Con sentenza passata in giudicato n. 422/2023 pubblicata il 10 gennaio 2024 RG. 2/2021, il Tribunale di Vercelli ha condannato l’INAIL a risarcire la Signora Rita Sempio, vedova di Vincenzo Patrucco, deceduto a 67 anni per via di un mesotelioma pleurico causato dall’esposizione all’amianto sul lavoro.
La vedova, assistita dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, riceverà un risarcimento previdenziale che comprende una rendita mensile di circa 1.740 euro, oltre alle maggiorazioni previste dal Fondo Vittime Amianto. Inoltre, la signora riceverà tutti gli arretrati a partire dal giorno successivo al decesso del marito, per un totale approssimativo di 150mila euro, cifra che sarà erogata anche agli eredi di Patrucco.
Amianto a Casale Monferrato. La storia di Vincenzo Patrucco
Vincenzo Patrucco, nato e vissuto a Casale Monferrato, ha lavorato per diversi anni come operaio nel settore del trasporto e della lavorazione di cemento e amianto. Con questa mansione, fu impiegato in S.E.A. (Scavi Estrazioni Autotrasporti), dal 1 gennaio 1977 al 31 maggio 1983. Successivamente, ha lavorato per la ditta Prandi Maria Angela “Bargero Franco” dal 1 gennaio 1984 al 31 agosto 1990. Infine, per la S.p.A. Gaiero dal 1° al 26 ottobre 1990 e per la ditta Marco Vacca nel settore autotrasporti, dal 1° gennaio 1992 fino alla fine della sua carriera nel 2006.
Durante questi anni, Patrucco è stato esposto costantemente all’amianto, senza adeguate protezioni, esponendosi così a gravi rischi per la salute. Prima dell’entrata in vigore della Legge 257/92, che ne ha vietato l’uso e stabilito misure di protezione per i lavoratori, il minerale era ampiamente utilizzato per rivestire tubazioni, isolare sistemi termici e acustici, e nelle guarnizioni e componenti dei freni.
Nel mese di aprile 2016, gli è stata diagnosticata una neoplasia, nota come mesotelioma pleurico, causata dall’inalazione di fibre killer. La malattia ha progredito rapidamente e ha portato alla sua morte il 18 luglio 2016.
L’iter legale
Dopo il decesso di Vincenzo Patrucco, la vedova Rita Sempio ha presentato una domanda di riconoscimento della rendita ai superstiti e di indennizzo all’INAIL.
Il 25 ottobre 2016, l’Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro ha riconosciuto la malattia professionale di Patrucco, con un grado invalidante pari all’85%. Tuttavia, il 23 novembre 2016, l’Ente ha rigettato la richiesta di rendita ai superstiti, motivando il provvedimento con il fatto che «per il decesso dell’assicurato non può essere riconosciuto il diritto alla rendita ai superstiti in quanto la morte non è riconducibile all’evento».
Il ricorso e il primo esame
In seguito al rigetto, la signora Sempio ha presentato ricorso formale per contestare la decisione dell’INAIL. Il ricorso è stato notificato all’Istituto e si è basato sulla tesi che il decesso di Patrucco fosse effettivamente legato alla malattia professionale, ossia al mesotelioma pleurico. La difesa, affidata all’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ha argomentato che la malattia di Patrucco era direttamente connessa all’esposizione alle fibre killer durante il suo lungo periodo di lavoro in ambienti contaminati.
Esame delle prove: l’amianto e l’esposizione professionale
Durante il procedimento legale, il Tribunale di Vercelli ha esaminato in dettaglio le prove presentate da entrambe le parti per determinare se la morte di Vincenzo Patrucco fosse causata dalla malattia professionale legata all’esposizione al patogeno.
Particolare attenzione è stata rivolta alla consulenza tecnica d’ufficio (CTU), che ha analizzato le cartelle cliniche, i referti medici e altre evidenze pertinenti, concludendo che il decesso era « concausato dagli effetti disfunzionali delle lesioni di natura professionale da cui era affetto».
Posizione di INAIL
In tutto ciò, INAIL si è costituito in giudizio, contestando il riconoscimento del nesso causale tra la malattia e il decesso. L’ente ha sollevato un’eccezione di prescrizione, affermando che il diritto alle prestazioni fosse scaduto secondo gli articoli 111 e 112 del D.P.R. n. 1124/1965. Inoltre, ha insistito sul rigetto della domanda, sostenendo che il decesso era avvenuto per “emorragia cerebrale” e non direttamente a causa della malattia professionale.
Decisione del tribunale
Il 15 novembre 2023, il Tribunale di Vercelli ha discusso il caso e ha emesso la sentenza. Il giudice ha rigettato l’eccezione di prescrizione, considerando il documento del 4 novembre 2019 come valido per interrompere il termine prescrizionale. Inoltre, ha accertato che il decesso di Patrucco era effettivamente causato da malattie professionali correlate all’amianto.
In merito alla prescrizione, la sentenza ha affermato: «L’eccezione di prescrizione sollevata dall’istituto resistente è infondata. Il termine prescrizionale è stato interrotto dal documento del 4 novembre 2019, che ha confermato la contestazione contro il rigetto del 23 novembre 2016».
Conclusioni della sentenza
Il Tribunale ha accolto il ricorso e ha ordinato all’ INAIL di erogare le prestazioni previdenziali dovute. In particolare, ha condannato l’ente a costituire in favore di Rita Sempio «le prestazioni previdenziali di cui all’art. 85 del D.P.R. 1124/65, inclusi l’assegno funerario e la rendita ai superstiti con decorrenza dal 19 luglio 2016».
La sentenza ha incluso anche la maggiorazione delle prestazioni del Fondo Vittime Amianto, come previsto dalla Legge 244/07.
Il commento dell’avvocato Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto
L’avvocato Ezio Bonanni, che ha assistito i familiari di Patrucco, ha commentato: «L’INAIL continua a negare il riconoscimento del mesotelioma causato dall’amianto e costringe i familiari dei defunti a intraprendere lunghe azioni giudiziarie. La nostra battaglia non finisce qui; agiremo per ottenere anche le maggiorazioni contributive e la riliquidazione della pensione di reversibilità».