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domenica, Febbraio 16, 2025

Marina Militare e amianto killer: la vedova del Sergente Zuban ottiene giustizia 

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LA CORTE D’APPELLO DI TRIESTE HA CONFERMATO UNA SENTENZA FONDAMENTALE PER IL RICONOSCIMENTO DELLO STATUS DI VITTIMA DEL DOVERE DEL SERGENTE DARIO ZUBAN, DECEDUTO A CAUSA DI MESOTELIOMA PERITONEALE. IL MILITARE AVEVA CONTRATTO LA MALATTIA A SEGUITO DELL’ESPOSIZIONE PROLUNGATA ALL’AMIANTO DURANTE IL SUO SERVIZIO COME MOTORISTA NAVALE NELLA MARINA MILITARE. LA SENTENZA N. 245/2023, PRONUNCIATA A FAVORE DELLA VEDOVA, HA PORTATO ALLA CONCESSIONE DI BENEFICI PREVIDENZIALI E FINANZIARI PREVISTI PER LE VITTIME DEL DOVERE, CON UN RISARCIMENTO DI 285MILA EURO, OLTRE A UN ASSEGNO VITALIZIO MENSILE DI CIRCA 2.100 EURO. AD ASSISTERE I FAMILIARI, L’AVV. EZIO BONANNI, PRESIDENTE DELL’OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO

La storia del Sergente Zuban e la carriera nella Marina Militare

Nato nel 1957 a Trieste, Dario Zuban ha trascorso la sua giovinezza in una città che, con il suo porto, ha sempre avuto un forte legame con il mare. Dopo aver completato gli studi, l’uomo si era arruolato nella Marina, dove aveva prestato servizio dal 3 novembre 1976 al 30 aprile 1978 come motorista navale. Durante la sua carriera, il Sergente prestò servizio all’Arsenale della Marina Militare di Taranto, uno dei principali centri di manutenzione e riparazione delle unità navali italiane. Successivamente, prestò servizio a bordo della nave Centauro (nella foto di copertina), un’imbarcazione operativa della Marina. Zuban subì quindi un’esposizione prolungata e pericolosa all’asbesto, presente tanto nelle strutture navali quanto nelle installazioni a terra della base militare.

Il minerale, ampiamente utilizzato all’epoca per le sue proprietà isolanti, costituiva un grave rischio per la salute, specialmente in ambienti chiusi e privi di adeguate misure di sicurezza. Purtroppo, le normative di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro erano spesso disattese e Zuban si trovò a svolgere le sue mansioni senza la necessaria protezione, operando in condizioni che esponevano lui e i suoi colleghi a polveri tossiche.

Nel 2015, la sua vita cambiò drammaticamente quando gli fu diagnosticato un mesotelioma peritoneale bifasico, una malattia letale correlata all’esposizione alla pericolosa sostanza. Dopo aver appreso della sua patologia, il sergente avviò un complesso iter burocratico per ottenere il riconoscimento della sua malattia come conseguenza del servizio militare, presentando una domanda al ministero della Difesa nel gennaio 2019. Tuttavia, la sua richiesta fu inizialmente respinta, con l’argomento che il periodo di esposizione all’amianto fosse stato troppo breve.

Nonostante la lotta contro la malattia, Dario Zuban è deceduto il 19 febbraio 2023.

Il percorso legale

Dopo la sua scomparsa, la moglie ha proseguito la sua lotta, affiancata dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

La Corte ha esaminato documentazione storica e testimonianze che attestavano la presenza di amianto negli ambienti in cui operava Zuban, evidenziando che tali condizioni ambientali e operative rientravano a buon diritto nella definizione di “vittime del dovere“.

Particolarmente significative le testimonianze di ex colleghi e periti, che hanno descritto le insalubri condizioni di lavoro a bordo della nave e all’interno dell’arsenale. La consulenza tecnica d’ufficio ha stabilito senza ombra di dubbio che la malattia che ha colpito Zuban era riconducibile alla sua esposizione al patogeno, fornendo così un solido fondamento per la richiesta di indennizzo.

Nonostante il ministero della Difesa avesse deciso di impugnare tale decisione, la Corte d’Appello di Trieste ha quindi confermato integralmente quanto già stabilito in primo grado, riaffermando il diritto della vedova a ricevere le prestazioni previdenziali previste dalla legge.

«Si tratta di una decisione significativa, poiché la Corte ha confermato listruttoria che ha riconosciuto i diritti della vittima, costituendo le prestazioni previdenziali a favore della vedova. Questa pronuncia evidenzia luso indiscriminato dellamianto nelle basi e sulle navi, senza che i nostri militari fossero adeguatamente protetti», dichiara Bonanni.

ONA a fianco delle vittime del dovere 

Il caso del Sergente Zuban rappresenta solo uno dei numerosi procedimenti legali che l’Osservatorio Nazionale Amianto, sotto la guida dell’Avvocato Ezio Bonanni, ha seguito in favore delle vittime esposte all’amianto nella Marina Militare italiana. L’ONA ha infatti supportato molte famiglie di militari che hanno contratto gravi patologie asbesto-correlate, inclusi mesoteliomi e altre malattie letali, a causa della scarsa protezione durante il servizio.

Uno dei casi più eclatanti riguarda il processo Marina Bis e Marina III, dove la Corte d’Appello di Venezia ha ribaltato sentenze precedenti, riconoscendo la responsabilità della Marina Militare per la morte di due militari.

In generale, la portata del problema è emersa in modo drammatico grazie a un’indagine parlamentare che ha rivelato oltre 1.100 vittime tra il personale della Marina Militare per malattie asbesto-correlate. Le battaglie legali dell’ONA, spesso osteggiate dal ministero della Difesa, hanno mirato a ottenere il pieno riconoscimento dei diritti per le famiglie delle vittime, come il risarcimento del danno morale e la parificazione alle vittime del dovere.

Tutti i nostri militari e civili impiegati nelle missioni, che sono stati esposti a radiazioni all’uranio impoverito e ad amianto, e altri agenti dannosi, possono rivolgersi all’ONA, allo sportello di assistenza, chiamando telefonicamente il numero verde 800 034 294, oppure scrivendo attraverso il sito. L’ONA svolge un ruolo sussidiario delle istituzioni, per la tutela delle vittime e dei loro familiari. 

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