La Cedu condanna la Svizzera
È di appena poche ore fa la notizia che vede al centro delle polemiche la Svizzera. Il caso in questione riguarda la riapertura di un vecchio procedimento giunto a Strasburgo, riguardante una vittima di amianto. La CEDU ha infatti condannato la Confederazione a versare un indennizzo ai familiari della vittima, per non aver garantito loro un equo processo.
Un caso già noto alla Corte svizzera
Il Tribunale Federale Svizzero (FT), era già a conoscenza di questo caso, risalente al lontano 2006. In particolare, la causa del decesso della vittima, venne individuata nell’esposizione ad amianto di cui fu responsabile la multinazionale elvetica (Eternit SA). L’uomo infatti durante la sua infanzia, visse nei pressi di un’area altamente contaminata da amianto nel Canton Glarona. Oltre a vivere in un’abitazione di proprietà della stessa azienda, nella zona erano presenti stabilimenti in cui venivano realizzati prodotti a base di amianto. Il tumore alla pleura sviluppato dall’uomo ne causò dunque la morte.
Un procedimento sospeso
Un procedimento penale per lesioni gravi, era già stato avviato dalla stessa vittima, che cercò di prendere in mano la situazione, poco prima di morire. A questo primo tentativo, fece seguito un’azione legale avvenuta nel 2009, da parte dei familiari. Come controparte i figli dell’imprenditore svizzero Max Schmidheiny, ex proprietario dell’azienda, e le FFS.
Nel 2018, i parenti del defunto, a seguito della revisione legislativa approvata dal Parlamento (che allungò i termini di prescrizione da 10 a 20), si rivolse al Tribunale Federale. In entrambi i casi queste accuse vennero respinte dalla corte perché cadute in prescrizione. Il termine della stessa infatti iniziato nel 1972, fu ritenuto scaduto nel momento in cui venne presentata azione legale da parte dei familiari.
Giustizia presso la Corte Europea dei Diritti dell’uomo
Una lunga e ostacolata strada dunque, quella per ottenere giustizia, la stessa che portò questo caso circa quattro anni fa, di fronte la Corte Europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo. Oggi infatti, con esito positivo, la CEDU, ha reso finalmente giustizia all’uomo deceduto a causa dell’amianto. Questa ha insistito sul fatto che scientificamente non è provata l’esistenza di un periodo di latenza massimo che separa l’esposizione effettiva all’amianto e l’insorgenza della malattia.
A titolo di torto morale infatti, la Svizzera, accusata di aver violato il diritto ad un processo equo garantito dalla Convenzione Europa, dovrà corrispondere alla vedova e al figlio dell’uomo, un indennizzo di quasi 20’000 franchi. La CEDU infatti ha ritenuto che la giustizia svizzera abbia posto in secondo piano il diritto delle vittime ad un equo processo di fronte ad un Tribunale.
Una condanna giusta e critica dunque, quella della CEDU e giudicata tale anche da chi combatte ed ha a cuore le storie dei malati e delle vittime di amianto.