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martedì, Gennaio 14, 2025

Trump, l’ombra dell’amianto e tensioni internazionali

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MENTRE NEL NOSTRO PAESE A CAUSA DELL’AMIANTO SI LOTTA PER BONIFICHE E RISARCIMENTI, A LIVELLO GLOBALE PERSISTONO SEGNALI ALLARMANTI. FIGURE INFLUENTI E CONTROVERSE COME L’EX PRESIDENTE DONALD TRUMP HANNO MINIMIZZATO I RISCHI DI QUESTO MATERIALE METTENDO A REPENTAGLIO I PROGRESSI IN MATERIA DI SICUREZZA E SALUTE PUBBLICA. QUESTA CONTRAPPOSIZIONE SOLLEVA DUBBI FONDAMENTALI: SIAMO DAVVERO VICINI A ELIMINARE DEFINITIVAMENTE QUESTA MINACCIA?

Trump e la posizione pro-amianto

La posizione dell’ex Presidente USA, Donald Trump sull’amianto si è manifestata in più occasioni con dichiarazioni provocatorie che hanno suscitato ampie reazioni. Il che, ha alimentato preoccupazioni tra esperti e attivisti di tutto il mondo.

Emblematico è il tweet del 2012 in cui Trump affermava che, se l’asbesto non fosse stato rimosso, le Torri Gemelle avrebbero resistito agli attentati dell’11 settembre 2001.

Questa dichiarazione, riflette una visione controversa e non supportata da evidenze scientifiche.

Inoltre, rivela una tendenza a minimizzare i rischi associati al materiale, noto per la sua letalità e classificato come cancerogeno dall’OMS.

Durante il suo mandato presidenziale (2017-2021), Trump ha portato avanti una politica ambientale improntata alla deregolamentazione.

Ha ritirato gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi e smantellato diverse misure volte a contenere le emissioni di gas serra e proteggere la salute pubblica.

Trump non ha promosso direttamente l’uso dell’amianto. Tuttavia, ha indebolito le normative ambientali e favorito l’industria dei combustibili fossili. Questo atteggiamento ha privilegiato gli interessi economici, sacrificando la tutela ambientale e sanitaria.

La Russia e le etichette “Approvato da Trump”

L’eco delle sue dichiarazioni ha superato i confini nazionali, trovando terreno fertile in contesti dove la regolamentazione sull’amianto è ancora carente.

Nel 2018, un produttore russo ha persino etichettato i propri prodotti con la scritta “Approvato da Donald Trump, 45° Presidente degli Stati Uniti”.

Questo gesto simbolico ha messo in evidenza l’influenza globale delle posizioni dell’ex presidente. L’episodio ha allarmato le organizzazioni per la salute pubblica. Hanno espresso timori per un possibile rallentamento delle politiche di messa al bando dell’asbesto. Le preoccupazioni riguardano soprattutto i Paesi emergenti o con leggi meno rigide. Questi ultimi potrebbero infatti potrebbero interpretare tali aperture come un segnale per rilanciare l’uso del killer invisibile nell’edilizia e nell’industria.

L’atteggiamento di Trump, insomma, pur non traducendosi in un’azione legislativa diretta sull’amianto, ha contribuito a perpetuare una narrativa rischiosa che potrebbe ostacolare gli sforzi internazionali per debellare l’uso di questo materiale altamente nocivo.

Una battaglia che deve continuare

L’amianto rappresenta una delle sfide più complesse della nostra epoca, una minaccia che travalica i confini nazionali e richiede un impegno globale. In Italia, l’ONA e l’avvocato Ezio Bonanni continuano a battersi per le vittime e per accelerare le bonifiche, ma il cammino è ancora lungo e irto di ostacoli.

A livello internazionale, è essenziale contrastare le posizioni che minimizzano i rischi dell’amianto e impedire che l’interesse economico prevalga sulla salute pubblica. Solo attraverso un’azione congiunta e coordinata sarà possibile sconfiggere definitivamente questo nemico invisibile e proteggere le generazioni future.

Le posizioni di Donald Trump sull’amianto, combinate con le sue politiche di deregolamentazione ambientale, hanno alimentato dibattiti e preoccupazioni sia negli Stati Uniti sia nel resto del mondo.

È fondamentale che la comunità internazionale mantenga alta l’attenzione sui rischi associati all’amianto e continui a promuovere politiche di divieto e bonifica per proteggere la salute pubblica.

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