IL TRIBUNALE DI ROMA HA EMESSO UNA SENTENZA STORICA CHE RICONOSCE IL DIRITTO AL PREPENSIONAMENTO PER UNA LAVORATRICE ESPOSTA ALL’AMIANTO DURANTE LA SUA LUNGA CARRIERA AMMINISTRATIVA. QUESTA DECISIONE, CHE PONE L’ACCENTO SULLA NECESSITÀ DI TUTELE ANCHE PER CHI NON VIENE DIRETTAMENTE A CONTATTO CON IL PERICOLOSO MATERIALE, SEGNA UN PUNTO DI SVOLTA NELLE POLITICHE PREVIDENZIALI E DI RICONOSCIMENTO DELLE MALATTIE PROFESSIONALI LEGATE ALL’AMIANTO. L’OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO (ONA), ATTRAVERSO LA VOCE DEL SUO PRESIDENTE EZIO BONANNI, AUSPICA CHE QUESTA VITTORIA POSSA APRIRE LA STRADA A NUOVI DIRITTI PER MOLTI LAVORATORI ESPOSTI INCONSAPEVOLMENTE ALLA “FIBRA KILLER”
Il diritto al prepensionamento di una figura amministrativa
L’amianto, noto per le sue proprietà isolanti e di resistenza al calore, ha trovato largo impiego in passato in diversi ambiti industriali e edilizi. Tuttavia, le sue microscopiche fibre rappresentano un pericolo mortale, essendo strettamente collegate a malattie gravi come l’asbestosi, il mesotelioma e altre patologie polmonari. La particolarità di questa sentenza risiede nel fatto che non riguarda un lavoratore manuale ma una figura amministrativa, che ha svolto il suo lavoro in un ambiente contaminato e il diritto al prepensionamento del soggetto.
Il caso specifico
La signora, una dipendente amministrativa del Consorzio di Casal Palocco, ha trascorso 36 anni in un container contenente materiali in asbesto, senza mai essere informata dei rischi. Questo prolungato contatto ha provocato gravi danni alla sua salute, riconosciuti dall’INAIL come conseguenti all’esposizione professionale al killer silente.
L’implicazione giuridica e previdenziale
Dopo il riconoscimento della malattia professionale, la lavoratrice ha richiesto all’INPS il ricalcolo della sua posizione contributiva per accedere al prepensionamento. Dopo il primo no alla richiesta, il Tribunale di Roma ha ribaltato questa decisione, ordinando all’INPS di rivalutare la posizione contributiva. Questo riconoscimento non solo le consente di andare in pensione anticipata ma apre un importante precedente per altri lavoratori amministrativi esposti all’amianto in circostanze simili.
La svolta legale e sociale: giustizia è fatta
«Questa decisione del Tribunale dimostra che ci sono state funzioni amministrative svolte in luoghi altamente contaminati e rappresenta una svolta per gli impiegati esposti perché introduce una tutela che è sempre stata riconosciuta solo a chi manipolava il cancerogeno», commenta l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Questo caso evidenzia la necessità di una revisione delle politiche di prevenzione e risarcimento per includere anche coloro che, sebbene non direttamente coinvolti nella manipolazione, hanno subito l’esposizione passiva con gravi conseguenze per la salute.
Verso un futuro di maggiore consapevolezza e giustizia
Questa sentenza rappresenta un passo avanti nella lotta per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori esposti all’eternit. Oltre a rafforzare la necessità di ambienti di lavoro sicuri, promuove una maggiore consapevolezza sul tema della salute occupazionale e potrebbe portare a ulteriori revisioni delle normative previdenziali. La vittoria legale della signora non è solo un successo personale ma un esempio di giustizia per tutti coloro che hanno subito le devastanti conseguenze dell’esposizione all’amianto.