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lunedì, Gennaio 20, 2025

Sostenibilità aziendale: intervista ad Anna Pasotti

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NEL MONDO D’OGGI, DOVE LA CONSAPEVOLEZZA AMBIENTALE E SOCIALE È DIVENTATA UNA PRIORITÀ, LA SOSTENIBILITÀ EMERGE COME UNA FORZA TRAINANTE VERSO UN FUTURO PIÙ EQUO E RISPETTOSO DEL PIANETA. ABBIAMO AFFRONTATO L’ARGOMENTO CON ANNA PASOTTI, CEO & FOUNDER DI SOSTENIBILITÀ D’IMPRESA, UN’ESPERTA LEADER NEL SETTORE DELLA SOSTENIBILITÀ AZIENDALE

Sostenibilità aziendale: intervista ad Anna Pasotti

La sostenibilità aziendale non è più solo una moda passeggera o una mera strategia di marketing; è diventata un imperativo morale e un’esigenza economica. È l’insieme dei comportamenti che un’impresa adotta per migliorare il benessere delle persone e del pianeta, operando sia internamente sia esternamente. Negli ultimi anni, il concetto di sostenibilità ambientale, sociale ed economica ha guadagnato terreno, inserendosi nelle politiche aziendali e nei programmi dei governi.

Le imprese sostenibili svolgono un ruolo attivo nel processo di cambiamento, contribuendo a limitare i danni ambientali causati dall’uomo e a ridurre le disuguaglianze sociali in tutto il mondo. Condividendo idee innovative, strategie e best practice, essi tracciano la strada per un futuro più sostenibile e inclusivo per tutti.

Con la guida di Anna Pasotti, CEo & Founder di Sostenibilità d’Impresa, esploreremo come la sostenibilità aziendale stia plasmando il nostro futuro e quali sono le sfide e le opportunità che ci aspettano lungo il cammino.

Cosa significa “sostenibilità”

Qual è il cuore pulsante della sostenibilità? In altre parole, come definirebbe concisamente il concetto di sostenibilità?

Per sostenibilità si intende imparare a vivere nei limiti del pianeta, ossia imparare a vivere in maniera equa dignitosa per tutti senza sfruttare, fino a depauperare i sistemi naturali da cui traiamo risorse senza oltrepassare la loro capacità di assorbire gli scarti e rifiuti, generati dalle nostre attività.

Il concetto di sostenibilità si riassume nell’agire in modo responsabile.

Lo sviluppo sostenibile è, dunque, uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

Obiettivi sostenibili dell’Agenda 2030

Potrebbe illustrarci quanti e quali obiettivi sostenibili sono stati delineati nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile? E come quest’ampio spettro di obiettivi influisce sulle strategie aziendali e sulle politiche di sostenibilità?”

L’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un programma d’azione globale, di portata e rilevanza senza precedenti, finalizzato a sradicare la povertà, proteggere il pianeta e garantire la prosperità e la pace, adottato all’unanimità dai 193 Paesi membri delle Nazioni Unite con la Risoluzione 70/1 del 15 settembre 2015.

Essa comprende 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs –, che gli Stati si sono impegnati a raggiungere entro il 2030, articolati a loro volta in 169 target o traguardi specifici, tra loro interconnessi e indivisibili, che costituiscono il nuovo quadro di riferimento per lo sviluppo sostenibile, inteso come uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri, armonizzando a tal fine le tre dimensioni della crescita economica, dell’inclusione sociale e della tutela dell’ambiente.

L’Agenda 2030 impegna tutti i Paesi a contribuire allo sforzo necessario a portare il mondo su un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo.

Ciascun Paese è libero di decidere come questi obiettivi debbano essere incorporati nelle politiche e nei processi decisionali, definendo a tal fine una propria strategia nazionale di sviluppo sostenibile.

Focus sugli obiettivi

I 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile sono i seguenti:

  • Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo;
  • Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile;
  • Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età;
  • Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento permanente per tutti;
  • Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze;
  • Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie;
  • Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni.

