“È stata dura, ma ce l’ho fatta”.
Con queste parole, pronunciate nel video pubblicato sui social al suo arrivo al Vallo di Adriano, in Scozia, il Capitano Pasquale Trabucco ha annunciato il compimento di una straordinaria impresa: 2.300 chilometri a piedi, dal Castel Sant’Angelo a Roma fino al confine più settentrionale della Britannia, là dove l’antico mondo romano si fermava.

Ma Trabucco non era solo. Con sé ha portato, nel cuore e sul petto, il logo dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA): un simbolo cucito, fisicamente e idealmente, che rappresenta le vittime del dovere, di coloro che sono caduti o si sono ammalati in servizio, spesso per esposizione a sostanze letali come l’amianto. Ogni passo è stato un atto di rispetto per le Forze Armate, per i servitori dello Stato, e per gli effetti civili del 4 novembre, Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.

Un atto militare, civile e simbolico
Non un semplice viaggio, ma un gesto performativo di memoria e onore. Un’azione concreta che unisce resistenza fisica, determinazione morale e messaggio civile.
Il cammino di Trabucco si iscrive in una lunga tradizione storica e simbolica. Fin dai tempi dell’antichità, il camminare è stato molto più che uno spostamento: è azione militare, mistica, artistica, esistenziale.
I soldati romani marciavano per costruire imperi, attraversavano intere province portando ordine, legge e disciplina.
Nella storia delle imprese militari, la marcia è parte fondante della preparazione e della prova del carattere: pensiamo ai fanti della Grande Guerra, alle lunghe marce notturne nei reparti speciali, ai percorsi della Legione straniera.
In campo artistico e culturale, filosofi come Rousseau o Nietzsche, e più tardi gli artisti concettuali come Richard Long o Marina Abramović, hanno fatto del camminare un atto di riflessione, sacrificio e trasformazione. Trabucco si pone su questa linea: un corpo in movimento per dare forma a un’idea.
La missione personale per la memoria collettiva
Da aprile a luglio, Trabucco ha affrontato pioggia, vento, freddo e solitudine. Ma non ha mai mollato. Perché dietro il gesto c’era una causa più grande: i caduti del 4 novembre, le vittime del dovere, i silenzi da rompere, le ingiustizie da ricordare.
Ogni chilometro percorso è stato un tributo silenzioso ma potente. Come un soldato in marcia verso il fronte, Trabucco ha scelto di far parlare i suoi passi. E a ogni passo, si è fatto portavoce di un dolore collettivo che non deve essere dimenticato.
Oltre il traguardo: un esempio da seguire
Al Vallo di Adriano è giunto al termine un gesto di servizio e dedizione. Un Capitano che ha trasformato il proprio cammino in atto di testimonianza e militanza civile.
Trabucco ha scelto il cammino, simbolo dell’andare avanti, nonostante tutto. E lo ha fatto con lo spirito di disciplina e abnegazione che ogni militare riconosce.
