L’utilizzo dell’amianto è vietato in Italia da oltre trenta anni. Non solo, il suo smaltimento deve essere eseguito seguendo una particolare normativa perché si tratta di un rifiuto pericoloso, dannoso per l’ambiente e per la salute umana. Non avrebbero fatto così due imprenditori nel barese.
Imprenditori usano materiali in amianto per la strada
I costruttori avrebbero ignorato tutto questo, e anche le tantissime vittime dell’amianto, utilizzando i materiali di scarto contenente il materiale killer per realizzare alcuni tratti di strada. In particolare per il “rilevato stradale”: i cumuli di terra, limitati lateralmente da scarpate dotate di una certa pendenza o da muri di sostegno o di controripa. Sulla sommità di questi cumuli sorge poi la strada vera e propria.
Indagini del Noe di Bari: imprenditori indagati
Secondo gli investigatori dei carabinieri del Noe di Bari i 2 indagati avrebbero smaltito in questo modo 7mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, tra cui anche amianto. Si sarebbero accordati per utilizzarli “come riempimento del manto stradale” scrivendo nelle attestazioni che si trattava di “riciclato stabilizzato“.
A loro carico sono stati ipotizzati, nell’ambito dell’inchiesta “Retta via”, i reati di inquinamento ambientale, frode nelle pubbliche forniture e discarica abusiva. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari ha disposto nei loro confronti una misura preventiva. Il divieto dell’esercizio di attività d’impresa o di ricoprire uffici direttivi per un anno.
Il Noe sequestra un tratto di 800 metri
I carabinieri del nucleo operativo ecologico hanno anche sequestrato un tratto di circa 800 metri sul totale dell’opera (3,5 chilometri). Parliamo del tratto ideato per collegare la strada provinciale 92 Bitritto-Modugno e la provinciale 224 delle Puglie. La Città Metropolitana di Bari, come riporta l’Ansa, in seguito ai primi accertamenti, anche dell’Arpa Puglia, ha ordinato cautelativamente la sospensione dei lavori e la messa in sicurezza del cantiere.
Imprenditori avrebbero risparmiato 4,5 mln di euro
Violando le norme sul corretto smaltimento dei rifiuti e sulla tutela dell’ambiente i due imprenditori avrebbero risparmiato, sempre secondo quanto emerso dalle indagini, ben 4,5 milioni di euro. Hanno falsato così la concorrenza con le aziende che, invece, rispettano la legge. E causato un serio pericolo per la salute pubblica. Gli operai hanno e avrebbero continuato ad essere esposti all’amianto, probabilmente senza esserne a conoscenza.
Le fibre di questo minerale causano diverse malattie. Tra queste il mesotelioma e il tumore del polmone. Così come l’asbestosi e tanti altri tumori asbesto correlati. Lo spiega il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto ne: “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022”. L’Inail registra nel VII Rapporto ReNaM anche i casi di mesotelioma dal 1992, anno della messa al bando del minerale.
I dati però sono incompleti, sia per la difficoltà, fino a non troppi anni fa, di diagnosticare il mesotelioma. Ma anche perché alcuni uffici preposti hanno interrotto negli ultimi anni la loro attività. L’avvocato Ezio Bonanni, presidente Ona, per questo insiste con le bonifiche dei siti contaminati e ha fatto realizzare anche una App apposita per le mappature. Per questo, davanti alla sofferenza di tante famiglie che hanno perso i propri cari per la fibra killer, questi tipi di reati sono ancora più gravi.