22.2 C
Rome
martedì, Settembre 10, 2024

Marina bis: quel segreto della marina militare

Letto: 1200 volte

Ultimi articoli

Il carteggio riservatissimo nel processo Marina bis

Nel processo Marina Bis che si sta svolgendo a Padova spunta un carteggio risalente al 1969, classificato come riservatissimo. Nel documento c’è la conferma: gli operai morivano di amianto. E più di qualcuno, tra gli alti vertici militari italiani di allora, lo sapeva.  E ora trema.

La testata online osservatoriodiritti.it, dopo inchiostroverde.it, ha deciso di riprendere in mano questo carteggio, con lo scopo di riuscire a fare luce sull’accaduto. Il Notiziario Amianto ripropone l’articolo con qualche aggiunta.

«Una storia di ritardi nella messa al bando del minerale e per chi attende giustizia», la definisce l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA). È parte civile nel processo che si sta svolgendo davanti al tribunale di Padova nei confronti di quattordici ex alti ufficiali della Marina militare italiana. Ex capi di stato maggiore come Filippo Ruggiero, Umberto Guarnieri e Guido Venturoni; ex comandanti in capo della squadra navale come Mario Porta; un ufficiale medico, Rodolfo Stornelli, medaglia d’oro al merito della Repubblica Italiana per la Salute Pubblica. Sono tutti accusati, a diverso titolo: «Di aver omesso al personale appartenente alla Marina dei rischi per la salute insiti negli ambienti di vita e di lavoro, a causa della presenza di amianto, tanto all’interno degli Arsenali, quanto all’interno delle navi militari».

Consulenza

Non solo Marina Bis, ma anche Marina Ter

L’Osservatorio Nazionale Amianto ha costituito uno specifico dipartimento per la tutela del personale civile e militare, esposti e vittime dell’amianto. Ha portato, con l’applicativo internet (Registro Patologie Asbesto Correlate) al censimento di 621 casi di mesotelioma (pag. 121 I° Rapporto Mesoteliomi), di cui almeno 350 tra coloro che hanno prestato servizio in Marina Militare dal 1995 al 2011. È pari al 4,1% di tutti i casi di mesotelioma censiti. L’impressionante aumento negli ultimi anni per la sola Marina Militare ha portato l’Osservatorio Nazionale Amianto a censire nel periodo dal 1995/2016 circa 500 casi di mesotelioma solo tra coloro che hanno prestato servizio in Marina Militare.

L’Osservatorio Nazionale Amianto stima quindi un’incidenza di circa 2000 casi di patologie asbesto correlate ad esito infausto nel periodo dal 1995 al 2016. I mesoteliomi sono solo la punta dell’iceberg. L’amianto provoca anche cancro polmonare, alla laringe, alla faringe, al fegato, al colon retto, alle ovaie e anche asbestosi e complicazioni cardiocircolatorie.

«Insistiamo perché ci sia una presa d’atto da parte della Marina Militare. Questa porti all’immediato riconoscimento della qualità di vittime del dovere di tutti questi lavoratori che sono morti per l’amianto. Hanno quindi diritto ad avere la dignità di riconoscimento di vittime e per i familiari di avere ciò che permetta loro una vita dignitosa, già peraltro sconvolta da lutti e tragedie» dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, presidente Osservatorio Nazionale Amianto.

Il procedimento di Marina Militare Bis

È il procedimento Marina Bis, il cui dibattimento è cominciato il 25 maggio del 2015. Secondo il magistrato che rappresenta l’accusa al processo, Sergio Dini: «Gli alti ufficiali non avrebbero informato gli operai dei rischi che correvano, a causa delle polveri che respiravano, e dei materiali contenenti amianto che indossavano, guanti, tute, etc.». Non soltanto.

Sempre secondo il pubblico ministero: «Avrebbero omesso di sottoporre con regolarità i dipendenti della Marina militare a controlli sanitari specifici; e di adottare misure almeno per ridurre, secondo le possibilità della tecnica, il diffondersi delle polveri contenenti amianto». Le accuse formulate dalla procura di Padova, perciò, sono gravissime: omicidio colposo, lesioni personali colpose e cooperazione nel delitto colposo.