E ancora…

  • Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti;
  • Costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile;
  • Ridurre l’ineguaglianza fra le nazioni e all’interno delle stesse;
  • Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili;
  • Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo;
  • Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico;
  • Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani,i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile;
  • Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno e fermare la perdita di diversità biologica;
  • Promuovere società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’acceso alla giustizia e creare istituzioni efficaci, responsabili ed inclusive a tutti i livelli;
  • Rafforzare gli strumenti di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.

Tali obiettivi possono essere ricondotti alle aree interconnesse di intervento identificate dalle cinque P:

  • Persone (obiettivi da 1 a 5),
  • Prosperità (obiettivi da 6 a 12),
  • Pianeta (obiettivi da 13 a 15),
  • Pace (obiettivo 16),
  • Partnership (obiettivo 17).

L’Unione Europea ha svolto un ruolo importante nella definizione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e si è impegnata, insieme con gli Stati membri, a guidarne anche l’attuazione, sia mediante l’integrazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile (OSS) nelle politiche dell’Unione sia sostenendo gli sforzi profusi da altri Paesi, in particolare quelli che ne hanno più bisogno, attraverso le sue politiche esterne.

Sostenibilità aziendale a livello pratico

In che modo l’adozione di pratiche sostenibili influisce sulle attività quotidiane, dalla gestione delle risorse umane alla scelta dei fornitori e all’organizzazione interna? 

Le politiche di sostenibilità aziendale permettono alle imprese di guadagnare vantaggio competitivo. E sono al contempo necessarie per contribuire al benessere della società e alla tutela dell’ambiente

La sostenibilità aziendale è l’insieme dei comportamenti che un’impresa mette in atto per migliorare il benessere delle persone e del Pianeta, agendo internamente ed esternamente. 

Da ormai diversi anni, anche se con grave ritardo, il concetto di sostenibilità ambientale sociale ed economica è stato introdotto nella vita quotidiana dei cittadini, nei programmi dei governi e nelle politiche aziendali.

Le imprese sostenibili sono a pieno titolo soggetti attivi nel processo di cambiamento che dobbiamo affrontare per limitare i danni che l’uomo ha causato all’ambiente. E per ridurre le disuguaglianze sociali presenti in tutto il mondo.

Diventa dunque necessario che lungo tutta la “Value Change” le nostre organizzazioni abbiano la consapevolezza e la volontà di fare scelte organizzative, strategiche, tra cui la scelta e il mantenimento di una “Supply Chain” che rispetta i principi di uno sviluppo sostenibile.

Strategie concrete 

Quali strumenti e strategie concrete le imprese possono adottare per abbracciare la sostenibilità in modo trasversale e innovativo su tutti i fronti? 

Allineando le proprie strategie e operazioni agli OSS (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile), le aziende non solo possono dare un contributo significativo per creare un mondo più giusto e sostenibile, ma possono anche scoprire nuove opportunità di mercato, rafforzare la propria reputazione e assicurare la propria redditività nel lungo termine.

Per sostenibilità aziendale si intende l’impegno concreto di un’azienda nel dar vita a un modello di business che non solo permetta il sostentamento dell’impresa a lungo termine, ma che sia anche attento all’ambiente, al benessere sociale e a una governance equa e lungimirante.

Un concetto che trova il proprio culmine nell’espressione Responsabilità Sociale d’Impresa (Corporate Social Responsibility, CSR), introdotta dalla Commissione UE nel Libro Verde del 2001, nel quale la CSR viene definita come“l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, del resto, segna un percorso imprescindibile cui le istituzioni, le organizzazioni, gli individui e dunque anche le aziende sono chiamate a dare il proprio contributo.

Politiche interne 

Quali politiche interne vengono messe in atto per garantire il benessere dei dipendenti e promuovere un ambiente di lavoro equo e rispettoso? 

Il concetto di Corporate Social Responsibility (CSR) è stato definito per la prima volta nel 1953 dall’economista statunitense Howard Rothmann Bowen nel suo libro intitolato “Social Responsibility of Businessman”. 

