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martedì, Settembre 10, 2024

Morto a 15 anni per una buca, Comune di Aprilia condannato

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La Corte di Appello di Roma ha confermato, ancora una volta, la condanna del Comune di Aprilia al risarcimento del padre e dei fratelli di Daniele Giovannoni e aumentato la somma dovuta ai familiari. Il ragazzo aveva soltanto 15 anni quando è morto, il 30 agosto del 2005, in via Toscanini ad Aprilia, dopo essere caduto dal motorino a causa di una buca sull’asfalto.

Comune di Aprilia, condanna penale definitiva

La Corte di Cassazione ha già reso definitiva la condanna penale dell’allora dirigente responsabile del Comune di Aprila e lo stesso Comune. Ora la Corte di Appello conferma la condanna civile di primo grado. Il collegio giudicante ha accolto anche il ricorso incidentale dell’avvocato Ezio Bonanni, che assiste il padre e i fratelli della vittima, aumentando la somma del risarcimento.

L’avvocato Ezio Bonanni: “Giustizia è fatta”

“Giustizia è fatta, – ha commentato la sentenza Bonanni – condannato il Comune di Aprilia anche in Appello. La Corte di Cassazione aveva già scritto la parola fine, condannando il dirigente del Comune di Aprilia, e il Comune stesso, come responsabile civile, per il reato di omicidio colposo. La vita di Daniele Giovannoni fu stroncata dal colpevole comportamento del dirigente del Comune di Aprilia, condannato dalla Cassazione in via definitiva. Eppure il Comune di Aprilia resiste da circa 18 anni, rifiutando il pagamento del risarcimento ai familiari (vergogna!). La Corte di Appello, infatti, ha confermato la prima condanna civile del Tribunale di Latina, e aumentato l’entità dei risarcimenti: ed ora vedremo il Comune di Aprilia! Non sarebbe il caso – conclude l’avvocato – di segnalare il tutto alla Corte dei Conti?”.

Comune di Aprilia, aumenta il risarcimento dovuto

In primo grado il risarcimento era stato elevato, ben 920mila euro per i genitori e i due fratelli di Daniele. Somma alla quale è stata sottratta quella concessa durante il procedimento penale, immediatamente esecutiva. Il padre Remo aveva ottenuto 320mila euro, la stessa somma era stata concessa alla madre e 140mila euro ognuno per il fratello e la sorella, Mirko e Giorgia.

Chiesti i danni biologici e psichici

In questo secondo grado di giudizio l’avvocato Bonanni ha chiesto anche i danni biologici, psicobiologici e psichici. La Corte di Appello, nonostante abbia sostenuto che la depressione che ha colpito gli appellanti non sia cronica, tuttavia ha riconosciuto che “il ricorso a provate cure mediche per il temporaneo stato depressivo” può giustificare una maggiore “personalizzazione del danno rispetto a quella già riconosciuta”. Così ha disposto un risarcimento di 350mila euro per il padre e di 150mila euro per i fratelli.

L’incidente “esclusiva responsabilità del Comune di Aprilia”

Per il resto la Corte ha respinto in toto il ricorso del Comune di Aprilia. Confermando quanto già chiarito in primo grado. Sia per quanto riguarda “la penale responsabilità del Dott. Giovannini Luciano, dirigente del Comune di Aprilia, per la condotta omissiva in ordine allo stato del manto stradale di Via Toscanini”, dove è avvenuto l’incidente mortale. Sia per l’“esclusiva responsabilità del Comune di Aprilia, quale custode della strada, nella determinazione dell’incidente”.

“Il consulente del pubblico ministero – scrivono ancora i giudici – pur affermando che la presumibile velocità a cui viaggiava il ragazzo fosse di 70 Km/h, ha comunque dichiarato che la causa del sinistro doveva essere individuata esclusivamente nello stato di cattiva manutenzione della strada atteso che, se il manto fosse stato integro, avrebbe consentito al ciclomotore di percorrere la curva sinistra ad ampio raggio senza perdere aderenza”.

Quasi 20 anni per avere giustizia

L’evento sconvolse l’intera comunità che si strinse attorno a una famiglia distrutta dal dolore. Il pomeriggio del 30 agosto del 2005, verso le 17.30, Daniele stava percorrendo quel tratto di strada e, dopo aver passato un’auto che era alla sua sinistra, ha preso una buca ed è volato sull’asfalto. Purtroppo per lui non c’è stato nulla da fare, è morto prima dell’arrivo in ospedale.

Oltre allo strazio per la perdita del figlio, i familiari – assistiti anche dal Prof. Carlo Taormina – hanno dovuto subire anche le lungaggini della giustizia. Dopo 5 anni dall’incidente il padre si incatenò davanti al Tribunale di Latina. In quella occasione chiese che fosse fissata un’udienza del processo che avrebbe poi chiarito le responsabilità del sinistro. Finora il Comune di Aprilia si è opposto al pagamento del risarcimento.

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