Roghi, ondate di calore e siccità, sono questi tre elementi che caratterizzeranno l’estate 2022. Una stagione diversa da ogni altro anno, con temperature più alte della media e piogge sempre più isolate.
È proprio a causa di questo caldo infernale e della mancanza di pioggia, che si chiede lo stato di emergenza per almeno 5 regioni italiane.
Nel dettaglio, l’emergenza coinvolge l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia, il Piemonte e il Veneto.
Grazie allo stato di emergenza annunciato, le suddette regioni potranno usufruire di particolari mezzi di soccorso destinati alla popolazione. Inoltre, le stesse regioni potranno accedere anche a dei fondi speciali destinati a contrastare questa crisi.
Per far fronte ai primi interventi sono stati stanziati 36.500.000 euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali, così ripartiti:
- 10.900.000 euro all’Emilia-Romagna;
- 4.200.000 euro al Friuli Venezia Giulia;
- 9.000.000 euro alla Lombardia;
- 7.600.000 euro al Piemonte;
- 4.800.000 euro al Veneto.
Il settore più colpito dalla crisi idrica è quello agricolo, che conta già una perdita del raccolto di riso pari al 30%, per arrivare poi ad una perdita complessiva del 40%.
Il piano di Webuild potrebbe salvarci dalla siccità?
Per contrastare il fenomeno della siccità scende in campo la Webuild, la multinazionale italiana che ha progettato un piano per recuperare enormi quantità di acqua e intende farlo direttamente dai nostri mari.
Come? Il piano della Webuild prevede l’installazione di desalinizzatori per rendere potabile l’acqua di mare. Il nostro Paese in questo è fortunato, essendo una penisola, l’unica cosa che non mancherà mai è proprio l’acqua di mare.

Secondo Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, il progetto da loro ideato, che prende il nome di “Acqua per la vita”, sarebbe la soluzione perfetta per porre rimedio alla siccità.
Basterebbe una spesa pari a 2-3 miliardi di euro per installare i dispositivi nelle aree più in difficoltà.
Acquedotti vetusti e pieni di amianto
L’Italia è da anni che deve affrontare un grosso problema, ovvero quello degli acquedotti ormai vetusti e portatori di numerose preoccupazioni, tra cui le fibre di amianto.
Si, perché gli impianti dei nostri acquedotti sono così vecchi da presentare ancora 125.000 km di tubature in amianto.

Una vera e propria emergenza, sollevata in svariate occasioni anche dall’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto. Difatti, il Presidente ONA, l’avv. Ezio Bonanni ha discusso della problematica amianto nell’acqua potabile, anche in uno degli episodi di ONA TV.
Per conoscere maggiori dettagli sull’emergenza amianto nell’acqua potabile, ti consigliamo di leggere questo articolo.
Tubature vecchie e piene di buchi generano una crisi idrica, ma anche economica. Basta pensare alle quantità di acqua perse, proprio lungo il percorso che l’acqua compie attraverso le tubature, per arrivare fino ai rubinetti delle nostre case.
Che sia arrivata veramente l’ora di avviare un cambiamento totale e rivoluzionario della nostra rete idrica?! Speriamo proprio di si!