Secondo Bowen, la responsabilità sociale d’impresa consiste nel dovere dell’imprenditore di perseguire politiche e prendere decisioni che siano desiderabili non solo in termini di obiettivi e valori economici ma anche in linea con il contesto in cui l’azienda opera, ossia tenendo conto in prima istanza anche dei suoi lavoratori.

Un’impresa, infatti, ha un impatto significativo sull’intera comunità attraverso le sue attività e, quindi, ha obblighi anche sociali. Questi si traducono nell’impegno di contribuire alla crescita e al benessere della comunità nel suo insieme ed in particolare che tengano conto dei seguenti aspetti:

Lavoro dignitoso e sicuro


Il Lavoro Sostenibile garantisce dignità alla persona, regolarità contrattuale, condizioni di lavoro sicure, reddito equo, uguaglianza e benessere personale. Combatte qualsiasi forma di sfruttamento e apre le porte al confronto con le persone su questi temi.

Occupabilità e soddisfazione


Il Lavoro Sostenibile crea condizioni di vita e di lavoro che supportano le persone affinché possano sviluppare la propria professionalità e rimanere attive durante tutta la loro vita in un’ottica di costante occupabilità, assicurando un adeguato equilibrio fra vita personale e lavorativa e soddisfazione per l’individuo e l’organizzazione.

Diversità, equità e inclusione


Il Lavoro Sostenibile elimina i fattori che scoraggiano o impediscono l’ingresso, la permanenza o la crescita delle persone nel mercato del lavoro creando condizioni che valorizzino il contributo individuale, garantendo equità e inclusione per tutti.

Focus sull’economia circolare

Economia circolare: punta a ridurre, riusare e riciclare per sottrarre i prodotti alle discariche e limitare al masssimo gli sprechi

In che modo le imprese affrontano la sfida della sostenibilità del prodotto, adottando approcci che si avvicinano all’economia circolare? 

La cosiddetta economia circolare punta sul ridurre, riusare e riciclare per sottrarre i prodotti alle discariche e limitare al massimo gli sprechi. Si tratta di un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore. 

“Pensata per potersi rigenerare da sola”

Un’economia – secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation“pensata per potersi rigenerare da sola”, che si pone in alternativa al tradizionale modello economico lineare, fondato invece sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”. Nell’attuale modello lineare, oltre a dipendere dalla disponibilità di grandi quantità di materiali, risorse ed energia, i processi di estrazione e utilizzo delle materie prime producono un grande impatto sull’ambiente e sul clima e aumentano il consumo di energia e le emissioni di anidride carbonica (CO2).

L’azione a monte riguarda la progettazione dei prodotti, che dovranno essere pensati per durare, essere facilmente riutilizzabili, riparabili e riciclabili, e incorporare il più possibile materiale riciclato. L’azione a valle riguarda invece i consumatori, che avranno accesso a informazioni affidabili sulla durata e la riparabilità dei prodotti, così che possano compiere scelte più consapevoli e sostenibili e beneficiare di un vero e proprio “diritto alla riparazione“. Inoltre le misure, limitando i prodotti monouso, si occuperanno dell’obsolescenza prematura e vieteranno la distruzione di beni durevoli invenduti.

Collaborazioni e partnership

In che modo le aziende possono collaborare con gli stakeholder e le comunità locali per creare un impatto positivo sul territorio e sulla società nel suo complesso?

Attivare iniziative rivolte alla propria comunità di appartenenza può essere fonte di numerosi vantaggi per tutti gli attori coinvolti.

Tra le azioni di responsabilità sociale rivolte alla società, ci sono il volontariato, il mentoring e le sponsorizzazioni. Mentre queste ultime spesso si traducono in un coinvolgimento dell’impresa in termini economici filantropici, le altre due azioni sposano il concetto di Responsabilità Sociale in maniera più completa. 

Il volontariato d’impresa comprende tutte quelle azioni per cui un’azienda mette a disposizione i propri dipendenti e quindi il proprio know how o propri mezzi per svolgere un’attività non inerente al proprio ruolo economico. L’azienda in questo modo crea partnership con associazioni del territorio, aiutandole in progetti specifici ad hoc oppure nel lungo periodo con una collaborazione continuativa. In questo modo, coinvolgendo attori di differenti realtà, si forma un terreno proficuo per la generazione di innovazione sociale e la crescita e l’arricchimento di tutte le parti coinvolte

Le tre dimensioni della sostenibilità aziendale 

Ci spiega le caratteristiche delle tre dimensioni della sostenibilità aziendale: ambientale, sociale ed economica?