Nelle ultime ore, tra le migliaia di pagine di carte processuali durante Marina bis, è spuntata la pistola fumante. La prova che i vertici della Marina sapevano (sin dalla fine degli anni’60) dei pericoli che correvano gli operai, è nel “carteggio riservatissimo”. È una corrispondenza tra gli alti vertici della marina ed alcuni scienziati dell’epoca. Il documento porta la data del 30 dicembre 1969. Ma è saltato fuori soltanto ora, quando è stato depositato agli atti del processo di Padova da Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale difensore di decine tra ex militari e familiari di persone decedute.

Marina bis: l’intervento dell’Avv.Bonanni

Come spiega lo stesso avvocato: «Un documento della Direzione di Sanità della Marina Militare che risale al 1969, risultato di una indagine epidemiologica, dimostra che su un campione di 269 operai che lavoravano allora presso l’Arsenale di Taranto, il 10% era affetto da mesotelioma o asbestosi. Un altro 16% presentava sintomi sospetti» e che le persone per cui la diagnosi non fosse certa, e tutti gli altri, hanno continuato a lavorare in esposizione ad amianto. Non solo.

«Le carte dimostrano che il rischio era conosciuto ben prima, tanto è vero che l’asbestosi è riconosciuta dalla L. 455/43, come dimostra la premessa della proposta di legge. Un’epidemia già in corso nei primi anni ’40 in tutta Italia e quindi a maggior ragione la Marina Militare avrebbe dovuto utilizzare materiali sostitutivi dell’amianto.

Quindi nel processo penale di Padova, oltre a questi documenti che dimostrano che la Marina era a conoscenza della pericolosità dell’amianto ben ventidue anni prima della sua messa a bando, avvenuto nel 1992, che questa strage era non solo prevedibile ma anche evitabile e che il primo colpevole era lo Stato che non ha rispettato le sue stesse leggi, ed è per questo che c’è una precisa responsabilità e dunque un obbligo di risarcimento dei danni». Queste sono le ragioni sostenute dall’Avv. Ezio Bonanni, non solo in sede penale, ma anche in sede civile.

Infatti l’ONA ha promosso già decine di cause civili per il risarcimento dei danni subiti dalle vittime. Ha costituito uno speciale dipartimento di assistenza medica e legale e sta censendo tutte le vittime.

È il silenzio a definire i contorni di questa storia

Sin dalla fine degli anni’ 60, se leggiamo la parte del carteggio in cui il dottor Luigi Ambrosi, direttore della Cattedra di medicina del lavoro dell’Università di Bari, chiede alla direzione della marina militare: «di poter condurre uno studio scientifico a carattere epidemiologico – statistico ed ambientale sull’Arsenale di Taranto. Il carattere squisitamente scientifico di tali indagini, i cui risultati sarebbero rimasti a disposizione esclusivamente della Direzione di Sanità militare, e non sarebbero stati forniti ad alcun ente, organizzazione politica o sindacale, estraneo alla Marina».

Poi i primi risultati vennero fuori e si capì anche la gravità della situazione sanitaria tra i lavoratori. La reazione dei vertici militari fu questa: «È in corso, in collaborazione con la sala medica, un’azione intesa ad allontanare dal posto di lavoro gli elementi più colpiti, un’ azione che dovrà essere opportunamente differita nel tempo per evitare allarmi eccessivi ed ingiustificati». Questo si legge in un altro documento classificato come riservatissimo.

La lettera del 14 febbraio del 1970 è scritta dal generale Mario Ingravallo, allora direttore dell’Arsenale di Taranto, e indirizzata a Navalcostarmi, la Direzione Generale delle Costruzioni, delle Armi e degli Armamenti Navali, ente alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore del Ministero della Difesa. Anche questo carteggio è finito agli atti del processo di Padova, insieme alla conferma che non erano solo i vertici della Marina a sapere. Si legge ancora nella lettera: «Si fa presente che il problema è attualmente noto alle organizzazioni sindacali, che ne sono al corrente attraverso le visite mediche effettuate agli operai ».

