatite e sindromi neurologiche ed ematologiche. Queste reazioni possono manifestarsi con modalità e tempi differenti, in base allo stato di salute della persona e allo stadio della neoplasia. Tuttavia, ancora una volta, il profilo di sicurezza della terapia può essere mitigato modificando il dosaggio dei farmaci, sospendendo temporaneamente la terapia o iniettando il farmaco direttamente nella sede del tumore. In questo modo, le cellule sane dell’organismo evitano di essere interessate da reazioni avverse.

    Assistenza gratuita per i malati oncologici

    L’immunoterapia mediante la somministrazione di anticorpi monoclonali rappresenta una vera e propria rivoluzione per tutti quei tumori che si trovano in uno stadio avanzato. Questa particolare caratteristica fa ben sperare per la maggior parte delle patologie asbesto correlate. Infatti, le fibre di amianto sono caratterizzate da un particolare processo di cancerogenesi che spesso comporta una diagnosi tardiva ed infausta nelle persone.

    Per questo motivo, l’Osservatorio Nazionale Amianto sostiene la ricerca per la lotta contro il cancro, affinché tutte le vittime dell’asbesto possano beneficiare di protocolli di cura più efficaci e moderni. Grazie all’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’ONA, tutte le vittime dell’amianto (o di altri cancerogeni) ed i loro familiari possono ricevere assistenza legale e medica gratuita. Per entrare in contatto con un pool di specialisti, basta contattare il numero verde 800 034 294, oppure compilare il form.

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