Nelle spiagge della Nuova Zelanda sono stati trovati i cadaveri di oltre 500 pinguini minori blu. Cosa li ha uccisi è un mistero
Pinguini blu kororā della Nuova Zelanda: una strage iniziata a maggio
Pinguini blu kororā (Eudyptula minor). Nel corso degli ultimi due mesi, oltre 500 pinguini minori blu hanno trovato la morte nelle spiagge della Nuova Zelanda.
Le prime morti sospette di kororā (in lingua Māori) sono iniziate a maggio nelle spiagge di Ninety Mile Beach, vicino a Kaitaia (città del Northland e del distretto di Far North, circa 160 chilometri a nord-ovest di Whangārei).
Un ulteriore gruppo di uccelli privi di vita è stato rinvenuto a Cable Bay, vicino a Nelson.
Il Dipartimento della Conservazione della Nuova Zelanda (DOC) ha inoltre segnalato molte altre morti sulle spiagge di tutta l’Isola del Nord, che vanno da un paio a dozzine di corpi.
Kororā: i pinguini più piccoli del mondo
Originari della Nuova Zelanda, gli uccelli sono facili da individuare in acqua e insenature riparate, ma si fanno vedere solo dopo il tramonto.
Il loro colore varia da tonalità di blu chiaro a blu indaco-blu scuro sul dorso, a volte con un riflesso verdastro, e hanno parti inferiori bianche. L’ardesia-blu scuro sul viso si estende appena sotto l’occhio.
Prima della muta annuale, le superfici dorsali possono essere di colore marrone chiaro. Il becco robusto e uncinato è grigio scuro, l’iride blu-grigio o nocciola, mentre le zampe sono bianche con suole scure. I maschi sono leggermente più grandi delle femmine. I giovani hanno un pelo blu brillante e sono marcatamente più piccoli degli adulti.
Questi ultimi tornano sulla terraferma tra maggio e giugno per nidificare in tane sotterranee, sotto la vegetazione, nelle fessure, tra le rocce o nelle grotte.
Talora i piccoli pinguini blu costruiscono i loro nidi sotto case e capannoni per barche, in tubi di acqua piovana e pile di legname.
Quando si accoppiano e sistemano i nidi, sono molto rumorosi.
Gli adulti tornano a terra anche durante il periodo di muta, che dura circa due settimane (tra novembre e marzo).
Una volta stabiliti in una zona, raramente si allontanano.
Pinguini blu, una dieta a base di pesce
La loro dieta è composta essenzialmente da piccoli pesci, crostacei, calamari (Nototodarus sloanii), spratto snello (Sprattus antipodum), gudgeon di Graham (Grahamichthys radiata), merluzzo rosso (Pseudophycis bachus), ahuru (Auchenoceros punctatus).
Pinguini blu al centro di un mistero: colpa della pesca eccessiva?
Inizialmente, gli scienziati neozelandesi sospettavano che gli uccelli fossero morti per l’esposizione a tossine nell’ambiente o a causa di qualche malattia finora sconosciuta. Ma dopo aver eseguito le necropsie sui piccoli pinguini blu, hanno determinato che una delle ragioni del decesso avesse a che fare con il loro peso.
I piccoli pinguini dovrebbero pesare tra 0,8 e 1 chilogrammo, ma alcuni dei corpi pesavano meno della metà.
«Non avevano praticamente grasso corporeo e nemmeno muscoli», ha riferito a The Guardian, Graeme Taylor, scienziato esperto di uccelli marini, del Dipartimento della Conservazione della Nuova Zelanda.
«Quando arrivano a quella fase di emaciazione, non possono immergersi, il che alla fine li fa morire di fame o morire di ipotermia perché manca loro lo strato protettivo di grasso», ha aggiunto.
La malnutrizione dei pinguini morti mostra effettivamente che non hanno mangiato abbastanza pesce, probabilmente a causa della pesca eccessiva da parte degli esseri umani.
Ma questa è solo una delle ipotesi del decesso.
Un nesso con i cambiamenti climatici?
Taylor sospetta altresì che l’aumento delle temperature superficiali oceaniche (causato dai cambiamenti climatici e da “La Niña”) abbiano spinto i pesci in acque più profonde e fredde, dove gli uccelli non possono più raggiungerli.
«Questa piccola specie può immergersi fino a 20 o 30 metri, ma non è così brava a immergersi molto più in profondità di così», ha spiegato lo studioso.
Ironia della sorte, il genere dei piccoli pinguini, Eudyptula, significa “buon piccolo subacqueo” in latino.
L’ipotesi potrebbe avere senso. In effetti, i piccoli pinguini blu dell’Isola del Sud della Nuova Zelanda sono scampati al triste destino.
Questo perché nella loro zona, le acque sono rimaste molto più fresche vicino alla superficie rispetto a quelle della zona Nord.
In effetti, le analisi condotte dal National Institute of Water and Atmospheric Research, hanno confermato che il 2021 è stato l’anno più caldo mai registrato in Nuova Zelanda, con temperature medie superiori al normale.
Sono sei anni di fila che la Nuova Zelanda continua a battere il record per le temperature medie più alte mai registrate!
Un evento ciclico
«Non è la prima volta che piccoli pinguini muoiono in gran numero in Nuova Zelanda. Le morti di dozzine, o addirittura centinaia, di piccoli pinguini si sono verificate circa una volta ogni decennio, in media, a causa di difficoltà di alimentazione o tempeste estreme. Tuttavia, questa è la terza volta che si verifica una morte negli ultimi 10 anni, il che è preoccupante», ha aggiunto Taylor.
«Questo evento probabilmente non è finito e continuerà per tutto l’inverno», ha sottolineato Ian Armitage, membro del consiglio per l’organizzazione no profit Birds New Zealand.
È stata proprio la società ornitologica della Nuova Zelanda a documentare le morti dei pinguini e a lanciare l’allarme.
Pinguini blu, una specie a rischio estinzione
Al momento, si stima che ci siano circa 500.000 esemplari selvatici, e appena l’anno scorso, in Tasmania, l’intera popolazione (3.000 coppie) è stata spazzata via dal recentemente reintrodotto diavolo della Tasmania.
Nel peggiore dei casi, i kororā potrebbero essere portati all’estinzione perché non hanno la possibilità di riprodursi e incrementare la loro popolazione, dopo eventi luttuosi come questo.
Per tali motivi, Il governo neozelandese ha definito i piccoli pinguini blu come specie “in declino, a rischio”, inserendoli di fatto nell’elenco delle specie in via di estinzione del Paese.
Utile precisare che i piccoli pinguini blu sono protetti dal Wildlife Act, che è amministrato dalla DOC (Department of Conservation).
Fonti
The Guardian
Department of Conservation NZ
Foto (c) Wikipedia