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venerdì, Luglio 11, 2025

Colonnello muore per amianto, riconosciuti diritti al figlio orfano

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La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello dell’Aquila  riconoscendo i benefici previdenziali in quanto orfano di una vittima del dovere al figlio del colonnello Raffaele Acquafredda, ufficiale dell’Esercito Italiano. Deceduto nel 2012 all’età di 50 anni, si era ammalato di cancro al rene. Una patologia causata dall’esposizione prolungata a radiazioni e agenti cancerogeni durante le missioni.

Giustizia dopo un lungo iter legale

In particolare, l’uomo è stato vittima della contaminazione da proiettili all’uranio impoverito, nonché dell’inalazione di fibre di amianto e polveri tossiche in contesti operativi ad alto rischio.
A comunicarlo è il legale della famiglia, l’Avv. Ezio Bonanni, presidente dellOsservatorio Nazionale Amianto che ha affermato: “è un risultato importante, che chiude una lunga e difficile battaglia giudiziaria, restituendo dignità e giustizia a un giovane rimasto senza padre poco più che ventenne”.

Il colonnello aveva partecipato a diverse missioni internazionali

L’uomo è stato Ufficiale addetto a Sarajevo nel 1999, e successivamente impiegato in un’operazione in Kosovo come addetto all’artiglieria terrestre.

Il ribaltamento del rigetto

Il Ministero della Difesa aveva inizialmente riconosciuto il diritto solo alla vedova e alla figlia del colonnello abruzzese, escludendo il figlio superstite proprio perché, dopo la morte del padre, aveva iniziato a lavorare. Ma oggi la Suprema Corte avrebbe stabilito che non sarebbe il reddito annuale a fare prova del carico fiscale, ma la condizione effettiva al momento del decesso. Si chiude così una lunga battaglia legale.

“Dopo anni di processo, siamo riusciti a ribaltare l’originario rigetto, poi confermato in Appello, basato sul presunto mancato carico fiscale del figlio – ha dichiarato l’avvocato Ezio Bonanni – Ma abbiamo dimostrato che, al momento del decesso del padre, il giovane era ancora studente universitario e ha iniziato a lavorare solo dopo la tragedia, per necessità. Un principio innovativo, oggi finalmente riconosciuto anche in Cassazione. È stata una battaglia titanica contro la ferma opposizione del Ministero. Questa sentenza fa giurisprudenza”.

Ancora aperti due filoni giudiziari

La questione non è finita qui. Restano aperti: un ricorso al Tar per il risarcimento dei danni subiti dal colonnello e un’azione civile per i danni morali e materiali subiti dai suoi familiari.

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