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domenica, Maggio 18, 2025

Primo Maggio, ONA e la voce contro l’amianto che non c’era

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Per ONA il Primo maggio rappresenta non solo una data simbolica per ricordare i diritti dei lavoratori o un momento di riflessione. L’Avv. Ezio Bonanni nella sua incessante lotta contro i cancerogeni e per le vittime del dovere è un riferimento concreto per la dignità ed il valore della vita umana. Un’associazione che decide di portare avanti cittadini esposti all’amianto, è sempre attiva in opere di sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica e delle istituzioni, promuove (e vince) numerose iniziative legali e politiche per ottenere giustizia per le vittime del dovere, rappresenta una rara aretè contemporanea. Una “coscienza vigile” che si oppone alla dimenticanza sistemica delle vittime.

La lotta alle ingiustizie come frattura morale

Secondo Emmanuel Levinas, la responsabilità verso l’Altro è la radice stessa dell’etica. Coerentemente con il messaggio di Papa Francesco, L’ONA “si fa carico del volto sofferente dell’Altro”. Il lavoratore colpito da mesotelioma, il militare contaminato da uranio impoverito, ad esempio, sono vittime di ingiustizie radicali che esigono risposte. L’ingiustizia non è un fatto neutro, ma una frattura morale da sanare.

Oblio dell’essere, malattia della modernità

In un mondo dove troppo spesso le persone divengono numeri, statistiche, l’ONA, al contrario, restituisce voce all’essere umano restituendo dignità a chi è stato ridotto a mero “caso clinico”. Una lotta per i diritti che non è circoscritta nelle aule dei tribunali, ma porta avanti un’opera memoriale, simile alla funzione del “testimone” di cui parla Walter Benjamin. Agisce quindi per correggere quell’inaccettabile diseguaglianza del destino che caratterizza gli esseri umani. Alcuni, come le vittime del dovere, pagano con la vita o con la salute il proprio contributo alla collettività. Un ente di tutela che incarna la filosofia dell’etica come cura, che non resta nei trattati ma si fa gesto, azione legale, accompagnamento psicologico, presenza. Un luogo dove la filosofia teorica dell’impegno si fa carne in quella giustizia concreta dove la lotta non è solo ideologica, ma atto tangibile umano.

Uniti nella lotta all’amianto oltre ogni ideologia

Nel 1886 negli Stati Uniti, si svolse uno sciopero generale per ridurre l’orario di lavoro a otto ore giornaliere. Il 4 maggio avvenne il massacro di Haymarket a Chicago. Durante una manifestazione pacifica, morirono diversi manifestanti per la forza repressiva della sicurezza. Tra anni dopo, nel 1889, fu dichiarato il Primo Maggio come giornata internazionale di lotta per i diritti dei lavoratori.

Il Primo maggio nasce dalle radici della lotta operaia contro lo sfruttamento, per la sicurezza e il rispetto del lavoratore come persona. ONA raccoglie oggi quell’eredità, al di sopra però ogni ideologia e strumentazione politica.  “Perché i diritti dei lavoratori non sono né di destra e né di sinistra, appartengono all’intera umanità. Bisognerebbe superare concetti ormai obsoleti della lotta di classe, quando si dovrebbe lavorare tutti insieme per ottenere giustizia”. Ha affermato più volte nelle sue storiche conferenze l’Avv. Ezio Bonanni.

Percorsi di conquista

Nel corso del XX secolo, i diritti dei lavoratori sono stati al centro di numerose battaglie sindacali e politiche. La Costituzione italiana sancisce con l’articolo 1 che “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, riconoscendo il lavoro come valore fondamentale della Repubblica.
Accendiamo ora i riflettori su due personaggi cardine nella storia del diritto del lavoro: l’Avv. Ezio Bonanni e Fabio Massimo Gallo, Magistrato e già Presidente della I Sezione Lavoro del Tribunale di Roma.

Ezio Bonanni: l’etica della tutela tra lavoro, ambiente e salute

Intendiamo ricordare, in questo giorno, ancora una volta, i tanti, troppi, casi di infortunio sul lavoro e di malattia professionale. Molti dei quali purtroppo con gravi conseguenze, fino alla morte.Come già più volte ribadito dal Presidente della Repubblica, ma anche recentemente dal Premier Meloni, e dallo stesso Santo Padre, è fondamentale che ci sia maggiore attenzione per la sicurezza e la tutela del lavoro e della salute, per i nostri lavoratori di qualunque grado, forma, mansione e tipologia.Per questi motivi, come Osservatorio Nazionale Amianto, insistiamo ancora una volta affinché ci sia un maggiore rispetto delle norme, una maggiore cultura della formazione in ordine alla sicurezza sul lavoro, e una maggiore attenzione nell’applicazione concreta delle regole, per evitare queste drammatiche conseguenze.Andiamo avanti anche nella tutela dell’ambiente, perché è fondamentale per il futuro delle nostre generazioni.” Ha dichiarato Bonanni.

