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giovedì, Dicembre 7, 2023

Piano energia, risultato lontano: chiesti nuovi sforzi

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Non sono sufficienti le misure messe in campo dal Piano energia per ottenere la riduzione di consumi ed emissioni previsti per il 2030. Per questo l’Unione europea chiede all’Italia uno sforzo maggiore che deve passare per forze di cose anche su una riduzione degli spostamenti.

Piano energia, inviato aggiornamento a Bruxelles

Il governo ha così inviato a Bruxelles un aggiornamento del “piano nazionale integrato energia e clima” (Pniec). Il documento prevede “misure estreme anche nella riduzione dei consumi e delle emissioni carboniche del terziario, del settore residenziale, e in particolare della mobilità”, con un importante “mutamento degli stili di vita”.

Insomma un maggior sacrificio richiesto a tutti gli italiani che potrà passare anche dalla settimana corta, lavorativa, all’utilizzo dello smart working. Non tutti, però, come fa notare Il fatto quotidiano, sono sicuri che non si tratti di proclami che però in Italia saranno difficilmente attuabili, anche per l’annoso divario tra nord e sud.

Giornata corta e smart working possibili soluzioni

Sulla settimana corta la proposta del ministro dell’Ambiente, Gilberto Fratin, mira a ridurre le giornate lavorative – 4 su 5 – a parità di ore lavorate. In questo caso chiaramente i lavoratori si sposterebbero 4 giorni su 7 con un risparmio di energie notevole. Anche lo smart working potrebbe essere un’ottima soluzione, ove possibile, anche se dopo il Covid la volontà del governo è stata quella di tornare prima possibile al vecchio sistema. Insomma bisognerà capire come si vorrà attuare questo programma evitando anche di incentivare l’emigrazione dal sud ancora una volta verso il nord Italia.

Il piano energia non convince gli ambientalisti

Il piano non convince affatto gli ambientalisti. “Dopo i disastri climatici sul territorio nazionale degli ultimi anni – ha detto Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – dalla tempesta Vaia nel nord-est del 2018 all’alluvione in Emilia-Romagna nei mesi scorsi, e dopo l’impazzimento delle bollette degli ultimi due anni, ci saremmo aspettati un piano coraggioso con obiettivi ambiziosi ma a portata di mano per l’Italia. Per combattere l’emergenza climatica e per rendere velocemente indipendente dall’estero il nostro Paese.

La Germania lo ha fatto e si è posta come obiettivo la decarbonizzazione del sistema elettrico entro il 2035. Mentre il nostro Pniec conferma l’idea dell’Italia come hub del gas e luogo di produzione dei carburanti per i motori endotermici. L’Italia continua ad andare col freno a mano tirato, mentre le principali associazioni ambientaliste italiane e l’associazione confindustriale Elettricità futura vogliono spingere il piede sull’acceleratore”.

C’è, inoltre, chi lamenta una mancanza di trasparenza che si concretizza nella mancanza del testo presentato a Bruxelles anche sullo stesso sito del ministero. Secondo Greenpeace “la proposta del nuovo Pniec è fuori dagli obiettivi europei (Fit for 55) sulle rinnovabili elettriche. Siamo a 20 punti al di sotto delle proposte dell’industria (elettrica) e la strategia è sempre quella. Conservare quanto più possibile il mercato del gas“.

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