I tre pilastri della sostenibilità sono: sostenibilità economica, sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale.

Come già menzionato, il concetto di sostenibilità si basa su tre pilastri indipendenti:

  • Sostenibilità economica, che si basa sull’uso efficiente delle risorse
  • Ambientale, che si basa sull’assolvimento sostenibile delle risorse
  • Sociale, che si basa sull’equità.

Queste tre dimensioni sono integrate nella visione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, in cui sono definite e interconnesse. Questo approccio integrato mira a garantire uno sviluppo armonico e sostenibile che tenga conto delle diverse sfaccettature della sostenibilità.

Spiegazione dei tre pilastri fondamentali

Il primo pilastro della sostenibilità è rappresentato dalla sostenibilità economica, cioè la capacità di un sistema economico di assicurare una crescita stabile e continua degli indicatori economici. La sostenibilità economica può essere definita, in termini pratici, come la produzione e il mantenimento di condizioni favorevoli per la crescita economica mediante lo sfruttamento delle risorse. Questo implica non solo la valorizzazione dei prodotti e dei servizi del territorio, ma anche un aumento del PIL e una diminuzione della disoccupazione.

In sintesi, la sostenibilità economica non riguarda solo la crescita economica a breve termine, ma anche la capacità di mantenere tale crescita nel lungo periodo senza compromettere le risorse per le generazioni future. Questo richiede una visione olistica che consideri non solo gli aspetti economici ma anche quelli sociali e ambientali, lavorando verso un equilibrio sostenibile tra di essi.

Il secondo pilastro della sostenibilità è quello della sostenibilità ambientale. Come si evince già dal nome, questo pilastro è legato alle risorse naturali che l’uomo ha a disposizione e al loro utilizzo consapevole. Pensando sempre alle generazioni future, è importante che ogni individuo utilizzi queste risorse in modo sostenibile.

Il terzo pilastro della sostenibilità è rappresentato dalla sostenibilità sociale, che riguarda la capacità di mantenere una condizione di benessere distribuita equamente all’interno dell’intera società. Il concetto di benessere abbraccia una serie di dimensioni cruciali, tra cui la sicurezza, la salute, l’istruzione, la giustizia e la democrazia.

Misurare la sostenibilità aziendale 

Come si misura la sostenibilità di una azienda?

La sostenibilità si può definire come un percorso aziendale senza fine, dove gli obiettivi di business sono allineati con quelli di miglioramento continuo nelle tre aree ESG, la roadmap specifica viene pertanto definita per il medio periodo con azioni e obiettivi concreti e misurabili e implementata attraverso il coinvolgimento di tutte le aree e le funzioni aziendali.

Quando si parla di performance, controllo, riduzione e miglioramento si deve necessariamente richiamare l’identificazione di indicatori che possano misurare e monitore nel tempo i risultati e gli obiettivi aziendali.

I Key Performace Indicator

I Key Performace Indicator (KPI), o indicatori di performance, sono indici misurabili necessari per definire la strategia di Sostenibilità- ESG aziendale e per controllarne l’andamento e il raggiungimento di risultati specifici nel tempo.

Perché i KPI siano funzionali agli obiettivi aziendali e utilizzati nel modo corretto, occorre che essi si riferiscano a obiettivi chiari e misurabili, definendo le metriche, i tempi e le soglie in modo specifico e coerente con le strategie aziendali. L’approccio alla sostenibilità diventa, in questo modo, un approccio concreto e quantitativo in cui, oltre a definire adeguati fattori prestazionali e la metrica per poterli misurare, occorre disporre di un metodo di misura condiviso e riconosciuto.

