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giovedì, Dicembre 12, 2024

Amianto nelle risorse idriche. A Quistello un convegno per affrontare un rischio sottovalutato

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IL PROSSIMO 15 NOVEMBRE, ALL’HUB DI QUISTELLO, MANTOVA, SI TERRÀ IL CONVEGNO INTITOLATO “AMIANTO E ACQUA POTABILE: LA PERICOLOSITÀ DEI TUBI IN CEMENTO-AMIANTO DELL’ACQUEDOTTO DI QUISTELLO”. L’ INCONTRO,  VEDRÀ LA PARTECIPAZIONE DELL’AVVOCATO EZIO BONANNI, PRESIDENTE DELL’OSSERVATORIO NAZIOALE AMIANTO, INSIEME CON ALTRI ESPERTI E RAPPRESENTANTI LOCALI. L’OBIETTIVO DELL’EVENTO È INFORMARE E SENSIBILIZZARE IL PUBBLICO E LE ISTITUZIONI SUL SERIO RISCHIO RAPPRESENTATO DALLA PRESENZA DI VECCHIE TUBATURE IN CEMENTO-AMIANTO ALL’INTERNO DELLE RETI IDRICHE

L’amianto e la sua pericolosità

La contaminazione delle reti idriche italiane da fibre di asbesto rappresenta una minaccia silenziosa ma concreta per la salute pubblica, un rischio ancora troppo spesso ignorato. Per molti, infatti, il pericolo dell’amianto è legato esclusivamente a specifici ambienti di lavoro, come i cantieri edili o le industrie manifatturiere, ma pochi immaginano che queste particelle cancerogene possano infiltrarsi nell’acqua che beviamo ogni giorno. Le vecchie tubature in cemento-amianto, largamente utilizzate fino agli anni ’80 per la loro resistenza e durata, stanno ormai cedendo al tempo, rilasciando fibre tossiche direttamente nelle reti idriche delle nostre città. Questa realtà espone i cittadini a un pericolo che non dovrebbe essere più tollerato.

Di fronte all’urgenza di questa situazione, si terrà un importante convegno dal titolo “Amianto e acqua potabile: La pericolosità dei tubi in cemento-amianto dellacquedotto di Quistello”. L’incontro, vedrà la partecipazione dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), e di altri esperti del settore. Ma cosa succede nel nostro Paese?

Dati e ricerche sulla contaminazione in Italia

In Italia, si stima che siano ancora attivi circa 500mila chilometri di tubature in cemento-amianto, prevalentemente nelle regioni del Sud e nelle isole, dove le infrastrutture idriche sono spesso datate e meno curate. I dati indicano che le zone servite da reti obsolete sono particolarmente vulnerabili e che le rilevazioni indirette, come le misurazioni satellitari, non forniscono una visione esaustiva del problema.

LONA ha segnalato i potenziali rischi per la salute pubblica legati all’uso di queste tubature e ha sollecitato interventi di bonifica. Anche l’Istituto Superiore di Sanità ha richiamato l’attenzione sulla possibile liberazione di fibre del pericoloso minerale nell’acqua in caso di deterioramento delle tubature, evidenziando così la necessità di una mappatura completa delle reti idriche per identificare i punti critici e pianificare interventi di sostituzione mirati. Tuttavia, intoppi burocratici e non solo, continuano a rallentare le operazioni.

Il quadro normativo e le difficoltà di applicazione

Dal punto di vista normativo, il Decreto Ministeriale del 14 maggio 1996 ha fissato linee guida per la gestione delle condotte in cemento-amianto, imponendo alle amministrazioni locali il monitoraggio dello stato di conservazione delle tubature e l’avvio di progetti di bonifica. Tuttavia, la mancanza di fondi e una scarsa sensibilità politica hanno ostacolato la piena attuazione di queste direttive, con il risultato che molte reti idriche obsolete non sono mai state sostituite. Il decreto stabilisce inoltre che i gestori delle reti idriche e le istituzioni locali debbano intervenire con tempestività per garantire la sicurezza dell’acqua, ma l’applicazione della normativa è stata finora frammentaria e disomogenea. A farne le spese sono i cittadini, esposti a potenziali rischi per la salute.

