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venerdì, Febbraio 7, 2025

Salamandra errante e il misterioso volo a paracadute 

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La salamandra errante è in grado di paracadutarsi. Uno studio svela il mistero.

Salamandra errante: un misterioso anfibio

La salamandra errante (Aneides vagrans) è una specie di salamandra della famiglia Plethodontidae

Vive nel nord della California e nella Columbia Britannica, in Canada. Il suo habitat naturale sono le foreste temperate.

Diversamente dalla maggior parte delle salamandre, che vivono negli stagni, sotto rocce o tronchi, questo simpatico anfibio (lungo circa di 13 centimetri), trascorre la maggior parte della sua vita sulle altissime sequoie costiere. 

Qui pratica una sorta di “volo a paracadute”. Caratteristica davvero particolare, visto che le salamandre non sono esattamente conosciute per la loro agilità e la loro destrezza.

Ha un corpo relativamente piatto, gambe lunghe e zampe più grandi in proporzione al corpo, rispetto a quelle della maggior parte delle salamandre. Tutte caratteristiche fisiche che le consentono prestazioni davvero straordinarie.

Salamandre a confronto 

A svelare il mistero del volo da “paracadutista” della salamandra errante è uno studio di laboratorio pubblicato su Current Biology.

I ricercatori della South Florida University (Tampa) Christian Brown (studente di dottorato in biologia), Erik Sathe, Robert Dudley e Stephen Deban, hanno esaminato i comportamenti di alcuni esemplari di salamandra errante e li hanno comparati con altre tre specie del nord della California.

Ognuna di esse ha mostrato una discreta propensione a salire o scendere dagli alberi, ma la salamandra errante, che trascorre quasi tutta la vita in un singolo albero, non tocca mai il terreno: preferisce “paracadutarsi” da un albero all’altro. 

Svelato il mistero del volo della salamandra errante

Per il loro studio, Brown e il suo team hanno usato una sorta di tunnel in miniatura. Al suo interno hanno posizionato dei ventilatori che direzionavano un potente getto d’aria verso l’alto. 

Ciò serviva a simulare la caduta libera delle salamandre. Qualcosa come una “palestra di paracadutismo” al coperto per anfibi.

Hanno poi esaminato cinque salamandre erranti, lasciandole cadere dall’alto. Per ogni esperimento, il team ha registrato i movimenti dell’animale con un video al rallentatore. Il test è stato poi ripetuto con cinque individui di ciascuna delle altre tre specie di salamandre americane, che trascorrono più o meno tempo sugli alberi.

La videocamera ad alta velocità ha scattato ben 400 fotogrammi al secondo e filmato le salamandre per tutto il tempo in cui “galleggiavano” sulla colonna d’aria, a volte fino a 10 secondi. Infine, il team ha analizzato i fotogrammi, per determinare al meglio la postura degli animali durante le manovre di volo.

Risultato dei test

Durante i 45 test effettuati, sia la salamandra errante sia quella arborea (A. lugubris), si è potuto osservare che gli anfibi usavano le loro membra come un sorta di paracadute. Sollevavano il petto, allungavano gli arti e poi si lanciavano in caduta libera, massimizzando la resistenza. Cosa che ne rallentava loro discesa fino al 10%. 

In più della metà dei test, le salamandre erranti agitavano inoltre la coda e il torso per correggere la direzione e mantenere una postura del corpo verticale.

Diverso il comportamento della salamandra nera pezzata (A. FlaviPunctus), e della Monterey Ensatina (Ensatina Eschscholtzii), che scivolavano in maniera scomposta. Quest’ultima si è paracadutata solo tre volte.

La ricerca si è avvalsa della fluidodinamica computazionale e di un software di ricostruzione 3D.

Perché la salamandra “vola”?

Lo studio ha dimostrato che le salamandre possono muovere i loro corpi in modi completamente inaspettati, praticando una sorta di paracadutismo, per scivolare al ramo successivo. 

Le ragioni del volo?

Probabilmente la salamandra errante si “paracaduta”fluttuando nell’aria, per evitare i predatori.

Inoltre questa singolare tecnica le consente di scendere giù dagli alberi in maniera più veloce.

Vivendo nelle altissime sequoie, per evitare di sprecare troppe energie, utilizzerebbe insomma “un ascensore gravitazionale”. Intelligente, no?

In precedenza, questo comportamento era stato osservato solo in alcune rane dalle zampe palmate.

Un interesse di vecchia data

Il dott. Brown si è innamorato delle salamandre erranti ai tempi del liceo, dopo aver letto un articolo che le descriveva (numero di ottobre 2009 di National Geographic).  

Successivamente, mentre studiava questi anfibi alla Humboldt State University di Arcata, California (ora Calpoly Humboldt), notò che saltavano velocemente dalla sua mano o da un ramo di sequoia, assumendo posture tipiche del paracadutismo. 

Un controllo aereo sorprendente 

Circa duecento specie di salamandre in tutto il mondo sono note per arrampicarsi sugli alberi, ma “il comportamento aereo delle salamandre erranti non era mai stato descritto”, ha spiegato Christian Brown. 

Sono in grado di girare, di ribaltarsi e di mantenere la postura di paracadutismo. Utilizzano inoltre la coda come timone per fare manovre orizzontali. Il livello di controllo è semplicemente impressionante. Una cosa eccitante“- aggiunge Brown.

Ciò che ha sorpreso il dott. Brown, è inoltre il fatto che le salamandre (e presumibilmente altri animali), non hanno necessariamente bisogno di particolari caratteristiche fisiche per effettuare un “volo a paracadute”. 

Robert Dudley, uno degli altri autori dello studio, ha inoltre sottolineato che non si tratta solo di “paracadutismo passivo, verso il basso. Le salamandre erranti si muovono anche lateralmente. Ecco perché si potrebbe parlare di volo”.

Quanto c’è ancora da scoprire 

Gli studiosi stanno cercando di capire se anche altri animali possiedono abilità aeree simili, che non sono mai state notate prima.

È stato un grande studio“, afferma Gary Bucciarelli, un ecologo dell’Università della California a Los Angeles, che non ha partecipato al lavoro. “Apre molte domande su ciò che accade davvero nell’habitat naturale”.

Fonti

“Gliding e paracadutismo da parte di ARBOREAAL Salamander” di Christian E. Brown, Erik A. Sathe, Robert Dudley e Stephen M. Deban, 23 maggio 2022, Current biology 

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