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venerdì, Marzo 29, 2024

L’amianto uccide negli edifici ALER di Milano

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La vittima è stata esposta all’amianto negli edifici ALER di Milano

Come è possibile tutto questo? Cosa dice il Presidente della Repubblica? Cosa dice il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin?

Ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, 1.000.000 di micrositi, oltre 50.000 siti contaminati, circa 3.000.000 di lavoratori ancora esposti;

E gli edifici pubblici? Le scuole? Ci sono 2.400 gli istituti a rischio con circa 350.000 studenti e 50.000 dipendenti, tra docenti e non; gli ospedali; gli altri edifici e luoghi di vita; gli aeromobili, le navi e altri mezzi militari, l’amianto è ancora massicciamente presente. L’Osservatorio Nazionale Amianto chiede che si dia corso a quel grande programma progettuale di ammodernamento infrastrutturale e produttivo che potrebbe permettere il rilancio dell’economia e al tempo stesso la tutela della salute e dell’ambiente.

Questo “big killer” si annida e uccide anche nelle case dell’Aler di Milano, presso le quali, a decine, si sono ammalati di patologie asbesto correlate. Le vittime chiedono giustizia. E’ questa la storia, tragica e drammatica, della signora Paola Corda, deceduta per mesotelioma.

Le dichiarazioni del Signor Marchitto

La Procura della Repubblica di Milano ha chiesto una prima archiviazione, circa questi fatti. “Ma com’è possibile?”, dichiara il signor Roberto Marchitto. “Mia madre ha lavorato una vita intera, è vero che ha fatto anche la stiratrice e che nei ferri da stiro c’era amianto, ma com’è possibile che gli edifici dell’Aler di Milano siano, ancora oggi, imbottiti di amianto? È una sostanza che uccide! Dopo il rigetto della richiesta di archiviazione, ottenuto grazie all’Avv. Ezio Bonnani, il GUP aveva ordinato al PM di proseguire le indagini che hanno permesso di appurare che l’amianto c’è ancora in quelle case, anche quello friabile. Ciò nonostante una seconda richiesta di archiviazione!!! Ho presentato, con la consulenza giuridica dell’Avv. Ezio Bonanni, una seconda opposizione, e questa volta però ho chiesto che il procuratore generale, presso la corte d’appello di Milano, evocasse le indagini perché qui è necessario verificare quanti siano i morti per amianto nell’Aler. C’è un’esigenza di giustizia e di legalità che non riguarda solo la mia povera mamma uccisa dall’amianto, ma anche la salute degli altri cittadini, anche di quelli che ancora non si sono ammalati. Anche nella seconda richiesta di archiviazione la Procura della Repubblica di Milano riconosce che in queste case c’è ancora amianto, ma sorvola sulla sua pericolosità. Cosa fa il sindaco di Milano, il Dott. Sala? Ci auguriamo che l’amianto sia rimosso al più resto dalle case dell’Aler” conclude il Sig. Roberto Marchitto.

Nessuna normativa internazionale contro l’amianto

Fino ad oggi, nonostante la sua accertata pericolosità (anche Iarc, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro delle Nazioni Unite, ha infatti riconosciuto l’amianto come cancerogeno e ha chiesto di bandirne l’utilizzo in ogni sua forma), non esiste una normativa internazionale che ne limiti la produzione e la commercializzazione.

L’amianto è stato largamente utilizzato anche negli edifici nel corso del ‘900 e, nonostante i gravi rischi per la salute provocati dalla sua esposizione, quantità rilevanti di materiali contenenti amianto sono ancora presenti nella nostra quotidianità, un vero e proprio big killer che silenziosamente entra a fare parte della nostra vita.