Inotre l’analisi a 360 gradi di diverse tipologie di indicatori ESG consente, inoltre, di produrre una valutazione anche qualitativa, che si basa sulla disamina delle politiche, dei processi e delle pratiche di sostenibilità messe in atto, prendendo in esame anche rischi e opportunità. Il caso classico è quello del rating ESG (o rating di sostenibilità), il quale esprime un giudizio sintetico che certifica la solidità di un emittente, di un titolo o di un fondo dal punto di vista dell’impegno in ambito ambientale, sociale e di governance.

Figure chiave all’interno dell’azienda

Chi si occupa di sostenibilità in azienda?

Esiste una figura specifica che si occupa di applicare e di monitorare la sostenibilità in azienda: il Sustainability Manager. Un professionista con molteplici competenze, in grado di integrare conoscenze tecniche altamente specialistiche, capacità gestionali e di leadership.

La sostenibilità deve essere sostanza, coinvolgimento e ingaggio di tutti gli attori di governance e di controllo interno a cui si affiancano professionalità specifiche tra cui quella del Manager della Sostenibilità.

Il Manager della Sostenibilità o Sustainability Manager è la figura professionale che si occupa di guidare l’azienda nel processo di transizione verso uno sviluppo sostenibile dell’impresa. Caratterizzato da poliedricità, trasversalità e duttilità, deve possedere anche numerose competenze specifiche, in quanto è chiamato a interfacciarsi con le diverse anime di un’organizzazione. Il manager della sostenibilità deve essere capace di conciliare le esigenze di profitto con quelle che riguardano il benessere dei dipendenti, il contesto sociale in cui l’azienda opera e la salvaguardia del territorio e delle sue eccellenze.

Le sue mansioni, così come le sue competenze, sono quindi molteplici.

Mansioni del Sustainability Manager

Il Sustainability Manager deve:

  • garantire la conformità dell’azienda alle normative sull’ambiente
  • concepire e sviluppare politiche sostenibili
  • individuare incentivi a supporto di progetti sostenibili
  • definire obiettivi di performance
  • sviluppare campagne di sensibilizzazione alla sostenibilità
  • creare gruppi di lavoro in grado di gestire iniziative sostenibili
  • comunicare in maniera efficace i progetti di sostenibilità sia all’interno sia all’esterno dell’azienda
  • guidare la redazione del report di sostenibilità, nei casi in cui l’azienda sia obbligata o scelga di redigerlo.

Unitamente al Manager è sempre più evidente che l’organizzazione deve comprendere che tutti, per le specifiche funzioni aziendali contribuiscono allo sviluppo sostenibile, nessuno deve essere escluso dal processo di sviluppo sostenibile aziendale.

La situazione italiana 

Qual è il panorama attuale della sostenibilità aziendale in Italia e quali sono le prospettive future? Secondo i dati dell’Istat del 2022, il 59,5% delle aziende manifatturiere italiane ha avviato azioni di sostenibilità, con previsioni che indicano un aumento al 64% entro il 2025. Tuttavia, le azioni attuate finora si concentrano principalmente sull’ambito ambientale (50,3%), mentre solo il 36,8% riguarda il versante economico, spesso più complesso da implementare. 

Parlare di sostenibilità oggi non basta più, occorre affrontare un percorso che incrementi in modo più efficace l’agire sostenibile in ambito business a 360°.

Abbracciare la sostenibilità significa utilizzare un elemento strategico volto ad innescare nuove dinamiche sempre più competitive. Porsi degli obiettivi significa dimostrare il proprio impegno verso la sostenibilità e la ricerca di sempre migliori performance ESG rispettando nel contempo tutte le normative vigenti a riguardo.

Molto c’è ancora da fare a riguardo, ma la strada intrapresa dalle nostre organizzazioni dimostra, soprattutto negli ultimi che la consapevolezza sta diventando l’elemento utile ad implementare obiettivi aziendali anche per gli sociali  ed economici. In sintesi possiamo anche dire che si tratta di un vero e proprio percorso culturale che deve guardare anche oltre gli obiettivi ambientali. 

Sfide principali 

Quali sono le sfide che le imprese italiane devono affrontare per promuovere una sostenibilità più ampia e integrata, considerando soprattutto la predominanza di piccole e medie imprese nel tessuto economico del Paese?

