L’imputato Stephan Schmidheiny accusato di omicidio volontario
“Quando oggi penso all’Italia provo compassione per tutte le persone buone e oneste che sono costrette a vivere in questo Stato fallito”. Stephan Schmidheiny
Stephan Schmidheiny, proprietario della multinazionale Eternit, è accusato per omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di 392 lavoratori affetti da patologie asbesto correlate.
L’amianto inalato dai dipendenti che lavoravano all’interno della fabbrica, ma anche coloro che vivevano nelle vicinanze, ha determinato un’epidemia di patologie asbesto correlate.
Gli effetti dell’inquinamento ambientale dovuto all’uso incontrollato dell’amianto hanno causato nel tempo un numero elevatissimo di decessi.
La Presidenza del Consiglio dei ministri si è costituita parte civile nell’udienza del 9 giugno 2021, presso l’Università del Piemonte Orientale. Nel corso dell’udienza sono intervenuti il procuratore dell’Avvocatura dello Stato, l’avv. Emilio Barile La Raia e i difensori delle parti civili.
Il processo Eternit contro l’imprenditore svizzero è rinviato al 5 luglio. In quella sede saranno sollevate dalla difesa dell’imputato le eccezioni preliminari. Questa, ha chiesto di escludere la costituzione di parte civile di Palazzo Chigi. La richiesta è stata avanzata per mancanza di interesse.
Quali sono le motivazioni per le quali il processo contro Schmidheiny è stato più volte rinviato a giudizio?
Il processo Eternit I, incardinato per il reato di disastro ambientale, ha trovato una prima conclusione con una sentenza di prescrizione. Il collegio giudicante ha ritenuto prescritti i reati di cui agli art. 434 e il 437 del Codice penale. Mentre per il capo di imputazione di omicidio volontario il dibattito è ancora in corso.
Successivamente, il Gip ha suddiviso il processo in quattro tronconi: presso il Tribunale di Torino, sede in cui hanno emesso la condanna di I grado con derubricazione del reato a omicidio colposo. Oggi è in corso il grado di appello.
Per quanto riguarda il processo presso la Corte di Assise di Napoli, la prossima udienza è fissata per il 25.06.2021 e l’ONA è costituita parte civile con l’avv. Flora Abate.
Inoltre, recentemente, si è svolta l’udienza presso la Corte di Assise di Novara per il processo Eternit Bis, filone di Casale Monferrato.
Il processo Eternit iniziò nel 2019
All’epoca dei fatti, quando iniziò il processo, nel 2019, sotto accusa oltre Schmidheiny c’era anche Louis de Cartier, uno dei manager che si occupava dello stabilimento di Casale Monferrato.
Fu emessa a carico di entrambi la sentenza di condanna a 16 anni, poi riformata in appello per il solo Schmidheiny a 18 anni. Mentre per Cartier il reato si era estinto a causa della sua morte.
Successivamente la Corte di Cassazione dichiarò tutti i capi di imputazione prescritti, per essere stati commessi, con riferimento a Casale Monferrato, fino alla chiusura dello Stabilimento (1986) e, negli anni successivi, degli altri.
Comunque, con il decorso del termine relativo alla prescrizione, fatto retroagire alla data di tale chiusura, piuttosto che facendo riferimento alla permanenza del fenomeno epidemico.
Questa era la tesi sia del Procuratore generale della Corte di Cassazione sia del magnate svizzero Schmidheiny, contro il precedente orientamento 4675/2006, processo del petrolchimico di Porto Marghera.
Per queste motivazioni, nel corso della discussione presso la Suprema Corte di Cassazione all’udienza del novembre 2014, l’avv. Bonanni, Presidente ONA, aveva evidenziato come l’evento determinante fosse quello della morte, ovvero del fenomeno epidemico, così come sostenuto dal Tribunale e poi dalla Corte di Appello di Torino. Anno in cui chiusero in Italia gli stabilimenti Eternit. Intanto, le vittime dell’Eternit iniziarono ad aumentare.
Il Procuratore Raffaele Guariniello riaprì le indagini per il reato di omicidio volontario a carico del magnate svizzero. Il Tribunale di Vercelli ha poi rinviato a giudizio l’imputato.
Quel giorno Schmidheiny dichiarò: “Odio gli italiani. Dopo 40 anni si viene accusati di omicidio e perseguitati… e quando oggi penso all’Italia provo compassione per tutte le persone buone e oneste che sono costrette a vivere in questo Stato fallito”.
Processo eternit: dettagli sulla fabbrica della morte
“No, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l’acqua e il diritto come un fiume possente”. Martin Luther King
La multinazionale Eternit aveva sedi in diversi stati. In Italia erano cinque gli stabilimenti: Casale Monferrato, Bagnoli, Cavagnolo, Rubiera e Siracusa.
Sono più di 3200 i lavoratori della multinazionale Eternit deceduti a causa di patologie asbesto correlate.
In Italia il cemento-amianto presente in queste fabbriche ha provocato una vera e propria strage poiché ha rappresentato la seconda produttrice di eternit in Europa.
Solo con la legge 257 del 92 l’amianto è stato messo al bando in Italia. Ma tutt’ora, il minerale è presente in molti edifici, pubblici e privati, oltre che nelle tubature. Determinando così un rischio di contaminazione anche per le acque potabili.
Inoltre, è ormai noto che l’inalazione o l’ingerimento delle polveri e delle fibre di amianto rappresenta un enorme rischio per la salute umana.
Le bonifiche procedono a rilento, tra i ritardi dovuti alla burocrazia e alla politica, così come la giustizia che da anni trascina il processo Eternit alla ricerca di una condanna definitiva che in ogni caso non potrà colmare il vuoto lasciato ai familiari, per le perdite e il dolore.