Quattro anni dopo l’inizio della battaglia di Greta Thumberg contro il cambiamento climatico la giovane di Stoccolma non è soddisfatta. Il suo pensiero lo lascia a Twitter e ai suoi milioni di follower. “Siamo ancora qua, ma la crisi climatica è ancora assente dal dibattito”, ha scritto in questi giorni, in attesa delle elezioni politiche in Svezia.
Anche gli italiani a settembre voteranno, ma la crisi climatica non fa parte anche nel nostro Paese, del dibattito politico.
Crisi climatica, ancora combustibili fossili
“Il mondo sta ancora espandendo le infrastrutture dei combustibili fossili – ha continuato l’attivista – e riversando somme astronomiche di denaro nella distruzione. Stiamo ancora andando nella direzione sbagliata. C’è davvero molta strada davanti a noi, ma siamo ancora qui e non abbiamo intenzione di andare da nessuna parte”.
Racconta nei post come nel 2018 iniziò a non andare a scuola il venerdì, per chiedere ai politici della Svezia di affrontare il cambiamento climatico. Allora, qualche settimana più tardi, vinse la coalizione social democratica con i Verdi.
Crisi climatica, nuove manifestazioni in Svezia
Ora continua la sua battaglia con nuove manifestazioni, convinta che soltanto con azioni politiche mirate si potrà contrastare l’aumento della temperatura che tutti abbiamo avvertito in questa torrida estate 2022, che ha portato siccità, raccolti perduti, e un numero maggiore di decessi. In Svezia Fridays for future scenderà in piazza il 2 e il 9 settembre 2022. L’obiettivo è proprio quello di convincere i politici svedesi a mettere in campo azioni maggiormente coraggiose sul tema.
Sciopero globale per il clima: 23 settembre
In Italia, 2 giorni prima della tornata elettorale, il 23 settembre, come in tanti altri Paesi è previsto lo Sciopero globale per il clima. “Continuiamo a chiedere – spiegano dall’associazione – ai leader di governo e delle grandi corporation di mettere le persone prima dei profitti! Per l’Italia la data è doppiamente significativa, chiederemo che le prossime elezioni siano delle elezioni per il clima!”.
Fridays for future: “Il caldo estremo uccide”
“Stiamo vivendo l’ennesima estate – aggiungono in uno dei tanti interventi – con temperature da record. Per saperlo non serve nemmeno più leggere i giornali: basta allontanarsi dal condizionatore.
Il caldo estremo significa siccità, raccolti persi, centrali elettriche ferme e ghiacciai sciolti. Lo abbiamo detto mille volte. Ma il caldo estremo ha anche un effetto molto più diretto. Uccide, letteralmente.
Secondo un monitoraggio del Ministero della Sanità nelle prime due settimane di luglio si è registrato un eccesso di mortalità del 21%. Significa che son morte più persone del normale. E la causa stimata è proprio l’alta temperatura: +3.2 gradi di media. Un effetto diretto di combustibili fossili, allevamenti intensivi, trasporti e abitazioni insostenibili. Una tragedia continua che poteva essere evitata, se si fosse preferita la vita delle persone alle lobby e al consueto modello di sviluppo”.
La voce degli scienziati, lettera alla politica
Alla loro voce si aggiunge quella degli scienziati, che il 3 agosto scorso hanno inviato un lettera alla politica italiana, chiedendo che la crisi climatica venga posta in cima all’agenda politica. Gli esperti hanno offerto il loro contributo per elaborare soluzioni e azioni concrete.
“La scienza del clima – si legge in un passo della missiva – ci mostra da tempo che l’Italia, inserita nel contesto di un hot spot climatico come il Mediterraneo, risente più di altre zone del mondo dei recenti cambiamenti climatici di origine antropica e dei loro effetti, non solo sul territorio e gli ecosistemi, ma anche sull’uomo e sulla società, relativamente al suo benessere, alla sua sicurezza, alla sua salute e alle sue attività produttive.
Il riscaldamento eccessivo, le fortissime perturbazioni al ciclo dell’acqua e altri fenomeni meteo-climatici vanno ad impattare su territori fragili e creano danni a vari livelli, influenzando fortemente e negativamente anche le attività economiche e la vita sociale. Stime assodate mostrano come nel futuro l’avanzare del cambiamento climatico ridurrà in modo sensibile lo sviluppo economico e causerà danni rilevanti a città, imprese, produzioni agricole, infrastrutture”.
Rendere i nostri territori più resilienti alle ondate di calore
“In particolare – hanno aggiunto – nella situazione attuale appare urgente porre in essere azioni di adattamento che rendano noi e i nostri territori più resilienti a ondate di calore, siccità, eventi estremi di precipitazione, innalzamento del livello del mare e fenomeni bruschi di varia natura; azioni che non seguano una logica emergenziale ma di pianificazione e programmazione strutturale.
A causa dell’inerzia del clima, i fenomeni che vediamo oggi saranno inevitabili anche in futuro, e dunque dobbiamo gestirli con la messa in sicurezza dei territori e delle attività produttive, investendo con decisione e celerità le risorse peraltro disponibili del PNRR”.
Tra le soluzioni la riduzione delle emissioni di gas serra, decarbonizzando e rendendo circolare la nostra economia. Accelerando il percorso verso una vera transizione energetica ed ecologica.
Insomma, non c’è più tempo: bisogna agire. Infatti, anche il clima torrido di questa estate 2022 dimostra che il tempo sta scadendo. Purtroppo le parole dell’avvocato Ezio Bonanni, che già nei primi anni 2000 aveva lanciato questo allarme, sono rimaste per lungo temo inascoltate.
Recentemente nell’editoriale: “Amianto, il programma elettorale ambientale”, il legale pontino, presidente dell’Ona – Osservatorio nazionale amianto, lo ha ribadito.
“Le parti politiche tutte, nessuna esclusa – ha dichiarato Bonanni – dovrebbero tenere a mente che la tutela dell’ambiente è ora stata inserita nella Carta costituzionale, negli articoli 9 e 41. “Le norme della nostra Costituzione sono il baluardo a difesa dei diritti. L’introduzione, specialmente nei primi articoli, dimostra che vi è la necessità di proteggere questo bene fondamentale che è messo in pericolo. Nel 1948, abbiamo tutelato le libertà, il lavoro, l’uguaglianza… nessuno avrebbe potuto immaginare il disastro ambientale. Quindi la nuova modifica, al passo con i tempi, significa che questa era un’esigenza. Non solo di amianto si muore, ma anche di un clima sconvolto e di un ambiente distrutto. Ha ragione Greta, dalle parole occorre passare ai fatti”.
Nell’idea che tutela dell’ambiente e della salute sono strettamente collegati e non possono prescindere l’uno dall’altro.