Una nuova intervista di Luigi Abbate all’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA). Le informazioni giudiziarie sono riferite alla sentenza pubblica del Tribunale di Gorizia.
Il tema dell’amianto, nonostante le normative che ne vietano l’utilizzo da anni, continua a essere al centro del dibattito pubblico. Molti familiari di lavoratori colpiti da malattie asbesto-correlate chiedono non solo giustizia nei tribunali, ma anche un maggiore impegno delle istituzioni sul fronte della prevenzione e del sostegno economico.
Apertura: il fatto giudiziario
Il Tribunale di Gorizia ha condannato una società di cantieristica navale al risarcimento di circa un milione di euro ai familiari di un ex operaio deceduto per mesotelioma pleurico. Questo articolo riporta il commento dell’avv. Ezio Bonanni, che ha seguito il caso per i familiari.
«Questa decisione ha un importante valore, non solo per l’entità del risarcimento, che si somma alla rendita INAIL, ma perché il tribunale ha riconosciuto la responsabilità del datore di lavoro in relazione alla violazione delle regole di prevenzione». Ha affermato l’Avv. Ezio Bonanni.
Contenuti della decisione e misure ritenute esigibili
Secondo quanto emerge dalla sentenza (e come commentato dall’avv. Bonanni), il tribunale avrebbe considerato rilevanti le omissioni relative a misure preventive ritenute esigibili. Bonanni ha inoltre sottolineato che misure come informazione e formazione, aspirazione delle polveri, ventilazione, bagnatura dell’amianto e dispositivi di protezione individuale sono strumenti di prevenzione che avrebbero potuto ridurre i rischi.
«Come Osservatorio e come studio legale abbiamo ottenuto sentenze importanti e proseguiremo nell’assistenza alle vittime», ha dichiarato Bonanni.
L’articolo riporta questo impegno come testimonianza dell’attività di tutela legale e sociale.
Secondo l’avv. Bonanni, la sentenza di Gorizia potrebbe rappresentare un punto di riferimento per altri procedimenti in corso. «È un segnale significativo – ha spiegato – perché riconosce in modo chiaro che la sicurezza dei lavoratori non è un optional, ma un diritto fondamentale. Ci auguriamo che simili pronunce inducano anche le altre aziende a investire di più nella tutela della salute».
Qui di seguito la videointervista integrale di Luigi Abbate su Ona News.
L’articolo non aggiunge attribuzioni di colpa oltre quanto accertato in sentenza e non formula accuse personali non supportate da atti pubblici.



