Nuova condanna per il ministero della Difesa: dovrà riconoscere un motorista navale della Marina Militare vittima del dovere.
Motorista navale vittima del dovere: risarcimento 400mila euro
Il Tribunale di Vicenza ha anche condannato il ministero dell’Interno a concedere alla vedova di Federico Tisato, della provincia di Vicenza, 400mila euro di arretrati più assegni vitalizi per circa 1900 euro al mese.
Motorista navale deceduto per mestelioma, nulla alle figlie
Nulla, invece, spetterebbe, secondo i giudici, alle due figlie dell’uomo, perché alla sua morte non erano a carico. “Continua quindi – ha commentato l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, che assiste la famiglia della vittima – la discriminazione tra orfani di vittime del dovere e orfani del terrorismo e della criminalità organizzata, che invece, ricevono i benefici a prescindere”.
Mesotelioma pleurico dopo 40 anni
Tisato è morto all’età di 68 anni per un mesotelioma pleurico contratto sulle navi della Marina Militare, ma anche nel servizio a terra, tra il 1965 e il 1971. Periodo in cui, per ammissione della stessa Marina “l’amianto era comunemente impiegato nella costruzione e non sottoposto a restrizioni”.
L’avvocato Bonanni, ha dimostrato durante il procedimento che furono proprio le esposizioni ad amianto ad attivare il processo infiammatorio che poi ha portato al mesotelioma. La perizia del medico legale Arturo Cianciosi ha confermato il nesso causale “in particolari condizioni ambientali ed operative eccedenti l’ordinarietà”.
L’amianto sulle navi della Marina Militare
Il motorista navale è stato a contatto con l’amianto dei motori, compresi quelli diesel, manipolando e lavorando direttamente l’asbesto e materiali contenenti amianto sulle navi Cigno e Centauro. È stato esposto nei locali tecnici e sottocoperta dove trascorreva il tempo libero e dove riposava. E ancora quando utilizzava gli accessori forniti: la pezza di amianto per l’arma personale, per esempio, o i guanti in amianto.

Purtroppo, dopo essersi ammalato nel 2014, oltre 40 anni dopo l’esposizione come avviene spesso per il mesotelioma, Tisato è morto il 24 luglio 2016. Ha lasciato la moglie Loretta e le figlie Francesca ed Elisa, che all’epoca avevano 32 e 35 anni. “Le orfane – ha commentato l’avvocato Bonanni – pur non essendo fiscalmente a carico, sono comunque figlie dell’uomo, che è vittima del dovere, ne consegue che non possono essere oggetto di discriminazione”.
Motorista navale deceduto, la figlia: “mi aspettavo giustizia”
“Siamo rimasti – ha detto la figlia Francesca – profondamente amareggiati. Mi aspettavo giustizia, di essere insieme a mia sorella, riconosciuta come orfana di un papà che non c’è più, per colpa dell’amianto. Invece è una discrepanza abnorme, è una decisione non coerente.
Quando mio padre è venuto a mancare io avevo 32 anni e due bambini piccoli. Non ero a carico, ma non vuol dire che la mia sofferenza per questo sia stata meno gravosa. Come neo mamma avevo bisogno della presenza di mio padre, di un supporto, avevamo bisogno di un nonno. Invece l’amianto ha negato ai miei bambini che erano troppo piccoli, anche il ricordo del nonno in vita. Noi questa sentenza la viviamo come un’ingiustizia profonda. Io sono orfana di mio padre, ma questo non mi viene riconosciuto”.
Amianto, gravi ritardi nelle bonifiche
Nei 30 anni seguiti alla messa al bando dell’amianto, con la Legge 257 del 1992, il materiale contaminato si trova ancora in cospicue quantità sul territorio italiano. Negli edifici e non solo. Le bonifiche sono andate a rilento, per questo l’Ona ha realizzato anche una App per contribuire alla mappatura dei siti con presenza di asbesto. L’avvocato Bonanni ha anche raccolto i suoi studi sul fenomeno ne: “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022“. Le patologie asbesto correlate non accennano a diminuire (i casi di mesotelioma sono registrati dall’Inail nel VII Rapporto ReNaM), e il picco è previsto per il 2030.