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giovedì, Marzo 27, 2025

Terra dei Fuochi: la Corte Europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia per “inazione ambientale”

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LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO HA CONDANNATO L’ITALIA PER NON AVER PROTETTO ADEGUATAMENTE LA POPOLAZIONE DELLA TERRA DEI FUOCHI, VITTIMA DEL DISASTRO AMBIENTALE CAUSATO DALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA. QUESTO VERDETTO SOLLECITA AZIONI URGENTI PER LA BONIFICA

La Terra dei Fuochi e lo storico verdetto

Il 6 febbraio 2025, la Corte di Strasburgo ha stabilito che l’Italia ha violato i diritti umani dei suoi cittadini, non adottando misure efficaci per prevenire il disastro ambientale causato dall’interramento e dalla combustione illegale di rifiuti tossici nelle province di Napoli e Caserta. La sentenza ha definito l’inquinamento nella Terra dei Fuochi come un “rischio grave, reale e accertabile”, che rappresenta una minaccia imminente per la vita e la salute della popolazione. Il nostro Paese ha ora due anni per implementare misure efficaci per ridurre l’inquinamento e avviare una bonifica completa del territorio. In particolare, la decisione evidenzia l’inettitudine delle istituzioni italiane che, per decenni, non sono riuscite ad affrontare un problema noto e documentato. Conosciamo meglio quest’area maledetta.

La storia della Terra dei Fuochi: un disastro ambientale lungo decenni

Il termine “Terra dei Fuochi” fu coniato da Legambiente nel 2003, ma le problematiche ambientali che affliggono questa zona hanno origini molto più lontane. Già negli anni ’80, i primi segnali di degrado ambientale iniziarono a emergere con le prime segnalazioni di fumi tossici e discariche abusive nei comuni tra Napoli e Caserta. Tuttavia, fu nei primi anni 2000 che la situazione divenne oggetto di attenzione nazionale, grazie alle inchieste giornalistiche e ai rapporti delle associazioni ambientaliste che documentarono l’entità del problema.

L’area divenne il principale punto di smaltimento illecito di rifiuti tossici provenienti da tutta Italia. La criminalità organizzata, in particolare il clan dei Casalesi, gestì per anni un traffico illecito, interrando scarti industriali altamente pericolosi nei terreni agricoli o bruciandoli nei campi. 

L’inquinamento causato da questa pratica produsse effetti devastanti. Le falde acquifere e i terreni agricoli vennero avvelenati, e l’aria divenne irrespirabile. Le conseguenze sanitarie furono immediate e tragiche: si registrò un aumento esponenziale di malattie respiratorie e tumori, con un’incidenza più alta tra i bambini e i giovani della zona.

L’inerzia dello Stato e i tentativi falliti di risoluzione

Da quando il governo italiano ha riconosciuto ufficialmente il problema, ben dodici governi nazionali si sono succeduti senza attuare soluzioni concrete. La situazione è rimasta critica, con la bonifica incompleta e le discariche mai adeguatamente smaltite.

Nel 2014, il governo Renzi ha dichiarato l’area “zona di emergenza ambientale” e ha stanziato fondi per la rimozione dei veleni ma molte promesse sono rimaste inattuate o hanno subito forti rallentamenti a causa della burocrazia. Risultato? L’inerzia politica ha contribuito a mantenere in vita un sistema che ha favorito l’illegalità.

Il rischio amianto: un’ulteriore minaccia invisibile

Oltre ai rifiuti industriali e chimici, tra i materiali illecitamente smaltiti nella Terra dei Fuochi rientrano tonnellate di amianto, un elemento altamente cancerogeno. L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ha più volte denunciato la pericolosità di questa sostanza.

«Il rischio amianto è una delle minacce più gravi per la salute dei cittadini della Terra dei Fuochi », ha sottolineato. «Non solo le fibre sono invisibili e pericolose. Anche la loro esposizione diretta, causata dallo smaltimento illecito, ha portato a un aumento di malattie letali come il mesotelioma pleurico. È un problema che non possiamo ignorare, e la mancanza di interventi tempestivi ha avuto e continuerà ad avere costi drammatici per la salute della popolazione».

Il futuro della Terra dei Fuochi: la bonifica è imperativa

La sentenza della Corte Europea rappresenta una nuova speranza per l’area e una chance per il governo italiano di fare ciò che finora appare carente: agire concretamente per risanare il territorio. La bonifica dei terreni contaminati non può essere più rimandata. È essenziale un monitoraggio rigoroso, l’istituzione di piattaforme pubbliche per l’informazione, e la rapida rimozione dei rifiuti tossici interrati e bruciati.

Un impegno reale per la legalità è necessario per impedire che la criminalità organizzata continui a prosperare sulla distruzione del nostro ambiente e sulla salute della popolazione. La popolazione campana ha diritto a vivere in un ambiente sano, senza temere per la propria salute. 

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