In tal senso, l’amianto diviene simulacro della contraddizione strutturale del capitalismo: il profitto prima della salute. E l’opera di ONA rivela questo squilibrio di potere tra lavoratori e apparato industriale, con le istituzioni spesso complici, colpevoli di omissione o di inerzia.
La malattia professionale non è solo una tragedia individuale, ma specchio di una malattia sociale, ossia l’indifferenza istituzionale verso le vite sacrificate al lavoro.

Fabio Massimo Gallo: esisteva un tempo l’Art. 18

Le conseguenze dello smantellamento dell’articolo 18 si riflettono in un mercato del lavoro caratterizzato da maggiore precarietà e insicurezza. L’annientamento delle tutele ha costruito un clima di incertezza tra le persone con effetti negativi sulla loro stabilità economica e benessere psicologico.

“È un dato di fatto che l’articolo 18, così come era stato delineato nel 1970, ormai non esiste più. Ci sono state due “picconate” alla sua struttura: la prima è stata la cosiddetta Legge Fornero (n. 92 del 2012), che ha introdotto una serie di conseguenze differenziate a seconda del tipo di illegittimità del licenziamento; poi è arrivato il cosiddetto Jobs Act del 2015, che ha ulteriormente limitato la misura delle indennità, introducendo il cosiddetto “contratto a tutele crescenti”.


Questo contratto è sì a tutele crescenti, ma ma anche quando le tutele giungono al livello massimo, non arrivano mai agli stessi livelli previsti dal vecchio testo dell’articolo 18.“Se questo sia stato utile o meno, ovviamente, non spetta al giudice del lavoro dirlo. C’è da sperare che i risultati siano stati quelli voluti, dato che la Legge Fornero era finalizzata a un miglioramento delle condizioni lavorative.
Bisognerebbe però vedere se questa miglioria c’è stata davvero, sia sul piano numerico che su quello qualitativo. Credo di poter dire, onestamente, di no.
” ha affermato Gallo.

Domanda:

“A tal proposito, mi viene in mente The Jungle di Upton Sinclair: il testo sulle fabbriche della carne negli Stati Uniti, che descrive una situazione in cui la popolazione, migrata lì con la speranza di un riscatto sociale attraverso il lavoro, è stata a sua volta fagocitata dentro il meccanismo brutale della produzione, come carne da macello anch’essa.
Non si stanno, in qualche modo, smantellando gradualmente, riforma dopo riforma, anno dopo anno, questi diritti?”

La risposta di Fabio Massimo Gallo:

“Temo di sì… ma spero di no.
Certamente l’andamento è in quella direzione. L’Unione Europea, che io sostengo, perché sono profondamente europeista, tuttavia oggi sembra puntare più al liberismo che alle tutele sociali. Anche se qualche intervento positivo c’è stato, credo stia prevalendo una visione economico-finanziaria, che porta inevitabilmente alla perdita della sicurezza del posto di lavoro, e dunque della sicurezza sociale
.


La speranza è che questa incertezza venga compensata da una continua disponibilità di posti, anche se a tempo determinato. Come accade negli Stati Uniti, dove un lavoratore può cambiare anche tre o quattro lavori nella vita, ma non rimane mai disoccupato a lungo.
Questo è l’unico auspicio possibile.


Io, qui, parlo da cittadino — non da magistrato del lavoro — e penso che il liberismo totale nel diritto del lavoro non sia un bene. Nell’economia, forse sì; ma nel diritto del lavoro credo che debbano esistere correttivi, interventi dello Stato.
Non per tornare allo statalismo, ma per bilanciare quelle dinamiche che altrimenti portano inevitabilmente al vantaggio delle parti più forti.”

Un futuro di sfide

Il futuro dei diritti dei lavoratori è un territorio di sfide complesse e interconnesse. La precarizzazione, le trasformazioni tecnologiche, pongono interrogativi sulle possibili criticità del futuro. Guardando avanti è fondamentale restaurare un sistema di diritti del lavoro inclusivo e capace di adattarsi alle nuove realtà economiche e sociali. Possibile attraverso un impegno condiviso tra istituzioni, imprese e lavoratori.

ONA andrà avanti contro l’amianto e tutto ciò che rappresenta. Difendere i lavoratori oggi vuol dire battersi per le bonifiche, per il riconoscimento delle vittime del dovere e l’ottenimento dei risarcimenti. Tuttavia è fondamentale anche educare, prevenire, cambiare. E se il diritto è la voce della civiltà, allora l’impegno di chi combatte l’amianto è una delle sue forme più alte. Per il lavoro. Per la salute. Per la vita. E per chi non c’è più.











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