In un periodo storico che sembrava aver smarrito la bussola spirituale, arrivò un uomo semplice, con il nome di un Santo povero e la voce ferma di chi ha camminato nel dolore del mondo. Jorge Mario Bergoglio, nato nel 1936 a Buenos Aires da una famiglia di emigrati piemontesi, divenne Papa Francesco per ricordarci che la Chiesa può parlare con umiltà e farsi ascoltare come un padre amorevole.
Scelse la misericordia come vessillo, la Terra come maestra, utilizzando la poesia e la sacralità del Vangelo da vivere con le scarpe impolverate e le mani tese verso gli emarginati. Diede voce agli ultimi silenzi, accarezzando la sofferenza e sfidando il potere.
Ha promosso il dialogo tra le religioni e ha cercato di costruire ponti con altre fedi per affrontare insieme le sfide globali, parlava agli uomini ma anche al Creato con compassione.
Ora che il suo corpo riposa, Papa Francesco è tornato a camminare a piedi nudi, lasciando l’idea di una “Chiesa povera per i poveri”, ed ha saputo enfatizzare la misericordia e l’inclusione.
Coerente con ciò che amava ripetere: “la mia gente è povera e io sono uno di loro”.
Una vita intera dedicata alla crescita culturale e spirituale
Già a soli 22 anni, entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù per poi laurearsi in filosofia presso il Collegio San Giuseppe di San Miguel, in Argentina. Successivamente, dal 1964 al 1965, ha insegnato letteratura e psicologia in due scuole, prima a Santa Fé e poi a Buenos Aires. La seconda laurea arriva nel 1970 in teologia e ne diventa professore e fondamentale il suo impegno nella formazione spirituale e accademica dei giovani gesuiti. Diviene vescovo nel 1992, nominato da Papa Giovanni Paolo, nel 1998 arcivescovo di Buenos Aires e cardinale nel 2001. Nel 2005, partecipa al Conclave che elegge Benedetto XVI. Ma è nel 2013, che Bergoglio viene eletto Papa lasciando un’impronta profonda nel cuore dei fedeli di tutto il mondo.
Quei ricordi struggenti passati alla Storia
Fin dal primo saluto dopo la sua elezione avvenuta il 13 marzo 2013, da Piazza San Pietro: “Buonasera!” si capì che qualcosa era cambiato. Papa Francesco rifiutava molte formalità: indossava scarpe semplici, scelse di vivere nella residenza di Casa Santa Marta anziché nei sontuosi appartamenti papali, e chiese ai fedeli di pregare per lui.
Dichiarò di vedere la Chiesa come un “ospedale da campo”, vicina ai feriti, avviando importanti riforme e prendendo con forza anche posizioni nette e scomode. La cosa peggiore che possa accadere nella Chiesa, affermò in diverse occasioni, “è quella che de Lubac definisce mondanità spirituale”, che consiste nel “mettere al centro se stessi”.
Uno dei momenti più indimenticabili accadde a Roma il 27 marzo 2020 in una sera piovosa, fredda, irreale. Normalmente gremita di fedeli, Piazza San Pietro quel giorno appariva deserta, spoglia, sospesa nel tempo. Il pianeta intero, sconvolto dalla pandemia di Covid-19, guardava in diretta le immagini di un Papa solo, fragile e determinato, che camminava a passo lento sotto una pioggia insistente, davanti all’altare posizionato sotto il portico della Basilica. Accompagnato dal silenzio assordante e dalla solitudine di un’umanità smarrita, rivolse al cielo una preghiera universale, carica di dolore ma anche di speranza: “Non lasciarci da soli”. Per gli ammalati e i loro cari, per i medici e gli infermieri che lavoravano instancabili contro una malattia che non si conosceva e che mieteva vittime. In quel momento, Francesco fu il Pastore di un mondo ferito.
L’amianto come terreno di riflessione per una lotta comune
La sua enciclica “Laudato si’” non parla esplicitamente di amianto, ma il suo richiamo alla “cultura dello scarto” e alla necessità di una “conversione ecologica” colpisce al cuore questa guerra. Perché l’amianto non è solo una fibra mortale: è il simulacro e paradigma di un sistema che ha anteposto l’interesse alla vita. Quando il Pontefice invitava alla responsabilità collettiva verso il Creato, indicava una strada che unisce giustizia sociale, compassione etica e coraggio civile.
La lotta contro l’amianto trova quindi eco nel messaggio di Francesco, in quella Chiesa che si sporca le mani, si china sulla sofferenza, e non ha paura di farsi ascoltare.
L’Avv. Ezio Bonanni, presidente di Ona – Osservatorio Nazionale Amianto ha rilasciato un messaggio video per salutare con gratitudine il Papa:
“Il Papa della fratellanza e della pace, degli emarginati, dei malati, di chi è in difficoltà. Siamo in lutto e chiediamo al pontefice di darci una benedizione dall’alto. Ci hai scaldato i cuori, con la tua enciclica Laudato Sì di chiaro stampo francescano ma profondamente ancorata alle Sacre scritture, all’ecologia integrale. Questo vuol dire non lasciare indietro nessuno. Per questo motivo, papa Francesco, noi ti avremo sempre nel nostro cuore”.