La bonifica doveva essere effettuata dopo un anno
Era il 2016 quando un genitore di un bambino che frequentava la scuola elementare “Anita Garibaldi” in via Ugo Bassi inviò una segnalazione all’Asl di Civitanova e al Comune per comunicare la presenza di un tetto in cemento amianto nella struttura adiacente all’istituto.
Gli accertamenti eseguiti in seguito alla valutazione del capannone hanno dimostrato che la copertura dell’edificio è composta da eternit e che la bonifica è necessaria. Questo è quanto attesta la perizia effettuata il 24 febbraio 2016: “la copertura è composta da lastre rette ondulate in cemento – amianto su fabbricato comunale e i materiali sono danneggiati”.
Infatti, come risaputo, se i materiali sono friabili le fibre di amianto possono disperdersi nell’aria ed essere inalate. E basta respirarne anche poche per ammalarsi.
Infatti, la fibra killer, può portare, anche dopo anni di latenza, mesotelioma (tumore strettamente correlato all’esposizione e/o inalazione alle fibre di amianto, tumore al polmone, alla laringe, alla faringe e altre patologie asbesto correlate.
Secondo la relazione tecnica è necessario: “un intervento di bonifica mediante rimozione, incapsulamento o confinamento dell’amianto. La bonifica può riguardare l’intera installazione o essere circoscritta alle aree dell’edificio in cui si determina un rilascio di fibre. Quando si presentano situazioni di incerta classificazione è necessaria anche un’indagine ambientale che misuri la concentrazione di fibre aerodisperse”.
E, si sottolinea nella perizia che il capannone situato a Civitanova Marche (MC) in Via Martiri di Belfiore “deve essere sottoposto, entro un anno dalla data odierna e cioè entro il mese di marzo 2017, a un intervento di bonifica ex art. 7 del D.M. 6/09/94 privilegiando la rimozione come unica soluzione possibile”.
Dal 2017 non è ancora stato fatto nulla

Questo a discapito dei bambini e delle persone che lavorano nella scuola. Eppure, il padre del ragazzo che ormai frequenta le scuole medie ha provato in tutti i modi a sollecitare sia i genitori sia le autorità competenti.
“All’inizio mi sono rivolto ai genitori dei compagni di mio figlio – dichiara Paolo nell’intervista – e al direttore scolastico ma non ho trovato appoggio. La mia intenzione era quella di raccogliere firme da presentare a chi di competenza per segnalare la presenza dell’edificio pericoloso e per fare in modo che fosse rimosso al fine di tutelare i bambini dall’esposizione all’amianto.
Mio figlio per cinque anni è stato esposto alle fibre di amianto. Pensavo che i responsabili del settore, in seguito alla mia dichiarazione, si sarebbero mossi celermente e avrebbero verificato e, se necessario, bonificato.
Ma così non è stato”.
La risposta della Asl riguardo la rimozione dell’amianto
La Asl aveva risposto a Paolo che gli specialisti avrebbero rimosso l’amianto entro un anno. Ma questo non è avvenuto. Così ha deciso di fare un’altra segnalazione per sottolineare l’inefficienza e l’inottemperanza del Comune e di coloro che erano stati informati.
Nell’email di risposta viene dichiarato che il capannone è solo in parte di proprietà comunale. Una parte appartiene a un privato. Questo avrebbe allungato le procedure e, considerando anche che in quel periodo si svolgevano le elezioni amministrative, il tutto avrebbe rallentato i lavori.
Ma siamo nel 2021.
“La Asl mi ha risposto che avrebbero bonificato entro un anno e nel 2017 ho atteso invano. La risposta alle mie e-mail era sempre la stessa. Dissero che, dato la situazione a livello burocratico era complessa, la struttura sarebbe rimasta così e che l’eternit non avrebbe comportato gravi problemi.
Nel 2018 hanno dichiarato che avevano stanziato dei soldi per la bonifica. Comprendo il ritardo, forse dovuto alla pandemia, ma non penso che possano passare dieci anni a discapito della salute degli esposti.
La politica locale deve occuparsi di tutelare la salute dei cittadini e queste problematiche burocratiche devono essere superate. Nel 2015 ho iniziato a mandare le prime raccomandate per sollecitare la bonifica del capannone, siamo nel 2021 e la situazione è rimasta invariata. Ho deciso di contattare l’Osservatorio Nazionale Amianto per segnalare la presenza di questo capannone e ho inviato la documentazione che attesta la pericolosità delle fibre di amianto e la necessità della bonifica”.
Tutelare i cittadini dall’esposizione ad amianto
Questo è uno dei tanti casi in cui c’è qualcuno che lotta per far sì che vengano rispettate le leggi ma ci si trova davanti a un muro.
Era solo Paolo. Se gli altri genitori avessero firmato, forse le cose sarebbero andate diversamente. C’è troppo silenzio, indifferenza, paura in questa società. C’è il tacere davanti all’evidenza, all’ingiustizia. Ma solo lottando si può contrastare l’inadempienza delle leggi. Una sola goccia è importante ma sono molte quelle che scavano una roccia. E la potenza delle voci, come insegna la storia, a volte è più forte della brutale indifferenza politica.
Quest’uomo chiede giustizia, non solo per lui, ma per la salute della comunità e dei bambini. E soprattutto perché le leggi siano rispettate.