Moltissime PMI sono consapevoli dell’importanza della sostenibilità, ma spesso mancano delle risorse e delle conoscenze necessarie per implementare efficacemente strategie sostenibili. In molti casi, la mancanza di incentivi finanziari può ostacolare gli sforzi verso la sostenibilità.

Le PMI, in particolare quelle con risorse limitate, possono trovare difficile investire in iniziative sostenibili a causa dei costi iniziali elevati e della mancanza di accesso a finanziamenti appropriati. Tuttavia, è importante notare che gli investimenti in sostenibilità possono portare a vantaggi a lungo termine, compresa una maggiore efficienza operativa e una migliore reputazione aziendale.

Le PMI devono anche affrontare un ambiente normativo complesso e in continua evoluzione, che può rendere difficile comprendere e aderire alle normative sulla sostenibilità. Tuttavia, rispettare queste regolamentazioni è essenziale non solo per evitare sanzioni, ma anche per dimostrare impegno verso la sostenibilità e ottenere vantaggi competitivi.

Nonostante le sfide, sempre più consumatori sono orientati verso marche e prodotti sostenibili, creando opportunità di mercato significative per le PMI che decidono di abbracciare la sostenibilità. Le imprese che riescono a integrare con successo la sostenibilità nella loro strategia aziendale possono differenziarsi dalla concorrenza e attrarre una base di clienti fedeli.

Bilancio di sostenibilità

A chi si rivolge il Bilancio di Sostenibilità?

Oggi consumatori e investitori sono sempre più attenti agli aspetti della riduzione dell’impatto ambientale delle attività e attribuiscono a questo valore un peso crescente nelle proprie decisioni di consumo e finanziarie.

Il bilancio di sostenibilità rappresenta, quindi, un incentivo allettante per le aziende che non sono obbligate per legge a redigere la dichiarazione non finanziaria ma che vogliono comunque pubblicizzare l’impegno dimostrato nel ridurre l’impatto ambientale e socio-economico della propria attività.

Scegliere di rendicontare la sostenibilità significa promuovere un modo di operare più trasparente e responsabile per l’azienda, che assicura vantaggi evidenti.

Migliorare la Brand Reputation (reputazione del marchio, ndr) dimostrando un impegno concreto sulle tematiche ESG (Environmental, Social e Governance), superando i limiti del Greenwashing.

Costruire un modello di business più solido e improntato alla resilienza operando un Risk Management più efficace che tiene conto degli effetti delle dinamiche socio-ambientali sulla Supply Chain (catena di approvvigionamento, ossia rete di organizzazioni, attività, risorse, informazioni e tecnologie, ndr) e, più in generale, su tutta l’attività.

E ancora…

Impegnare l’azienda nella rilevazione periodica dei dati relativi all’andamento della gestione aziendale, con la conseguenza di attuare un monitoraggio più granulare e un miglioramento continuo delle performance aziendali.

Identificare e ridurre inefficienze e sprechi, a vantaggio dei risultati economico-finanziari.

Aiutare a identificare minacce e opportunità di business attraverso una più attenta valutazione dell’ecosistema socio-ambientale di riferimento.

Accedere un più ampio ventaglio di finanziamenti, per esempio quelli che rientrano nell’ambito dell’Impact Investing.

Ridurre gli oneri finanziari potendo contare su iniezioni di risorse pubbliche (stanziamenti PNRR) e operando una gestione dei rischi più completa.

Ampliare la platea dei clienti affacciandosi a nuovi mercati o nicchie di consumatori più attenti all’impatto ambientale e sociale dei propri comportamenti.

Realizzare un elemento di differenziazione solido e duraturo rispetto alla concorrenza. L’attenzione ai temi della sostenibilità è, infatti, un denominatore comune alla maggior parte delle aziende di successo in questo periodo storico.

Motivare, attrarre e fidelizzare i migliori talenti. I giovani lavoratori dimostrano una sensibilità sempre più alta rispetto alla dimensione etica dell’operato delle organizzazioni presso cui operano.

