“Il 7 ottobre 2025 segna una giornata storica per la tutela dei militari: “con le sentenze 12, 13, 14 e 15, l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha sancito che i componenti delle forze armate esposti a uranio impoverito o a nanoparticelle di metalli pesanti, durante il servizio all’estero o nei poligoni nazionali, beneficiano di una presunzione relativa del nesso causale tra esposizione e malattie tumorali.”
Tale presunzione può essere superata solo qualora l’Amministrazione provi che la malattia ha un’origine estranea al servizio prestato”.
L’inquadramento giuridico: rischio professionale specifico
L’articolo 603 del Codice dell’Ordinamento Militare, modificato dal decreto‑legge 228/2010 (convertito nella legge 9/2011), ha introdotto il concetto di “rischio professionale specifico” legato al servizio militare in condizioni particolari, compresa l’esposizione a contaminanti radioattivi o metalli pesanti.
In base a questa disciplina, l’attività in ambienti ad alto rischio (missioni estere, poligoni di tiro) comporta una “presunzione relativa” del nesso tra servizio e patologia tumorale. L’Amministrazione potrà contestare tale nesso solo offrendo prove convincenti che la malattia sia dipesa da cause esterne non riconducibili al servizio.
Perché questa decisione è una vittoria di civiltà
Questa pronuncia rappresenta una conquista sotto molti profili:
- Protezione di chi serve lo Stato: chi rischia la vita per la difesa ha un presidio giuridico tangibile.
- Equilibrio dell’onere della prova: spostare parte del peso probatorio sull’Amministrazione è un riconoscimento in materie complesse come le malattie tumorali.
- Riconoscimento pubblico: significa ammettere, almeno in via presuntiva, che l’esposizione possa essere correlata al servizio militare — non è più un’ipotesi remota, ma una presunzione che si può confutare solo con argomentazioni solide.
“A coloro che hanno servito con onore, che hanno pagato con la salute o addirittura con la vita, e a chi ha incessantemente lottato (tra tutti, Carlo Calcagni), va un nostro abbraccio ideale. In estrema sintesi: il dovere dello Stato è proteggere chi lo protegge“. Ha affermato Elisabetta Trenta, ex ministro della Difesa della Repubblica Italiana.
Le dichiarazioni di Carlo Calcagni
Carlo Calcagni è un ex ufficiale dell’Esercito Italiano, gravemente ammalato dopo una missione in Kosovo dove fu esposto a uranio impoverito e metalli pesanti. Nonostante una condizione clinica estremamente complessa, è diventato atleta paralimpico di livello internazionale nel paraciclismo. È testimone attivo nella battaglia per i diritti dei militari contaminati. Il suo motto è “Finché respiro, combatto”. Calcagni rappresenta la voce di chi ha pagato con la salute il servizio allo Stato e tiene incontri pubblici e istituzionali per sensibilizzare sull’uranio impoverito.
Riportiamo le sue parole:
“Esprimiamo massima soddisfazione per la recente decisione dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato rappresenta un momento di grande valore giuridico e umano. (…)
Questa decisione è un atto di giustizia atteso da anni che restituisce dignità e tutela a tanti militari e alle loro famiglie, spesso costrette ad affrontare lunghi percorsi giudiziari per vedere riconosciuti i propri diritti. Il Consiglio di Stato, con equilibrio e sensibilità, ha colmato un vuoto di tutela che per troppo tempo ha pesato su chi ha servito lo Stato in condizioni di rischio e sacrificio”.