Uno degli obiettivi dell’Osservatorio Nazionale Amianto

L’Osservatorio Nazionale sull’Amianto da sempre chiede giustizia e continua a sostenere la necessità da parte delle istituzioni di bonificare tutti i siti pericolosi “Tra i nostri obiettivi principali vi è quello della prevenzione primaria, che si realizza con la diffusione della cultura del rischio zero, esteso a tutti gli agenti patogeni e cancerogeni, oltre che all’amianto, che è un killer silenzioso che non lascia scampo. Come citato dal Prof. Irving Selikoff, in “Asbestos and Disease”, anche una dose piccola, “straordinariamente piccola”, di fibre di amianto può costituire la scintilla che poi porta al mesotelioma. Fermo restando che il mesotelioma è solo la punta dell’iceberg, in quanto tra le patologie causate dall’amianto rientrano anche quelle fibrotiche (asbestosi, placche pleuriche, ispessimenti pleurici con le complicazioni cardiocircolatorie) e altre neoplasie (tumore della laringe, dell’ovaio, della faringe, dello stomaco, del colon retto e dell’esofago). Siamo per questo molto soddisfatti che la Regione Lombardia abbia deciso di prendere dei provvedimenti per la bonifica dell’amianto negli edifici di proprietà ALER, impegnandosi affinché siano completati in tempi celeri i lavori di rimozione e bonifica dell’amianto da immobili di edilizia residenziale pubblica di proprietà ALER e che sia implementata la dotazione finanziaria del fondo rotativo per la riqualificazione energetica e risanamento ambientale del patrimonio abitativo pubblico. ANDREMO AVANTI NEL SOSTENERE LE RAGIONI DELLE VITTIME, CIOE’ DI COLORO CHE SI SONO AMMALATI E DEI FAMILIARI DI COLORO CHE HANNO PERSO LA VITA PER ESSER STATI ESPOSTI AD AMIANTO NELLE CASE POPOLARI, I QUALI CHIEDONO GIUSTIZIA”, dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

La triste storia del Signor Marchitto

Il Sig. Roberto Marchitto, che ha vissuto in questo complesso di case popolari a Milano Sud sin dalla nascita, cioè circa 45 anni fa, ci racconta come è stato convivere insieme a questo “killer” che silenziosamente, tutti i giorni, era entrato a far parte della sua vita e di quella della sua famiglia, senza sapere che da lì a breve avrebbe perso entrambi i genitori.

“La nostra, purtroppo triste storia, inizia negli anni ’70, quando ai miei genitori fu assegnato un appartamento all’interno di un complesso di case popolari di Milano Sud, precisamente in via Russoli. Io e la mia famiglia abbiamo vissuto li fino al 2016, quando abbiamo deciso di vendere la casa, a seguito della morte di mia madre a causa di un mesotelioma: un vero e proprio calvario durato 10 mesi!

Questi condomini erano costruiti completamente in cemento amianto, anche le tramezzature interne, ma soprattutto i tetti. Noi eravamo al settimo ed ultimo piano e per questo motivo la nostra esposizione era molto più importante. Ricordo perfettamente che quando eravamo piccoli io e mio fratello giocavamo spesso in balcone, oppure mangiavamo insieme ai nostri genitori, e questo stando sempre, a nostra insaputa, a stretto contatto con l’amianto. La situazione peggiorava ancora di più durante i lavori di manutenzione dei tetti, in quanto spettava a noi condomini occuparcene: i tetti dovevano essere puliti o per le foglie portate li dal vento o a causa dei piccioni che sporcavano ovunque. Le mansarde come la nostra, in particolare, erano esposte molto di più al calore o alle intemperie, e con i tetti di amianto questo aggravava certamente l’esposizione al materiale.

Mia mamma ha vissuto in questa casa per circa 45 anni.

L’azione di bonifica del sito contaminato

Nel 2000, è stata fatta una bonifica, però c’è stata una grave negligenza da parte di chi si è occupato di organizzare le operazioni poiché a noi condomini non sono state comunicate nel dettaglio le giuste precauzioni da prendere. Se ben ricordo l’unica cosa che ci fu raccomandata è stata di tenere le tapparelle chiuse. Ricordo come se fosse ieri che gli operai che camminavano sui tetti, a cui mia madre stessa preparava il caffè per gentilezza, spesso giravano con le mascherine ma camminando rompevano diverse tegole facendo così filtrare nelle case polveri sottili.

