L’erionite è una fibra naturale appartenente al gruppo delle zeoliti, minerali molto diffusi sulla Terra e spesso usati in edilizia, agricoltura e industria. Ma dietro l’apparenza innocua si nasconde una grave minaccia: l’erionite è centinaia di volte più pericolosa dell’amianto se inalata. Già negli anni Settanta fu individuata come causa di un’epidemia di mesotelioma pleurico maligno in alcuni villaggi della Cappadocia, dove veniva utilizzata per costruire le abitazioni.
La pericolosità dell’erionite in uno studio della Sapienza
Oggi, grazie a uno studio innovativo condotto da Sapienza Università di Roma, Università di Genova ed ENEA, emergono nuovi dettagli sui micidiali meccanismi con cui l’erionite danneggia il nostro organismo.
I ricercatori, nell’ambito del progetto RETURN finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU, hanno analizzato in laboratorio il comportamento delle fibre di erionite una volta inalate e fagocitate dai macrofagi, le cellule del nostro sistema immunitario che si occupano di “ripulire” i polmoni da sostanze estranee.
Utilizzando tecniche avanzate di diffrazione a raggi X su polveri, gli scienziati hanno scoperto che l’erionite, all’interno delle cellule, provoca uno scambio di ioni che altera profondamente l’ambiente cellulare: il pH si alza, i lisosomi – responsabili della digestione delle sostanze estranee – smettono di funzionare correttamente e le cellule entrano in sofferenza.
Erionite: una trappola senza fine per le cellule
L’innalzamento del pH costringe le cellule a un’intensa attività energetica, sovraccaricando i mitocondri, le “centrali energetiche” della cellula. Questo stress causa la produzione massiccia di radicali liberi dell’ossigeno, molecole altamente reattive che danneggiano la cellula stessa. Dopo qualche giorno, i mitocondri collassano e la cellula muore.
Il problema principale? L’erionite, estremamente stabile nei fluidi biologici, non si degrada. Una volta liberata dalla cellula morta, può essere nuovamente fagocitata da un altro macrofago, riattivando il ciclo tossico all’infinito. Questo fenomeno genera infiammazione cronica, un terreno fertile per lo sviluppo di tumori come il mesotelioma.
Perché l’erionite merita attenzione
La pericolosità dell’erionite non è solo un problema storico di villaggi lontani. La presenza naturale del minerale, la sua diffusione attraverso attività edilizie e l’assenza di una piena consapevolezza dei rischi associati rendono fondamentale monitorare i siti dove è presente e regolamentarne l’uso.
Come sottolineano i ricercatori, conoscere a fondo i meccanismi biologici della tossicità dell’erionite è essenziale per sviluppare strategie di prevenzione efficaci, per proteggere i lavoratori esposti e per evitare che si ripetano tragedie come quelle della Cappadocia.