L’esposizione ad amianto nel contesto militare resta una questione rilevante sul piano della salute pubblica e della tutela previdenziale. Nell’intervista con il giornalista Luigi Abbate, l’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), ha fatto il punto sull’evoluzione giurisprudenziale relativa ad alcuni casi di patologie asbesto-correlate tra il personale della Marina Militare, tra cui motoristi navali, macchinisti e operai civili impiegati negli arsenali.
Secondo quanto riportato, varie pronunce giudiziarie hanno riconosciuto, in casi specifici, un nesso tra le patologie sviluppate da alcuni lavoratori e l’esposizione ad amianto in ambienti navali o arsenali militari. Bonanni ha richiamato i dati contenuti nell’ottavo rapporto RENAM (Registro Nazionale Mesoteliomi), i quali evidenziano una maggiore incidenza di mesotelioma, in particolare tra gli anni Sessanta e Novanta.
“Le evidenze epidemiologiche oggi disponibili – ha dichiarato Bonanni – rafforzano la necessità di un’attenzione istituzionale continua per il riconoscimento dei diritti previdenziali e assistenziali delle persone coinvolte, siano esse militari o civili”.
Il quadro normativo e procedurale
In base alla normativa vigente, i militari possono richiedere il riconoscimento della causa di servizio e successivamente lo status di vittima del dovere, tramite procedimenti amministrativi e contenziosi presso il TAR. Per i lavoratori civili, invece, la procedura prevede il ricorso all’INAIL e, in caso di contenzioso, l’azione presso il giudice del lavoro.
L’ONA, che offre consulenza e supporto legale, segnala che in alcuni casi si riscontrano differenze nei riconoscimenti, soprattutto tra personale militare e civile, e sottolinea l’importanza di documentare con precisione le condizioni di esposizione, anche alla luce delle bonifiche tuttora in corso in alcune strutture.
La posizione dell’ONA
L’associazione ribadisce la necessità di percorsi chiari e uniformi per garantire tutele a tutti coloro che, in ragione del servizio prestato, abbiano contratto patologie riconducibili all’amianto. “Il nostro obiettivo è fornire strumenti di tutela e informazione – ha spiegato Bonanni – nel rispetto della legge e della dignità delle persone coinvolte”.