La guerra causa tragedie e dolore. Alle vittime provocate dagli scontri armati e dai bombardamenti si aggiungeranno anche quelle legate agli elementi nocivi. L’Ucraina in particolare ha vietato l’utilizzo dell’amianto soltanto nel 2020. Tutti gli edifici sono quindi ancora contaminati e la loro distruzione causa il disperdersi delle sue fibre che sono cancerogene e per questo estremamente dannose per la salute.
L’Ona – Osservatorio nazionale amianto, e il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, denuncia da sempre la nocività di questo minerale. In Italia ha fatto decine di migliaia di vittime soltanto per mesotelioma, come è spiegato nel “Libro bianco per le morti da amianto in Italia – ed. 2022“. Si tratta del tumore sentinella ben analizzato nel VII Rapporto ReNaM dell’Inail. L’asbesto causa però anche infiammazioni, asbestosi, e altri tumori come quello al polmone.
Ora a spiegarlo è anche, in un’intervista all’Adnkronos, è anche Daniele Baldi, esperto di siti contaminati, referente di Sigea (Società italiana di geologia ambientale).
Ucraina, l’inquinamento presenterà il conto
L’esperto parla non solo di amianto, ma anche di uranio impoverito, mercurio e arsenico. E ancora idrocarburi ed emissioni.
Tutti elementi che in Ucraina stanno contaminando i terreni, le falde e l’aria. “La guerra – ha detto Baldi – è di per sé un’attività che inquina, non solo dal più banale punto di vista delle emissioni in atmosfera dovute al passaggio di mezzi che bruciano carburante, ma anche e soprattutto delle sostanze nocive rilasciate dalle deflagrazioni o dell’amianto largamente utilizzato nelle costruzioni che sono state distrutte rilasciando le pericolose fibre”.
L’inquinamento dovuto a queste sostanze va ad aggiungersi alla devastazione del conflitto. In questo momento sembra meno importante davanti ai morti causati dai bombardamenti, ma la sua portata sarà evidente nel futuro. A Distanza di anni dalla guerra si inizieranno a contare altre vittime, considerando che le malattie causate dall’amianto, per esempio, hanno tempi di latenza anche di decenni.
L’uranio impoverito
Oltre che in applicazioni civili, l’uranio impoverito viene usato nelle munizioni anticarro e nelle corazzature di alcuni sistemi d’arma. Se adeguatamente legato e trattato ad alte temperature diventa resistente come l’acciaio temperato. In combinazione con la sua elevata densità, risulta molto efficace contro le corazzature.
Per questo, ed essendo inoltre estremamente denso e piroforico (capace di accendersi spontaneamente), negli anni sessanta le forze armate statunitensi iniziarono ad interessarsi all’uso dell’uranio impoverito. La tipica munizione all’uranio impoverito è costituita da un rivestimento (sabot). Questo viene perso in volo. E da un proiettile penetrante che è la parte che effettivamente entra nella corazzatura, per il solo effetto dell’alta densità unita alla grande energia cinetica dovuta all’alta velocità.
La sindrome dei Balcani
A far emergere la pericolosità dell’uranio impoverito è stata prima di tutte la “sindrome dei Balcani“. Con questa espressione si intende quella lunga serie di malattie – per lo più linfomi di Hodgkin e altre forme di cancro – che hanno colpito i soldati italiani al ritorno dalle missioni internazionali. I primi casi segnalati in Italia risalgono al 1999, quando un soldato cagliaritano morì di leucemia al ritorno della missione militare in Bosnia ed Erzegovina. Da allora le vittime del dovere state sempre più numerose.
Nella Relazione Finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati del 2018 sul fenomeno (legato anche alla somministrazione dei vaccini), sono stati diffusi i seguenti dati: 236 ammalati e 97 deceduti per leucemia; 27 ammalati e 3 morti per tumori del sistama linfatico; 846 ammalati e 91 deceduti per linfomi, E ancora 22 ammalati di cui 3 deceduti per neoplasie del sangue. Infine 118 ammalati, di cui 21 deceduti per neoplasie dei tessuti molli.