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venerdì, Febbraio 14, 2025

L’Italia a piedi: Il Tenente Trabucco e la sua missione per ripristinare la Festa del 4 Novembre 

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Il Tenente Pasquale Trabucco ha intrapreso nel 2018 un’incredibile traversata a piedi, che lo ha visto percorrere oltre 1.700 chilometri in 43 tappe, da Predoi, nel Trentino, fino a Portopalo di Capo Passero, in Sicilia. Questa impresa, compiuta pochi mesi dopo aver concluso la sua carriera nei servizi di informazione e sicurezza, aveva uno scopo preciso: richiamare l’attenzione delle istituzioni e dei cittadini sul ripristino del 4 Novembre come festa nazionale, dedicata all’Unità Nazionale e alle Forze Armate. Tale giornata ricorda il sacrificio di innumerevoli italiani caduti durante la Grande Guerra

L’Italia che vorremmo

Nel corso del suo impegno per il ripristino della festività del 4 Novembre, il Tenente Pasquale Trabucco ha lanciato una petizione volta a restituire alla Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate il riconoscimento istituzionale che aveva perso con le riforme degli anni ’70. Grazie alla sua perseveranza e al sostegno popolare, nel 2024, con legge 1 marzo 2024, n. 27, il 4 novembre è stato ufficialmente ripristinato come giorno di celebrazione, seppur senza lo status di festività lavorativa. 

Intervista al Tenente Trabucco: l’Italia a piedi

Tenente Trabucco, attraverso la sua petizione ha catalizzato un movimento di consapevolezza storica e patriottica culminato nel ripristino della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Quali sono stati, a suo avviso, gli aspetti più complessi nel sensibilizzare sia le istituzioni sia i cittadini su un tema apparentemente distante e come pensa che questa celebrazione annuale possa concretamente alimentare la memoria collettiva e il sentimento di appartenenza nazionale nelle generazioni future?  

Innanzitutto grazie per la domanda. Se dovessi dire, è stato molto più semplice sensibilizzare i cittadini che le istituzioni se per istituzioni intendiamo i politici. I cittadini hanno ben compreso che questo mio viaggio, a distanza di soli 100 anni dalla fine della Grande Guerra, non era altro che un volersi riappacificare con i propri bisnonni, nonni ed anche padri, dato che il tempo trascorso da quella carneficina, perché tale fu quella guerra, era veramente un “girarsi indietro” e vedere le tradotte di quei giovani e meno giovani partire per il fronte.

La gente a volte piangeva mentre spiegavo, durante il viaggio o anche dopo durante le innumerevoli conferenze di questi ultimi 5 anni, ascoltando cosa avesse significato per l’Italia affrontare quella guerra e raggiungere l’Unità Nazionale con Trento e Trieste finalmente italiane.

Rafforzare il senso di appartenenza

Le persone desideravano ascoltare un racconto vero fatto da chi in quel momento faceva o raccontava di aver fatto qualcosa di particolare per “togliere la polvere dai gioielli di famiglia” perché questa storia della Grande Guerra è forse il gioiello più bello della storia patria. La gente ha voglia d’Italia, sta a noi trovare le parole giuste. Le istituzioni, i politici, hanno avuto più difficoltà a comprendere l’importanza di ciò che stavo chiedendo durante il viaggio e ciò che insieme al mio comitato abbiamo chiesto con forza per cinque anni ai politici di tutti gli schieramenti.

Ogni volta rimarcavo che questa festa, caduta nell’oblio da 47 anni, aveva avuto la stessa possibilità di essere nuovamente “riscoperta” da tutti loro, ma che nessuno era stato in grado di farlo. Ecco perché le otto proposte di legge nella XVIII Legislatura, fatte presentare dal comitato da formazioni politiche diverse, riprese nell’attuale Legislatura la XIX che hanno dato poi vita alla legge n. 27 del 1° marzo 2024. Ecco la politica ha avuto bisogno di una spinta in più rispetto ai cittadini. 

Onore ai Caduti

Sono certo che questo ripetere ogni anno e con più slancio il ricordo dei nostri Caduti della Grande Guerra, ma anche dei Caduti di tutte le guerre porterà nuova consapevolezza sia nei giovani sia negli adulti, nei politici come nei cittadini. Le scuole, di ogni ordine e grado come si diceva una volta, faranno memoria e tesoro di cosa è significato anche per le proprie famiglie partecipare a quei tragici eventi e ogni 4 Novembre servirà anche a cercare di instillare in ogni giovane una “goccia” di concordia tra gli uomini.