Da quando è obbligatorio il report di sostenibilità

Il 21 aprile 2021, la Commissione europea ha approvato una proposta di rettifica della Direttiva sulla Rendicontazione della Sostenibilità Aziendale (CSRD), che modifica gli attuali obblighi di rendicontazione contenuti nella NFRD.

La proposta estende il campo di applicazione dell’obbligatorietà di stilare la dichiarazione non finanziaria a tutte le grandi aziende e alle società quotate in Borsa a prescindere dalla loro dimensione (con l’eccezione delle sole microimprese).

Inoltre, istituisce l’obbligo di verifica (assurance) delle informazioni documentate nel rapporto di sostenibilità e richiede di etichettare digitalmente (taggare) i dati indicati, in modo che possano confluire in un macro database gestito a livello europeo. Infine, introduce una maggior granularità nei requisiti di rendicontazione, prevedendo quindi l’indicazione di informazioni più dettagliate, oltre all’obbligo di uniformarsi a standard validi nella zona della UE.

It’s a Mans’ Man’s Man’s World?

In un mondo dove, come recita la celebre canzone di James Brown, “It’s a Man’s Man’s Man’s World”, dalla prospettiva di una donna leader come lei, quanto è impegnativo navigare in un universo prevalentemente maschile? Quale è stata la sua esperienza personale nel conquistare e mantenere una posizione di rilievo in un contesto così dominato dagli uomini?

Durante tutto il mio percorso professionale ho avuto modo di rilevare che il ruolo della donna nella sostenibilità sociale, economica e gestionale è cruciale per il progresso e lo sviluppo sostenibile delle società moderne. 

Oggi la partecipazione delle donne in diversi settori, sia a livello decisionale sia operativo, ha dimostrato di portare una serie di benefici tangibili che si estendono ben oltre il loro ruolo specifico. L’empowerment (accrescimento del potere, ndr) delle donne è essenziale per promuovere una crescita economica equa e sostenibile. 

Il coinvolgimento delle donne nell’ambito imprenditoriale, nelle attività economiche e nelle leadership aziendali non solo ha portato sin ora benefici alle singole donne, ma anche alle comunità e all’economia nel suo complesso. Le donne imprenditrici e manager spesso portano prospettive uniche, competenze manageriali sofisticate e un approccio più inclusivo alla gestione delle risorse perché contribuiscono all’innovazione e alla diversificazione economica.

La presenza femminile nei ruoli decisionali e manageriali migliora la gestione aziendale. Studi dimostrano che la diversità di genere nei consigli di amministrazione e nelle posizioni di leadership conduce a decisioni più collaborative, tempestive ed efficaci. Le donne in posizioni manageriali tendono a integrare prospettive multiple nella pianificazione strategica e nell’implementazione delle politiche aziendali, creando un clima più inclusivo e favorevole alla crescita sostenibile dell’azienda.

Parità di Genere: una lunga strada

C’è ancora molto da fare per promuovere la parità di genere nel mondo del lavoro, ma la strada intrapresa dall’Europa e dall’Italia, che ha emanato nel 2022 la UNI Pdr 125:2022, segna una svolta a riguardo.

La prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022 è un documento pubblicato da UNI che riflette gli esiti del confronto svoltosi nel Tavolo di lavoro sulla certificazione di genere delle imprese previsto dal PNRR Missione 5, coordinato dal Dipartimento per le Pari Opportunità, cui hanno partecipato il Dipartimento per le politiche della famiglia, il ministero dell’Economia e delle Finanze, il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il ministero dello Sviluppo Economico e la Consigliera nazionale di Parità.

La UNI/PdR 125:2022 ha l’obiettivo di avviare un percorso sistemico di cambiamento culturale nelle organizzazioni al fine di raggiungere una più equa parità di genere.

Credo e sono fermamente convinta che non può esserci crescita responsabile e sostenibile senza un approccio proattivo anche verso la Parità di Genere, ma non solo. Temi come l’inclusività e la valorizzazione delle nostre singole diversità siano oggi più che mai elementi chiave anche in relazione al particolare contesto sociale che stiamo vivendo.

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