LA TERRA DEI FUOCHI, UN’AREA DELLA CAMPANIA TRISTEMENTE FAMOSA PER L’ALTO TASSO DI INQUINAMENTO AMBIENTALE, È TEATRO DI NUMEROSI CASI DI PERSONE CONTAMINATE DA SOSTANZE CHIMICHE TOSSICHE. IL CASO DI UNA PAZIENTE PROVENIENTE DALLA TERRA DEI FUOCHI, ORA SOTTO LA CURA DEL DOTT. PASQUALE MONTILLA, ONCOLOGO E CONSULENTE SPECIALISTA DELL’OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO (ONA).
La Terra dei Fuochi, un’area devastata dall’inquinamento. Le conseguenze per la salute
«Da Sin a Sin. I siti di interesse nazionale rappresentano una drammatica e devastante porta d’ingresso per patologie e patogenesi ambientale. Si diventa contaminati e deportati nel desolato mondo della malattia», dichiara l’oncologo Pasquale Montilla.
La “Terra dei Fuochi” indica un’ampia area situata tra le province di Napoli e Caserta, in Campania, tristemente conosciuta per il massiccio inquinamento ambientale dovuto allo smaltimento illegale di materiali tossici. Il nome deriva appunto dai numerosi roghi appiccati per bruciare questi rifiuti, che generano colonne di fumo visibili anche a distanza. La questione è emersa all’inizio degli anni 2000 grazie a diverse inchieste giornalistiche che hanno svelato il disastro in corso.
Da allora, la Terra dei Fuochi è diventata un emblema della devastazione ambientale e delle attività illecite legate alla malavita organizzata e alla corruzione politica ed economica. In questa area, infatti, migliaia di discariche abusive smaltiscono rifiuti industriali pericolosi e rifiuti urbani senza seguire le normative ambientali.
I roghi rilasciano nell’atmosfera sostanze chimiche tossiche, come diossine e metalli pesanti, che contaminano il suolo e le falde acquifere, con conseguenze gravi per la salute dei residenti.
A documentare le conseguenze sanitarie di questo disastro ambientale, diversi studi epidemiologici, che hanno rilevato un aumento significativo di varie malattie tra i residenti dell’area. Tra le patologie più comuni si registrano tumori, come quelli al seno e al polmone, leucemie, malformazioni congenite e malattie respiratorie croniche come l’asma. Queste condizioni sono spesso il risultato dell’esposizione prolungata a inquinanti chimici e radioattivi, che interagiscono con il biochimismo umano provocando danni cellulari e aumentando il rischio di sviluppare malattie gravi.
Un caso clinico emblematico della Terra dei Fuochi
In questo contesto di emergenza ambientale e sanitaria, un caso clinico particolarmente significativo riguarda una giovane paziente proveniente dalla Terra dei Fuochi, che è stata trasferita in Calabria per ricevere cure mediche. Seguita dal dott. Pasquale Montilla, Oncologo Medico e Consultant Specialist in Oncology dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), la donna presentava una pleurite essudativa criptogenica resistente, una condizione caratterizzata da un’infiammazione della pleura, la membrana che riveste i polmoni.
Gli esami condotti con immediatezza hanno rivelato la presenza di alte concentrazioni di metalli pesanti e altre sostanze chimiche tossiche nei tessuti polmonari e pleurici della paziente.
In particolare, sono state riscontrate elevate concentrazioni di zinco, tallio, alluminio, arsenico, rame, cromo, ferro, manganese, cadmio, stagno, tungsteno, piombo, titanio e litio.
Questi contaminanti, classificati come “sostanze chimiche inorganiche ad alto peso molecolare”, possiedono configurazioni elettroniche incompatibili con il biochimismo umano (l’insieme dei processi chimici e biologici che avvengono all’interno degli organismi viventi), alterandolo gravemente.
Le valutazioni diagnostiche precedenti non avevano considerato tali sostanze chimiche tossiche, impedendo così una diagnosi molecolare precisa e tempestiva.
Malattie “idiopatiche” e influenza ambientale
Questo caso clinico evidenzia come un’esposizione prolungata a contaminanti ambientali di origine umana possa scatenare malattie che inizialmente sembrano idiopatiche, cioè condizioni mediche per le quali non è nota una causa specifica, ma che in realtà hanno una chiara connessione con l’ambiente.
I contaminanti chimici e radiochimici, che cambiano costantemente, interagiscono con il nostro biochimismo, rappresentando un serio pericolo per la salute umana. Le malattie causate da questi “esposomi amplificati“, cioè l’insieme delle esposizioni ambientali cui una persona è stata sottoposta nel corso della vita, comprese sostanze chimiche tossiche, inquinanti e altri agenti ambientali, subiscono danni tossici a causa di un effetto sinergico devastante.
Questo significa che l’interazione tra questi vari fattori ambientali amplificati produce danni alla salute molto più gravi rispetto alla somma dei singoli effetti di ciascun contaminante.
Le patologie legate a questi fattori ambientali devono quindi essere considerate come nuove categorie nelle diagnosi differenziali e riconosciute come una nuova classe di malattie, i cui meccanismi fisiopatologici sono ancora da comprendere appieno. Gli esami effettuati sulla paziente hanno escluso la presenza di infezioni virali, batteriche o fungine, così come di anomalie citologiche indicative di neoplasie, confermando che la causa della malattia non era attribuibile a queste condizioni comuni.
«Si conferma pertanto che agenti chimici tossici in ancoraggio fenotipico nei tessuti polmonari e pleurici determinano attivazione di processi infiammatori a futuro rischi di processi neoplastici», dichiara il dottor Montilla.
Versamento pleurico in netto miglioramento dopo puntualizzazione diagnostica-terapeutica
Il consulente dell’Osservatorio, presieduto dall’avvocato Ezio Bonanni, spiega che grazie al supporto dell’associazione è stato possibile stabilire «un importante collegamento fra un approccio descrittivo e clinico della malattia a quello meccanicistico della causa».
Questo significa che si è riusciti a mettere in relazione i dettagli clinici della malattia con le sue cause ambientali. Attualmente, questo caso clinico, che ha una patogenesi ambientale, è stato inserito nel database dell’ONA. Il team di specialisti, guidato da Montilla, esaminerà ancora il caso per fare ulteriori riflessioni e precisazioni medico-legali.
L’impegno del’ONA
«L’Osservatorio Nazionale Amianto, attraverso il “Dipartimento per la tutela, la prevenzione e la cura del mesotelioma”, prosegue il suo impegno per assistere i pazienti che hanno ricevuto questa diagnosi e per coloro che presentano sintomi correlati, indipendentemente dal quadro clinico – afferma l’avv. Ezio Bonanni -. In alcuni casi, fortunatamente, le condizioni infiammatorie non evolvono in forme cancerogene come il mesotelioma della pleura, il tumore del polmone o altre malattie asbesto correlate. Naturalmente – conclude il presidente ONA – i progressi in campo medico non fanno venir meno la necessità di bonificare, bonificare, bonificare per evitare ora e in futuro altre esposizioni all’amianto e quindi il danno potenziale della trasformazione del rischio in un vero e proprio trauma costituito dalla malattia e, in molti casi, purtroppo dalla morte».
L’ONA APS, prosegue il suo impegno nel supporto alle vittime e ai familiari attraverso il sito e con il numero verde 800 034 294.