Il doomscrolling consiste nella lettura compulsiva di notizie tragiche. Secondo uno studio, questa pratica nuoce alla salute.
Doomscrolling: una pratica antica quanto l’uomo
Il doomscrolling (da doom- destino tragico e to scroll– scorrere) non è una novità dei nostri giorni. Già nelle opere del drammaturgo Seneca (4 d.C.-65 d.C) era evidente il gusto dell’orrido. Da allora, la letteratura non ha fatto che proporci un serie di capolavori in cui il male, il vizio e gli eventi tragici erano i protagonisti indiscussi.
Sarà un modo per esorcizzare il male? Sarà che vogliamo soddisfare i nostri gusti più perversi? Ognuno di noi dovrebbe capire perché è attratto dalle brutte notizie.
Sta di fatto che esse intossicano la nostra salute mentale e in certi casi diventano una vera e propria dipendenza.
Nel 2020, l’ ossessione per le “bad news” ha portato l’Oxford Dictionary inglese a coniare i neologismi doomscrolling e doomsurfing.
Il Macquarie Dictionary l’ha persino nominata “parola dell’anno”, sempre nel 2020, in epoca di pandemia.
Secondo la dottoressa Kate Mannell, ricercatrice di studi sui media della Deakin University, nello stato australiano di Victoria (Melbourne), è stato proprio il Covid 19 a rendere il pubblico “più incline” a impegnarsi nel doomscrolling.
L’ingente quantità di cattive notizie, insieme al tempo libero extra, hanno contribuito a far proliferare il numero di doomsurfer.
Ora uno studio pubblicato sulla rivista Health Communication ha dimostrato quanto questa tendenza sia dannosa per la salute fisica e mentale. E’ infatti emerso che il 16,5% di circa 1.100 persone intervistate ha mostrato segni di consumo di notizie “gravemente problematico”.
Perché siamo attratti dalle cattive notizie?
Come accennato, una delle ragioni per cui leggiamo compulsivamente le brutte notizie, risiede in una inconscia volontà di tenere sotto controllo gli eventi negativi che accadono nel mondo.
Cosa che in qualche modi ci consente di alleviare i nostri disagi emotivi.
A sostenerlo, il Prof Bryan McLaughlin, autore principale dello studio e ricercatore della Texas Tech University.
«Per questi individui, può svilupparsi un circolo vizioso in cui, piuttosto che sintonizzarsi, diventano più attratti, ossessionati dalle notizie e controllando gli aggiornamenti 24 ore su 24 per alleviare il loro disagio emotivo»- ha dichiarato.
«Ma questo non li aiuta, e più controllano le notizie, più esse iniziano a interferire con altri aspetti della loro vita».
Risultato? I “doomscroller” restano irrimediabilmente invischiati nelle “bad news”, compromettono il loro benessere e sviluppano un rapporto disadattivo con le stesse.
Uno sondaggio analizza le conseguenze del doomscrolling
Per analizzare il malessere dei consumatori complessivi di notizie tragiche, i ricercatori hanno misurato lo stress, l’ansia e il disagio fisico attraverso un sondaggio. A condurlo, nell’agosto 2021, erano Bryan McLaughlin, Melissa Gotlieb e Devin Mills della Texas Tech University.
I consumatori di “bad news” sono stati suddivisi all’interno di quattro categorie, a seconda dell’approccio alle stesse.
- La prima, composta dal 28,7%, comprende coloro che hanno un consumo di notizie “non problematico”;
- La seconda, il 27,5%, è stata definita “minimamente problematica”. In essa rientrano coloro che si lasciano assorbire dalle notizie ma che non se ne lasciano condizionare più di tanto;
- La terza, di cui fa parte il 27,3% degli intervistati, è ritenuta “moderatamente problematica”. Questo significa che inizia a esserci una certa criticità con il consumo di cattive notizie;
- La quarta. Il 16,5% delle persone ha invece un rapporto “gravemente problematico” con le news. Questo dato, si legge nella ricerca, «è particolarmente allarmante. I soggetti con livelli più elevati di consumo problematico di notizie sperimentano un malessere mentale e fisico significativamente maggiore rispetto a quelli con livelli più bassi»
Necessità di un’alfabetizzazione mediatica
Lo studio non ha specificato quanto tempo hanno trascorso i partecipanti a leggere o guardare le notizie.
«Questi risultati indicano la necessità di campagne di alfabetizzazione mediatica incentrate sulla sensibilizzazione sul potenziale di consumo di notizie per svilupparsi in un comportamento problematico e sulla necessità di sviluppare strategie di intervento», hanno detto gli autori.
Consigli per evitare di cadere nella trappola del doomscrolling
- Stabilire orari specifici per controllare le cattive notizie e limitarsi a leggerle solo in quell’occasione;
- Smettere di seguire gli account relativi alle notizie tragiche sui social media. Disattivare le notifiche push per le notizie e le app dei social media. Limitarsi a spostarle nell’ultima pagina della schermata iniziale del nostro smartphone;
- Parlare in famiglia di questa “dipendenza” può aiutare a ottenere il sostegno da chi ci è caro. Meglio stabilire una sana conversazione con loro che isolarsi nel mondo buio delle “bad news”.
- Rimanere informati è importante ma, a livello globale, ci sono eventi che non possiamo controllare. Guardiamoli con la giusta equidistanza e concentriamoci sul migliorarci a livello individuale. Trasmettere positività, nel nostro piccolo, è una buona base su cui lavorare.