Le indagini parlamentari successive svolte

Nel maggio 2016, la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito (incaricata di indagare sui casi di gravi malattie del personale impiegato nei siti in cui sono depositati munizionamenti) è stata all’Arsenale di Taranto, effettuando un sopralluogo.

«Per poter acquisire un quadro aggiornato delle condizioni di lavoro dei dipendenti della Difesa impiegati sul posto, ma anche per svolgere una serie di audizioni con i diversi soggetti interessati sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro». Come ha spiegato la parlamentare Donatella Duranti, vice presidente della Commissione: «L’Arsenale è un ambiente condizionato da una molteplicità di fattori patogeni. Ed proprio sulla non invidiabile specificità di questo luogo, che la commissione di inchiesta è stata chiamata ad indagare». A quella visita, poi, si sono aggiunte diverse audizioni. La Commissione ha sentito le parti sociali e i vertici militari di oggi.

Marina Bis: riconoscimento vittime del dovere

Nel processo Marina Bis sono costituiti molti dei familiari delle vittime amianto Marina Militare. In questo processo è impegnato ormai da anni l’Avv. Ezio Bonanni, il quale ha ottenuto che la sentenza assolutoria fosse impugnata. Nel frattempo sono state istruite le procedure amministrative, a fronte delle quali sono stati riconosciuti i diritti alle vittime e ai superstiti.

Quali sono i diritti delle vittime dell’amianto in Marina Militare?

Coloro che sono vittime dell’amianto, perché imbarcate nelle unità della Marina Militare, sono vittime del dovere. In particolare sono equiparati a vittime del dovere, ai sensi dell’art. 20, co. 1, della L. 183/2010.

In questo modo, sia la vittima che i superstiti debbono ottenere la costituzione di alcune prestazioni, oltre alla speciale elargizione. Con il raggiungimento di un grado invalidante del 25%, si ha diritto allo speciale assegno vitalizio mensile e all’assegno vitalizio mensile.

Inoltre, ai sensi dell’art. 2, comma 105, L. 24 dicembre 2007, n. 244, sussiste il diritto a due annualità di pensione. Le vittime hanno diritto all’aumento figurativo di 10 anni di versamenti contributivi. Stesso diritto hanno, in caso di morte, i superstiti.

Marina Bis e risarcimento dei danni

Le vittime, parti offese nel processo penale Marina Bis, sono costituite quali parti civili. In altri termini, hanno esercitato l’azione civile nel processo penale. Il loro diritto al risarcimento è sancito dall’art. 20, co. 2, della L. 183/2010, che integra le altre norme.

Purtroppo, con la morte di molti imputati e con la prescrizione di alcuni titoli di reato, le vittime dovranno agire in sede civile. Quest’ultima possibilità sussiste anche per coloro che non si sono mai costituiti.

Per cui, l’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto – ha costituito un gruppo di lavoro, di tecnici, medici e avvocati, per supportare le vittime.

L’ONA e l’Avv. Ezio Bonanni hanno ottenuto significativi risultati con condanne storiche a carico della Marina Militare/Ministero della Difesa.

Marina Bis e risarcimento danni in sede civile

Nel caso di un Sottoufficiale della Marina, già parte offesa, dopo la morte del reo, l’Avv. Ezio Bonanni ha attivato la tutela legale innanzi il Tribunale di Roma. Quest’ultimo ha emesso una condanna storica: Tribunale di Roma, II sez. Civ., sent. n. 17002/21.

Così per un Sottoufficiale di macchina: Tribunale di Roma, II sezione civile, sentenza n. 7951/2020 pubblicata il 01/06/2020 a definizione del proc. n. 16970/2016 RG. Ancora per il caso di un sommergibilista di leva, che, nel corso del suo servizio è stato esposto, anch’egli, ad amianto. In questo caso ancora una condanna a carico della Marina Militare Italiana e cioè del Ministero della Difesa.

Infatti, il Tribunale di Roma, II sezione civile, sentenza n. 11030/2021, lo ha ribadito. Le ragioni della condanna risiedono nelle violazioni delle regole cautelari, e in particolare dell’art. 2087 c.c.