Allo stesso tempo rafforzerà lo spirito di appartenenza di un popolo, il nostro, che seppe opporsi con tutte le sue forze ed attraverso il sacrificio di tutti i cittadini a chi occupava da tempo, terre che erano sentite come italiane da chi le abitava da sempre. I giovani impareranno anche cosa significava scrivere sui muri delle città occupate dagli austro-ungarici “W VERDI”, frase che non si riferiva al noto musicista ma a Vittorio Emanuele Re DItalia. Ecco l’augurio e che tutti insieme riusciremo a riappropriarci della nostra storia. 

La necessità della memoria storica

Tenente, il suo impegno per il ripristino del 4 Novembre come festa nazionale sembra una vera e propria missione personale. Qual è stato il momento che ha scatenato in lei la convinzione di dedicare anni della sua vita a questa causa?

Come scrivo nel mio libro “L’ombra della vittoria. Il fante tradito”, tutto nasce nel 1977 quando avevo solo 17 anni e la politica decise di tagliare le radici della storia patria togliendo gli effetti civili a due feste laiche, che io considero sacre, il 2 giugno Festa della Repubblica spostandola alla prima domenica di giugno e il 4 Novembre, allora Festa dell’Unità Nazionale, alla prima domenica del mese di novembre. Ho atteso molti anni, poi in occasione dei 150 del Regno d’Italia durante la corsa dei 100 chilometri che dividono Firenze da Faenza arrivato al traguardo, con il basco del mio reggimento e Tricolore, decisi che se non fosse stata ripristinata prima del 2018 avrei spesso le mie energie per raggiungere questo risultato. Pertanto a gennaio 2018 lasciai il mio lavoro per dedicarmi anima e corpo a questo progetto. Oggi posso dire che rifarei tutto! 

L’Italia a piedi

Durante il suo viaggio da nord al sud dell’Italia, ha incontrato molti italiani e istituzioni locali. Quale pensa sia l’elemento che lega oggi, più di tutto, gli italiani al concetto di unità nazionale, soprattutto nelle piccole realtà locali? 

Il Tricolore! Nei piccoli comuni il monumento ai Caduti è ancora visto come un punto centrale della comunità se gli amministratori locali e le famiglie riescono a trasferire il significato di quei nomi scritti sulla pietra bianca quasi fosse la pagina di un libro. Purtroppo spesso quei nomi sono sbiaditi come la nostra memoria. La nostra bandiera, quella che sventoliamo durante gli incontri sportivi ancora riesce a unirci. Bisogna fare di più!

Dobbiamo raccogliere quel “testimone” di tre colori e passarcelo di mano in mano per farlo garrire al vento in ogni occasione ricordando che per quella bandiera in molti hanno sacrificato la loro vita per noi e altri oggi continuano a farlo.

Purtroppo capita spesso anche che in piccole realtà monumenti significativi siano abbandonati e bandiere siano lasciate a brandelli. Proprio in questi giorni sto raccogliendo consensi per una battaglia che porto avanti in Sicilia per riscoprire il monumento ai ”Mille” di Garibaldi a Marsala e per le bandiere abbandonate da due anni nella città di Trapani.

Per questo motivo ho scritto ai sindaci di Marsala e Trapani ed al Presidente della Regione Sicilia affinché si adoperino per riscoprire questi valori nazionali: i monumenti ed il Tricolore.   

Il peso storico della Grande Guerra per l’Italia

Nel suo libro “L’ombra della vittoria”, descrive il peso storico della Grande Guerra e i caduti che ancora oggi meritano il nostro rispetto. Inoltre, parla spesso dell’importanza della memoria storica. Crede che la rimozione del 4 Novembre dal calendario delle festività abbia contribuito a una “distrazione” collettiva riguardo il sacrificio dei caduti? Pensa che la memoria storica in Italia abbia subito un certo offuscamento? E quali sono i rischi per una nazione che dimentica questi sacrifici? 

Si proprio così! Aver declassato il 4 Novembre ha offuscato le nostre menti, disorientato giovani e meno giovani. Basti pensare che fino agli anni ’70 si parlava del “ponte dei morti” oggi purtroppo sentiamo sempre più spesso parlare del “ponte di Halloween”. Il rischio per una nazione che dimentica questi sacrifici è altissimo, significa perdere le proprie radici e con queste la propria storia.   

Un sentimento di patriottismo duraturo?

La decisione di ripristinare la festività segna un tributo ai caduti della Prima Guerra Mondiale e vuole rafforzare il sentimento di unità nazionale e riconoscimento per le Forze Armate italiane, che hanno svolto un ruolo chiave anche in eventi recenti, come la pandemia. 