L’asbesto: il killer invisibile che colpisce oltre il respiro

L’asbesto è classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come un cancerogeno di classe 1, tra i più letali per l’organismo umano. Non solo inalare, ma anche ingerire (ad esempio attraverso l’acqua contaminata) fibre di amianto può portare allo sviluppo di patologie gravi e spesso letali, tra cui il mesotelioma pleurico, peritoneale, del pericardio e della tunica vaginale del testicolo, oltre a tumori polmonari, della laringe e delle ovaie. Ma c’è di più.

Impatti dell’amianto sull’ambiente

Le fibre del “killer invisibile”, una volta disperse nell’acqua, possono diffondersi in laghi, fiumi e falde acquifere. Questo processo compromette non solo la qualità dell’acqua potabile ma anche quella destinata all’irrigazione e agli usi industriali. Nell’ambito agricolo, queste particelle riducono la fertilità del suolo, minacciando le colture e la produzione alimentare. Se i vegetali assorbono tali sostanze nocive, possono verificarsi conseguenze sulla sicurezza alimentare, con implicazioni gravi per l’intera catena alimentare.

Un altro aspetto particolarmente preoccupante è la possibilità che queste fibre si accumulino nei sedimenti dei corsi d’acqua e siano ingerite da organismi come pesci, crostacei e molluschi. Questi animali, contaminati, possono quindi trasferire le sostanze lungo la catena alimentare, arrivando fino ai predatori, inclusi gli esseri umani che consumano tali prodotti. 

Questo processo di bioaccumulo rappresenta una minaccia per la fauna e la biodiversità, con il potenziale di destabilizzare gli equilibri ecologici e aggravare il problema della contaminazione ambientale.

Anche la fauna selvatica è a rischio. Gli animali che bevono acqua contaminata o che vivono in habitat esposti a tali particelle, rischiano di ingerirle, con effetti tossici che possono compromettere la loro salute e sopravvivenza. 

Un altro elemento critico è la persistenza delle fibre nel tempo. Queste sostanze sono estremamente resistenti alla degradazione naturale, il che significa che possono rimanere presenti nell’acqua e nel suolo addirittura per secoli, accumulandosi e intensificandosi con il passare degli anni. Di conseguenza, anche una contaminazione inizialmente limitata può trasformarsi in un problema permanente, estendendo i danni alle generazioni future.

Per tutte queste ragioni, è essenziale un intervento immediato e coordinato da parte delle istituzioni.

L’ONA chiede azioni tempestive: no all’amianto, sì alle bonifiche! 

L’ONA richiede interventi immediati e strutturali: «è essenziale che le istituzioni, le amministrazioni locali e i gestori delle reti idriche attuino un piano coordinato per la sostituzione delle tubature in amianto con materiali sicuri e moderni». Inoltre, la creazione di collaborazioni tra enti pubblici e privati potrebbe facilitare lo scambio di tecnologie e risorse per accelerare i processi di bonifica. Come affermato dal presidente ONA, l’avv. Ezio Bonanni «migliorare la qualità delle infrastrutture sanitarie nelle aree più vulnerabili può contribuire a ridurre il divario tra nord e sud, promuovendo una sanità davvero accessibile e inclusiva. La salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente non possono più essere trascurate; è il momento di agire per proteggere le comunità locali e garantire a tutti un accesso sicuro allacqua potabile. LOsservatorio Nazionale sullAmianto chiede la bonifica degli acquedotti dallamianto».

Il convegno di Quistello sarà un momento importante per dare voce a una questione che, pur essendo invisibile, incide profondamente sulla salute e sull’ambiente. Oltre all’avvocato Ezio Bonanni, parteciperanno al dibattito l’avvocato Massimiliano Fabiani, Mirco Zanoli (coordinatore ONA Carpi), Marco Ferrari e Andrea Rossi (direttivo ONA Carpi), ed Elia Lettucci, anche lui rappresentante di ONA Carpi.

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