Ecco perché è molto importante il carteggio riservatissimo, divulgato dall’Avv. Ezio Bonanni, e da questo notiziario amianto, cioè Il Giornale dell’Amianto.

Atti Marina Bis prova in sede civile

Proprio gli atti del processo penale Marina Bis sono la prova della responsabilità civile del Ministero della Difesa. Per cui, una specifica nota dell’Avv. Ezio Bonanni diramata a tutte le sedi, illustra l’importanza di questo carteggio.

Non solo il carteggio riservatissimo, ma anche tutti gli atti ulteriori del processo penale Marina Bis sono importanti. Inoltre, grazie all’impegno dell’ONA, la questione amianto è stata portata all’attenzione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati. Oltre alla relazione sono fondamentali tutti gli altri atti, compreso il carteggio riservatissimo. Perciò, tutte queste prove, compresa la Superperizia (Murer, Consonni, Laureni), sono documenti essenziali.

L’ONA informa tutte le vittime e i familiari che è possibile agire per la tutela dei loro diritti.

Aggiornamento procedimento penale Marina Bis

Il processo penale Marina Bis è in corso di celebrazione presso la Corte di Appello di Venezia. Infatti, la sentenza assolutoria, è stata impugnata dal Procuratore Generale della Corte di Appello di Venezia.

Infatti, rispetto alla sentenza assolutoria penale, l’atto di appello del Procuratore Generale ha evidenziato l’ingiustizia della decisione.

Purtroppo lo Stato Italiano cerca di nascondere le responsabilità degli alti ufficiali della Marina Militare Italiana. Ecco perché è fondamentale promuovere le azioni giudiziarie, affidandosi all’ONA.

È attesa la sentenza di appello processo Marina Bis. In ogni caso, anche se ci fosse una sentenza di assoluzione, nel corso di questo 2022, le azioni civili possono proseguire.

Assistenza legale vittime amianto Marina Militare

L’amianto in Marina Militare ha provocato mesotelioma, tumore del polmone, asbestosi e altre malattie asbesto correlate. Purtroppo le bonifiche sono ancora in corso. Molte navi, compresa la Vittorio Veneto, ammiraglia, vera e propria bara di amianto è stata dismessa.

Con il suo carico di amianto e di morte è ora nella disponibilità della Marina Militare della Turchia. Seminiamo morti, lutti e tragedie. Questo modo di fare è fortemente contestato dall’Avv. Ezio Bonanni, che ritiene ingiustificata la spesa militare. Infatti, sulla base dell’attuale situazione (che vede la necessità di potenziare infrastrutture, scuole, ospedali), a che serve sperperare nelle armi?

Per questi motivi, oltre all’azione forte contro il riarmo dell’Italia, l’ONA intensifica l’azione per la difesa dei militari. Questi ultimi sono vittime di amianto e di altri cancerogeni. È necessario quindi mettere in sicurezza i nostri militari, e poi tutelare i loro diritti.

Come chiedere la consulenza legale gratis

Tutte le vittime Marina Bis e le vittime amianto della Marina Militare Italiana si possono rivolgere all’ONA. L’associazione prosegue la sua mobilitazione di intesa con l’Osservatorio Vittime Dovere. Anche gli orfani, compresi quelli non a carico fiscale, sono assistiti e difesi dall’ONA e dall’Avv. Ezio Bonanni.

Lo sportello dell’ONA è lo strumento attraverso il quale tutti i cittadini possono segnalare i casi di patologie asbesto correlate. Inoltre possono chiedere assistenza medica e assistenza legale. Il servizio si rivolge anche al personale civile e militare della Marina Militare Italiana. Ognuno può richiedere il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere.

L’ONA ha già chiesto al Sindaco di Taranto listituzione di uno sportello amianto proprio per far fronte all’epidemia di patologie asbesto correlate, che colpisce in modo particolare coloro che hanno lavorato nell’arsenale della Marina Militare. Per rivolgere all’ONA si può chiamare il numero verde o compilare il form.

Numero ONA Marina bis
Whatsapp ONA Marina bis
- Advertisement -spot_img

2 COMMENTS

Numero verde ONA

spot_img

Chiedi assistenza gratuita