Nell’ottobre del 2014 mia madre ha dovuto subire un piccolo intervento alla spalla e dagli esami fatti, in particolare da una radiografia ai polmoni, le è stato diagnosticato il cancro ai polmoni. E’ entrata in ospedale che stava benissimo e nel giro di 10 mesi di vero e proprio calvario è deceduta.

La scoperta di diagnosi di mesotelioma

Già nel ’92, avevo perso mio padre per un tumore sempre ai polmoni che all’epoca non fu collegato al mesotelioma, in quanto non si conoscevano ancora bene i danni provocati dall’amianto.

Il caso di mia madre non è un caso isolato. Ci sono stati molti casi di decessi a causa di tumori e molte persone ancora in vita sono malate: tumori al cervello, ai polmoni, al fegato e al seno.

Mio padre stesso è morto per tumore ai polmoni. E alcuni medici di famiglia non se la sono sentita di esporsi, è una questione delicata e rischiosa.  Non posso escludere con certezza che molte persone decedute o attualmente in vita, si siano ammalate di mesotelioma dovuto appunto, come nel caso di mia madre, all’esposizione all’amianto nelle proprie abitazioni, a loro insaputa, e rinunciano ad andare avanti per accertare le responsabilità, un pò per paura e un po’ perché ormai anziane. Per lo stesso motivo è difficile trovare persone che tramite le proprie testimonianze aiutino chi come me sta cercando di fare qualcosa e questo è lo stesso motivo che mi ha spinto a raccontare e rendere pubblica la mia storia e quella di mia madre.

Anche io e mio fratello abbiamo abitato in quella casa per tutti questi anni e abbiamo paura anche per le nostre vite. Anche l’asilo sotto casa che io stesso ho frequentato da piccolo, era completamente pieno di amianto. Fortunatamente non so per quale motivo è stato chiuso diversi anni fa.

Diagnosi di mesotelioma: l’azione dell’ONA

Quando abbiamo scoperto che la mamma si era ammalata di mesotelioma, ho voluto cercare qualcuno che fosse specializzato in questo tipo di malattie. Così su internet trovai l’ONA e il prof. Mutti a cui ho chiesto consigli da un punto di vista medico. Fu lo stesso Mutti che mi presentò in un secondo momento l’avv. Ezio Bonanni per avere un’assistenza legale.

Ci siamo così rivolti al tribunale e il PM, nel 2016, ha richiesto l’archiviazione per insussistenza del caso. Abbiamo presentato l’opposizione e il GIP ha concesso 6 mesi di tempo alle parti per presentare la documentazione.

È stata ancora una volta richiesta l’archiviazione ma questa volta dalla documentazione almeno è stato confermato che nelle abitazioni era presente l’amianto. Dalle prove presentate è altresì emerso che c’è stata si una bonifica nel 2000, ma soltanto parziale. Infatti non vi erano stati fatti interventi alle tramezzature interne delle abitazioni. Questo per me è un dato certo anche perché quando poi decidemmo di vendere la casa, ho dovuto io a mie spese, per un costo di oltre dieci mila euro, effettuare tramite la ASL i dovuti interventi di bonifica delle tramezzature interne.

I diritti delle vittime di mesotelioma

C’è anche un’altra questione importante che vorrei specificare: mia mamma è stata per tutta la sua vita una collaboratrice domestica. Quando abbiamo iniziato il procedimento una delle cose che ci è stata detta dalla ASL è che secondo loro, avendo per anni stirato e per anni l’amianto è stato usato come rivestimento degli assi da stiro, secondo loro vi sono delle responsabilità professionali. Pertanto hanno scaricato la questione sull’INAIL.

L’INAIL però ha sempre escluso ogni responsabilità professionale rimandando alla ASL. Insomma, il classico  giochino all’italiana della “scarica barile” dove, a rimetterci, sono sempre i cittadini che chiedono verità e giustizia. E questo non deve succedere. Non lo dobbiamo permettere”.

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