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venerdì, Luglio 11, 2025

Amianto, un confronto internazionale tra Italia e Stati Uniti

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“L’amianto è una delle più gravi tragedie sanitarie del nostro tempo, aggravata da decenni di silenzi, disinformazione e interessi industriali. Se la giustizia legale offre alle vittime un riconoscimento tardivo ma fondamentale, è la prevenzione il vero fronte su cui il mondo deve ancora dimostrare di aver imparato la lezione.Avv. Ezio Bonanni – presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. 

Ogni causa vinta in tribunale è una vittoria simbolica e riparativa, ma non può restituire il tempo, la salute o la vita a chi è stato esposto


L’obiettivo deve essere impedire nuove esposizioni, bonificare i siti contaminati e costruire una cultura globale della trasparenza e della responsabilità.

Il 21 maggio 2025, la Corte Suprema della Carolina del Sud ha condannato la Atlas, storica produttrice di materiali contenenti amianto. L’azienda è stata ritenuta colpevole per non aver rispettato le ordinanze di un tribunale statunitense. Lo apprendiamo da una news di Travis Rodgers del sito asbestos.com.

La causa, intentata da Donna Welch per la morte del marito Melvin, colpito da mesotelioma dopo anni di lavoro in ambienti contaminati. Ciò ha messo a nudo le strategie difensive delle multinazionali che cercano di sfuggire alla giurisdizione americana appellandosi a vincoli normativi esteri. Ma in questo caso, la Corte ha tracciato un confine chiaro: le aziende che traggono profitto dal mercato statunitense non possono eludere le proprie responsabilità.

“La sentenza invia un messaggio potente: non esiste impunità per chi ha messo in commercio prodotti letali ” ha dichiarato Trey Branham, uno dei legali della famiglia Welch.

Italia: un fronte sempre attivo nella lotta contro l’amianto

In Italia uno dei punti di riferimento nella battaglia per la giustizia legata all’amianto è l’avvocato Ezio Bonanni. Da decenni si batte per i diritti delle vittime italiane dell’amianto, sia in ambito giudiziario che legislativo. Bonanni ha portato alla luce numerosi casi in cui lavoratori civili e militari sono stati esposti inconsapevolmente alla fibra killer, e ha denunciato l’insufficienza degli interventi pubblici in termini di bonifica e prevenzione.

“Il caso americano dimostra che l’amianto costituisce un dramma internazionale,” ha affermato Bonanni. “In Italia abbiamo ottenuto importanti riconoscimenti in tribunale, ma resta ancora molto da fare sul fronte della giustizia preventiva e del censimento completo dei siti contaminati.”

L’ONA ha spesso sollecitato l’intervento delle istituzioni italiane ed europee per accelerare la messa in sicurezza di scuole, caserme, ospedali e siti industriali contaminati.

Libby, la città dell’orrore

In luoghi come la città di Libby nel Montana, le conseguenze dell’esposizione all’amianto ha assunto contorni drammatici. Per anni, qui fu estratta la vermiculite contaminata da amianto. circa 700 persone sono morte a causa dell’esposizione all’asbesto e molte altre convivono con patologie croniche.
Secondo il Centro per le Malattie Correlate all’Amianto di Libby, almeno 1 persona su 10 soffre attualmente di una malattia correlata all’amianto. Oltre alle centinaia di residenti deceduti, dall’inizio della contaminazione sono state diagnosticate circa 2.400 malattie correlate all’amianto.

Registro mesoteliomi ancora non presente negli USA

Mentre in Italia il Renam – Registro mesoteliomi è attivo dal 1991, negli USA è una proposta relativamente recente.
La creazione di un registro internazionale condiviso, permetterebbe di unire gli sforzi della comunità scientifica e legale, centralizzando le informazioni, favorendo una diagnosi precoce e garantendo un accesso più equo al risarcimento.

Un cambiamento possibile, se globale

E’ fondamentale che vengano rafforzati i legami tra le organizzazioni che in tutto il mondo che lottano contro l’amianto. Avvocati come Ezio Bonanni in Italia e attivisti negli Stati Uniti pretendono giustizia non solo per le vittime, ma anche per le generazioni future.

Oggi, la sfida è certamente legale, ma soprattutto politica e morale: trasformare il dolore individuale in un’azione collettiva.

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