A tal proposito, durante la pandemia, il risveglio di un forte senso di unità nazionale è stato evidente, manifestato in atti simbolici e di solidarietà collettiva. Tuttavia, ora che ci troviamo in una fase post-pandemica, ha notato segnali concreti di una sua persistenza oppure pensa che questo slancio patriottico sia stato solo una risposta emotiva temporanea? E infine, quali fattori, a suo avviso, potrebbero rafforzare e radicare nel lungo termine questo senso di appartenenza e identità nazionale, al di là delle contingenze straordinarie come quelle vissute durante il COVID-19?  

Abbiamo cantato l’inno, giornalisti e politici hanno parlato di trincea, di fronte e di prima linea, hanno sventolato bandiere ma poi tutto è rientrato e nelle nostre case, se mai vi si trovava, il tricolore è tornato in naftalina. Quando sono nati i miei figli e i miei nipoti ho regalato loro un tricolore… ancora in culla ma con la loro bandiera. Dobbiamo parlare d’Italia, della nostra storia, nelle scuole, nei convegni. Dobbiamo essere fieri e orgogliosi oltre che grati a quanti prima di noi ci hanno permesso di vivere in questo straordinario Paese che si chiama Italia. L’esperienza del Covid 19 deve essere un volano per far capire che l’unità è un bene condiviso a prescindere dall’orientamento politico di ciascuno. 

Contro ogni strumentalizzazione

Lei ha fondato un comitato che si propone di agire senza fini di lucro e senza legami politici. Quanto è difficile mantenere una battaglia come la sua, lontana da strumentalizzazioni politiche, soprattutto in un momento storico così polarizzato per l’Italia? 

Come spiegavo prima non sono, non siamo, scesi a compromessi con alcuno. Anzi! Abbiamo cercato di far capire l’importanza delle diversità che uniscono in un valore comune come la Patria. Abbiamo tenuto la barra al centro con tutti e alla fine siamo stati ripagati.

Il 20 febbraio di quest’anno alla Camera dei Deputati, pochi giorni prima che la legge fosse promulgata, è stato dichiarato che il Parlamento aveva ascoltato le parole di questo Comitato e di questa sua “lotta” al di sopra delle parti. È stato questo per noi il più grande risultato.  

Percepire l’Italia

La sua impresa ha avuto un impatto significativo anche in termini personali. Come è cambiata la sua percezione dell’Italia e del patriottismo dopo aver attraversato il Paese a piedi? 

Che non esistono patrioti di “serie A” e di “serie B” esistono solo patrioti. Siamo tutti figli della stessa Patria…, l’Italia, la terra dei nostri padri. Quando trovi le parole giuste sono tutti pronti a seguirti. 

Un messaggio per le generazioni future e per l’Italia

Infine, guardando al futuro, quale eredità spera di lasciare con il suo impegno, sia per le giovani generazioni sia per la memoria nazionale italiana? 

Spero di aver dato il mio contributo insieme ai miei compagni di viaggio. Ma non mi fermo, non ci fermiamo. L’esempio è tutto per tutti noi.

Come Cincinnato, dal 1° marzo sono tornato all’aratro ma sto già per riprendere l’armatura perché saremo soddisfatti del nostro impegno quando riusciremo ad avere anche gli effetti civili.

Paesi come Francia e Belgio, per esempio, festeggiano con effetti civili sia la loro unità nazionale che la fine della Grande Guerra in Europa l’11 novembre.

Noi che con un solo giorno potremmo ricordare sia l’Unità nazionale che la fine della Grande Guerra in Italia, ancora non torniamo a festeggiarla con effetti civili. Ecco perché a breve partirò per un nuovo viaggio per ricordare le nostre radici da Roma ai giorni nostri, pensando a quanti sacrifici sono stati fatti non solo dagli italiani ma da tutti gli abitanti di questo continente, che ancora non trova pace come possiamo vedere in questi giorni. I nemici di ieri oggi sono amici eppure si sono sparati tra loro…i Caduti di tutte le guerre sono tutti uguali, ubbidiscono ma soffrono a uccidersi perché conoscono in prima persona il dolore che portano le guerre. 

ONA a fianco dei “servitori della Patria”

L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), si batte con forza per la tutela dei diritti delle Forze Armate, ritenendo essenziale che il sacrificio di chi ha servito lo Stato venga non solo riconosciuto, ma anche commemorato. Bonanni ha sottolineato l’importanza della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, come quella del 4 Novembre.

Essa rappresenta infatti un omaggio doveroso agli “eroi” che hanno difeso la Patria e ai membri delle Forze Armate che hanno subito danni fisici e psicologici durante il loro servizio, spesso esposti a rischi come l’amianto e l‘uranio impoverito.

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