L’amianto è un killer silenzioso di cui ancora oggi non riusciamo a liberarci. Le recenti dichiarazioni del noto giornalista Rai, Franco Di Mare, malato di mesotelioma – il tumore dell’amianto – hanno posto di nuovo l’attenzione pubblica verso questa sostanza pericolosa e sulla sua presenza in Italia, ancora dopo più di trent’anni dalla messa al bando del suo utilizzo.
Ancora fino all’inizio degli Anni ’90, l’asbesto è stato largamente utilizzato, soprattutto nelle ricostruzioni di carattere pubblico e ristrutturazioni, necessarie alla ricostruzione dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nonostante i censimenti delle aree contaminate, non si è ancora giunti a una definitiva soluzione al problema, non essendo ancora ben avviate le bonifiche. Ma cosa ritarda i lavori in Italia?
Amianto, le bonifiche in Italia vanno molto a rilento
L’amianto è stato utilizzato in larga scala in Italia, così come nel resto del mondo, per le sue proprietà ignifughe, isolanti, oltre a una buona flessibilità. Inizialmente, non si era a conoscenza della potente lesività di questo materiale, considerato, poi, molto pericoloso. L’amianto aveva tutte le parvenze di una scoperta innovativa, soprattutto per l’elevata resistenza anche ad alte temperature, garantendo allo stesso tempo anche un ampio risparmio in termini di costi.
È, quindi, del tutto comprensibile il largo utilizzo che ne è stato fatto, salvo poi scoprirne le molteplici proprietà lesive. I materiali di amianto e contenenti questa sostanza pericolosa, infatti, nel tempo possono rilasciare fibre letali per la salute pubblica e l’ambiente.
Per questo motivo, si è deciso – solo nel 1992 – di vietare l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto, come recita la legge 257/92. Nonostante siano passati già più di trent’anni dall’entrata in vigore della normativa, nel nostro Paese permangono parecchi siti tuttora contaminati da questa sostanza pericolosa.
Le bonifiche hanno richiesto del tempo per cominciare, soprattutto per la scarsa presenza iniziale di ditte specializzate nella rimozione di questi rifiuti speciali pericolosi. Pertanto, ancora oggi sul territorio italiano lo smaltimento di questa sostanza tossico-nociva va molto a rilento. Eppure, l’opinione pubblica non si spiega i notevoli ritardi che ci sono. A provare a dare una spiegazione sulla questione ci ha pensato l’oncologo di fama mondiale Antonio Giordano, il cui padre fu tra i primi scienziati a rivelare i danni provocati dall’esposizione all’amianto.
I ritardi delle bonifiche dell’amianto
Le bonifiche per la rimozione dell’amianto, purtroppo, sono ancora oggi in corso in Italia. Eppure, sembra che ci siano notevoli ritardi nell’intero iter di smaltimento. Oltre ai rallentamenti dettati dalla vasta presenza di questo materiale negli edifici pubblici e privati, oltre che nei siti industriali, sia nel cemento utilizzato per le costruzioni sia nei rivestimenti delle tettoie, dietro le tempistiche della bonifica si celerebbero anche interessi economici. Lo ha spiegato meglio Antonio Giordano, scienziato di fama mondiale che ha seguito le orme di suo padre – tra i primissimi a constatare la lesività di questa sostanza – e continua la sua ricerca nello studio delle patologie asbesto correlate.
«Il rischio di sviluppare mesotelioma è diventato ambientale piuttosto che professionale. Le peculiari caratteristiche fisico-chimiche dell’amianto giustificano il suo vastissimo utilizzo nell’edilizia per cui, se è presente in grandi quantità in zone come l’Italia, si può solo immaginare quante fibre di residui tossici ci possano essere in zone coinvolte da azioni belliche […] che restano in sospensione nell’aria, che penetrano nelle falde acquifere e nei terreni coltivati», ha precisato l’oncologo in un’intervista all’Adnkronos.
Gli interessi economici alla base dei rallentamenti
Il medico di fama mondiale ha evidenziato come negli ultimi anni si sarebbe assistito a un rallentamento nella bonifica. Oltre che nella ricerca scientifica delle patologie asbesto correlate. Questo ritardo sarebbe stato dettato da forti interessi economici che si celerebbero dietro l’industria dell’amianto. Lo ha confermato anche l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, in una recente intervista.
Il legale, che prosegue la sua battaglia contro l’amianto da oltre vent’anni, ha sottolineato gli elevati costi che comporta lo smaltimento dell’amianto alla base dei ritardi delle bonifiche, oltre all’assenza di mappatura e alla scarsa conoscenza della lesività di questo materiale.
D’altronde, al di fuori dell’Europa, tutt’oggi molti Paesi continuano a utilizzare l’amianto, ignorandone la sua potenziale pericolosità per l’ambiente, oltreché nei confronti della salute pubblica. Solo attraverso la piena consapevolezza della lesività dell’asbesto si può giungere a una maggiore attenzione sulla tematica. E, quindi, finalmente a soluzioni maggiormente immediate e concrete.