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martedì, Settembre 30, 2025

Vittima di amianto nelle Ferrovie dello Stato: giustizia è fatta

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LA CORTE D’APPELLO DI ROMA HA CONFERMATO LA CONDANNA DI FERROVIE DELLO STATO EMESSA PRECEDENTEMENTE DAL TRIBUNALE DI ROMA. LA SOCIETÀ DOVRÀ PAGARE 200MILA EURO AGLI EREDI DI UN FERROVIERE DECEDUTO A CAUSA DEL MESOTELIOMA. LA CAUSA CONTINUA PER I DANNI SUBITI DALLA VEDOVA E DAI FIGLI, CON IL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA CHE DOVRÀ PRONUNCIARSI IN MERITO

Ferrovie dello Stato condannata per l’ennesima vittima di amianto  

La Corte d’Appello di Roma rigetta l’appello delle Ferrovie dello Stato e conferma la condanna di 1º grado. Il caso è quello di una delle tante vittime di mesotelioma per l’esposizione all’amianto utilizzato nelle carrozze ferroviarie. La causa prosegue ora per il risarcimento del danno subito direttamente dai famigliari, per perdita parentale.

«Così, dopo una duplice pronuncia di condanna, si spera che le Ferrovie dello Stato desistano dal negare il giusto diritto al risarcimento del danno subito da un ex ferroviere delle OGR di Foggia. Uno tra le migliaia che hanno perso la vita a causa dell’uso indiscriminato dell’amianto nelle Ferrovie dello Stato. Non solo casi di mesotelioma, ma anche asbestosi, tumore del polmone, tumore della laringe, e altri casi. Purtroppo, il picco epidemiologico ci sarà nei prossimi anni. Le Ferrovie dello Stato sono state più volte recentemente condannate, ma ogni volta interpongono appello e cercano di ritardare i risarcimenti. Dobbiamo andare avanti nella tutela delle vittime e dei loro famigliari», così dichiara l’avv. Ezio Bonanni, co-difensore dei famigliari della vittima e presidente dell’ONA, Osservatorio Nazionale Amianto.

Un esito giudiziario “apripista”

Un esito giudiziario “apripista” di grande rilevanza. La sentenza sottolinea infatti che, non solo che non esiste una soglia minima al di sotto della quale il rischio amianto si annulla, ma avalla quanto sempre sostenuto dall’avv. Ezio Bonanni. Cioè che anche un’esposizione non prolungata nel tempo può determinare l’insorgenza di patologie asbesto-correlate. E in effetti, solo 14 mesi alle dipendenze delle Ferrovie dello Stato hanno causato al sig. Rocco un mesotelioma epitelioide.

La triste vicenda di Rocco, vittima di amianto

L’uomo aveva prestato servizio dal 1969 al 1971 alle dipendenze di RFI (Rete Ferroviaria Italia), società del Gruppo Ferrovie dello Stato, alle Officine Grandi Riparazioni (OGR) di Foggia. Qui, si occupava della manutenzione dei rotabili ferroviari, motori, tubazioni, cavi elettrici, etc. respirando direttamente e indirettamente le sottilissime fibre killer. I locali erano privi di aerazione, le lavorazioni venivano eseguite senza l’adozione di alcuna misura di sicurezza, pur essendo disponibili, sin dagli anni ’40, mascherine, tute protettive e aspiratori.

Quel che è peggio, è che si utilizzavano dei soffiatori per togliere la polvere, che tuttavia finivano inevitabilmente per disperderla nell’aria. Nel 2006 Rocco aveva avuto un primo versamento pleurico e il 28 marzo 2009 è, purtroppo, deceduto, all’età di 68 anni e mezzo, lasciando la moglie e i due figli. Considerato che la scienza ha ormai appurato da tempo che a provocare il mesotelioma è esclusivamente dall’amianto, L’INAIL aveva fin da subito accertato l’origine professionale della malattia e costituito in favore della vedova la rendita ai superstiti. La famiglia della vittima, assistita dagli avvocati Ezio Bonanni e Daniela Lucia Cataldo aveva quindi presentato ricorso al Tribunale di Roma per ottenere il risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non patrimoniali.

Amianto nelle ferrovie: storia di un ordinario negazionismo

Utile precisare che le Ferrovie dello Stato e le linee locali hanno fatto uso importante di amianto nei rotabili ferroviari dall’inizio del Novecento, fino agli anni ‘80. Di conseguenza, coloro che, come il sig. Rocco vi hanno lavorato, hanno purtroppo subito un’elevata esposizione alla fibra killer. La storia della Officine Grandi Riparazioni della FF.S. è caratterizzata dalla strage di lavoratori per mesotelioma e altre malattie asbesto correlate, che in qualche caso hanno colpito anche i familiari. Il 6° Rapporto ReNaM aveva censito 619 casi solo di mesotelioma, fino al 2015, tra i dipendenti di FFS. Il 7° Rapporto ReNaM (che riporta i casi di mesotelioma in Italia tra il 1993 e il 2018), ha inserito il settore dei rotabili ferroviari tra quelli che hanno riscontrato più casi di mesotelioma. Quindi, i lavoratori che hanno contratto questa patologia di origine professionale sono 696.

In passato, l’Osservatorio Nazionale Amianto, ha ottenuto la condanna delle FF.S. al risarcimento del danno per altri lavoratori. Nel caso del sig. Rocco, l’azienda aveva tuttavia contestato la pretesa. “Solo a partire dalla metà degli anni ’70 vi è stata la presa di coscienza circa la pericolosità della esposizione a fibre in amianto”, spiegavano.

Una vittoria importante

In primo grado, basandosi su un’ampia letteratura medico scientifica, la magistratura aveva tuttavia respinto le eccezioni di FS. Su queste basi e realizzando un calcolo sull’invalidità temporanea subita dalla vittima da amianto (dalla diagnosi della malattia fino alla morte) e considerando anche l’impatto psicologico fortemente negativo, il Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) nominato dal Tribunale aveva quantificato il danno biologico.

Oltre 200mila euro a beneficio dei familiari dell’operaio, oltre alla rivalutazione monetaria e agli interessi legali. Inoltre, i legali avevano innescato un ulteriore procedimento, relativo ai danni personali subiti dagli stretti congiunti per la malattia e la morte dell’uomo.

La vittoria legale sancisce ancora una volta il diritto alla tutela di fronte a un nemico che continua a mietere vittime. Soprattutto, avalla e conferma il fatto che non esiste né un limite di tempo né una soglia minima di esposizione al di sotto dei quali non si corrono rischi per la salute.

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