L’AMIANTO, CONTINUA A RAPPRESENTARE UNA MINACCIA DEVASTANTE PER LA SALUTE PUBBLICA E L’AMBIENTE, NONOSTANTE DECENNI DI CONSAPEVOLEZZA E LEGISLAZIONI. L’OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO (ONA), SOTTO LA GUIDA DELL’AVVOCATO EZIO BONANNI, HA ASSUNTO UN RUOLO CENTRALE NELLA LOTTA CONTRO QUESTA PIAGA, ATTRAVERSO LA DIFESA DELLE VITTIME, L’AZIONE LEGALE E LA SENSIBILIZZAZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA.
DURANTE UN EVENTO TRASMESSO SU ONA TV, ESPERTI DI DIVERSE DISCIPLINE SI SONO RIUNITI PER ANALIZZARE LA PORTATA DEL PROBLEMA, EVIDENZIARE LE CARENZE ISTITUZIONALI E PROPORRE SOLUZIONI CONCRETE. TRA I RELATORI, OLTRE AL PRESIDENTE ONA, LA CRIMINOLOGA MELISSA TROMBETTA, IL MEDICO LEGALE ARTURO CIANCIOSI, LA DOTTORESSA ANNA PASOTTI, COORDINATRICE ONA LOMBARDIA IN COLLEGAMENTO DA BRESCIA E L’AVVOCATO GUERRINO PETILLO, PROFESSORE E DIRETTORE SCIENTIFICO AL MASTER DI MARKETING LEGALE – UNIVERSITÀ UNINT DI ROMA
L’amianto: numeri e realtà preoccupanti
L’evento si è aperto con un’analisi dei dati forniti dal rapporto ISTISAN, che documenta il numero di decessi causati dall’amianto in Italia. L’avvocato Ezio Bonanni ha chiarito subito come i numeri ufficiali rappresentino solo la punta dell’iceberg:
«Ogni anno, in Italia, oltre 1500 persone muoiono di mesotelioma, una patologia il cui unico agente eziologico è l’amianto. Ma il rapporto ISTISAN sottostima il fenomeno: si considerano solo i decessi per mesotelioma, ignorando le molteplici altre malattie correlate, come i tumori al polmone, alla laringe, alle ovaie, e le patologie cardiovascolari. Secondo l’ONA, i decessi reali superano i 1900 annui in Italia e i 200.000 nel mondo».
Il presidente ONA ha anche sottolineato l’impatto sociale ed economico delle morti causate dal minerale: «La perdita di un lavoratore non è solo una tragedia personale, ma destabilizza intere famiglie, creando conseguenze economiche devastanti. Le istituzioni non possono continuare a ignorare questa realtà».
A questa analisi si è aggiunto l’intervento del medico legale Arturo Cianciosi, che ha evidenziato le dimensioni infrastrutturali della crisi:
«Abbiamo ancora più di 40 milioni di tonnellate di amianto da smaltire. Le scuole, gli ospedali e circa 1500 chilometri di tubature d’acqua potabile contengono amianto. Questo problema non riguarda solo i lavoratori esposti, ma intere comunità e le generazioni future».
L’approccio criminologico: analisi e prevenzione
La criminologa Melissa Trombetta ha poi approfondito il ruolo della sua disciplina nell’analisi, identificando due filoni “criminali”: quelli ambientali e quelli societari.
«La gestione negligente delle bonifiche e l’omissione di interventi preventivi costituiscono veri e propri crimini societari. La mancata bonifica e l’omissione di interventi da parte delle aziende configurano un vero e proprio crimine contro la collettività».
Ha poi spiegato come la sua disciplina possa contribuire alla prevenzione: «Analizzando i modelli di negligenza e individuando le responsabilità, possiamo proporre soluzioni che prevengano futuri disastri. Lavoriamo per sensibilizzare e formare sia i datori di lavoro sia i lavoratori stessi».
Infine, ha sottolineato la necessità di un cambiamento culturale e di formazione: «Molti lavoratori non sono adeguatamente informati sui rischi che corrono. Le aziende devono assumersi la responsabilità di formare il personale e di implementare misure di sicurezza efficaci. Questo è il primo passo per evitare che l’amianto continui a mietere vittime».
Le istituzioni e il ritardo nell’azione
In collegamento, l’avvocato Guerrino Petillo ha evidenziato le gravi responsabilità istituzionali nel non affrontare adeguatamente la crisi amianto: «Le vittime dell’asbesto sono state a lungo considerate morti di serie B. Le istituzioni continuano a mostrare lentezza nell’implementare interventi di bonifica e nel garantire controlli rigorosi».
La dottoressa Anna Pasotti ha sottolineato come la mancanza di formazione e sensibilizzazione amplifichi il problema: «Senza educazione e senza strumenti adeguati, non possiamo aspettarci che le aziende e le istituzioni prendano le decisioni giuste. Serve un sistema che garantisca la formazione obbligatoria e una vigilanza continua».
La voce dell’avvocatura: Bonanni e la lotta per i diritti
L’intervento dell’avvocato Bonanni ha rappresentato il cuore del dibattito. Con oltre 25 anni di esperienza nella difesa delle vittime, ha espresso con forza la necessità di un’azione interdisciplinare:«L’amianto è il simbolo di una società che, troppo spesso, ha sacrificato la salute pubblica sull’altare del profitto. La mia battaglia non si ferma alla giustizia penale o civile: si estende alla sensibilizzazione, alla prevenzione e alla protezione delle future generazioni».
Bonanni ha poi raccontato episodi significativi del suo percorso: «Ho visto morire operai, madri, figli, e persino i miei familiari, colpiti da malattie causate dall’amianto. Questo non è solo un problema sanitario, è un fallimento sociale e culturale. Ogni vita che possiamo salvare è una vittoria contro un nemico che continua a colpire silenziosamente».
Interdisciplinarietà: la chiave per il cambiamento
Tutti i relatori hanno concordato sull’importanza di un approccio interdisciplinare. Ogni professionista, dal medico legale all’avvocato, dall’ingegnere al criminologo, ha un ruolo fondamentale in questa battaglia. Lavorare insieme significa costruire una rete capace di affrontare la complessità del problema.
Bonanni ha ribadito questo concetto: «La giustizia non si raggiunge con l’azione di una singola disciplina. Serve il contributo di tutti, dalla ricerca scientifica alla giurisprudenza, dalla criminologia alla medicina».
No all’amianto: una chiamata all’azione
L’incontro ha evidenziato come l’amianto non sia solo una questione tecnica o giuridica, ma un’emergenza che coinvolge tutta la società. Le parole del presidente ONA racchiudono lo spirito della discussione: «Non possiamo aspettare che sia troppo tardi. La nostra battaglia è per il futuro, per un mondo libero dall’amianto, dove la dignità e i diritti umani siano davvero al centro di ogni decisione».
Questo evento rappresenta un passo avanti nella sensibilizzazione e un monito per le istituzioni: l’asbesto è una crisi che richiede interventi immediati e risolutivi, sostenuti da un impegno collettivo e interdisciplinare.