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mercoledì, Gennaio 15, 2025

Amianto alla ex Colonia Torino di Massa Marina

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L’AMIANTO CONTINUA A RAPPRESENTARE UNA MINACCIA SIGNIFICATIVA PER LA SALUTE PUBBLICA E L’AMBIENTE. NONOSTANTE LA SUA MESSA AL BANDO NEL 1992, IL PROBLEMA DELLA BONIFICA DEI SITI CONTAMINATI È TUTT’ALTRO CHE RISOLTO. UN ESEMPIO EMBLEMATICO DI QUESTA SITUAZIONE IRRISOLTA SI TROVA A MASSA MARINA, IN PROVINCIA DI MASSA CARRARA, NELLA ZONA DEL TERRAPIENO DAVANTI ALLA EX COLONIA TORINO: CITTADINI E AMBIENTALISTI ESPRIMONO PROFONDA PREOCCUPAZIONE PER LA MANCATA BONIFICA DELL’AREA CONTAMINATA

La situazione amianto in Italia 

Secondo l’Osservatorio Nazionale Amianto, nel nostro Paese ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di manufatti che contengono amianto in un milione di siti contaminati. Sono tuttora contaminate 2.400 scuole, un migliaio di biblioteche e 350 ospedali (dati ONA 2022, in assenza di una mappatura sistematica ministeriale).

La mancata bonifica e il degrado dei materiali contenenti asbesto rappresentano un rischio serio, poiché le sue sottilissime fibre, quando inalate o ingerite, possono depositarsi nei polmoni e causare infiammazioni e cicatrizzazioni che, nel tempo, possono evolvere in malattie gravi.

Tra le patologie più gravi causate dall’esposizione c’è il mesotelioma, una forma di cancro che colpisce il rivestimento dei polmoni e di altri organi. Nel 2023, sono stati registrati oltre 7mila decessi e 10mila nuovi casi di questa neoplasia, un numero che continua a crescere a causa del lungo periodo di latenza della malattia.

Di fronte a questa emergenza sanitaria e ambientale, il presidente dell’ONA, lavvocato Ezio Bonanni, lancia un appello deciso e inequivocabile: «Bonificare, bonificare, bonificare! La bonifica dell’amianto non è solo una priorità, ma l’unico strumento realmente efficace per prevenire le patologie causate da questo killer silenzioso, malattie che, purtroppo, si rivelano spesso fatali».

Oltre ai rischi per la salute, questa sostanza tossica può contaminare il suolo e l’acqua, creando pericoli non solo per gli esseri umani, ma anche per la fauna selvatica. Inoltre, il processo di rimozione e smaltimento è complicato e richiede misure speciali per prevenire la dispersione delle fibre durante le operazioni di bonifica. Ma passiamo a un caso lampante di cattiva gestione dell’emergenza.

L’ex Colonia Torino a Massa Marina

L’ex Colonia Torino di Massa Marina è particolarmente emblematica delle difficoltà che l’Italia incontra nella gestione del pericoloso minerale. L’imponente complesso architettonico, progettato dall’architetto Mario Loreti e inaugurato nel 1934, durante il periodo fascista, faceva parte di un più ampio programma del regime volto alla realizzazione di colonie estive per ospitare i figli dei lavoratori italiani durante le vacanze. 

Dopo la Seconda Guerra Mondiale e la caduta della dittatura fascista, la struttura cessò la sua funzione originaria. Con il passare dei decenni, l’edificio fu progressivamente abbandonato e cadde in stato di degrado.

Durante il periodo di utilizzo, l’area aveva subito vari interventi e modifiche, ma solo successivamente è emerso un problema significativo legato alla presenza dell’amianto. Questo materiale, che era stato ampiamente utilizzato, fu trovato nei materiali da costruzione utilizzati all’epoca della sua edificazione, tra cui pannelli isolanti, tettoie e tubature e persino nel terreno circostante, sia in superficie sia a una profondità di 15 cm.

Per tali motivi, nel 2008 la Guardia di Finanza aveva posto il sito sotto sequestro. 

Nel 2011, era quindi iniziato un piano di bonifica affidato alla Sogesit, una società collegata al ministero dell’Ambiente. Tuttavia, le operazioni avevano subito rallentamenti dopo che la ditta incaricata aveva trovato ulteriori tracce di eternit nella parte superficiale della spiaggia. Poi, il nulla…

La bonifica non s’ha da fare…

La bonifica ha subito continui ritardi a causa di blocchi del cantiere, problemi logistici e, soprattutto per la carenza di fondi. 

Con circa 600mila euro disponibili, che non sono sufficienti per un intervento totale, si è optato per una messa in sicurezza temporanea attraverso uno strato di confinamento. Questa prevede la copertura dell’area con materiali protettivi, come teli in polietilene e strati di inerti, per ridurre al minimo l’esposizione alle fibre di amianto presenti.

Una soluzione che secondo Legambiente, equivale a “coprire i rifiuti sotto la sabbia”, senza risolvere la questione in modo definitivo.

La decisione di limitarsi a una semplice copertura protettiva ha sollevato preoccupazioni tra cittadini e ambientalisti, che temono che questa misura temporanea non sia sufficiente a garantire la sicurezza a lungo termine.

Politiche e strategie per affrontare il problema amianto

Affrontare il problema dell’amianto richiede un impegno politico e finanziario significativo. In Italia, le risorse per la bonifica sono gestite principalmente a livello regionale, il che ha portato a una disomogeneità nelle azioni e nei risultati.

A introdurre i nuovi incentivi del governo italiano per la rimozione dell’eternit, che includono contributi a fondo perduto per interventi di bonifica in edifici pubblici e privati, il Decreto Aiuti Ter del 9 novembre 2022. Questo decreto ha previsto, tra le altre misure, l’assegnazione di finanziamenti specifici per la rimozione del minerale e il miglioramento della sicurezza ambientale.

A Massa, ad esempio, l’amministrazione comunale ha pubblicato un bando per l’assegnazione di questi contributi, con scadenza fissata al 31 dicembre 2024. Tuttavia, le associazioni ambientaliste e i cittadini sostengono che questi sforzi siano insufficienti e richiedono un piano nazionale più coordinato e ben finanziato.

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